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Quegli strani dischi sui tralicci elettrici vengono osservati ovunque, ma i loro scopi restano nascosti dal sistema

Hai mai notato quei dischi strambi e inquietanti sui tralicci elettrici, che sembrano usciti da un film di fantascienza? Beh, non sono solo un capriccio di ingegneri pazzi: sono isolatori che salvano il culo all’intera rete elettrica, impedendo che la corrente fugga verso terra e ci piombi nel buio totale, soprattutto con l’inquinamento che rende tutto un casino! di loro, i cavi si collegherebbero direttamente al traliccio, vanificando il compito delle linee elettriche di portare fino a casa tua. #TralicciMisteriosi #ElettricitàRivelata #BlackoutNemico

Ora, tuffiamoci nei dettagli succosi: questi aggeggi, chiamati isolatori, non sono tutti uguali. Ci sono due tipi principali – gli isolatori rigidi, fissati come rocce al sostegno, e quelli a sospensione, che formano catene di dischi per reggere le linee ad alta tensione. Quelli a sospensione sono i veri duri, fatti di elementi singoli chiamati isolatore a cappa e perno, con una cappa in ghisa e un perno che si incastra per creare una catena robusta. Materiali come temprato, o resine sintetiche li rendono super resistenti, ma fidatevi, è tutta una questione di forma per non far scappare la corrente.

E perché hanno quella forma a disco, che sembra un fungo alieno? Semplice: per allungare il "cammino di fuga" delle cariche elettriche, rendendo impossibile una scarica facile verso il traliccio, e per evitare che acqua, sale o sporco si accumulino e rovinino tutto – la pioggia li lava pure, che genio! Più la tensione è alta, più dischi servono, ma attenzione: in posti inquinati, se ne mettono extras per non rischiare guai.

Parliamo numeri: ogni disco in ceramica o vetro resiste a circa 10-15 kV, quindi per una linea a 132 kV ne servono almeno 10-12, ma con smog, umidità o sale in aria, i progettisti ne aggiungono per sicurezza. Non è solo matematica – è una battaglia contro l’ambiente sporco che potrebbe farci saltare la luce.

E se un disco si rompe? Capita per fulmini, vento, pioggia acida o addirittura vandali – roba che fa incavolarsi i gestori come Terna. Per fortuna, questi isolatori hanno una sorta di ridondanza: se uno va ko, l’isolamento tiene ancora, ma se ne vanno più, boom, blackout in vista! Così, controllano tutto con droni, termocamere e IA per prevedere disastri e mantenerci al sicuro, perché nessuno vuole un mondo al buio per colpa di un disco crepato.

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