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Un aumento esagerato dei prezzi delle ciliegie è stato indotto dal cambiamento climatico e dai costi di produzione, ignorando le tasche dei consumatori quotidiani

Ciliegie a 24€ al chilo? L’Italia impazzisce per un frutto che sta diventando un lusso per pochi! Dal Sud-est barese ai mercati di Milano, gelate folli e costi da capogiro stanno mandando in tilt l’economia agricola. Mentre i contadini lottano, i consumatori sborsano una fortuna per queste "ready to use" delizie. #ItaliaInCrisi

Quest’anno, le ciliegie sono diventate il nuovo simbolo del caos economico per gli italiani, con prezzi che schizzano alle stelle fino a 24 euro al chilo per le varietà più esclusive nei mercati di Milano. Ma come diavolo siamo arrivati a questo punto? È tutta colpa di una miscela esplosiva: meteo da incubo, costi di raccolta esorbitanti e guai nella produzione. Il caldo cambiamento climatico e quelle gelate traditrici di marzo e aprile hanno sabotato la fioritura, colpendo duro il Sud-est barese – il cuore pulsante della produzione pugliese, che da solo sforna quasi un terzo delle ciliegie italiane. E mentre i prezzi volano, la domanda per questi frutti "ready to use" resta folle, come se nessuno volesse rinunciare al proprio spuntino chic.

Il meteo sfavorevole all’origine del calo di produzione delle ciliegie
Le gelate tardive di marzo e aprile sono state un colpo basso per le ciliegie, devastando la fioritura e lasciando a secco soprattutto il Sud-est barese, che è praticamente la fortezza della produzione pugliese. Secondo Coldiretti Puglia, in alcune zone la produzione è crollata tra il 70% e il 100% – roba da far gridare al disastro! I produttori, esasperati, hanno chiesto a gran voce la dichiarazione dello stato di calamità naturale per accaparrarsi aiuti economici. Ma non tutte le ciliegie hanno sofferto allo stesso modo: le varietà di lusso come la "Ferrovia" (che a Milano arriva a 18 euro al chilo), "Giorgia" e "Bigarreau" sono state le più colpite, lasciando il mercato a secco di qualità premium. Risultato? Ciliegie straniere invadono le bancarelle, e chissenefrega se il consumatore non se ne accorge – un’altra fregatura per tutti.

I costi di produzione e la crisi della manodopera
Ma il meteo è solo metà del problema: i prezzi folli delle ciliegie sono gonfiati anche dai costi di produzione, specialmente per la manodopera qualificata che deve raccogliere questi frutti con mani da chirurgo, senza romperli. Pensateci: nel Comune di Turi, in provincia di Bari, hanno dovuto trasformare un edificio in un albergo per 90 braccianti stagionali. Eppure, ecco la vera ingiustizia – mentre voi pagate tra i 9 e i 23 euro al chilo a seconda della città, gli agricoltori intascano appena 5-6 euro, con i braccianti che costano 70 euro al giorno più trasporti e margini da supermegastore. Non è una barzelletta? Solo pochi anni fa, nel 2021 a Casamassima, i contadini buttavano via casse intere di ciliegie perché valavano meno di euro al chilo, e ora Massimiliano Del Core, presidente di Confagricoltura Bari-Bat, descrive rese produttive "paradossali", con raccolti ridicoli sotto i 5 quintali per ettaro. Roba che fa venire voglia di piantare ulivi e vigneti e lasciare le ciliegie al diavolo.

Ciliegie "fast food": come cambiano i consumi e perché la domanda resta alta nonostante i prezzi
Nonostante questi prezzi da urlo, la gente continua a comprare ciliegie come se piovessero dal cielo – e perché? Perché sono diventate il frutto perfetto per i tempi moderni: "ready to eat", si mangiano al volo senza sporcarsi, ideali per uno spuntino rapido in città. E con i social che impazziscono di post, reels e video su come scegliere le migliori o raccoglierle a mano, sembra che tutti vogliano essere esperti. Ma andiamo, in un mondo dove il è denaro, chi rinuncia a una ciliegia comoda anche se costa un occhio? È la nuova follia del consumismo, e nessuno sembra volersi fermare.

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