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San Gennaro non ha mai vissuto a Napoli, eppure è il santo protettore della città. Come è possibile?

san gennaro non e mai stato a napoli

La figura di San Gennaro è avvolta nel mistero e nella leggenda. Nacque probabilmente a Benevento intorno al 272 e, secondo le cronache, fu sottoposto a martirio a Pozzuoli intorno al 302 o 305. Fu decapitato per volere delle autorità romane, e il 19 settembre è commemorato come il giorno del suo sacrificio. Nonostante il forte legame con Napoli, risulta che il santo non abbia mai messo piede nella città partenopea; tuttavia, divenne il suo patrono a seguito della traslazione del corpo nel V secolo, che conferì a Napoli un’alta protezione spirituale. Nel Medioevo, possedere le reliquie di un santo era considerato un alleato prezioso, e la storia delle ossa di San Gennaro è particolarmente complessa e affascinante.

La vita di San Gennaro

Le cronache su San Gennaro sono scarse e risalgono a secoli dopo la sua morte, suscitando dubbi sulla sua esistenza reale. Si crede che sia nato nel 272, periodo in cui il cristianesimo era clandestino nell’impero romano. Il suo nome vero potrebbe essere stato Procolo, poiché “Gennaro” (Ianuarius) potrebbe essere un soprannome legato alla sua natalità in gennaio o all’appartenenza a una particolare gens. La sua elezione a vescovo di Benevento suggerisce che fosse originario di questa città.

Il San Gennaro di Francesco Solimen, 1702
Il San Gennaro di Francesco Solimena, 1702

Il martirio di San Gennaro

San Gennaro si trovò coinvolto nella repressione cristiana operata dall’impero romano. Secondo le narrazioni, si recò a Pozzuoli tra il 302 e il 305 per visitare altri cristiani, ma venne arrestato insieme a un lettore e a un diacono. Inizialmente condannato a essere sbranato dai leoni, grazie alle proteste dei fedeli o a un suo miracolo, la condanna fu modificata in decapitazione. La tradizione colloca la sua esecuzione alla Solfatara di Pozzuoli il 19 settembre, e il suo sangue fu raccolto dai presenti.

La morte di San Gennaro, dipinto di Girolamo Pesce
La morte di San Gennaro, dipinto di Girolamo Pesce

La traslazione delle reliquie e la venerazione a Napoli

L’editto di Milano, emanato nell’anno 313 dall’imperatore Costantino, legalizzò il cristianesimo, e il culto dei martiri crebbe rapidamente. Nel V secolo, il vescovo Giovanni di Napoli orchestrò il trasporto del corpo di San Gennaro nella città partenopea, riponendo le reliquie nelle catacombe, da quel momento denominate “catacombe di San Gennaro”.

La venerazione del santo a Napoli ebbe origine proprio da questa presenza. Nel Medioevo, possedere le reliquie di un santo era considerato un grande privilegio, in grado di portare miracoli e protezione. Numerose città scelsero i loro santi patroni basandosi sulla disponibilità delle ossa, come dimostra la storia di San Marco a Venezia.

La tomba presente nelle catacombe di Napoli
La tomba presente nelle catacombe di Napoli

Le contese per le reliquie di San Gennaro

La storia delle reliquie di San Gennaro è segnata da conflitti. Nell’831, il principe longobardo Sicone I di Benevento prese possesso delle spoglie durante un assedio a Napoli. Tuttavia, le ampolle contenenti il suo sangue rimasero in città, diventando celebre per il “miracolo di San Gennaro”. Dopo un lungo periodo, le ossa furono portate a Napoli nel 1497 e collocate nel Duomo.

Nel Seicento, la rivalità con Benevento si ravvivò, poiché quest’ultima continuava a rivendicare il diritto di custodire il corpo del santo. Col passare del tempo, alla fine, la questione si risolse accettando la custodia delle ossa a Napoli.

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