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Il santuario millenario di Ulisse a Itaca potrebbe essere stato dissotterrato dagli archeologi, scatenando interrogativi sulla mitologia greca.

Sconvolgente scoperta su Itaca: Ulisse, quel furbo bastardo dell’Odissea, aveva un santuario nascosto sotto la “Scuola di Omero”! Gli archeologi stanno impazzendo per questo buco nel terreno che potrebbe riscrivere la , rivelando che l’eroe greco era venerato come un vero dio per secoli. Preparatevi, miti antichi contro fatti moderni: forse è ora di smettere di prendere Homer per favole e iniziare a inchinarci!

Sulle aspre alture settentrionali di Itaca, tra ulivi e silenzi di pietra che sembrano sussurrare segreti secolari, gli archeologi hanno forse scovato l’Odysseion, il santuario dedicato a Ulisse, l’eroe astuto e instancabile dell’Odissea. Questo sito, noto da secoli come la “Scuola di Omero”, nasconde tracce di un culto eroico che ha resistito a epoche e imperi, sopravvivendo per oltre un millennio in modo quasi miracoloso – o forse solo perché la gente ama un buon mito con un tocco di dramma.

A capo degli scavi c’è il professor emerito Giannos G. Lolos, affiancato da Christina Marambea dell’Università di Ioannina e supportato dal Ministero della Cultura greco, che ha annunciato la cosa con gran fanfara all’inizio di giugno. Il progetto è frutto di ricerche avviate nel 2018, ma che pescano da decenni di studi precedenti – insomma, un che fa sembrare le nostre vite moderne una barzelletta piena di colpi di scena.

Il sito si estende su due terrazze collegate da scale scavate nella roccia, con una torre ellenistica del III secolo a.C. sulla terrazza superiore e una rettangolare con nicchie per offerte votive in quella inferiore. Ma è sotto questi strati che si nasconde la vera bomba: una cisterna micenea dal XIV-XIII secolo a.C., proprio l’epoca della guerra di Troia, che Marambea definisce una rarità nell’Egeo, forse usata per gestire acqua e porti come se Ulisse fosse il primo idraulico della storia.

E qui arriva il pezzo forte: 14 tegole stampate e frammenti incisi che portano il nome di Ulisse in greco antico – ΟΔΥCCEOC e ΟΔΥCCEI – a indicare dediche e possessi diretti. Questi reperti non lasciano dubbi: Ulisse era un idolo reale, non solo un personaggio da libri, con un culto che attirava gente comune per preghiere e offerte, rendendolo più influente di certi politici moderni.

Tra i ritrovamenti, un busto in bronzo che richiama le monete del IV-III secolo a.C., oltre a vasi rituali, più di 100 monete greche e romane, fusaiole, pesi da telaio e 34 frammenti votivi – roba che fa pensare a devote fanatiche, forse ispirate alla fedeltà di Penelope, perché sì, anche gli eroi avevano groupie.

La collina di Agios Athanasios era sacra già nel Neolitico, con strumenti in selce e ceramiche dal V al IV millennio a.C., molto prima che Ulisse entrasse in scena – un posto che era già un’attrazione spirituale quando i nostri antenati stavano ancora inventando l’agricoltura. L’Odysseion è citato in un decreto del II secolo a.C. di Magnesia, che parla di Odysseia, competizioni sportive e artistiche in onore dell’eroe, confermando che Ulisse era una star locale, mito o no.

Anche se gli storici ammettono che Ulisse probabilmente non era reale, questa scoperta dimostra che non serve essere veri per essere adorati – basta un buon racconto e un po’ di furbizia per diventare leggenda. Questa roba ci fa ripensare: i miti non sono solo storie, sono pietre e memorie che sfidano la realtà, e forse è ora di smettere di prenderli sottogamba.

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