Scienziati di Berkeley hackerano gli occhi umani per un nuovo colore pazzesco! Immaginatevi: un verde bluastro così saturo che fa impallidire il turchese più vivace. Ricercatori dell’Università di Berkeley hanno stimolato solo i coni M con un laser preciso, e bam! Cinque fortunati hanno visto "Olo", un colore mai esistito prima. #ScienzaRibelle #ColoreNuovo #HackerVisione
In un colpo da maestro che fa impallidire i trucchi di Hollywood, i ricercatori statunitensi dell’Università di Berkeley hanno "hackerato" l’occhio, permettendo a cinque partecipanti di percepire un colore rivoluzionario chiamato Olo. Descritto come un verde bluastro tra il turchese e il verde acqua con una saturazione da capogiro, questo prodigio è emerso dallo studio Novel color via stimulation of individual photoreceptors at population scale, pubblicato su Science Advances. Utilizzando il sistema Oz, un laser che colpisce solo i coni M sensibili al verde, hanno bypassato le solite sovrapposizioni di segnali visivi – roba che fa sembrare i vecchi occhiali 3D una barzelletta.
Ma andiamo al sodo: il nostro occhio è un casino complicato, pieno di parti che collaborano per trasformare la luce in visioni. La cornea, la pupilla, il cristallino e la retina con i suoi fotorecettori – coni e bastoncelli – lavorano come una banda di malfattori. I bastoncelli gestiscono la visione notturna in bianco e nero, mentre i coni sono i divi del colore: coni S per il blu (picco a 430 nm), coni M per il verde (intorno a 530 nm) e coni L per il rosso (560 nm). Questi tizi inviano segnali al cervello via nervo ottico, mescolando tutto per creare i milioni di sfumature che vediamo ogni giorno. Senza di loro, saremmo tutti come quei politici che non distinguono il rosso dal verde – ops, forse un po’ troppo vero.
Ora, il trucco del sistema Oz è geniale e un tantino inquietante: di solito, una luce a 530 nm stimola non solo i coni M, ma anche quelli L in modo massiccio (assorbono circa il 90% di quella roba). I ricercatori, però, hanno mappato la retina e colpito solo i coni M con microdosi di luce, isolando il segnale. Risultato? I partecipanti hanno visto Olo, più saturo di qualsiasi blu-verde naturale, tanto che dovevano aggiungere luce bianca per avvicinarsi a qualcosa di familiare. Come ha spiegato Ren Ng, professore di ingegneria: "Il nome deriva dal Mago di Oz, dove si affronta un viaggio verso la Città di Smeraldo, dove le cose appaiono del verde più abbagliante che si sia mai visto." Provate a immaginare: partire dal verde acqua (#00ffcc) e spingere la saturazione al massimo su un editor – ma anche così, non ci arrivate.
E per il futuro? Oz potrebbe aiutare i daltonici a intravedere colori proibiti, anche se solo temporaneamente – niente di permanente, mi raccomando, non vogliamo che tutti diventino artisti improvvisati. Oppure, questa tecnologia potrebbe rivoluzionare gli studi di neuroscienza, scavando più a fondo su come l’occhio trasforma la luce in elettricità. Insomma, stiamo parlando di superare i 10 milioni di colori umani standard – roba che fa pensare: la scienza sta giocando a fare Dio, e chissà se è una buona idea. Comunque, tenete d’occhio (letteralmente) cosa bolle in pentola.