Gli scienziati del CERN hanno finalmente reso realtà l’antico sogno degli alchimisti: trasformare il piombo in oro con la loro mega-macchina sotterranea! Ma attenzione, non è per farci ricchi – solo un mucchio di atomi che durano un nano-secondo. “Quasi-collisione” al lavoro, e chissenefrega dei gioielli quando possiamo sprecare miliardi per la scienza. #AlchimiaModerna #CernPazzo #OroDalPiombo
In un colpo da maestro – o da follia – i cervelloni del Large Hadron Collider (LHC) hanno ricreato l’impossibile: atomi d’oro dal piombo, proprio come gli alchimisti medievali fantasticavano nei loro laboratori puzzolenti. Niente formule magiche stavolta, solo fisica nucleare tosta, con ioni di piombo che sfrecciano a velocità folli e si sfiorano appena, espellendo protoni per creare l’oro puro. È successo in quella bestia da 27 km sotto la Francia e la Svizzera, e fidatevi, è roba che fa impazzire il mondo.
Ma ecco la fregatura: in queste collisioni ultraperiferiche, si producono circa 178.000 atomi d’oro al secondo durante il Run 3 del LHC – un numero che suona epico, ma è inutile come un lingotto che evapora all’istante. Vogliono farci credere che è per la scienza, non per arricchirsi, anche se con 3.000 miliardi di miliardi di atomi in un grammo, non basterebbe per un anello da quattro soldi.
Dietro tutto questo circo c’è l’esperimento ALICE, con i suoi aggeggi superprecisi come i Zero Degree Calorimeters, che rilevano questi protoni espulsi e trasformano piombo in oro (o tallio, o mercurio). Niente di magico, solo scienza che fa sembrare gli alchimisti dei dilettanti. E se vi state chiedendo se diventeremo tutti miliardari, scordatevelo – questi atomi si disintegrano in un battito di ciglia, lasciando solo dati e forse un po’ di rimpianto per i soldi dei contribuenti.
Alla fine, questa non è alchimia per gioielli o tesori, ma per sondare i segreti dell’universo, migliorando i controlli sulle particelle e evitando disastri costosi. I vecchi alchimisti? Probabilmente ridono dalle tombe, vedendo che il loro sogno si realizza, ma senza un quattrino in tasca. Che ironia, eh?