Grande quanto il palmo di una mano, un felino di dimensioni diminute è stato identificato da un gruppo di ricerca guidato dalla Chinese Academy of Sciences. I resti fossili di questo esemplare, che visse circa 300.000 anni fa, sono stati rinvenuti nella grotta di Hualongdong, in Cina. Gli scienziati stanno attualmente indagando su antichi resti umani rinvenuti nella stessa area, risalenti a circa 30.000 anni fa.
Caratteristiche del felino ancestrale
Il fossile ritrovato è il più piccolo conosciuto della famiglia dei Felidi. La sua dimensione è comparabile a quella di un palmo di mano. Il ritrovamento consiste in un frammento della mascella inferiore, attribuibile a una specie denominata Prionailurus kurteni. Questo felino risulta molto più piccolo dei moderni gatti leopardo, conosciuti con il nome di Prionailurus bengalensis, ma simile per dimensioni al gatto maculato ruggine (Prionailurus rubiginosus) e al gatto dai piedi neri (Felis nigripes), che sono attualmente tra i felini più piccoli.
Analisi e contesto
Non sono stati riscontrati segni di tagli sulla mascella fossile, il che lascia aperta la questione della relazione tra tali animali e gli esseri umani preistorici. Secondo la spiegazione di Jiangzuo Qigao, primo autore dello studio, vi è la possibilità che gli scarti di cibo degli antichi abitanti della grotta avessero attratto roditori, i quali, a loro volta, avrebbero potuto attirare piccoli felini nella zona.
I biologi molecolari hanno già accertato una connessione genetica tra i gatti leopardo e le loro controparti domestiche. Tuttavia, fino ad ora, non erano state scoperte prove fossili che supportassero tale teoria. Il fossile recentemente identificato rappresenta quindi un’importante evidenza in tal senso.
Importanza della scoperta
Lo studio degli animali che vivevano attorno alla grotta di Hualongdong fornisce indicazioni utili sulle risorse alimentari accessibili agli antichi umani e sui potenziali predatori che affrontavano. Queste scoperte sono cruciali per comprendere l’evoluzione degli esseri umani. Dopo oltre dieci anni di scavi, gli archeologi hanno rinvenuto non solo i resti di antichi umani e manufatti in pietra, ma anche i resti fossilizzati di oltre 80 specie di vertebrati, incluse specie estinte di mammiferi e rettili, come antichi panda e stegodonti, imparentati con gli attuali elefanti.
L’ipotesi prevalente suggerisce che molti dei resti trovati non provengano da animali locali, indicando che potrebbero essere stati trasportati da altri luoghi, eventualmente anche da grandi distanze. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Annales Zoologici Fennici.