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La microluna rosa di aprile viene avvistata stasera: i dettagli su come e quando osservarla e il motivo della sua ridotta dimensione

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Cieli in subbuglio! La ‘microluna rosa’ di aprile è qui per deludere le vostre aspettative di luna gigantica, arrivando più piccola e meno luminosa del solito tra il 12 e 13 aprile. Occhi puntati su questa compagna celeste, accompagnata dalla stella Spica, per un evento che i veri appassionati non possono perdere – perché chi ha bisogno di superlune quando c’è questa versione "dietetica"?

Preparatevi, terrestri, perché la ‘microluna rosa’ di aprile sta per rubare la scena nei cieli notturni! Nella notte tra il 12 e 13 aprile, questa Luna piena – la quarta dell’anno – raggiungerà il suo picco alle 02:22 del 13 aprile, quando sarà a circa 30 gradi sull’orizzonte sud/sud-ovest, e il suo massimo allontanamento dalla Terra arriverà poco dopo, alle 00:47 del 14 aprile. Non è una di quelle superlune pompose e luminose, oh no, è l’esatto opposto: una ‘microluna’, che appare meno grande e brillante, ma con la stella Spica della costellazione della Vergine a farle compagnia per tutta la notte. a occhio nudo, ma se avete un binocolo, date un’occhiata ai crateri e mari lunari – perché ammettiamolo, è sempre meglio che fissare lo schermo del telefono.

Per chi non vuole perdersi lo spettacolo, la Luna sarà piena alle 02:22 del 13 aprile, con l’apogeo – quel punto di massimo distacco dalla Terra a 406.295 km – che si il 14 aprile alle 00:47. Questa quasi perfetta tempistica rende la ‘microluna’ di aprile un evento che la fa sembrare piena per ben tre giorni, anche se, diciamocelo, è un po’ meno sfavillante del normale. Alle 02:22, la troverete a 33 gradi di altezza sull’orizzonte sud/sud-ovest, con Spica vicina, a una manciata di gradi di distanza – un duo celeste che grida "selfie stellare"! Prendete quel binocolo impolverato e ammirate da vicino la morfologia lunare, perché non tutti i giorni la natura ci regala uno spettacolo così… modesto.

Ma cos’è esattamente questa ‘microluna rosa’, e perché quel nome così frivolo? Beh, ‘microluna’ è un termine giornalistico per indicare una Luna piena che capita vicino all’apogeo, il punto più lontano dalla Terra, rendendola l’opposto della ‘superluna’ – quell’evento esagerato quando la Luna è vicina e sfoggia le sue curve. In pratica, è una Luna che appare più piccola e meno luminosa, ma hey, non è colpa sua se non è una diva. Il suffisso "rosa" viene dalla tradizione dei nativi americani, che battezzavano le Lune piene con nomi legati alle stagioni: per aprile, è ispirato alla fioritura del Phlox selvatico, quella piantina rosa che spunta negli Stati Uniti orientali all’inizio della primavera. Niente di politicamente corretto qui, solo un po’ di folklore che rende l’evento un tantino più colorato – o dovremmo dire, rosa pallido?

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La scena della microluna rosa di aprile viene rubata da un fenomeno piccolo ma magica, in procinto di incantare i cieli全球.

Non perdete la Microluna Rosa stanotte, gente! Quella luna piena di aprile che sembra un po’ a dieta, più piccola del solito e lontana 406mila km – sì, come se la Terra l’avesse messa in punizione. Meno famosa della Superluna, ma ugualmente ipnotica, è la prima del 2025 e coincide con Pasqua, tradizioni religiose e un sacco di folklore. Preparate i binocoli e fatevi una sotto le stelle! #Microluna #LunaRosa #CieloMagico #AstronomiaDivertente

Ah, sì, la Microluna Rosa è lo spettacolo celeste che non potete mancare la notte tra il 12 e il 13 aprile – proprio stasera, se state leggendo in reale. Non è una Superluna gonfia e sfacciata, ma una versione più modesta e lontana, che ci fa sentire un po’ trascurati dal cosmo. Segnatela sul calendario, perché è affascinante come una celebrità che prova a passare inosservata.

Ma cos’è esattamente questa microluna? Beh, è una luna piena (o nuova) che si trova all’apogeo, il punto più lontano dalla Terra – non ufficialmente definito dall’International Astronomic Union, ma chi se ne importa, è comunque uno show. Stanotte, sarà distante 406mila chilometri, il che la rende più piccola del 6% rispetto alla solita palla luminosa. Niente di drammatico, ma abbastanza per farvi dire: "Ehi, sembra che la luna abbia perso peso!"

Passando alle curiosità, la Full Pink Moon – ops, scusate, Luna piena rosa – non diventerà magicamente rosa, nonostante il nome. Deriva dal muschio phlox che sboccia in primavera, come se la natura volesse un po’ di colore sforzo. Gli indigeni americani, tipo i Comanche, la chiamavano Luna nuova di primavera, mentre per i Tlingit e Sioux era la Luna che sboccia – insomma, tutti fissati con la rinascita, come se la luna fosse un terapista della primavera.

