È stata approvata in Australia una legge che vieta l’accesso ai social media ai minori di 16 anni, una delle normative più restrittive al mondo. Le aziende che non rispetteranno queste disposizioni potrebbero affrontare sanzioni fino a 30 milioni di euro.
Dopo un lungo dibattito, la legislazione è stata approvata come misura per tutelare la salute mentale dei giovani, riducendo così gli effetti negativi delle piattaforme digitali. La nuova legge prevede che le piattaforme social implementino sistemi rigorosi di verifica dell’età, utilizzando tecnologie biometriche o richiedendo documenti d’identità. Le sanzioni previste saranno applicabili alle aziende, mentre non ci saranno multe per gli utenti che infrangono il divieto.
Diventerà un modello per altri Paesi?
Statistiche ufficiali segnalano che un’ampia fetta di adolescenti australiani tra i 14 e i 17 anni ha riscontrato contenuti dannosi sui social media, amplificando il dibattito sull’urgenza di misure più severe. Tuttavia, il provvedimento ha generato opinioni contrastanti; esperti hanno avvertito dei potenziali effetti collaterali, come l’isolamento sociale e la possibilità che i giovani si rivolgano a spazi digitali meno controllati. L’approccio australiano, che entrerà in vigore tra un anno, potrebbe rappresentare un punto di riferimento per altre nazioni. Diverse giurisdizioni hanno già implementato regolamenti simili, come la Francia e alcuni stati americani, ma con limitazioni meno rigide. Nonostante ci sia un dibattito in corso sulla gravità del problema, è evidente che l’impatto dei social media sulla salute mentale dei giovani è una questione di rilevanza globale. La legge australiana cerca di anteporre il benessere dei giovani a un confronto più ampio tra libertà digitale e protezione della gioventù.