Grazie alle osservazioni del Very Large Telescope dell’ESO, un esopianeta è stato confermato attorno alla stella di Barnard, il sistema stellare singolo più vicino al Sole. { "@context": "http://schema.org", "@type": "ItemList", "itemListElement": [{"@type":"ListItem","position":1,"url":"https:\/\/chimica.today\/scienza-e-tecnologia\/un-pianeta-si-trova-attorno-alla-stella-prossima-al-sole-a-circa-6-anni-luce-dalla-terra\/#segnali-di-nuovi-mondi","name":"Segnali di nuovi mondi"},{"@type":"ListItem","position":2,"url":"https:\/\/chimica.today\/scienza-e-tecnologia\/un-pianeta-si-trova-attorno-alla-stella-prossima-al-sole-a-circa-6-anni-luce-dalla-terra\/#il-lungo-cammino-della-scoperta","name":"Il lungo cammino della scoperta"}], "name": "Indice Articolo" }
Questa scoperta è stata realizzata dagli astronomi dell’ESO, che hanno utilizzato il Very Large Telescope (VLT) per confermare la presenza di un exoplaneta in orbita attorno alla stella di Barnard, la più prossima al nostro sistema solare. Il pianeta, denominato Barnard b, ha una massa pari almeno alla metà di quella di Venere e completa un’orbita attorno alla propria stella in appena 3,15 giorni. Un aspetto davvero sorprendente è la temperatura della sua superficie, che raggiunge circa 125 °C, rendendolo certamente un ambiente poco favorevole per la vita come la conosciamo.
Segnali di nuovi mondi
Oltre alla scoperta di Barnard b, i dati raccolti dagli scienziati hanno mostrato indicazioni che potrebbero suggerire l’esistenza di altri tre potenziali esopianeti attorno alla stessa stella. Questi, attualmente, sono considerati solo come candidati in attesa di ulteriori conferme. L’indagine su questi mondi nasconde notevoli sfide scientifiche, poiché i pianeti in orbita attorno a stelle nane rosse, come nel caso di Barnard, offrono occasioni uniche per esplorare strutture rocciose.
Le zone potenzialmente abitabili dei pianeti attorno a tali stelle si trovano infatti in prossimità della stella stessa, differente rispetto ai sistemi solari come il nostro. Questa disposizione consente osservazioni più regolari e dettagliate. Anche se Barnard b non si colloca nella fascia abitabile, la sua scoperta segna un’importante fase nella ricerca di pianeti extraterrestri.
Il lungo cammino della scoperta
Il racconto legato a Barnard b dimostra perfettamente il bello della pazienza nella scienza. Jonay González Hernández, ricercatore dell’Istituto di Astrofisica delle Canarie, ha sottolineato che il team era fiducioso sulla possibilità di una scoperta significativa. Utilizzando tecnologie avanzate come ESPRESSO, uno strumento altamente preciso che rileva le oscillazioni delle stelle, è stato possibile confermare l’esistenza di questo esopianeta. Ulteriori conferme sono arrivate anche da strumenti dedicati alla rilevazione di esopianeti, come HARPS all’Osservatorio di La Silla dell’ESO.
È importante notare che nuove osservazioni hanno contraddetto un annuncio del 2018, che anticipava l’esistenza di un altro pianeta attorno a Barnard; al momento, nessuna evidenza a supporto è stata confermata. La scoperta di Barnard b e la calda orbita che lo caratterizza ci ricordano quanto l’universo riservi meraviglie e sorprese al di là della nostra comprensione. La ricerca sugli esopianeti è destinata a diventare sempre più affascinante, soprattutto con la costruzione del nuovo telescopio ELT, che potrebbe consentirci di esaminare più a fondo anche le atmosfere di questi piccoli mondi, ampliando così le nostre conoscenze sui pianeti al di fuori del sistema solare.
Fonte: ESO
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