E non dimentichiamo le vibrazioni religiose: nelle comunità islamiche, è la notte di Bara’at, o "notte dell’innocenza", dove si pregano i peccati degli antenati e si distribuiscono come halwa o zarda – un modo per dire "scusa, nonno, per tutti quei casini". Per i cristiani, è la Luna di Pasqua, che fissa la data della festa: quest’anno, Pasqua è il 20 aprile, perché segue la prima luna piena dopo l’equinozio. E per chiudere in bellezza, è anche la Luna dell’uovo, grazie agli animali che si accoppiano – chissà, magari è la scusa perfetta per il coniglietto pasquale e le sue colorate.

Per lo spettacolo vero e proprio, la sera del 12 aprile (tecnicamente piena alle 2:22 del 13), alzate gli occhi al cielo: potrebbe sembrare più piccola, ma è comunque mozzafiato. Se il tempo fa i capricci, c’è la diretta del Virtual Telescope per non perdervi nulla. Buon divertimento, terrestri – e ricordate, l’universo è gratis, quindi smettetela di lamentarvi!

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La Tour Odéon viene celebrata come il grattacielo più alto del Principato di Monaco, simbolo di un lusso elitario spesso criticato.

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Scoprite la follia lussuosa della Tour Odéon a Monaco: un mostro di 170 metri che domina l’Europa, con attici da capogiro e prezzi che fanno piangere i comuni mortali! Dal superattico da 400 milioni al lusso esagerato che solo i super-ricchi osano, questo grattacielo è un affronto al senso comune.

La Tour Odéon è il grattacielo più alto del Principato di Monaco e uno dei più imponenti d’Europa, con i suoi esagerati 170 metri che sfidano il cielo – e forse anche il buon senso! Progettato dall’architetto Alexandre Giraldi, questo colosso residenziale, completato nel 2024, si erge con 49 piani, 5 ascensori e 259 appartamenti, inclusi capolavori come il Sky Penthouse, l’attico più sfarzoso e costoso del pianeta, con i suoi 3.300 m² su 5 piani, terrazza da sogno e piscina privata che fa invidia ai nababbi.

Parlando di architettura, la Tour Odéon sfoggia una linea audace con due corpi asimmetrici e curvi che sembrano abbracciare il vuoto, poggiati su una base massiccia di 7 piani. Con fondazioni che scendono a 46 metri nel terreno – una pazzia ingegneristica per reggere pesi da elefanti – questo edificio non bada a spese, ospitando 543 posti auto sotterranei per i suoi 259 appartamenti, tra cui 177 per soli residenti monegaschi, 82 privati, 2 attici Sky Duplex da .200 m² ciascuno e, ovviamente, il Sky Penthouse. I primi 7 piani sono un tripudio di uffici e servizi su 18.000 m², con 2.000 m² dedicati ai lussi comuni – perché anche i ricchi hanno bisogno di un posto per pavoneggiarsi.

La struttura di questo gigante è un incubo di complessità: poggia su fondazioni epiche con uno zoccolo di 80×45 metri e una rete di pali in calcestruzzo che affondano nel terreno per stabilità da terremoto. Impiega 100.000 tonnellate di calcestruzzo – roba da far tremare la terra! Dalla quota di 67 metri, la torre si innalza tra i 138 e i 160 metri, con un nucleo centrale in calcestruzzo armato per resistere a venti e scosse, solai misti -calcestruzzo e colonne perimetrali che reggono il tutto per un peso totale di 190.000 tonnellate. Le due ellissi, una est a 138 metri e l’altra ovest a 155 metri, rendono l’intera cosa un capolavoro asimmetrico – o un disastro in attesa, a seconda di chi lo guarda.

Per l’, la Tour Odéon gioca la carta "eco-friendly" in modo sfacciato: le fondazioni profonde ospitano un sistema geotermico con pompa di che sfrutta il calore della Terra per acqua calda fino a 60 °C, riscaldando d’inverno e rinfrescando d’estate. In cima, due pompe aria/acqua da 600 kW e un refrigerante da 500 kW gestiscono i piani alti, con desurriscaldatori che riciclano calore per l’acqua domestica e turboventole che dissipano l’afa – tutto per mantenere i milionari belli freschi, perché sudare è per i plebei.

Tornando alla storia, negli anni ’80 il Principe Ranieri III bloccò i grattacieli per espandersi sul mare con atolli e isole artificiali – un’idea geniale o una follia, a seconda dei gusti. Ma nel 2008, il Principe Alberto II cambiò rotta, e la scarsità di terra portò al progetto di Giraldi, presentato proprio quell’anno. Risultato? Un simbolo di ambizione che grida "al diavolo le regole!".

E poi c’è la Sky Penthouse, l’attico che batte tutti con i suoi 3.500 m² su quattro piani (dal 45° al 48°), venduto per 400 milioni di euro – roba che fa sembrare le ville normali una baracca! Completato nel 2016, sfoggia marmi rari come Statuario per la palestra, Onice per una scala interna da capogiro retroilluminata a LED, e ambienti benessere con marmi deluxe tipo Portoro e Nero Zimbabwe. È lusso puro, o un insulto alla disuguaglianza? Decidete voi, ma di certo non è per il popolino.

