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Il trend del “No Buy Year” spopola dopo la fine dello shopping inutile e compulsivo

La lotta al consumismo sfrenato vede in TikTok un alleato inaspettato con il “No ” che invita tutti a ridurre gli acquisti a quelli strettamente necessari.

@Borko Manigoda/Pexels

Il “No Buy Year” è un emergente che sta prendendo piede tra i giovani, soprattutto su piattaforme come TikTok, come risposta al crescente consumismo e alle difficoltà economiche degli ultimi anni. Questo movimento invita le persone a ridurre drasticamente gli acquisti, limitandosi solo a quelli strettamente necessari per tutto il 2025.

L’idea è di promuovere una gestione più consapevole delle finanze, riducendo il superfluo e concentrandosi su ciò che è veramente essenziale. Spese come affitto, cibo, trasporti e salute rimangono inevitabili, ma tutte le altre messe in discussione.

Il fenomeno ha radici nell’esperienza globale della pandemia, che ha accentuato l’ansia sociale e finanziaria. Molti hanno dovuto rivedere le proprie abitudini di spesa per fronteggiare la crisi economica, portando alla ribalta concetti come “Money Dysmorphia” e la necessità di una riflessione più profonda sul proprio rapporto con il denaro.

Distinguere tra cosa è necessario e cosa non lo è

All’interno di questa tendenza, il “No Buy Year” rappresenta una risposta diretta alla frenesia consumistica, invitando a fare un passo indietro e a rivalutare gli acquisti impulsivi che spesso sono alimentati dalla pubblicità o dall’influenza degli altri.

Una delle figure di spicco di questo movimento sta sperimentando il “No Buy Year” per superare la dipendenza dallo e migliorare la sua situazione finanziaria. La sua testimonianza su TikTok ha ispirato molti a intraprendere il percorso, che non si limita solo a evitare spese, ma anche a sviluppare un approccio più sano e razionale al denaro. La sua esperienza dimostra che, una volta superato il ciclo di acquisti compulsivi, le persone possono sentirsi più libere e in controllo delle proprie finanze.

Nonostante le regole siano chiare – limitarsi agli acquisti essenziali – la sfida non deve diventare un estremismo. Gli esperti suggeriscono di non annullare completamente ogni tipo di acquisto, ma di imparare a distinguere tra ciò che è necessario e ciò che non lo è.

Questo approccio non solo aiuta a risparmiare, ma può anche diventare una forma di “detox finanziario”, che riduce lo stress legato alla gestione del denaro e promuove uno stile di vita più equilibrato e consapevole. Solo così il “No Buy Year” si rivelerà un’opportunità per ridefinire la relazione con i consumi, offrendo uno spunto per riflettere su ciò che veramente importa.

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Le batterie con indicatore di carica e il motivo della loro diffusione ridotta

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Il problema delle pile usa e getta dimenticate è comune. Spesso, in assenza di strumenti adeguati, è difficile stabilire se una batteria contenuta in un dispositivo in disuso possa essere ancora utilizzabile. Dal 1996, per affrontare questo problema, Duracell e Energizer hanno introdotto sul mercato batterie munite di un di stato, attivabile semplicemente premendo due tasti. Queste batterie, capace di mostrare l’energia residua mediante inchiostri termici, attualmente non sono più commercializzate. Le ragioni della loro scomparsa non sono del tutto chiare, ma si può ipotizzare che i costi di produzione abbiano giocato un ruolo decisivo.

Cosa sono le pile alcaline e quali caratteristiche hanno

Le comuni batterie usa e getta si basano su reazioni chimiche. Le pile alcaline, tra le più diffuse, utilizzano zinco metallico (Zn) e biossido di manganese (MnO2) come elementi ai poli, separati da un composto alcalino, l’idrossido di potassio (KOH), che consente il passaggio degli ioni. Le batterie presentano due principali: l’intensità di corrente, misurata in ampere (A), e la differenza di potenziale, espressa in volt (V). Queste grandezze possono essere misurate con strumenti elettronici come multimetri o tester, spesso forniti dalle stesse aziende produttrici di batterie.

Come si misurava il livello di carica delle batterie: un circuito e l’inchiostro

La difficoltà di avere sempre a disposizione uno strumento di misurazione ha portato gli inventori Burroughs e O’Kain a sviluppare un sistema miniaturizzato per testare le batterie, integrabile sull’etichetta. Nel 1996, Duracell che Energizer hanno lanciato sistemi di misurazione simili. Il primo sistema presenta un indicatore capace di cambiare colore, mentre il secondo è composto da una striscia che si colora in base alla potenza residua, simile a una barra di caricamento. Le versioni più moderne di questi indicatori utilizzano un sistema suddiviso in quattro settori, che varia dal rosso al verde, per facilitare la lettura dello stato della batteria.

