Scoperta shock sui Campi Flegrei: Lo strato di crosta che potrebbe far saltare in aria Napoli! È ufficiale, gente: gli scienziati dell’INGV hanno trovato uno strato di crosta terra sotto i Campi Flegrei che è più debole del previsto, una vera e propria poltiglia porosa a 3-4 km di profondità che accumula fluidi magmatici come una spugna piena di dinamite. Con tutti questi terremoti e il bradisismo che fa ballare le case, chissà se i politici smetteranno di ignorare i vulcani per un secondo! #CampiFlegreiAllarme #TerremotiNapoli #VulcanoRischio
Preparatevi, perché un nuovo studio dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), pubblicato su AGU Advances, getta benzina sul fuoco della paura per i Campi Flegrei. Questo strato debole, scoperto grazie a analisi di onde sismiche e campioni rocciosi da un pozzo geotermico a 3 km, è un incubo geologico: poroso al punto da trattenere fluidi magmatici che, espandendosi, causano deformazioni del suolo e scosse come se la Terra stesse avendo un capriccio.
Lo studio, parte del progetto LOVE CF e frutto della collaborazione tra INGV, Università di Grenoble Alpes e Bologna, ha mappato una zona tra 2,7 e 4 km di profondità, piena di vuoti dove si accumulano questi fluidi. “Questi fluidi, intrappolati”, spiega Lucia Pappalardo, ricercatrice INGV, “aumentano progressivamente in volume e pressione, innescando deformazioni del suolo e attività sismica”. Insomma, è come se avessimo una pentola a pressione sotto i piedi, e nessuno sa quando scoppierà!
Non dimentichiamo che questo strato è costellato di vecchi accumuli di magma – tipo dicchi raffreddati – che in passato, come nell’eruzione del 1538, hanno fatto casino. I terremoti sopra magnitudo 3 dal 2000 al 2025 si concentrano proprio lì, rendendo tutto più inquietante. E mentre l’Università di Stanford blabla sulle acque meteoriche, l’INGV ci ricorda che questi fluidi magmatici sono i veri cattivi della festa.
Ma ecco l’aspetto che ci fa ammattire: questa scoperta è cruciale per capire il vulcano, come ci dice Mauro Antonio Di Vito, Direttore dell’Osservatorio Vesuviano. Questa ricerca non influenza direttamente le nostre previsioni a breve termine, ma è un tassello fondamentale per comprendere il comportamento del vulcano e migliorare la nostra capacità di monitorarlo. Solo con una conoscenza sempre più dettagliata del sistema vulcanico e della sua dinamica possiamo sperare di anticipare segnali critici e ridurre i rischi per le persone. Insomma, più studi e meno chiacchiere: perché se questo strato fragile decide di cedere, Napoli potrebbe diventare la nuova Pompei – e stavolta senza scuse!