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Il trucco per la piegatura a 45 gradi durante Smooth Criminal viene svelato da Michael Jackson con un metodo nascosto dietro le quinte

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Svelato il trucco da capogiro di Michael Jackson: come il Re del Pop sfidava la gravità con scarpe "magiche"! Pensate di potervi inchinare a 45° come MJ in Smooth Criminal? Sbagliato, gente – è tutta colpa (o merito) di un’invenzione geniale che ha reso il suo ballo epico e impossibile per noi comuni mortali. Dal cult del 1987 a tour sold-out, ecco la verità su quelle mosse che hanno fatto impazzire il mondo. #MJSecrets #PopKing #SmoothCriminalDrama

Ah, il piegamento a 45° di Michael Jackson, quel trucco da circo che ha lasciato milioni di fan a bocca aperta e i medici a grattarsi la testa! Nel video di Smooth Criminal, il Re del Pop non si è limitato a ballare: ha praticamente sfidato le leggi della fisica, con aiuti come scarpe ancorate al pavimento e cavi invisibili che lo tenevano in . Kevin Pike, il consulente per gli speciali, ha spifferato che era una combo di trucchi "rudimentali", ma il pubblico voleva il bis dal vivo – e indovinate un po’? All’epoca, fili nascosti davanti a una folla urlante? Roba da incubo. Così, durante il Bad World Tour del 1988, niente piegamenti, e MJ, con i suoi stylist Michael Bush e Dennis Tompkins, ha passato anni a inventare una soluzione epica.

Ecco le scarpe brevettate da MJ stesso il 26 ottobre 1993 – sì, le ha fatte sue, come se non bastasse dominare le classifiche! Queste calzature da fantascienza avevano lacci stretti attorno alla caviglia e una fessura triangolare nel tallone, perfetta per agganciarsi a un piolo metallico sul palco. Risultato? I ballerini si inclinavano in avanti come supermen, sfidando ciò che il corpo umano tollera. Dal Dangerous World Tour del 1992 in poi, MJ e la sua crew hanno sfoggiato la mossa live, rendendola iconica quanto il moonwalk e lasciando i detrattori a borbottare invidiosi.

Ma perché noi poveri umani non ce la caviamo? Uno studio del 2018 sul Journal of Neurosurgery smonta il mito: quando proviamo a piegarci con la schiena dritta, il fulcro si sposta tendini d’Achille, e al massimo arriviamo a 20-30° se siamo atleti. MJ, col suo trucco, ha fregato la biologia per toccare i 45°, e non pensate che fosse una passeggiata – ci voleva un fisico da urlo. Come ha detto Manjul Tripathi, co-autore dello studio: "Anche con quella scarpa io non sarei in grado di fare 45 gradi. È necessaria un’ottima forza del core, e quella forza era in Michael Jackson e nel suo tendine d’Achille." Insomma, il genio del pop non solo ballava, ma ci ha pure ricordato che gadget high-tech, siamo tutti un po’ goffi!

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Le 10 espressioni latine che vengono infiltrate nel linguaggio quotidiano da tutti, esponendo un’eredità romana controversa

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: La "lingua morta" che ti perseguita ogni giorno – chi l’avrebbe detto? Sembra una bufala, ma indovina un po’? Stiamo parlando latino tutti i giorni neanche accorgercene, da "P.S." nelle email a "carpe diem" nei meme. "Lingua morta" o "del passato"? Macché, è più viva che mai, collegandoci ai romani con le loro stesse parole – e sì, senza bisogno di quelle noiose declinazioni! #LatinoVivo #ParliamodiStoria #MaiMorto

Ma dai, non farci gli snob: il latino è ovunque, e se credi che sia roba da professori polverosi, ripensaci. Lo usiamo come una vecchia reliquia riutilizzata, tipo quelle espressioni che ci fanno sentire un po’ antichi ma fighetti. Pronti a scoprire 10 perle che usiamo senza ritegno? Ecco la lista che ti farà dire: "Accidenti, i romani erano avanti!"

. Post scriptum – Significa letteralmente "scritto dopo", e lo usiamo per buttare lì un pensierino extra dopo la firma, con la sigla "P.S.". Nell’antichità, senza editing facile, i romani dovevano arrangiarsi: scrivevano a mano su pergamena e aggiungevano roba alla fine, perché tornare indietro era per i deboli. Tipico trucco da scribi furbi!

2. Tabula rasa – Tradotto, "tavoletta raschiata", per dire quando cancelli tutto e ricominci da zero. Veniva dalle tavolette di cera romane: raschiavi via il testo con lo stilo per riutilizzarle. Insomma, i romani riciclavano meglio di noi oggi – e senza ambientalisti a rompergli le scatole!

3. Carpe diem – "Afferra il giorno", il mantra per godersi il presente senza stress per domani. Orazio lo rese famoso, e in una Roma piena di incertezze, chi non voleva vivere alla giornata? Era il loro modo per dire: "Vivi ora, prima che tutto vada a rotoli" – un consiglio che ancora oggi fa incavolare i pianificatori seriali.

