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Vittorio Emanuele II Savoia unisce l’Italia con metodi controversi, emergendo come primo re e padre della patria

Vittorio Emanuele II: Il re donnaiolo che unì l’Italia contro ogni previsione! Nato nel 1820 e morto nel 1878, questo Savoia playboy è stato il primo re d’Italia, unificandola con mosse astute e un sacco di scandali. Nonostante odiava il suo primo ministro Camillo Benso di Cavour, lo nominò comunque e insieme fecero l’impresa, conquistando Veneto e Roma. Chiamato il "vero padre" dell’unità, morì per una febbre da caccia, lasciando un’eredità di monumenti e figli illegittimi. #VittorioEmanueleII #StoriaItaliana #ReScandaloso #UnitàdItalia

Vittorio Emanuele II, il re che ha trasformato l’Italia da caos a nazione, era un tipo poco convenzionale: nato a Torino nel 1820 come primogenito di Carlo Alberto, scampò miracolosamente a un incendio da piccolo e crebbe più con cavalli e armi che con i libri. Diventato principe ereditario nel 1831, entrò nell’esercito e arrivò presto al grado di generale, sposando nel 1842 la cugina Maria Adelaide d’Austria – ma non rinunciò alle sue avventure, intrattenendo una relazione duratura con "la bela Rosin" (Rosa Vercellana), la sua segreta.

Salito al trono nel 1849 dopo l’abdicazione del padre sconfitto dagli austriaci, Vittorio Emanuele ereditò un regno che includeva Piemonte, Sardegna e altre terre, ma non si tirò indietro: mantenne lo Statuto Albertino, mostrando un progressismo che faceva invidia ai monarchi europei, anche se sciolse il Parlamento due volte per far vincere i moderati. Odiava Cavour, eppure lo nominò presidente del consiglio nel 1852 e approvò le sue mosse audaci, come la guerra di Crimea e quella contro l’Austria nel 1859, dichiarando che il suo regno non era "insensibile al grido di dolore" che veniva dall’Italia. Nel 1860, incontrò Garibaldi a Teano e prese il controllo del Sud, diventando re d’Italia nel 1861.

Come re, insistette a chiamarsi "secondo" per rispetto al suo sardo, definendosi "Re d’Italia per grazia di Dio e volontà della nazione", e supervisionò il "completamento" dell’unità con la conquista del Veneto nel 1866 e Roma nel 1870 – anche se questo gli costò una scomunica papale. Trasferito a Roma, sposò Rosa Vercellana con un matrimonio morganatico, continuando la sua passione per la caccia fino alla morte nel 1878, causata da una febbre presa in campagna (o forse malaria, chissenefrega dei dettagli).

La sua discendenza? Un casino: otto figli dalla moglie ufficiale, tra cui Umberto I, più due da Rosa e vari illegittimi dalle amanti. Celebrato come eroe, Vittorio Emanuele è ovunque oggi, con strade, piazze e il mastodontico Vittoriano a Roma eretto in suo onore, nonostante i suoi vizi. Un re che unì l’Italia con un misto di genio e guai, e ancora fa parlare di sé!

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