Il funzionamento dell’indicatore è basato su un’area colorata con inchiostro termocromico, che cambia colore al variare della temperatura. Sotto l’etichetta, diversi strati, tra cui una lamina metallica, si attivano premendo i punti indicati, mettendo la lamina a contatto con i poli della batteria. Le caratteristiche della lamina stessa, più stretta al polo negativo e più larga al positivo, permettono di stimare la persistenza della . Quando la corrente attraversa la lamina, essa si scalda e attiva il cambiamento di colore dell’inchiostro, che fornisce un’indicazione sul livello di carica residua.

Perché l’indicatore di carica delle pile è scomparso

Nonostante la funzionalità pratica degli indicatori, la loro è stata limitata. Tra le ipotesi vi è la considerazione dei costi aggiuntivi per la produzione di batterie dotate di questa tecnologia. Oggi, la tecnologia è riservata a poche linee di batterie “premium”, anche a distanza di decenni dal deposito dei brevetti. La competizione tra Duracell e Energizer, con questioni legali relative ai brevetti depositati nel 1991, ha ulteriormente influito sulla diffusione di questi sistemi, portando infine a una rara presenza sul mercato attuale.

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Edits arriva su Instagram come rivale di CapCut per il montaggio di video su smartphone

ha lanciato una nuova app di editing video per . punta a contrastare piattaforme come CapCut che ora sono state rimosse dagli USA.

@Instagram Edits

Instagram ha recentemente lanciato una nuova app di editing video per smartphone, denominata Edits, concepita per competere con piattaforme come CapCut di ByteDance. Questa iniziativa giunge in un contesto particolare, dato che le applicazioni di ByteDance, TikTok e CapCut, sono state temporaneamente rimosse dagli Stati a causa di provvedimenti legali. Tale circostanza offre a Meta un’opportunità strategica per consolidare la propria posizione nel mercato dei video brevi.

Il CEO di Instagram ha specificato che la tempistica di lancio dell’app non è collegata alla recente situazione di TikTok, ribadendo che l’implementazione del progetto non è stata affrettata. Il lancio di Edits si inserisce in una strategia complessiva di Meta finalizzata ad attrarre utenti di TikTok, con Instagram che ha già apportato modifiche al proprio layout per adottare funzionalità simili a quelle della piattaforma di ByteDance.

Edits è stata descritta come uno strumento versatile per i creatori di contenuti, concepita per fornire una gamma completa di strumenti creativi per il montaggio video. L’obiettivo evidenziato è quello di offrire ai creator le migliori risorse disponibili, con l’app che si configura come più di un semplice editor video, ma piuttosto come una piattaforma creativa.

Funzionalità di Edits

La nuova app include diverse funzionalità tra cui una “scheda ispirazione” per raccogliere idee, un sistema di gestione delle bozze utile per organizzare progetti e una fotocamera avanzata che migliora la qualità delle riprese.

Gli strumenti di editing permettono di aggiungere effetti come il green screen, sovrapposizioni di testo, animazioni basate sull’intelligenza artificiale e sottotitoli automatici, oltre a una varietà di sticker ed effetti sonori. L’app offre anche la possibilità di condividere bozze con altri creator, favorendo la collaborazione, e consente di esportare video senza watermark.

Una delle salienti di Edits è la possibilità di esportare video di fino a 10 minuti in risoluzione 1080p, garantendo una qualità superiore rispetto ad altre app concorrenti. L’integrazione con Instagram facilita anche l’esportazione di video su Reels, permettendo agli utenti di monitorare le performance in tempo reale tramite una dashboard di analisi. Edits sarà disponibile per il preordine gratuito su iOS e verrà ufficialmente rilasciata il 13 marzo 2025, mentre il lancio per Android è previsto a breve.

Fonte: Edits, an Instagram app on the App Store

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I social non vengono sbloccati da quest’app finché non si fanno un certo numero di passi giornalieri.

Niente social finché non si fa un po’ di attività fisica: l’app Steppin permette di stabilire quanti sono necessari per ogni minuto di utilizzo dei social.

@Charlotte May/Pexels

È stata lanciata una nuova applicazione chiamata Steppin, concepita per modificare il modo in cui gli utenti interagiscono con i social . L’app, che promuove un rapporto più sano con il tempo trascorso sugli schermi, è stata sviluppata con l’obiettivo di incoraggiare l’attività fisica attraverso un sistema di passi collegato all’uso delle app social.

L’applicazione impone agli utenti di raggiungere un numero di passi per sbloccare l’accesso a piattaforme come o TikTok. Questo approccio è emerso da una riflessione condivisa durante un viaggio in Spagna, dove l’attenzione si è concentrata sulla gestione del tempo speso sui dispositivi elettronici.