4. Curriculum vitae – Oggi è quel CV che sventoli per un , ma significa "corso della vita". Nato nel Medioevo tra monaci e notai che documentavano i loro successi, ora è il nostro biglietto per il mondo del lavoro. Peccato che i romani non avessero LinkedIn – avrebbero dominato!

5. Deficit – Significa "manca", e in economia indica quando spendi più di quanto hai. I contabili romani lo annotavano nei registri per le entrate in rosso – eleganti, eh? Anche loro sapevano che i debiti non sono mai una buona idea, ma almeno lo dicevano con classe.

6. Eccetera – "E le altre cose", per abbreviare liste infinite con "ecc.", "etc." o il classico "eccetera eccetera". Cicerone lo usava nei discorsi per non annoiare il pubblico – un vero maestro nel taglio corto, perfetto per i tempi di attenzione moderni.

7. Gratis – Significa "per i favori", e indica roba che non costa un centesimo. Per i romani, era un gesto generoso, tipo: "Te lo do senza chiedere nulla, amico". Un po’ come oggi, quando offri un caffè e pensi: "Spero di non pentirmene".

8. Habitat – Originariamente "egli/ella abita", ora descrive dove vive una specie. Gli scienziati lo hanno adottato per parlare di ambienti, e ora lo usiamo per casa o natura. I romani l’avrebbero trovato banale, ma hey, almeno ci fa sentire ecologisti!

9. Honoris causa – "Per motivo d’onore", per quelle lauree onorarie a VIP che non hanno sudato libri. Il primo? Giosuè Carducci nel 1876. È il modo delle università per dire: "Sei grande, prenditi un titolo gratis" – un trucco che fa invidia ai politici.

10. Vademecum – "Vieni con me", per guide pratiche da portare sempre appresso. Iniziò con libretti religiosi per pellegrini, ora è qualsiasi manuale tascabile. I romani sarebbero stati i primi influencer, con i loro "vieni con me" per viaggi e preghiere!

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Yellowstone invaso da centinaia di orsi: l’AI crea l’immagine falsa per nascondere la realtà

Orsi grizzly e neri bloccano Yellowstone? Panico virale per un "raduno misterioso" che puzza di disastro imminente! Ma attenzione, gente, è solo l’ennesima bufala AI-made che fa impazzire i social. "Gli orsi formano un blocco precedenti all’ingresso di Yellowstone: gli scienziati temono di sapere qualcosa che noi non sappiamo". #OrsiInvasione #YellowstoneFollia #FakeNewsEpidemia

Tutto è esploso da un post su Facebook per la Giornata mondiale degli orsi, con orde di orsi accovacciati come se volessero fare la guardia al parco – roba da far tremare i pantaloni ai ranger! Ma non fatevi ingannare, è una montatura totale da "Casper Planet", quella pagina satirica che si diverte a spargere panico per noia, e chissenefrega se la gente ci casca. Snopes e i fact-checker hanno dovuto intervenire per spegnere l’incendio, confermando che non c’è un solo orso vero in quella foto.

L’immagine, spacciata come reale, è in realtà un pasticcio generato dall’intelligenza artificiale, postata prima da "Bear’s World" con tanto di ammissione – poi magicamente rimossa, perché social la verità è opzionale. Il Parco Nazionale di Yellowstone ha dovuto mandare email per chiarire che non ci sono raduni di orsi o disastri in , ma intanto la disinformazione ha già fatto il suo danno, alimentando falsi allarmismi e meme idioti. Che mondo, dove una foto fake scatena più caos di un vero uragano! E per chi ci casca, beh, magari è ora di smettere di credere a tutto ciò che luccica online.

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La rara microluna rosa di questo week-end verrà ignorata dalla maggior parte delle persone, troppo distratte dal tran tran quotidiano.

Avete presente quando vi promettono una serata epica e finisce in un flop cosmico? Ecco, la "Luna Rosa" sta arrivando per deludervi dolcemente! Tra il 12 e il 13 aprile 2025, questo satellite traditore sarà al suo apogeo, più lontano dalla Terra, apparendo più piccolo del 14% e meno luminoso del 30% – insomma, la tipica promessa non mantenuta. Ma chissenefrega, è un evento "naturale" che non costa un centesimo! #LunaRosaFail #MicromoonDrama #Astronomia2025

Sabato sera, 12 aprile 2025, il cielo ci serve un siparietto celeste che più fiacco non si può: la micromoon rosa, una luna piena che coincide con l’apogeo, il punto più distante dalla Terra. L’azione clou scatterà alle 2:22 del mattino di domenica 13, ma già dalla sera prima potrete beccarla sorgere a est, giusto dopo il tramonto – ideale per chi ha voglia di starsene lì a fissare il vuoto con un drink in mano.

Proprio perché è a circa 405.000 chilometri di distanza, questa luna apparirà più piccola e spenta rispetto a una superluna, con un calo del 14% nelle dimensioni e del 30% nella luminosità. Ma ammettiamolo, chi se ne accorge davvero un telescopio? Solo i saputelli degli astrofili noteranno la differenza, mentre il resto di noi continuerà a confonderla con una lampadina difettosa.

