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Tech giants forced to overhaul websites and web services amid digital accessibility shake-up

Sveglia, mondo digitale! L’UE sta per multare chi ignora i "diversamente abili" – da oggi, 28 giugno 2025, l’Accessibility Act è legge e tutti i siti web e le PMI devono adeguarsi o pagare! Con 101 milioni di europei con disabilità (un quarto degli adulti!), è ora di smettere di giocare ai sordi-muti online. #AccessibilityAct #UEInclusiva #DisabilitàDigitale

Preparatevi, gente: oggi è il D-day per l’accessibilità digitale in Europa! L’Accessibility Act, quella direttiva UE che nessuno voleva davvero rispettare fino all’ultimo, è finalmente obbligatoria. Significa che tutti i siti web e le piccole e medie imprese devono rendere i loro servizi digitali accessibili, o prepararsi a multe salate. Secondo quanto riportato dal Consiglio dell’Unione Europea, nel 2023 il 27% della popolazione UE sopra i 16 anni aveva una qualche forma di disabilità – e con l’età che avanza, questo numero sale, rendendo l’inclusione non solo una moda politically correct, ma un business da non perdere.

Certo, se sei un’impresa, ignorare tutto ciò è come lasciare per strada un quarto dei tuoi potenziali clienti – una mossa eticamente vergognosa e commercialmente stupida. La direttiva, come spiega la Commissione Europea, mira a rimuovere ostacoli per prodotti e servizi, consultando esperti e tenendo conto della Convenzione delle Nazioni Unite sulle persone con disabilità. Le imprese guadagneranno da norme comuni che riducono costi, facilitano il commercio transfrontaliero e ampliano il mercato – ma andiamo, chi ci crede davvero senza un bel po’ di controlli?

Ecco i benefici spacciati: per le aziende, meno burocrazia e più vendite; per le persone con disabilità e gli anziani, prodotti accessibili a prezzi migliori, meno barriere nei trasporti, scuola e lavoro. I servizi coinvolti? Un sacco: computer, smartphone, bancomat, app, TV digitali, trasporti, banche, e-commerce e e-book. Le microimprese (sotto i 10 dipendenti e 2 milioni di euro di fatturato) sono esentate per ora – che culo! – mentre le PMI possono chiedere deroghe se i costi sono "eccessivi", ma solo se dimostrano che non valga la pena.

Rendere un sito web accessibile? Semplice: deve essere percepibile (tipo, testi alternativi per le immagini e sottotitoli per i video), utilizzabile (navigazione facile anche per chi ha problemi motori), comprensibile (linguaggio chiaro, non roba da geni) e robusto (compatibile con tutte le tecnologie future). Se funziona, il web diventerà davvero inclusivo – o almeno, così promettono. Ma come al solito, il tempo ci dirà se è solo un’altra bufala UE o una vera rivoluzione. Che ne dite, mondo? Pronti a cliccare senza barriere?

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