Limitazioni fornite dall’app

Steppin permette agli utenti di impostare quanti passi equivalgono a un minuto di utilizzo delle varie app. Ad esempio, è possibile programmare che 100 passi diano diritto a un minuto su TikTok. L’app prevede anche un’opzione per ignorare temporaneamente il blocco impostato.

Utilizzo per tutte le fasce d’età

Inizialmente progettata per il pubblico della Gen Z, l’app può risultare vantaggiosa per utenti di ogni età. I genitori si mostrano favorevoli a questa soluzione per monitorare e gestire il tempo online dei propri figli, mentre anche gli adulti riconoscono una difficoltà nell’allontanarsi dai dispositivi elettronici.

Attualmente gratuita, Steppin avrà in futuro un abbonamento annuale stimato attorno ai 20 dollari. L’applicazione non si limita ai social media, ma consente anche di limitare l’accesso a piattaforme come Netflix e giochi. La futura evoluzione di Steppin prevede di integrare ulteriori attività fisiche, come lo yoga, per accumulare tempo sugli schermi.

La funzioni di gamification rappresentano un ulteriore elemento di coinvolgimento, poiché l’app includerà classifiche tra amici relative al tempo speso sui social e ai passi effettuati. Inoltre, sarà previsto un sistema di monitoraggio dell’utilizzo dell’app nel tempo, incoraggiando pratiche più sane.

Attualmente disponibile su iOS, l’app sarà presto accessibile anche per gli utenti Android. Steppin si propone come una risposta inedita alla problematica della dipendenza da dispositivi elettronici, promuovendo uno stile di vita attivo e consapevole.

Fonte: Steppin on the App Store

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Il giorno più triste dell’anno è considerato il Blue Monday? No, è pseudoscienza.

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Il Blue Monday, che si verifica ogni anno il terzo lunedì di gennaio, è spesso descritto come “il più triste dell’anno”. Questo presunto stato di tristezza si basa su un’equazione matematica conosciuta come equazione di Arnall, tuttavia, esperti del settore considerano questa idea come un fenomeno di . Questo articolo mira a chiarire l’accuratezza scientifica del concetto di Blue Monday.

Origine del Blue Monday

L’idea del Blue Monday sembra derivare dalla comune associazione dei lunedì con sentimenti di malinconia, dovuta alla transizione dal tempo libero del weekend alle responsabilità lavorative. L’aggettivo “blue” in inglese non si riferisce solo al colore, ma è anche connesso a emozioni come la tristezza. Il contesto utile a inquadrare questa data include il ritorno al lavoro dopo le festività, il freddo invernale e le giornate più corte, tutti elementi che contribuiscono all’immagine di questo giorno come il più deprimente dell’anno.

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Il “Blue Monday” è stato coniato nel 2005 da Cliff Arnall, psicologo britannico, attraverso un’equazione contenente variabili come il clima, i debiti accumulati durante le festività, la motivazione e la spinta a prendere decisioni. Il concetto è emerso in un comunicato stampa di Sky Travel, canale britannico dedicato a viaggi e documentari. Arnall ha indicato la data del terzo lunedì di gennaio per analizzare le tendenze dei clienti, evidenziando che le persone sono più inclini a prenotare viaggi quando si trovano in uno stato d’animo negativo. Questo suggerisce che il Blue Monday è più un’invenzione di marketing che un’analisi scientifica rigorosa.

L’equazione di Arnall

Arnall, che all’epoca lavorava per un’istituzione educativa collegata all’Università di Cardiff, ha sviluppato un’equazione per calcolare il giorno in cui la tristezza raggiunge il suo picco. Nella sua versione originale del 2005, l’equazione si presentava nel seguente modo:

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Le variabili nell’equazione sono:

W = condizioni atmosferiche;
D = debito;
d = salario mensile;
T = tempo trascorso dal Natale;
Q = tempo trascorso dal fallimento dei propositi per il nuovo anno;
M = livelli motivazionali bassi;
Na = sensazione di una necessità di agire.

Secondo questa teoria, il Blue Monday sarebbe il giorno in cui le persone si sentono più depresse perché, in modo inconscio, riconoscono la delle festività e la mancanza di prossimi giorni festivi. Tuttavia, le variabili in questione non possono essere misurate rigorosamente, rendendo impossibile l’uso concreto di questa formula.

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Critiche scientifiche e psicologiche

Le critiche rivolte all’equazione di Arnall riguardano la mancanza di base scientifica per le variabili proposte. Questa mancanza di rigorosità è tale che persino l’università ha preso le distanze dall’interpretazione proposta. Gli esperti evidenziano che la misurazione della felicità è un processo complesso e non riducibile a formule matematiche. Inoltre, è importante notare che l’equazione è stata sviluppata con intenti promozionali piuttosto che scientifici, configurandosi come una narrazione pseudoscientifica.

