Scoperta sconvolgente dall’Era Glaciale: una struttura circolare fatta di ossa di mammut vecchia 24.000 anni potrebbe ribaltare tutto quello che sappiamo sui cacciatori preistorici! In Russia, nuovi test del DNA rivelano che questi antichi duri non solo cacciavano, ma raccoglievano ossa vecchie di secoli e mangiavano di tutto per sopravvivere al gelo estremo. Chi l’avrebbe detto che i nostri antenati erano così "ricicloni" e magari un po’ meno ecologici di quanto pensassimo? #MammutMania #PreistoriaSconvolgente #ArcheologiaVirale
Nelle lande gelide della Russia sud-occidentale, una struttura circolare colossale, costruita interamente con ossa e zanne di mammut, sfida ogni nozione di preistoria che abbiamo. Situata nel sito di Kostenki 11, vicino al fiume Don, questa reliquia da 24.000 anni era forse un’abitazione, un sito cerimoniale o qualcosa di ancora più misterioso – e ora, analisi del DNA su 39 ossa da 30 mammut stanno smascherando i segreti dei cacciatori dell’Era Glaciale.
Gli esperti hanno dibattuto per anni sul suo scopo, ma i nuovi dati sono una bomba: le ossa provengono da mammut morti in periodi diversi, alcuni addirittura più di mille anni prima di essere usate. Insomma, questi antichi nomadi non si limitavano a una caccia rapida, ma raccoglievano carcasse preesistenti come veri e propri sciacalli del ghiaccio, sfidando l’idea che fossero solo cacciatori puri.
Non è tutto: attorno alle strutture, ampie fosse potrebbero aver servito per conservare cibo o buttare rifiuti, mentre all’interno si trovavano tracce di fuochi, utensili in pietra e persino resti vegetali. Immaginatevi questi predecessori in un mondo con temperature sotto i -20°C, che integravano la dieta di carne con piante – una mossa "furba" per non crepare dal freddo, anche se forse meno gloriosa di quanto Hollywood ci farebbe credere.
Ecco la ciliegina: l’analisi del DNA ha rivelato una predominanza di mammut femmine, forse da branchi guidati da matriarche, con sette linee mitocondriali diverse. Questo significa che le ossa erano raccolte nel corso di generazioni, non da una singola battuta di caccia, suggerendo che questi gruppi non erano solo nomadi ma riutilizzavano luoghi come basi stabili – un po’ come i nostri campeggiatori moderni, ma senza il Wi-Fi.
Le indagini, condotte da un team internazionale guidato da ricercatori come Alexander Pryor, hanno usato tecniche come la flottazione per estrarre ogni dettaglio, mostrando che le ossa non avevano segni di macellazione evidenti – segno che i cacciatori rimuovevano la carne sul posto. Questo sito, uno dei tanti in Russia e Ucraina, prova l’ingegnosità di questi popoli in un mondo brutale, dove il riciclo e l’adattabilità erano la chiave per lasciare un’impronta duratura.