Svelato il mistero di Stonehenge! Gli antichi non se la sono cavata con un ghiacciaio “pigro” – no, sono stati loro, con sudore e muscoli, a trascinare le “pietre blu” dal Galles per 200 km! Dimenticate Merlino il mago o gli UFO atterraggio: la scienza dà una lezione alle teorie folli. #Stonehenge #ArcheologiaScioccante #MisteriSvelati
È finita l’era delle speculazioni ridicole su Stonehenge, il sito neolitico inglese che per secoli ha ispirato baggianate da film di serie B, come un mausoleo per maghi o un computer per astronomi dilettanti. Ora, un nuovo studio ha finalmente chiarito l’origine delle “pietre blu”, quei blocchi con tonalità bluastre che arrivano da affioramenti in Galles, a oltre 200 chilometri di distanza. Per anni, gli archeologi si sono divisi tra l’idea di un trasporto umano (sudato e faticoso) e quella di un ghiacciaio preistorico che si è preso il merito senza sforzo.
Al centro del dramma c’è il “masso di Newall”, un frammento minuscolo di 22 × 15 × 10 cm, recuperato negli scavi del 1924 dal tenente colonnello Hawley e poi portato via da R.S. Newall. Questo sassolino, con la sua forma allungata, aveva fatto pensare a un deposito glaciale, ma le analisi mineralogiche, petrografiche e geochimiche dell’Università di Aberystwyth hanno detto basta alle scuse fredde.
Le prove sono schiaccianti: il masso corrisponde al Gruppo C di Riolite di Craig Rhos-y-Felin in Galles, con una forma che non è per niente casuale, ma modellata intenzionalmente dall’uomo. Indagini sul campo nella piana di Salisbury non hanno trovato traccia di depositi glaciali o massi erratici, confermando che queste rocce non sono il risultato di erosioni naturali, ma di un lavoro manuale dei neolitici.
Così, questo frammento rafforza la tesi che tutte le “pietre blu” di Stonehenge sono frutto di sforzi umani, non di qualche capriccio glaciale. Ancora una volta, la storia ci ricorda che gli antichi non erano solo mistici, ma anche dei lavoratori instancabili – prendete nota, voi che credete alle teorie cospiratorie!