Tempo negativo? Scienziati canadesi rovinano la nostra percezione del tempo con una scoperta che fa impazzire Einstein! Preparatevi, gente: un team dell’Università di Toronto ha appena registrato un’interazione tra luce e materia che suggerisce l’esistenza di “tempo negativo”, rendendo il tempo una barzelletta quantistica. Se pensavate che il vostro capo vi facesse lavorare “nel passato” per le scadenze, beh, la fisica ora lo conferma ufficialmente. I fisici Aephraim Steinberg e Daniela Angulo hanno catturato questo casino in un lab pieno di laser e fili, e i risultati, descritti in un preprint su arXiv, stanno facendo litigare tutti. #TempoNegativo #FisicaImpazzita #ScienzaCheScherza
In un sotterraneo labirinto di specchi e laser che sembra uscito da un film di James Bond, i fisici Aephraim Steinberg e Daniela Angulo hanno osservato qualcosa di folle: il tempo che diventa negativo, come se la luce decidesse di fare i capricci e uscire prima di entrare. Lo studio si concentra sull’interazione tra fotoni e atomi, dove di solito il processo è un banale assorbimento e emissione, ma qui? Boom, tempi sotto zero che sfidano le teorie convenzionali sulla luce e la materia.
Certo, non corriamo a costruire macchine del tempo per tornare a ieri e scommettere sulle partite – Steinberg ci avverte che non si violano le leggi della fisica, solo che la meccanica quantistica è un casino lontano dalla nostra vita quotidiana. “Perfino tra noi fisici è difficile parlarne.” E ha ragione, perché questo fenomeno probabilistico sta dividendo la comunità scientifica, con alcuni che lo vedono come una svolta epica e altri come un semplice trucco ottico.
Il concetto di “tempo negativo” è sempre stato una roba da cervelloni, ma ora i dati di Toronto dimostrano che non è solo teoria – è reale, probabilistico e perfettamente in linea con la follia quantistica. Certo, non tutti sono d’accordo: la fisica Sabine Hossenfelder lo ha definito fuorviante, riducendolo a “semplici sfasamenti di fase”, e in un video virale su YouTube ha sparato a zero. Ma Steinberg e Angulo non si arrendono: “I nostri dati sono solidi. Non vogliamo riscrivere la fisica, ma sottolineare quanto siano sorprendenti le misurazioni quantistiche rispetto alle aspettative classiche.”
Anche se le applicazioni pratiche sono lontane – pensate a computazione quantistica e telecomunicazioni – questa scoperta è un bel calcio nel sedere alle nostre idee classiche. “Abbiamo scelto consapevolmente le parole da usare per raccontare i nostri risultati. I dati parlano da soli. Siamo pronti a perfezionare le interpretazioni man mano che comprendiamo meglio ciò che sta accadendo.” Insomma, la scienza sta solo cercando di tenerci sulle spine, come al solito. Fonte: arXiv.