Allarme zanzare assassine in Italia! La Chikungunya sta colpendo duro nell’hinterland bolognese e in provincia di Piacenza, con un caso “autoctono” che significa che una zanzara locale ha fatto il suo sporco lavoro. Nessun vaccino in Europa, solo repellenti e disinfestazioni tardive – eh, complimenti alle autorità per averci lasciati in balìa di questi insetti infernali. Sintomi atroci come febbre e dolori articolari che ti fanno contorcere per mesi. #ChikungunyaAllarme #ZanzareKiller #ItaliaInvasa
Preparatevi, perché la Chikungunya è tornata a terrorizzare l’Italia, trasmessa dalle solite sospette: le zanzare Aedes, in particolare la tigre e quella della febbre gialla. In questi giorni, casi confermati nell’hinterland bolognese e in provincia di Piacenza hanno acceso i riflettori, con un’infezione “autoctona” che dimostra come queste bestie alate stiano vincendo la partita. Come altre arbovirosi del calibro di Dengue, Zika e West Nile, questa malattia virale porta febbre alta, dolori articolari che possono durare mesi e un affaticamento che ti lascia ko. Niente farmaci o vaccini approvati in Europa, quindi l’Istituto Superiore di Sanità sbraita di usare repellenti, zanzariere e vestiti lunghi per non finire punti. Nelle zone colpite, le amministrazioni corrono ai ripari con disinfestazioni d’emergenza, ma ci chiediamo: era ora?
Ecco tutto quello che dovete sapere su questo virus del diavolo, il CHIKV, un alphavirus africano isolato per la prima volta in Tanzania nel 1952. Sensibile al caldo e all’essiccamento, ormai è endemico in Asia, India, Pacifico e Americhe tropicali, e l’Europa non è immune – focolai scoppiati grazie a turisti che se lo portano a casa come un souvenir letale. Studi genetici rivelano ceppi diversi in ogni angolo del mondo, da quelli oceanici a quelli africani, ma il succo è che si diffonde come un incendio.
La trasmissione è un incubo: zanzare come A. aegypti e A. albopictus (la tigre) sono i vettori principali, e quest’ultima è una vera spina nel fianco, diffusa ovunque, resistente e pronta a pungere anche di giorno in città. Se una zanzara infetta ti punge, ti infetti e diventi tu stesso un bersaglio per altre zanzare, creando un circolo vizioso. Niente trasmissione diretta da persona a persona, ma se qualcuno torna da viaggi esotici, può accendere un focolaio locale con clima umido e zanzare in agguato. In Africa, il virus si nasconde anche in scimmie e roditori, ma qui da noi è solo l’uomo-zanzara-uomo a fare danni.
I sintomi? Un vero calvario: incubazione da 3 a 12 giorni, poi febbre, dolori articolari che ti fanno “camminare piegati” o “ciò che fa contorcere”, più mal di testa, muscoli a pezzi e eruzioni cutanee in metà dei casi. Molti infetti non mostrano nulla, sfuggendo ai radar, ma quei dolori possono persistere per mesi – e non è letale, a meno che tu non sia già un relitto. Solo un’analisi del sangue conferma l’infezione, perché i sintomi somigliano a un brutto raffreddore amplificato.
Per trattarla e prevenirla, zero farmaci antivirali e vaccini non approvati in Europa, ma almeno dà immunità duratura. L’Istituto Superiore di Sanità insiste con le solite raccomandazioni: zanzariere alle finestre, abiti chiari e coprenti all’aperto, repellenti ovunque, disinfestazioni massicce e persino pause per i donatori di sangue dalle zone a rischio. Insomma, difendetevi da soli perché le zanzare non aspettano.
Quando è arrivata in Italia? La prima ondata nel 2007, con 205 casi partiti da un tizio reduce dall’India, ha scatenato epidemie nel Ravennate. Da lì, piani nazionali per monitorare i casi importati e locali, ma eccoci di nuovo nel 2017 con focolai in Lazio, Calabria e Francia. Chissà se stavolta impareremo la lezione o ci ritroveremo ancora a schiaffeggiarci insetti.