Pechino ha dato il via libera alla costruzione di una stazione di ricerca sottomarina nel Mar Cinese Meridionale, un’area ricca di risorse naturali ma anche al centro di dispute geopolitiche. Scopriamo le ripercussioni per la biodiversità dei fondali marini e per il delicato equilibrio ecologico dell’area.
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@Rappresentazione concettuale della stazione di ricerca sottomarina USA del Proteus Ocean Group, realizzata da Yves Béhar e fuseproject, pubblicata nel luglio 2020
Nel cuore del conteso Mar Cinese Meridionale, la Cina ha annunciato la costruzione di una “stazione spaziale” sottomarina, che sorgerà entro il 2030 a circa 2.000 metri sotto la superficie oceanica. Progettata per ospitare fino a sei scienziati per missioni di un mese, la struttura sarà un laboratorio avanzato per l’esplorazione degli ecosistemi marini, in particolare delle zone di “cold seep”, note per la loro biodiversità unica. Questo progetto solleva interrogativi sia sull’ambiente che sulla geopolitica globale.
Un’innovazione tecnologica di confine
La stazione sottomarina cinese sarà una delle installazioni più profonde mai costruite, focalizzandosi sull’osservazione dell’attività tettonica e sul monitoraggio delle risorse minerarie e energetiche, inclusi gli idrati di metano. Si stima che il Mar Cinese Meridionale contenga enormi riserve di metano, che potrebbero incrementare significativamente l’approvvigionamento energetico del Paese. Tuttavia, il progresso tecnologico porta con sé preoccupazioni per le implicazioni ecologiche e geostrategiche.
La biodiversità marittima sotto minaccia
Le “cold seep” sono ecosistemi sensibili che dipendono da un equilibrio fra condizioni ambientali. Queste regioni si caratterizzano per la risalita di fluidi e metano dal sottosuolo marino, creando ambienti ricchi di microorganismi e fauna rara. Sebbene il monitoraggio scientifico sia essenziale, l’intervento umano in questo delicato habitat potrebbe avere conseguenze significative. Le operazioni di estrazione di metano, se non gestite con attenzione, potrebbero disturbare questi ecosistemi e compromettere la biodiversità, minacciando specie che dipendono dalle infiltrazioni di gas.
Scienziati sottolineano l’importanza di un approccio sostenibile nell’esplorazione e sfruttamento delle risorse sottomarine per preservare gli habitat marini. La potenziale accelerazione nell’estrazione di risorse in una così fragile area potrebbe aumentare i rischi di danni ecologici irreversibili, mentre le misure di monitoraggio della stazione potrebbero non essere sufficienti a mantenere intatto l’ecosistema.
Geopolitica e risorse: un mix esplosivo
Il progetto della stazione di ricerca suscita anche interrogativi geopolitici. Il Mar Cinese Meridionale è da tempo al centro di contese territoriali tra diversi Stati della regione, con rivendicazioni su parte di questo bacino ricco di risorse. Le ambizioni cinesi possono rafforzare il controllo sulla regione, aumentando le tensioni internazionali e il rischio di conflitti o di una guerra fredda sul predominio delle risorse.
L’installazione di una stazione così avanzata punta a consolidare il predominio marittimo della Cina, con implicazioni economiche e politiche. La connessione alla rete di fibra ottica sottomarina della Cina non è solo avanzamento tecnologico, ma un chiaro segnale della volontà di monitorare e gestire le risorse marittime.
Un elemento di discussione concerne l’eventuale utilizzo di energia nucleare per alimentare la stazione. Sebbene non vi siano conferme ufficiali, l’uso di fonti energetiche ad alta intensità sembra plausibile, data la necessità di un sistema energetico potente per le operazioni a tale profondità. Tuttavia, tale scelta potrebbe generare preoccupazioni legate alla sicurezza ambientale e alla proliferazione nucleare in un’area così geopoliticamente delicata.