Il significato della Luna Rosa: nessuna tinta rosata, solo un legame stagionale che puzza di marketing. Il nome viene dal phlox selvatico, quel fiore rosa che spunta nei campi del Nord America a primavera, ma non sperate in sfumature romantiche – è solo una trovata simbolica per celebrare la rinascita, tipo una carta di auguri scadente.

In altre culture, la chiamano Luna dell’Erba o Luna delle , entrambe legate alla fertilità e al risveglio della natura, e ha pure un tocco religioso come Luna pasquale, che fissa la data della Pasqua. Quest’anno, cadrà il 20 aprile 2025, perché la tradizione cristiana la lega alla prima luna piena post-equinoxio – un calendario che fa impazzire anche i santi.

Perché si parla di “micromoon”: quando la luna sembra rimpicciolirsi è solo un trucco orbitale. L’orbita non è un cerchio perfetto ma ellittica, quindi quando è al perigeo abbiamo la superluna (tutta hype), e all’apogeo ecco questa micromoon, la versione "light" che non rompe le scatole. Aprile segna la seconda di tre micromoon consecutive da marzo a maggio, mentre in autunno ci toccheranno tre superlune tra ottobre e dicembre – perché l’universo ama i colpi di scena.

Nonostante le differenze, l’illusione ottica quando sorge all’orizzonte la fa sembrare più grande del dovuto, un po’ come quei selfie ritoccati che ingannano tutti – ma non fatevi fregare.

Come e quando osservare al meglio la microluna rosa: per non perdervi lo spettacolo, andate in un posto con libera a est, magari sabato 12 aprile dopo il tramonto. Gli esperti dicono che sarà e luminosa dal 10 al 14 aprile, con oltre il 95% della superficie illuminata, e in Italia dovreste vederla bene salvo nuvole al Nord. Se il fa schifo, guardatela online – perché nel 2025, anche le stelle sono su streaming!

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Disagio provocato in massa da immagini di cibo artificiali dell’IA tra i consumatori più sensibili

AI e Cibo: Immagini "Inquietanti" che Fanno Schifo e Rovinano l’Appetito!
Siete pronti a perdere la fame? Uno studio bomba dall’Università di Duisburg-Essen, pubblicato su Appetite, rivela che le foto di cibo create dall’AI – quelle quasi perfette ma con ridicoli – ci fanno letteralmente accapponare la pelle. Chiamatela "valle del perturbante", ma è solo un modo fancy per dire che l’AI sta rovinando il nostro pranzo con proporzioni da incubo e texture che sembrano uscite da un horror low-budget. #AICibo #ValleDelPerturbante #NeofobiaAlimentare

In un mondo dove l’AI promette meraviglie, questo studio getta sul fuoco: 95 persone hanno giudicato 38 immagini di piatti generati dall’intelligenza artificiale, da super realistici a palesemente falsi, inclusi cibi marci e schifosi. Risultato? Le immagini quasi perfette, con errori minuscoli come proporzioni sbagliate o texture innaturali, sono state etichettate come le più "inquietanti", lasciando i partecipanti con un disagio da far invidia a un film di zombie. Al contrario, quelle totalmente finte o realistiche? Boh, il cervello le archivia e passa oltre, perché noi umani siamo troppo furbi per cascarci.

Ma ecco il colpo basso: lo studio collega tutto alla neofobia alimentare, quella paura idiota di provare cibi nuovi. Gente con alti livelli di neofobia ha dato di matto di fronte a queste imperfezioni, mentre chi ha un BMI più alto – sì, parliamo di chi ama mangiare sul serio – si è rivelato più tollerante, addirittura apprezzando le foto AI come se fossero un invito a tavola. E dai, è come se l’AI stesse sabotando il marketing alimentare: un piccolo errore visivo e addio campagna pubblicitaria, trasformando un piatto invitante in qualcosa di totalmente rivoltante.

Alla fine, i ricercatori sostengono che l’evoluzione ci ha resi ipersensibili alle anomalie nel cibo per proteggerci, ma ora ci fa rifiutare roba sicura solo perché "sembra sbagliata". Insomma, l’AI potrebbe starci rendendo paranoici, e chi lo sa, magari è solo un altro trucco per venderci di più. Che mondo, eh?

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L’economia italiana sabotata da dazi doganali fin dall’Unità al Mercato Comune Europeo

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Dazi Italia: Dal Liberoscambio all’Autarchia Fascista, Trump Mette in Agitazione l’UE!
Sai che l’Italia, nata come paradiso del libero scambio, ha flirtato con dazi folli che hanno favorito i potenti e rovinato i contadini? Dal regime fascista che voleva l’autarchia a tutti i costi, fino alle tensioni con gli USA di Trump – ora sospese per 90 giorni – l’Europa rischia di perdere la sua politica commerciale "libera". Ma attenzione, questi dazi potrebbero far saltare tutto! # # #UEinCrisi #

In Italia, un paese che ha sempre giocato con il fuoco del commercio, i dazi doganali sono arrivati pochi anni dopo l’Unità, rovesciando il sogno liberoscambista. Questa politica protezionista ha aiutato alcuni settori a gonfiarsi come palloni, mentre ne affossava altri, e ha resistito per decenni. Sotto il regime fascista, i dazi sono stati pompati alle stelle per promuovere l’autarchia – un’idea geniale per isolare il paese, ma che ha finito per morderci il sedere. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia si è unita al Mercato comune europeo, cedendo il controllo ai burocrati di Bruxelles. Oggi, l’Europa finge di essere tutta per il libero scambio, eliminando dazi interni ma picchiando duro su certe importazioni da paesi terzi. Eppure, con le scosse dei dazi di Trump – recentemente sospesi per 90 giorni – e le risposte dell’UE, il commercio globale potrebbe capovolgersi in modo epico.

