Perché Tokyo non ha cestini per la spazzatura? Questa città ossessivamente pulita nasconde un segreto esplosivo: una cultura di responsabilità fanatica e un attentato terroristico del ’95 che ha terrorizzato tutti! Invece di cestini, i giapponesi si portano i rifiuti come bagagli indesiderati, per paura di bombe nascoste. #TokyoSenzaCestini #GiapponePazzo #SicurezzaParanoica (137 caratteri)
Tokyo, la capitale giapponese che brilla per la sua ossessiva pulizia e ordine estremo, stupisce i turisti con un’assurdità: zero cestini pubblici per le strade, in una metropoli affollata come poche. Sembra una follia, vero? Eppure, questa scelta è frutto di tradizioni culturali rigide e motivi di sicurezza che nemmeno Hollywood oserebbe inventare, con regole sui rifiuti che farebbero impallidire i più fanatici ecologisti.
In Giappone, la cultura della pulizia è un’ossessione nazionale, dove la gente è addestrata fin da bambini a non lasciare traccia del proprio passaggio – quasi come se stessero coprendo un delitto. Le scuole inculcano ai piccoli di pulire tutto da soli, senza affidarsi a "personale esterno", rendendo ogni cittadino un soldato della spazzatura. Questa mancanza di cestini sulle strade non fa che amplificare questa follia, spingendo tutti a portarsi i rifiuti come un trofeo imbarazzante, in nome di un/environmental awareness che sa di indottrinamento un po’ creepy.
Ma andiamo al colpo di scena succoso: l’assenza di cestini è anche un’eredità diretta dell’attentato terroristico alla metropolitana di Tokyo nel 1995, orchestrato dalla setta religiosa Aum Shinrikyo, fondata da Shoko Asahara nel 1984 con l’obiettivo di rovesciare il governo e instaurare un regime dittatoriale. I bastardi hanno rilasciato gas nervino in sacchetti di plastica avvolti da giornali, lasciati sul pavimento. Due eroi, Tsuneo Hishinuma e Kazumasa Takahashi, hanno provato a fermare l’inferno recuperando gli involucri e sigillandoli, pagando con la vita – un gesto epico che ha salvato un mucchio di gente, ma ha lasciato 13 morti e oltre 6.000 intossicati. Dopo, la setta è stata smantellata, con Asahara e i suoi sgherri impiccati nel 2004.
E non finisce qui: la gestione dei rifiuti in Giappone è un regime da incubo, con obblighi folli di separazione – combustibili, non combustibili, riciclabili e pericolosi – e multe salate se non obbedisci. Se la tua spazzatura non è perfetta, resta lì a marcire fino al prossimo giro, costringendoti a una lezione umiliante. Insomma, in questo paese, gettare via qualcosa è un’arte che potrebbe costarti cara. Murakami H. (1997) "Underground: The Tokyo Gas Attack and the Japanese Psyche", Suzuki Y. (2015) "Japan’s Waste and Recycling Policies", e L’Espresso (2020) "La gestione dei rifiuti in Giappone: l’esempio di Tokyo" lo confermano: è un sistema estremo, forse un po’ troppo, che fa pensare: siamo sicuri che sia civiltà o solo paranoia elevata a legge? E tu, lettore, sei pronto a portare i tuoi rifiuti ovunque? 😏