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Un gigantesco buco grande quanto 60 Terre viene osservato nel sole: quali conseguenze e cosa sta succedendo?

Rilevato un gigantesco “buco coronale” sulla superficie solare: dimensioni mai viste e venti rapidi orientati verso la Terra, un fenomeno raro con possibili impatti geomagnetici

©NOAA

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Un gigantesco foro, noto come “buco coronale”, si è formato sulla superficie del Sole, scatenando potenti flussi di vento solare che viaggiano a velocità insolite. Questa anomalia, comparsa nel 2023 vicino all’equatore solare, ha raggiunto un’ampiezza di circa 800.000 chilometri in sole 24 ore, una dimensione superiore a 60 volte il diametro terrestre. La sua posizione e il momento della comparsa sono altrettanto sorprendenti: secondo gli esperti, eventi simili sono estremamente rari in questa fase del ciclo solare.

Cos’è un buco coronale

I buchi coronali sono regioni dell’atmosfera solare (corona) caratterizzate da temperature e densità più basse rispetto alle aree circostanti. In queste zone, il campo magnetico solare si apre, permettendo al vento solare di fuoriuscire più facilmente e di propagarsi nello spazio a velocità elevate, fino a 800 chilometri al secondo.

Dal 4 dicembre, il buco è orientato direttamente verso la Terra, un dettaglio che potrebbe avere implicazioni significative sul nostro pianeta. Infatti, i venti solari così rapidi possono interagire con il campo magnetico terrestre, causando tempeste geomagnetiche in grado di disturbare le telecomunicazioni e le reti elettriche, oltre a generare spettacolari aurore boreali.

L’origine e l’impatto del fenomeno

I “buchi coronali” sono aree della corona solare dove il campo magnetico si apre verso lo spazio, permettendo al vento solare di fuoriuscire con maggiore intensità. Sebbene siano fenomeni temporanei, le dimensioni di questo buco e la sua vicinanza all’equatore rappresentano un’anomalia senza precedenti. Gli scienziati monitorano attentamente il fenomeno per comprendere meglio l’impatto che potrebbe avere sulla tecnologia terrestre e sui climi spaziali.

Fonte: NOAA

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