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Protoclone: il primo essere umano sintetico ispirato a “Westworld” crea inquietudine

Clone Robotics vuole sviluppare androidi indistinguibili dagli esseri umani: l’ultima creazione è Protoclone, il primo essere sintetico progettato per replicare la struttura muscolo-scheletrica umana.

@clonerobotics/X

Il settore della robotica umanoide sta compiendo significativi progressi, con aziende come Tesla, Figure AI e Unitree Robotics attivamente impegnate nella creazione di assistenti robotici avanzati. Clone Robotics si distingue per l’ambizioso obiettivo di sviluppare androidi indistinguibili dagli esseri umani.

Il recente progetto di Clone Robotics, denominato Protoclone, è stato presentato come “il primo essere umano sintetico”. Questo androide dall’aspetto iperrealistico è progettato per replicare con precisione la struttura muscolo-scheletrica umana. Caratterizzato da un corpo bianco e muscoli artificiali definiti, Protoclone presenta un volto coperto da maschera nera, richiamando le estetiche robot nella serie TV , fonte di ispirazione per gli sviluppatori.

Le caratteristiche di Protoclone

Durante un video di presentazione sui social, Protoclone ha mostrato movimenti fluidi delle gambe e delle braccia. L’androide vanta oltre 200 gradi di libertà di movimento, più di 1.000 miofibre muscolari e oltre 200 sensori, elemento lo rende un sistema altamente sofisticato.

La struttura di Protoclone non si limita a emulare l’aspetto umano; è supportata da un complesso sistema di organi sintetici che simulano funzioni scheletriche, muscolari, vascolari e nervose. Clone Robotics punta a rivoluzionare il settore, creando androidi capaci di eseguire attività quotidiane come cucinare e pulire, interagendo con gli esseri umani in modo naturale. L’azienda prevede di rilasciare 279 unità di Clone Alpha nel 2025, una versione avanzata progettata per l’assistenza domestica.

L’impatto psicologico e il fenomeno della “Uncanny Valley”

La realizzazione di androidi simili agli esseri umani solleva questioni etiche e psicologiche. Il fenomeno della “Uncanny Valley”, teorizzato dal professor Masahiro Mori nel 1970, descrive la sensazione di disagio che le persone avvertono di fronte a robot con un aspetto e un comportamento quasi umani.

Quando un androide apparirà quasi indistinguibile da un umano, ma non perfettamente identico, il cervello umano percepisce questo scostamento, generando una sensazione di inquietudine. Questo aspetto potrebbe influenzare l’accettazione di Protoclone e dei suoi successori, dato che rimane incerta la predisposizione del pubblico ad accogliere robot indistinguibili dagli umani nelle proprie abitazioni. Clone Robotics, tuttavia, sembra determinata a superare tali barriere, proponendo una visione del futuro in cui umani e androidi coesistono in armonia.

Fonte Verificata

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