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Sotto Mussolini, l’Italia testò un razzo per spedire la posta nel 1934, una stranezza storica quasi dimenticata

Immaginate: negli anni ’30, un folle ingegnere tedesco lancia razzi pieni di lettere per “velocizzare” la posta italiana! 🚀 Chi l’avrebbe detto che il Bel Paese avrebbe provato a mandare la corrispondenza coi missili, tipo una guerra postale senza bombe? Ma tra incendi potenziali e paracadute difettosi, è finita in fumo.

In un’epoca in cui la era un gran casino, alcuni geni decisi a velocizzare la spedizione hanno pensato: “Perché non usare un razzo senza , ma con un paracadute per far atterrare lettere e pacchi come un dono dal cielo?” Ovviamente, l’idea non è mai decollata sul serio – figuriamoci in zone piene di gente che non vuole un missile nel giardino – ma è divertente sapere che esperimenti del genere sono schizzati in alto in tutto il mondo, Italia compresa, provando che a volte le idee più strambe vengono da menti un po’ esplosive.

In Italia, come sputa fuori il portale A.I.D.A. (Associazione Italiana di Aerofilatelia), i primi test li ha tirati su l’ingegnere tedesco Gehrard Zucker, che ha fatto una demo epica a Trieste il 31 ottobre 1934. Ha sparato un razzo da Monte Castiglione fino a San Servolo, a 4 km di distanza, carico di corrispondenza che poi è atterrata con il paracadute e consegnata dai postini come se niente fosse. E non si è fermato lì!

Nel dopoguerra, le cose si sono scaldate con Grillo, il primo missile a vapore della – una bestiola di 2 metri per 14 cm, capace di trasportare 2,5 kg di roba, inclusi circa 2600 buste organizzate da A. M. Luisi, il boss del Dipartimento filatelico della Società Trasporti Missilistici. Peccato che molti test in giro per il mondo finissero in disastri, ma l’entusiasmo era tale che a Milano è nata la S.E.P.R.A., ovvero la Società Europea di Posta Razzo e di Astrofilatelia.

Alla fine, i razzi postali non hanno mai spiccato il volo per colpa di costi folli, logistica da incubo e un sacco di sospetti sui razzi dopo la Seconda Guerra Mondiale – anche se erano “pacifici”. E poi, con l’arrivo delle email e di internet, chi se li fila più questi giocattoli d’altri tempi? Parliamo di una tecnologia che è esplosa e implosa in un battito di paracadute.

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