La straordinaria scoperta di antiche anfore nell’Elba
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Nel cuore del Mar Tirreno, tra l’isola dell’Elba e Pianosa, un team del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia ha fatto una scoperta eccezionale in un relitto sommerso a oltre 600 metri di profondità. Grazie all’utilizzo di avanzati robot abissali forniti dalla Fondazione Azionemare, è stato possibile individuare anfore e altri reperti di inestimabile valore risalenti all’epoca romana.
Il relitto “Dae 27” e i suoi tesori
Il relitto denominato “Dae 27” è stato individuato dagli archeologi subacquei e ha rivelato una sorprendente varietà di reperti, tra cui tegole, coppi e anfore. Grazie all’impiego di due robot abissali chiamati “Multi Pluto” e “Pluto Palla”, sviluppati da Guido Gay, è stato possibile esplorare questo antico sito sommerso. Tra i manufatti recuperati spiccano una tegola, un’anfora del tipo Dressel 1 e una brocca, risalenti al II e I secolo a.C., che rappresentano le ultime fasi dell’epoca repubblicana romana.
Guido Gay con il ROV Pluto Palla a bordo del catamarano Daedalus nel 2012. Credit: Catamarano Daedalus
Esplorazione di altri relitti antichi
Dopo il successo delle indagini sul relitto “Dae 27”, gli studiosi si sono rivolti a due altri siti archeologici subacquei individuati da Azionemare nel Mar Tirreno. Il relitto “Dae 7”, situato nelle vicinanze dell’isola di Gorgona, custodisce anfore greco-italiche risalenti al IV-III secolo a.C. Il secondo relitto, noto come “Dae 39”, è composto da anfore del tipo Dressel 1B risalenti al I secolo a.C., entrambi contenenti reperti di inestimabile valore storico.
Calo del ROV dal catamarano, fotografato nel 2012. Credit: Catamarano Daedalus
Studio e conservazione dei reperti archeologici
Tutti i reperti recuperati dai robot abissali sono attualmente oggetto di studio approfondito. Inoltre, è stato realizzato un rilievo digitale fotogrammetrico per creare un modello tridimensionale del carico rinvenuto, che sarà di grande aiuto agli archeologi per analizzare le imbarcazioni nel loro contesto storico. Grazie alla collaborazione tra l’Università di Venezia e la Fondazione Azionemare, è stato possibile mettere in campo competenze multidisciplinari per preservare il ricco patrimonio archeologico sommerso.
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