I dazi doganali prima e dopo l’Unità d’Italia
Prima dell’Unità, l’Italia era un casino di stati con politiche doganali da far girare la testa: il Regno di Sardegna giocava al liberoscambismo con tariffe ridicole, mentre il Regno delle Due Sicilie e lo Stato pontificio tassavano tutto come se fosse una rapina. Nel 1847, il papa Pio IX ha provato a unire tutti con una Lega doganale, copiando la Germania, ma è finita in fumo – chissà se per invidia o semplice caos. Dopo l’Unità, il liberoscambio è stato imposto ovunque, spinto da Cavour e la Destra storica, che giuravano fosse la chiave per far decollare la Penisola.

Il protezionismo in Italia
Negli anni ’70 dell’Ottocento, il liberoscambio ha iniziato a vacillare come un ubriaco durante la crisi economica globale del 1873, e con la Sinistra storica al potere, che aveva idee diverse e più "protettive". Così, tra gli anni ’70 e ’80, sono arrivati i dazi: prima una versione light nel 1878, poi una bomba nel 1887. Questi dazi hanno gonfiato le industrie deboli, salvandole dalla concorrenza straniera, ma hanno massacrato gli agricoltori del Sud, esacerbando il divario tra Nord e Mezzogiorno – un vero schiaffo ai contadini. La Francia, offesa, ha risposto con dazi di rappresaglia che hanno rovinato i nostri vini, oli e agrumi, alimentando una guerra commerciale legata anche a liti politiche come l’occupazione della Tunisia. Questa follia è finita nel 1892, ma il protezionismo in Italia è rimasto come un brutto vizio.

I dazi durante il fascismo: l’autarchia
Il regime fascista, salito al potere nel 1922, ha portato il protezionismo a livelli epici, perché i nazionalisti amano chiudersi in casa e sviluppare roba interna, magari in di guerre. Negli anni ’30, l’autarchia è diventata l’ossessione: dopo l’invasione dell’Etiopia nel 1935, le sanzioni della Società delle Nazioni hanno dato il pretesto per alzare i dazi e promuovere solo prodotti italiani. Risultato? Costi alle stelle per le materie prime che scarseggiano da noi, e sostituzioni ridicole – al posto del tè, ecco il karkadè, un surrogato africano che non aveva lo stesso gusto, e per il caffè, miserie a base di cicoria. In generale, gli scambi con l’estero sono crollati, ma non del tutto – un autogol che ha fatto più danni che benefici.

Il secondo dopoguerra e il Mercato comune europeo
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia ha finalmente abbracciato il liberoscambio, unendosi al GATT nel 1948 e firmando accordi per smantellare i dazi. Nel 1969, le tariffe tra i paesi europei sono sparite, e dal 1993 è partito il Mercato comune europeo con i suoi 31 membri oggi. Questo ha spostato il controllo dei dazi a livello comunitario, dove l’Europa predica un liberoscambio "moderato": dazi zero dentro, ma ancora morsi per certe importazioni da fuori. Insomma, non è tutto rose e fiori, e con le tensioni globali, chissà quanto durerà questo precario.

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I benefici dell’olivo venivano sfruttati dall’uomo già 3700 anni fa, con prove emerse da uno studio in Sicilia.

Scoperta epica in Sicilia: olivi antichi di 3700 anni, più vecchi di certi politici corrotti! Gli archeologi hanno scovato la prova che i nostri antenati già trafficavano con questi alberi saccheggiando la natura, seconda solo a Malta. #MediterraneoShocking

In una palude fangosa e dimenticata vicino Messina, un team di studiosi ha fatto saltare il banco con la scoperta delle tracce più antiche di sfruttamento dell’olivo in Italia, datate a ben 3700 anni fa – roba che fa impallidire le solite chiacchiere su "eredità culturali" dei burocrati. Questa bomba archeologica, seconda solo a quella di Malta (che risale a 5000 anni fa), è stata svelata da una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Quaternary Science Reviews, grazie alla collaborazione tra le università di Pisa, della Tuscia e Sapienza di Roma. Insomma, non è solo storia, è un affronto alla pigrizia moderna!

