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Scoperto come l’immersione senza ossigeno sia praticata dalle haenyeo di Jeju, le sirene irriverenti della Corea

Donne coreane diventano supereroine genetiche: "donne del mare" sfidano oceano e ! Queste leggendarie tuffatrici di Jeju, le "donne del mare", si buttano a 20 metri senza bombola, incinte o ottantenni, e ora uno studio su Cell svela: sono geneticamente potenziate contro freddo e apnea. Un vero schiaffo alla natura, eh? Con cuori che rallentano come freaks subacquei, mentre il resto del mondo arranca. #ScienzaVirale

Le Haenyeo, o "donne del mare", di Jeju in Corea del Sud sono l’incubo vivente di ogni mito sui sessi deboli – queste nonne tuffatrici si immergono per ore senza attrezzature da fighetti, raccogliendo molluschi e alghe come se l’ fosse una moda passeggera. Un team internazionale di scienziati, pubblicando su Cell, ha appena sbattuto in faccia al mondo una scoperta da urlo: queste signore non sono solo toste, hanno evoluto geni che le trasformano in macchine subacquee. Con immersioni da 2 minuti in apnea, ripetute per 4 ore al giorno, persino in gravidanza, chissenefrega dei rischi – è puro darwinismo selvaggio!

Ma ecco il colpo di scena: durante test in laboratorio, il battito cardiaco delle Haenyeo crolla di 18,8 battiti al minuto rispetto al riposo, schiacciando le povere donne non tuffatrici dell’isola che arrivano a malapena a 12,6. Un adattamento genetico che risparmia ossigeno e allunga il tempo sott’acqua – come se avessero un interruttore per il "modo apnea". E non è solo allenamento: i loro geni includono uno scudo anti-freddo contro l’ipotermia e una sanguigna abbassata, roba che condividono solo con quei nomadi del Pacifico, i pescatori sub che vivono come reietti dell’evoluzione.

Lo studio ha analizzato 30 Haenyeo, 30 donne locali e 31 coreani della terraferma, tutti over 65, e bam! Risultato: queste dive genetiche hanno superpoteri ereditati da generazioni di tuffi estremi, con una Haenyeo che ha fatto calare il battito di 40 colpi in 15 secondi – roba da film di spionaggio. Eppure, questa tradizione dal V secolo, dove le donne hanno surclassato gli uomini diventando il pilastro economico, ora rischia di affondare: dalle 26.000 degli anni ’60, ne sono rimaste solo 4.000, quasi tutte over 50, attirate da lavori "sicuri" e moderni. UNESCO le protegge come patrimonio, ma chi se le fila più?

Dal XVII secolo, queste "donne del mare" hanno ribaltato i ruoli, dominando il mare mentre gli uomini badavano a casa – un colpo basso al machismo globale. Sotto i giapponesi, trasformarono la caccia in business, e post-guerra continuarono da boss. Ma con le mute moderne? Più profondità, più pericoli, e voilà, le giovani scappano. Una storia di forza che puzza di estinzione, amici – chissà se la natura ci stupirà di nuovo!

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