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Quanta memoria in gigabyte possiede il cervello umano? Scopriamo il suo straordinario potenziale di archiviazione!

La memoria è un argomento che può essere inteso in diversi modi: quella biologica, ovvero la nostra capacità di ricordare, e quella dei computer, come la memoria di un hard disk o di una RAM. Una domanda spesso sorge spontanea: è possibile misurare la memoria del cervello umano in byte? Attualmente, questo confronto appare poco sensato. Nei dispositivi informatici, la memoria è quantificata in byte e può essere suddivisa in due categorie: volatile (come la RAM) e non volatile (come hard disk e SSD). Al contrario, il cervello umano non utilizza unità di misura come bit o byte, ma immagazzina informazioni attraverso reti neurali che rispondono a stimoli complessi e sensoriali. Approfondiamo ora il funzionamento di queste due forme di memoria.

Memoria dei computer

Nel mondo dell’informatica, la memoria è definita in byte, che rappresenta l’unità fondamentale di informazione e corrisponde a una sequenza di otto bit. Un bit può assumere il valore di zero o uno. Da solo, non ha significato, ma quando raggruppato con altri sette bit, diventa un codice interpretabile, come nel caso della lettera “A”, che corrisponde al codice binario 01100001. La capacità di un hard disk viene misurata in byte, il che significa che possiamo trovare facilmente hard disk da 500 gigabyte (cioè cinquecento miliardi di byte) o uno da un terabyte (mille miliardi di byte).

Esistono due principali categorie di memoria nei computer:

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  • Memoria volatile: Temporanea e veloce, non riesce a mantenere i dati quando il dispositivo è spento. È il caso delle memorie RAM, che sostituiscono continuamente i dati non utilizzati con quelli attivi.
  • Memoria non volatile: Conserva i dati senza necessità di alimentazione elettrica. Esempi di questa categoria sono gli hard disk e le SSD, dove vengono archiviati i file che salviamo.

Memoria del cervello

Il cervello umano, a differenza dei computer, non conosce il concetto di byte e bit e non si avvale di queste unità per l’immagazzinamento delle informazioni. Non è possibile ridurre le informazioni nel cervello a un elemento comune come il bit delle memorie digitali. I processi mnemonici nel cervello coinvolgono l’apprendimento di informazioni appartenenti a contesti complessi.

Le tipologie di memoria nel cervello comprendono la memoria sensoriale, che si occupa delle percezioni, e la memoria motoria, che riguarda l’apprendimento e la riproduzione automatica di movimenti. Inoltre, ci sono ricordi di eventi personali, numeri di telefono e nozioni apprese dai libri. Tutti questi tipi di memoria sono conservati in reti neurali specializzate, in cui avviene un processo di potatura sinaptica quando dimentichiamo qualcosa, e sinaptogenesi quando apprendiamo nuove informazioni. La memoria del cervello è distribuita e altamente plastica, rispondendo a input sensoriali e non è organizzata in file e cartelle.

La memoria si avvale anche di aiuti esterni: ad esempio, quando non ricordiamo il testo di una canzone, spesso ci basta sentire una parola o la melodia per far riaffiorare tutto il resto. Al contrario, un computer non può contare su tali aiuti; per lui, ogni informazione deve essere salvata in modo indipendente.

Cervello vs Computer

Da questi confronti, emerge chiaramente come la memoria biologica e quella artificiale siano difficilmente comparabili. Secondo uno studio del 2015 pubblicato su eLife, si stima che ogni sinapsi nel cervello possa immagazzinare dati per un equivalente di 4,7 bit. Moltiplicando il numero totale dei neuroni (circa 86 miliardi) per il numero medio di sinapsi per neurone (tra 5.000 e 10.000), si giunge a una stima di circa 2,5 petabyte di dati, equivalenti a 2,5 milioni di gigabyte.

Tuttavia, il tentativo di equivalente riduzionistico rischia di semplificare eccessivamente la memoria umana. Il cervello si è evoluto per affrontare le sfide ambientali, utilizzando una porzione limitata di energia, al contrario dei computer che necessitano di un’energia significativa. La memoria dei computer è concepita per immagazzinare dati senza perdita d’informazione, mentre il cervello è ottimizzato per apprendere e adattarsi allo scopo di sopravvivere.

Un altro studio del 2017, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Science, sostiene che la memoria umana non può essere vista come un sistema di archiviazione, ma come un sistema dinamico in evoluzione, influenzato dal contesto. Altri articoli scientifici hanno evidenziato come i processi di memoria siano continuamente modificati, consolidati e riconfigurati, rendendo difficile il confronto con la memoria digitale.

In conclusione, paragonare le memorie del computer e quelle umane può rivelarsi un’operazione infruttuosa. Se un computer riconosce una parola come “correre”, non fa altro che leggere una sequenza di bit, mentre il cervello associa significati, esperienze e sensazioni. La memoria umana somiglia di più a correnti oceaniche, dinamiche e sempre diverse, che a un archivio polveroso e statico.

Fonte Verificata

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