Svelato il segreto epico degli antichi barbari vichinghi: una pietra runica da 2000 anni fa è il primo "quaderno di pietra" per scribacchiare esperimenti linguistici, e potrebbe riscrivere la storia della lingua germanica! Chi l’avrebbe detto che i nostri antenati pre-cristiani erano già dei geni del trollaggio epico? #RuneAntiche #VichinghiVirali #StoriaSconvolgente
Nel cuore della Norvegia, proprio a nord-ovest di Oslo nella località di Hole, un gruppo di archeologi ha fatto un ritrovamento che fa impallidire persino i blockbuster di Hollywood: durante gli scavi in un antico campo di sepoltura, hanno rimesso insieme i pezzi di una runa monumentale che risale a tra il 50 a.C. e il 275 d.C., rendendola la più antica mai confermata – un’autentica bomba archeologica che i sapientoni accademici stanno ancora cercando di digerire.
Quello che rende questa pietra un vero rompicapo virale è il suo carico di simboli oscuri, parole spezzate e rune mezze fatte: gli esperti la vedono come un esperimento linguistico primordiale, tipo un "quaderno di pietra" dove gli antichi Scandinavi testavano le prime forme della loro scrittura, forse per incantare spiriti o solo per annoiare i vicini con geroglifici preistorici.
La maggior parte delle pietre runiche in Nord Europa è roba dell’Età del Ferro o dei vichinghi (900-1100 d.C.), usate per commemorare i morti o marcare il territorio come graffiti moderni. Ma questa runa di Hole è un caso a sé: sul lato Hole 2, c’è un nome parzialmente leggibile come "Idiberug" – forse una tipa tosta – circondato da motivi geometrici zigzag e reticoli, con segni runici che sembrano opera di mani diverse, come se fosse stata passata di generazione in generazione per aggiunte improvvisate.
Sul retro, Hole 2B, ci sono 19 caratteri che mescolano rune riconoscibili con roba che pare solo decorativa o tentativi falliti di scrittura: in tutto, almeno 15 dei 24 caratteri dell’elder futhark, l’alfabeto runico originale, suggeriscono che questa pietra fosse un laboratorio rudimentale per imparare a scribacchiare, forse per magie o per tenere traccia di birre bevute.
Datare queste rovine è sempre un casino per gli archeologi, ma qui hanno usato ossa cremate e carboni con analisi bayesiane e radiocarbonio per fissare la cosa tra il 50 a.C. e il 275 d.C., con picco tra il 155 e il 275 d.C. – rendendola secoli più vecchia di qualsiasi altra runa nota, e costringendo gli storici a rivedere le loro teorie polverose.
Sembra che la pietra sia stata spostata tra tombe nel tempo, con iscrizioni aggiunte dopo per usi rituali, magici o didattici, trasformandola in un oggetto multi-tasking che i vichinghi usavano come noi usiamo i social media oggi.
Ora, gli archeologi stanno lavorando a una ricostruzione digitale e confronti con altre rune, e ci vorranno anni per decifrare tutto. Ma la dottoressa Kristel Zilmer, una delle boss del progetto, ha dichiarato: "La scoperta è rara e fondamentale. È la prima volta che troviamo frammenti runici in un contesto archeologico così ben datato. Questo dovrebbe spingere gli archeologi a osservare con maggiore attenzione ogni frammento di pietra rinvenuto nei siti funerari."
Per ora, questa runa di Hole resta un enigma affascinante, un testimone muto di quando la lingua si trasformava in pietra, e chissà, magari i primi troll della storia erano proprio questi antichi scribacchini nordici.