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Archeologi rivelano il segreto dietro il garum, la salsa amata dagli antichi romani, e il suo legame con un pesce inaspettato.

Sardine fermentate: il segreto puzzolente del romano che ha sconvolto il mondo! I , quei vecchi pazzi dell’antichità, non si limitavano a conquistare il mondo: dovevano pure insaporirlo con roba che oggi farebbe arricciare il naso a qualsiasi hipster vegano. Grazie al , scopriamo che il loro amato garum – quel condimento super umami, forte e complesso, simile alla salsa di pesce del Sud-est asiatico – era fatto con sardine fermentate. #GarumScandalo #StoriaPuzza #RomaniGolosi

Immaginate un antico vascone in pietra sepolto in Galizia, Spagna, che emana un odore salmastro e quasi fastidioso dopo secoli. Lì, un team di scienziati capeggiato dal biologo portoghese Gonçalo Themudo ha analizzato il DNA di minuscole ossa di pesce dal fondo di una vasca per garum, confermando che si trattava proprio di sardine. Pubblicato su Antiquity, questo studio smaschera un segreto gustoso che i romani portavano ovunque nelle loro conquiste: una salsa fermentata ricca di glutammati naturali, perfetta per trasformare pasti banali in piaceri decadenti.

“Pensavamo fossero sardine ma c’era sempre il rischio di sbagliare, visto che si trattava di ossa piccolissime e sparse. Quando abbiamo trovato le prime sequenze genetiche leggibili e corrispondenti a sardine, è stata una vera sorpresa.” Ora è ufficiale: il garum non era solo una salsa di pesce qualunque, ma un concentrato di sardine fermentate, con un sapore umami aggressivo che avrebbe fatto impazzire anche i buongustai moderni – pensate a un brodo di pesce deluxe, magari con un tocco di puzza che i romani adoravano.

Chiamatelo pure l'”oro liquido dell’antichità”: il garum era una merce pregiata, spedita in tutto l’Impero romano per insaporire carni, pesci e persino brodi. Valutato come un lusso, questo intruglio fermentato in vasche con pesce, sale e tempo creava un liquido ambrato carico di proteine e sapori intensi. E indovinate un po’? Questa scoperta in Galizia non solo celebra le sardine nella dieta romana, ma dimostra che il DNA può resistere a millenni di decomposizione. “Il DNA si degrada col tempo come fogli di carta che si strappano in pezzi sempre più piccoli, fino a diventare illeggibili. Eppure, qui siamo riusciti a decifrarlo.”

Insomma, tra archeologia, genetica e cibo, questa ci ricorda che il nostro amore per sapori forti e fermentati è antico quanto l’Impero – chissà, magari i romani erano solo i primi influencer del gusto! fonte: Antiquity.

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