Lo studio si è focalizzato sull’area di Pantano Grande, una zona paludosa e infestata di zanzare nei pressi di Messina, dove i ricercatori hanno estratto carotaggi profondi che rivelano una sequenza stratigrafica ininterrotta fino a 3700 anni fa. Analizzando il polline, hanno trovato quantità assurde di polline di olivo già durante la Media età del Bronzo, il che non significa solo che l’albero era diffuso, ma che c’era un bel po’ di manodopera umana dietro – tipo una gestione selvaggia, non ancora una piantagione organizzata, ma abbastanza per far invidia ai contadini di oggi.

Passando alle fasi epiche, lo studio traccia l’evoluzione dell’olivo in Sicilia attraverso tre grandi ondate: prima, nell’Età del Bronzo intorno al 1700 a.C., con un uso sistematico dell’olivo selvatico per olio, legno e persino foraggio; poi, nell’Epoca romana dal II secolo a.C. al III secolo d.C., dove le prove come anfore e presse indicano una coltivazione su scala industriale; e infine, nel Periodo moderno sotto il Regno di Sicilia dal XIII al XIX secolo, con un salto a pratiche agricole high-tech che hanno abbandonato il selvatico per roba più "civile". È come se gli antichi ci stessero dicendo: "Noi facevamo meglio di voi perdigiorno!"

Ma il vero colpo di scena viene dall’interdisciplinarietà, con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa in prima linea. Come spiega la professoressa Monica Bini, coautrice dello studio insieme a Giovanni Zanchetta: "La nostra ha unito approcci delle scienze naturali e delle scienze umane. Questa sinergia ha permesso di ricostruire le dinamiche di lungo periodo dell’interazione uomo-ambiente e di comprendere come fattori culturali, climatici e commerciali abbiano influenzato la dell’olivo."

E Zanchetta non le manda a dire: "L’espansione dell’olivo in Sicilia non può essere spiegata solo da condizioni ambientali favorevoli. È il risultato di decisioni umane, tecniche agricole e reti di scambio che hanno attraversato i secoli e trasformato il paesaggio agricolo mediterraneo." Insomma, non è solo scienza, è un pugno in faccia a chi pensa che il progresso sia una novità – questi tizi hanno svelato come l’uomo ha sempre manipolato la natura per i suoi comodi, e forse è ora che impariamo la lezione prima di rovinare tutto del tutto.

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I dazi di Trump vengono contrastati dall’euro digitale: il legame con la risposta dell’UE spiegato

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L’UE contro l’impero del dollaro: con l’euro digitale, l’Unione Europea sta per sferrare un colpo basso alle ambizioni di Trump e al suo caos di dazi e guerre economiche! Immaginate una moneta elettronica che sfida il dominio USA, riducendo la dipendenza da VISA e Mastercard. È ora di dire addio ai boss americani? #EuroDigitale #UEvsTrump #GuerraEconomica #SovranitàEuropea

In un mondo economico sempre più caotico e dominato da tensioni da far impallidire un film d’azione, l’Unione Europea sta accelerando sul lancio dell’euro digitale, una moneta elettronica emessa dalla BCE (Banca Centrale Europea) che equivale al buon vecchio euro contante. L’obiettivo? Rinforzare la sovranità monetaria dell’Eurozona, scrollarsi di dosso la schiavitù dai sistemi di pagamento legati al dollaro e rispondere con i denti alle follie protezioniste di Donald Trump nel suo secondo mandato presidenziale. Non è solo una mossa finanziaria, è una dichiarazione di guerra economica – e l’UE non ha intenzione di perdere.

Ma andiamo al sodo: l’euro digitale non è una di quelle criptovalute pazze come Bitcoin, che vanno su e giù come un ottovolante impazzito. È una di denaro elettronico stabile, rispettosa della privacy e utilizzabile anche offline, trasformarsi in uno spione digitale per controllare ogni mossa dei cittadini. Partito nel 2023 e rallentato da qualche intoppo, il progetto ha ripreso slancio grazie alle recenti scaramucce geopolitiche, diventando un pilastro della risposta UE a un mondo dove le del gioco economico cambiano più velocemente di un politico che cambia idea.

Cosa non è l’euro digitale? Beh, per prima cosa, non è una criptovaluta decentralizzata e volatile come Ethereum, né uno strumento per ficcare il naso nelle tasche della gente o combattere l’evasione fiscale con metodi da Grande Fratello. Al contrario, è semplicemente l’equivalente digitale dell’euro fisico: emesso dalla BCE, con pieno corso legale, e pronto per essere usato da tutti in Eurozona tramite smartphone o carte. E per i pagamenti offline? Nessun problema, grazie alla tecnologia NFC (Near Field Communication), che lo rende pratico come il contante, senza bisogno di connessione.

Ora, perché tutta questa fretta sull’euro digitale? Colpa – o merito – delle mosse di Trump, che ha reso il dollaro un’arma contro le esportazioni USA, scatenando barriere commerciali e un clima da vera “guerra economica”. L’Europa, stufa di dipendere dai circuiti americani che controllano due terzi delle transazioni digitali, vuole un sistema tutto suo per garantire autonomia. Come ha tuonato Piero Cipollone, Membro del Comitato esecutivo della BCE: “L’eccessiva dipendenza da operatori non europei compromette la nostra resilienza e la nostra sovranità monetaria. Inoltre rende evidente l’urgente necessità di un euro digitale. Se non agiamo, non soltanto ci esporremo a rischi significativi, ma ci lasceremo sfuggire anche una grande opportunità.”

