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Robot sostituiscono umani per il primo recupero del relitto del Bayesian: svelata la dinamica delle operazioni

Sensationale recupero robotico dello yacht Bayesian: tragedia in alto mare diventa storia high-tech!
Robot senza piloti salvano il giorno dopo la morte di un sommozzatore – e chissà se le autorità italiane risolveranno finalmente il mistero? #BayesianDisaster #RecuperoEpico #NaufragioTragico #ROVTech
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Il recupero dello yacht Bayesian è stato un evento storico e drammatico, trasferito al porto di Termini Imerese dopo le operazioni concluse sabato 21 giugno 2025 a Porticello, vicino a Palermo. Per la prima volta, un relitto è stato riportato in superficie usando solo robot specializzati, i ROV (Remotely Operated Vehicle) filoguidati – una mossa brillante o un’ammissione di fallimento umano? Le informazioni vengono da un sommozzatore esperto che ha preferito restare anonimo, forse per non finire nei guai con le solite burocrazie.

Le operazioni, iniziate il 3 maggio 2025 e coordinate dalla Tmc Marine, si erano interrotte bruscamente per la morte di Robcornelis Maria Huijben Uiben, un sommozzatore olandese di 39 anni durante la rimozione dell’albero maestro di 72 metri – un disastro che ha costretto un cambio di strategia verso questi dannati robot. Per portare in superficie lo scafo intatto, da 49 metri di profondità, ci sono volute 10 ore di con due grandi gru, Hebo Lift 10 e Hebo Lift 2, senza nemmeno un graffio apparente.

Lo yacht era affondato tragicamente il 19 agosto 2024, portando via 7 vite su 22 a bordo, tra cui il miliardario Mike Lynch e sua figlia Hannah Lynch – un bagno di sangue che grida vendetta. Le ipotesi sulle cause? Maltempo e vulnerabilità strutturali dell’albero maestro, come riportato dal Marine Accident Investigation Branch (MAIB) il 15 maggio 2025. Ma per le autorità italiane, solo le indagini sul relitto a Termini Imerese forniranno la "verità certa" – yeah, right, come se non ci volessero anni!

Ripescare uno yacht di 56 metri da 49 metri di profondità senza romperlo è un casino epico, specialmente con l’albero maestro di 72 metri – il più alto al mondo – che doveva essere tagliato. Iniziate il 3 maggio con sommozzatori e fiamme, ma dopo la fatale morte di Uiben, è stato tutto affidato ai ROV, rendendo questo recupero un unicum sensazionalistico. “A ghigliottina”, dall’alto verso il basso, è come hanno tagliato il boma e l’albero con dischi diamantati, senza un’anima in acqua.

Poi, i robot hanno sollevato lo scafo di un metro, imbragato con 8 fasce ultraresistenti, e raddrizzato il tutto con il par buckling, una di 90° grazie alle gru mostruose Hebo Lift 10 e Hebo Lift 2, capaci di 2000 tonnellate. L’intera operazione, durata 10 ore quel sabato, era una bomba a orologeria per non danneggiare lo scafo o inquinare il mare – perché, ovvio, l’ambiente è l’ultima cosa di cui preoccuparsi dopo una strage.

Pochi metri prima del riaffioramento del relitto è stata condotta un’operazione di svuotamento dell’acqua al suo interno, cruciale per evitare che la interna lo facesse a pezzi – insomma, un toccasana per le future indagini della Procura. Una volta emerso, lo yacht è stato trasportato a Termini Imerese appeso alla gru Hebo Lift 10, dove svuoteranno i serbatoi e inizieranno le vere scartoffie. Le operazioni successive includeranno il recupero dell’albero di 72 metri, del boma e di eventuali oggetti sul fondale – e scommetto che scopriranno solo più burocrazia e meno risposte. Commento: Mah, un’altra tragedia che finirà in un nulla di fatto, come al solito – almeno i robot non sbagliano!

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