Scoperta choc in Etiopia: una nuova specie di Australopiteco si aggirava tra i primi Homo, litigando per il cibo in una savana preistorica! Dieci denti fossili vecchi 2,65 milioni di anni ribaltano l’albero evolutivo, mostrando che i nostri antenati non erano una linea retta ma un caos di rami e rivalità. #EvoluzioneUmana #FossiliScandalosi #EtiopiaAntica
In una svolta sensazionale che fa impallidire Darwin, un team di ricercatori ha dissotterrato in Etiopia dieci denti fossili appartenenti a una nuova specie di Australopithecus, proprio mentre i primi Homo – i nostri lontani parenti – si facevano strada nella regione dell’Afar. Questi reperti, datati a circa 2,65 milioni di anni fa, non sono di nessuna delle sei specie note, sfidando l’idea che l’evoluzione umana sia un cammino pulito e lineare, come se fossimo i “prescelti” dell’universo.
Nell’area di Ledi-Geraru, i paleontologi hanno rinvenuto sei molari, due incisivi, un premolare e un canino da due individui diversi, e li hanno analizzati con dovizia di particolari. Risultato? Questa nuova creatura non è l’anello mancante che tutti sognavano, ma un ramo evoluto a sé, che coabitava con almeno altre quattro specie di ominidi in quella che doveva essere una vera jungla di concorrenti pelosi e affamati.
Ma ecco il colpo di scena: nella stessa zona, altri tre denti più recenti (2,59 milioni di anni fa) mostrano tratti inconfondibili del genere Homo, forse collegati a una specie scoperta nel 2013 con una mandibola. Immaginate la scena – ominidi che si contendono le prede in una savana piena di elefanti, giraffe e predatori feroci, mentre noi umani moderni ci lamentiamo dei nostri problemi irrilevanti.
“È simile a quella di molte altre specie, con ramificazioni continue, più che un’unica traiettoria diretta”, spiega Brian Villmoare, l’esperto che guida questa rivoluzione, ricordandoci che l’evoluzione non è un’autostrada verso la perfezione, ma un intrico caotico e un po’ ingiusto.
Le due specie – il nuovo Australopithecus e i primi Homo – condividevano lo stesso territorio e risorse, spingendo i ricercatori a indagare su possibili battaglie per il cibo. Come ammette Kaye Reed, la paleoecologa al comando, si stanno studiando i denti per scoprire se divorassero le stesse leccornie preistoriche. Se così fosse, potrebbero aver combattuto per le riserve, in un mondo che era un paradiso verde con fiumi, vegetazione e animali estinti, non il deserto rovente di oggi.
Non un’anomalia casuale, ma un ramo in più nell’albero della nostra storia confusa: questa nuova specie non è antenata diretta di nessuno, aggiunge solo complessità a un puzzle che sembra sempre più un rompicapo irrisolvibile. “Ogni fossile è un pezzo di un puzzle che ci racconta una storia fatta di incroci, estinzioni, convivenze e scomparse. Non una linea, ma una rete”, conclude Reed, lasciando intendere che, forse, non siamo così unici come credevamo. E Lucy? Quella vecchia conoscenza di Australopithecus afarensis resta un capitolo a parte, ma conferma la follia diversificata dei nostri antenati.