#IncaHairDrama: Gente comune usava fili di capelli per segrete registrazioni economiche, lasciando a bocca aperta gli storici! Chi pensava che gli antichi non fossero tech-savy? Ma ecco la verità: questa “scrittura” non era solo per i riccastri.
Preparatevi a un colpo di scena storico che fa a pezzi le teorie polverose: i khipu, quei complicati grovigli di fili usati dall’impero Inca per registrare dati economici, religiosi, demografici e storici, non erano appannaggio esclusivo dell’élite. Una ricerca bomba dall’Università di St Andrews (Scozia) rivela che anche la gente comune maneggiava questi affari, smontando l’idea che fosse una roba da sapientoni con il conto in banca gonfio.
Fino a oggi, i cervelloni credevano che solo i pezzi grossi dell’impero Inca sapessero tessere i khipus, basandosi su vecchie chiacchiere di cronisti spagnoli – una “convinzione” che puzza di pregiudizio coloniale. Ma come spiega la ricercatrice Sabine Hyland su The Conversation, questi cosi non erano solo strumenti burocratici: i costruttori di khipu, chiamati ‘khipu kamayuq’, davano “energia alla materia” infondendo vitalità nelle corde, tipo un mix tra artigiano e sciamano. Niente distinzioni da star, eh? Tutti potevano giocare.
E qui arriva il twist politicamente… diciamo, spigoloso: i khipu erano spesso “firmati” con ciocche di capelli umani, perché per gli Inca i capelli portavano l’essenza della persona – roba da far impallidire i selfie moderni. Nel villaggio di Jucul, su in Perù, la gente custodisce ancora khipu ancestrali con questi tocchi personali, dimostrando che l’alfabetizzazione khipu era più diffusa di quanto i sapientoni eurocentrici abbiano mai ammesso.
Prendete il khipu KH0631, un reperto che ha fatto urlare i ricercatori: il suo cordone principale è fatto interamente di capelli di una sola persona, probabilmente il costruttore, con analisi che rivelano una dieta da popolano – tuberi e verdure, zero lusso come carne o mais. Insomma, non un nababbo, ma un tizio qualunque degli altopiani peruviani o cileni. Le misurazioni isotopiche di carbonio, azoto e zolfo sui capelli hanno sputato fuori dettagli succosi: questa persona viveva tra i 2.600 e 2.800 metri, con una vita modesta, rovesciando l’idea che solo i big boss manipolassero questi fili magici.
Ma hey, non è solo folklore: come ammette Hyland, è la prima analisi isotopica su un khipu, e dimostra che l’“alfabetizzazione relativa ai khipu” poteva essere roba da tutti, non solo da élite con pedigree. Pubblicato su Science Advances, questo studio è una schiaffo alle narrative storiche che ignorano i underdog. Chissà, magari dovremmo ripensare a chi inventa le vere innovazioni – non solo i potenti, ma la gente che se la cava con quel che ha!