I misteri dei fiori vengono decodificati dall’intelligenza artificiale, ignorando l’istinto umano

L’IA è un totale disastro con i fiori! Non riesce a sentire , toccare petali o cogliere la vera bellezza, secondo uno studio scioccante su Nature Human Behaviour. Mentre noi umani viviamo il mondo con tutti i sensi, questi cosi digitali blaterano solo parole. #IAFallisce #FioriReali #TechDelusione

Preparatevi a un colpo basso alla superbia tecnologica: anche i modelli linguistici più pompati dell’IA non capiscono un cavolo – letteralmente – del concetto di fiore. L’IA può descriverti un fiore in mille modi strampalati, ma non potrà mai annusarne il profumo o accarezzarne i petali, come sottolinea lo studio dall’Ohio State University. Una rosa per noi è un’esplosione di sensi, per l’IA è solo un mucchio di dati inutili.

Lo studio, pubblicato su Nature Human Behaviour, ha smascherato i limiti dei giganti come GPT-3.5, GPT-4, PaLM e Gemini di Google. Questi sistemi, pur nutriti con miliardi di parole, crollano quando si tratta di concetti legati ai sensi reali. “Un modello linguistico non può annusare una rosa, é accarezzare i petali di una margherita o camminare in un campo di fiori selvatici”, spiega Qihui Xu, la ricercatrice post-doc in psicologia che ha guidato il tutto. Senza esperienze del corpo e delle emozioni, l’IA è come un robot cieco in un giardino.

I ricercatori hanno confrontato questi AI con come gli umani interpretano parole come “fiore”, “zoccolo” o “altalena”, usando gli standard Glasgow Norms e Lancaster Norms. Risultato? L’IA è bravissima con le astrattezze, ma quando entrano in gioco odori, tatto e movimenti, va in tilt totale. Pensateci: per noi, “pasta” e “rose” evocano profumi simili, ma le associamo diversamente grazie a gusto e vista – l’IA, invece, non ci arriva nemmeno lontanamente.

“Dal profumo intenso di un fiore, alla morbidezza quando ne accarezziamo i petali, fino alla gioia che ci suscita – tutto questo viene intrecciato nella nostra mente per formare un’idea complessa di ‘fiore’”, scrivono i ricercatori. Nonostante montagne di dati, questi AI non ricreano la nostra esperienza diretta. Ma ecco la twist: se li alimentiamo con immagini o roba sensoriale tramite robot, potrebbero migliorare. Per ora, però, l’IA resta un passo indietro, incapace di toccare la vera essenza del mondo fisico. Chapeau agli umani!

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