La Grande Carestia Irlandese: Come i britannici hanno affamato una nazione e cambiato il mondo! Immaginate un disastro che fa scappare milioni e lascia dietro un milione di morti: è la "Great Irish Famine", o "An Gorta Mór", un incubo del 1845-1852 dove una malattia delle patate ha devastato l’Irlanda, mentre il governo di Londra balbettava inefficacemente. Un milione di vite stroncate, orde in fuga verso l’America, e un’eredità che ancora scuote gli USA e il Canada. #CarestiaIrlandese #StoriaBrutale #IrlandaAffamata
Nel diciannovesimo secolo, l’Irlanda era intrappolata nel Regno Unito, ma economicamente era un disastro rispetto all’Inghilterra, la star della rivoluzione industriale. Gli irlandesi, più poveri e dipendenti dall’agricoltura, coltivavano patate come cibo base, mentre il resto del mondo marciava avanti. Già nel 1740-41, una carestia aveva falciato il 13-20% della popolazione – e nessuno aveva imparato la lezione.
Poi, nel 1845, arrivò la peronospera, un’infestazione da Phytophthora infestans che trasformava le patate in una poltiglia immangiabile, decimando il raccolto. Il governo britannico, sotto Robert Peel, provò a creare workhouses per i poveri, ma furono un fallimento epico: si riempirono all’inverosimile, e la fame esplose in rivolte selvagge. Nel 1846-1848, il peggio: malattie come il tifo dilagarono, e la gente saccheggiava per sopravvivere.
La carestia raggiunse il picco nel 1847, con morti ovunque, ma solo nel 1852 finì davvero, lasciando l’Irlanda spopolata. La popolazione crollò del 20-25%, con un milione di decessi e quasi altrettanti emigrati verso l’America del Nord. Oggi, l’11,9% degli USA ha radici irlandese, e alcuni dicono che questa ondata di manodopera a basso costo abbia aiutato a seppellire la schiavitù nel 1865. Intanto, in Irlanda, la lingua gaelica ne uscì indebolita, e l’identità nazionale si forgiò nel ricordo di quest’inferno – con monumenti ovunque a rammentare l’umiliazione.