Cipollone non si è fermato lì, aggiungendo: “I dati dimostrano che i circuiti di carte domestici stanno perdendo quote di mercato in tutta Europa, mentre quelli internazionali applicano commissioni elevate alle banche e ai commercianti europei. Allo stesso la crescente popolarità dei portafogli digitali come PayPal o Apple Pay espone le banche europee a ulteriori deflussi di commissioni e di dati. Le recenti misure adottate dalla nuova amministrazione statunitense per promuovere le criptoattività e le stablecoin basate sul dollaro destano timori per la stabilità finanziaria e l’autonomia strategica dell’Europa. Potrebbero infatti determinare non solo altre perdite di commissioni e dati, ma anche il trasferimento di depositi in euro verso gli Stati Uniti e l’ulteriore rafforzamento del ruolo del dollaro nei pagamenti transfrontalieri.”

Insomma, l’euro digitale è il colpo di genio per rafforzare l’indipendenza europea, con un’infrastruttura interna aperta ai privati ma rigorosa su standard tech e ambientali. A differenza delle cripto che divorano come un buco nero, questa moneta sarà eco-friendly, con regole simili al contante: limiti al saldo, e se superi, zac! Viene spostato su un conto bancario o bloccato. Niente di troppo invasivo, promesso.

E i prossimi passi? Sul tavolo del Consiglio europeo e del Parlamento, si discute di un quadro normativo blindato per proteggere la privacy, come da GDPR (General Data Protection Regulation). La BCE ha già dato il via alla “fase di preparazione” nel 2023, con due anni per testare tutto: fornitori, regole e piattaforme. Solo alla fine decideranno se lanciarlo per davvero, assicurandosi che sia semplice, privato, accessibile e verde. L’Europa non molla, e questa è solo l’inizio della ribellione monetaria!

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Le conversazioni passate vengono ora immagazzinate da ChatGPT grazie alla memoria a lungo termine: il meccanismo spiegato

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ChatGPT diventa un stalker digitale? OpenAI lancia la memoria infinita per spiare le tue chiacchiere! Ora il chatbot più chiacchierato del web ricorda tutte le tue conversazioni passate per risposte su misura, trasformando l’AI in un vero ficcanaso evoluto. Ma occhio, è solo per i paganti e l’UE è tagliata fuori per via di quelle noiose sulla privacy. #ChatGPTScandalo #AIMemoria #PrivacyInPericolo

OpenAI ha appena dato una bella scossa al mondo dell’AI con un aggiornamento che fa di ChatGPT un maestro del ricordo, usando ogni singola chiacchierata per craccare il tuo profilo personale. Questo trucco, già in rollout per gli abbonati ai piani premium, è una mossa da urlo che permette all’AI di “conoscere” i propri interlocutori nel , passando da un ricordo selettivo a un archivio completo. Niente più dimenticanze: preferenze, hobby e persino i tuoi tic linguistici finiranno dritti nel calderone per risposte che sembrano uscite dalla mente di un terapista impiccione. Ma non fatevi illusioni, è opzionale e disattivabile – a meno che non siate in certe zone come l’Unione Europea, dove le leggi stringenti tengono alla larga questo giocattolo.

Passando ai dettagli, questa novità è un upgrade della vecchia funzione Memoria del 2023, che era roba da dilettanti: ricordava solo cose basilari come il tuo nome o le preferenze linguistiche, e solo se glielo chiedevi tu. Ora, con la reference chat history, ChatGPT va in overdrive, assorbendo l’intero malloppo delle conversazioni bisogno di inviti. È come se l’AI si evolvesse da segretaria a spia personale, e sta già arrivando ai piani Pro (quel salasso di 200 dollari al mese) e Plus (20 dollari, più abbordabile). Presto toccherà a Team, Enterprise ed Education, ma la versione gratuita? Boh, OpenAI non lo dice, e paesi come UK, Svizzera e l’intera UE rimangono esclusi per via di regolamenti che OpenAI ha già bollato come un casino burocratico.

Sul fronte pratico, accendendo ChatGPT con questa feature, vedrai una notifica che ti avverte del nuovo livello di "intimità". Nelle impostazioni, puoi gestire la memoria manuale e quella automatica basata sulla cronologia – ma quest’ultima è un po’ una scatola nera: accendila o spegnila, e basta, senza sbirciare dentro. Per i paranoici, c’è l’opzione Chat temporanea, che evita di lasciare tracce. Tecnicamente, significa che ChatGPT ora capisce il contesto in profondità, tipo ricordarsi dei tuoi progetti o ambizioni passate per consigli mirati – un bel passo avanti, ma che fa venire i brividi se pensi a quanta roba finisce server di OpenAI. Insomma, è un’innovazione che solleva dubbi sulla trasparenza, con l’AI che usa i tuoi dati per decisioni automatiche: meglio stare attenti alle impostazioni, soprattutto se non volete che la vostra vita privata diventi un copione per l’AI. E ricordate, in UE non se ne fa niente!

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