Non sempre il malfunzionamento della vista deriva da problemi fisici agli occhi. Il senso della vista non si esaurisce, infatti, con gli occhi, che si limitano a svolgere il ruolo di un obiettivo e di un sensore in una macchina fotografica, ma coinvolge anche determinate aree del cervello che si occupano di elaborare i segnali inviati dagli occhi. Specifiche lesioni cerebrali possono compromettere la capacità del cervello di interpretare le immagini, portando talvolta a “dimenticare” una parte del mondo o, in altri casi, a sostituirla con scenari alternativi. Di seguito sono illustrate alcune condizioni di cecità cerebrale in cui i pazienti non possono vedere correttamente pur avendo occhi perfettamente sani.
Come il cervello ci permette di vedere e quali aree controllano la vista
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Gli occhi regolano la quantità di luce in ingresso, mettono a fuoco le immagini e, grazie a cellule specializzate, sono in grado di convertire le onde luminose nel linguaggio del cervello, ossia in segnali elettrici. Tuttavia, ciò che catturano gli occhi non è ancora “vista”: a questo livello, le immagini sono segnali elettrici privi di una forma, simili a un insieme di stringhe di codice.
Le informazioni visive cominciano un viaggio nel cervello, passando per aree specializzate che interpretano aspetti specifici di ciò che vediamo. La prima tappa è la corteccia visiva, nel lobo occipitale, che crea un “assemblaggio di base” dell’immagine, analizzandone forme, colori e orientamento. Successivamente, le informazioni seguono due percorsi:
– la via del “dove”, attraverso il lobo parietale, che elabora i movimenti e i dettagli spaziali;
– la via del “cosa”, diretta al lobo temporale, che riconosce volti e oggetti.
La nostra capacità di percepire e interpretare il mondo si basa sul perfetto coordinamento di queste aree. Tuttavia, un danno a una di esse può avere conseguenze significative.
La prosopagnosia, quando non riusciamo a riconoscere i volti
La prosopagnosia è una forma di cecità cerebrale che impedisce di riconoscere i volti. La causa è spesso rintracciabile in lesioni alla corteccia fusiforme, una regione della “via del cosa” responsabile del riconoscimento dei volti. Quando questa area è compromessa, il cervello perde la nozione di volto e un viso familiare può diventare un insieme di dettagli scollegati, confondendosi con oggetti comuni.
L’achinetopsia, quando non riusciamo a percepire i movimenti
L’achinetopsia è una rara forma di cecità causata da lesioni nelle aree cerebrali che elaborano i movimenti. Per chi ne soffre, il mondo non appare fluido, ma come una sequenza di fotogrammi. I pazienti possono avere difficoltà anche nelle azioni quotidiane, come versare un bicchiere d’acqua, poiché percepiscono il liquido come una colonna immobile.
La negligenza spaziale unilaterale, quando vediamo solo “metà” del mondo
La negligenza spaziale unilaterale è una condizione in cui i pazienti percepiscono solo la metà del loro campo visivo a causa di lesioni a un lobo parietale. Chi ne è affetto può notare solo le parole su una metà della pagina e, quando disegna un orologio, rappresenta i numeri solo su un lato del quadrante. È come se una parte del mondo smettesse di esistere, nonostante sia fisicamente presente.
La sindrome di Anton, quando non sappiamo di essere ciechi
La sindrome di Anton si verifica quando la corteccia visiva è danneggiata. I pazienti affetti possono negare la loro cecità, descrivendo dettagliatamente ciò che li circonda, nonostante questi oggetti non esistano realmente. Questa condizione è caratterizzata da un’illusione costruita dal cervello, dove i pazienti tendono a confabulare, cercando di colmare i vuoti lasciati dalla perdita della vista.