Cosa succede quando paleontologi curiosi si avventurano oltre i sentieri battuti della Patagonia? Scoprono creature straordinarie come il Guemesia ochoai, un dinosauro minuscolo, senza corna e praticamente senza braccia. E, no, non è l’ennesimo parente del T.
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Tra i resti fossilizzati della Formazione Los Blanquitos, nel remoto Amblayo, un gruppo di ricercatori ha trovato il fossile di un cranio straordinario: si tratta del Guemesia ochoai, una nuova specie di abelisauride che ha vissuto circa 70 milioni di anni fa, quando il supercontinente Gondwana iniziava a sgretolarsi. Questa scoperta, avvenuta nella provincia di Salta, getta nuova luce su un’area spesso trascurata dai paleontologi, che da decenni si concentrano prevalentemente sulle ricchezze fossili della Patagonia.
Il fossile, un cranio quasi completo, racconta una storia diversa rispetto ai suoi cugini del sud. Il Guemesia ochoai non aveva corna, elemento distintivo degli abelisauridi, e il suo cervello era sorprendentemente piccolo: circa il 70% più piccolo rispetto agli altri membri della stessa famiglia. Ma è proprio questa semplicità strutturale a renderlo così unico.
La rivoluzione degli “abelisauridi con poco cervello”
Gli abelisauridi, dinosauri teropodi noti per i loro arti anteriori praticamente inutili, sembrano essere la risposta naturale della preistoria al concetto di “fai il massimo con quello che hai”. Nonostante braccia minuscole e cranio robusto e decorato, questi dinosauri erano predatori temibili, in grado di abbattere prede gigantesche come i sauropodi.
Tuttavia, il Guemesia ochoai si distingue per alcuni dettagli. La totale assenza di corna sul cranio lo rende una specie primitiva all’interno del suo gruppo, probabilmente tra le prime a comparire. Inoltre, nel cranio sono stati trovati dei forami, piccoli buchi attraverso i quali il dinosauro potrebbe aver dissipato calore per regolare la temperatura corporea. Un trucco evolutivo geniale per sopravvivere in un ambiente torrido e ostile come quello del tardo Cretaceo.
Secondo la professoressa Anjali Goswami, ricercatrice al Museo di Storia Naturale di Londra, “questo dinosauro così insolito ci mostra quanto fosse diversa la fauna del nord-ovest argentino rispetto a quella del resto del Paese. Una scoperta che rafforza l’idea di ecosistemi molto distinti durante il Cretaceo sudamericano.”
L’Argentina e il mistero dei dinosauri nord-occidentali
Mentre la Patagonia ha da sempre rappresentato la Mecca per i paleontologi, grazie ai suoi spettacolari ritrovamenti, il nord-ovest argentino è rimasto una sorta di cenerentola della paleontologia. Con il Guemesia ochoai, questa zona inizia a guadagnarsi un posto nel panorama dei grandi ritrovamenti.
Il nome della nuova specie è un omaggio sia a Martin Miguel de Güemes, eroe dell’indipendenza argentina, sia a Javier Ochoa, il tecnico museale che ha scoperto il fossile.
Questo dinosauro, vissuto in un periodo in cui Gondwana si stava separando nei continenti meridionali che conosciamo oggi, fa riflettere sull’evoluzione degli abelisauridi in un contesto ecologico particolare. La separazione geografica ha probabilmente creato ecosistemi unici, che attendono solo di essere scoperti. Secondo la professoressa Goswami, “per comprendere eventi globali come l’estinzione di massa, dobbiamo scavare nelle aree meno esplorate del pianeta. E qui, nel nord-ovest argentino, c’è ancora tanto da scoprire.”
Una curiosità? Anche se l’Argentina ha già regalato al mondo 35 specie di abelisauridi, questa è la prima scoperta significativa fuori dai confini della Patagonia. Un piccolo tassello che aggiunge profondità alla complessa mappa evolutiva dei dinosauri.