Un altro aspetto critico è rappresentato dalla possibile banalizzazione della depressione, una patologia seria che merita rispetto. Assegnare a un giorno specifico l’etichetta di “il più deprimente dell’anno” potrebbe minimizzare la gravità della sofferenza di coloro che affrontano disturbi dell’umore. Per alcuni, questa etichetta può generare ansia e nemmeno escludere il rischio di esacerbare i sintomi depressivi, come una profezia autoavverante. Nonostante quanto affermato, il Blue Monday non ha fondamenti scientifici che giustificherebbero l’idea che questo giorno rappresenti una condizione di tristezza diffusa. Questo concetto rappresenta un esercizio di come la cultura popolare possa abbracciare idee senza che vi un adeguato supporto scientifico. Le persistenti menzioni del Blue Monday nell’immaginario collettivo evidenziano l’importanza di un approccio critico nei confronti di tali narrazioni e della complessità delle emozioni umane.

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L’origine e il significato del termine “mannaggia” vengono analizzati

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Una delle esclamazioni più utilizzate nell’Italia centro-meridionale per esprimere disappunto o contrarietà è ““. Nonostante la sua ampia diffusione, l’origine del presenta diverse teorie etimologiche.

Origini e

Secondo Treccani, una delle fonti linguistiche più autorevoli, una delle ipotesi più accreditate è che “mannaggia” derivi da una contrazione dell’espressione dialettale “mal(e) n(e) aggia”, traducibile in italiano come “male ne abbia”. In questo contesto, “aggia” rappresenta il congiuntivo presente del verbo “avere” nel dialetto meridionale, traducibile in italiano come “abbia”. Pertanto, l’espressione si configurerebbe come un augurio di male verso qualcuno o qualcosa, seppur meno incisiva rispetto ad altre forme di maledizione.

Un’altra teoria, sostenuta dall’Accademia della Crusca, suggerisce che “mannaggia” sia una forma sincopata di “malannaggia”, derivante a sua volta da “malanno” e “aggia”, con significato letterale di “abbia un malanno”. Anche in questo caso, si tratta di un augurio di sventura, ma con un’intensità attenuata, rendendolo particolarmente frequente nel linguaggio quotidiano.

Una terza ipotesi, meno nota, è proposta dal linguista Massimo Pittau e suggerisce che “mannaggia” possa derivare dal termine “mannaja”, utilizzato nei dialetti calabrese e siciliano e riferito all’ascia utilizzata dal boia per le esecuzioni. In tale contesto, “mannaja a te” sarebbe un augurio di condanna a morte attraverso la decapitazione.

Evoluzione del significato

Sebbene le sue origini siano collegate a maledizioni e auguri di sventure, “mannaggia” ha subito un’evoluzione nel corso del , assumendo un significato più blando. Oggi l’espressione è utilizzata comunemente per comunicare un semplice disappunto o contrarietà.

Frasi come “mannaggia la miseria!” o “mannaggia a te!” sono ricorrenti e, pur non essendo prive di varianti regionali, rappresentano un uso del termine che ha perso gran parte della sua negativa. A Napoli, ad esempio, si sente spesso “mannaggia a Bubbà”, frase che fa riferimento a un personaggio leggendario della malavita ottocentesca, utilizzata per attribuire la responsabilità di eventi sfortunati a una figura immaginaria.

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Tasti rapidi per digitare le lettere à, á, è, é, ì, í, ó, ò, ù, ú

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Le vocali accentate rivestono un ruolo importante nella scrittura, in italiano che in molte altre lingue, poiché consentono di distinguere parole con significati diversi e garantiscono una pronuncia corretta. In italiano, le vocali minuscole accentate comprendono: à, á, è, é, ì, í, ò, ó, ù, ú. Gli accenti utilizzati sono l’accento grave, indicato con `, e l’accento acuto, indicato con ´. Nella tastiera italiana, sono disponibili solo à, è, é, ì, ò, ù. Nella scrittura su , è sufficiente tenere premuta la vocale per visualizzare le opzioni accentate. Tuttavia, per digitare le vocali accentate su Windows e macOS, esistono delle combinazioni di da utilizzare.

Scrivere le vocali minuscole accentate

Per chi si chiede “Come accentare le vocali minuscole?”, la questione è semplice per le vocali con accento grave: basta premere il tasto corrispondente – à, è, ì, ò e ù. La procedura è diversa per le vocali con accento acuto, e varia a seconda del sistema operativo in uso.

Utilizzando Windows

Su un PC Windows dotato di tastierino numerico, per digitare una vocale accentata con accento acuto è necessario attivare il tasto Bloc Num, tenere premuto il tasto Alt, digitare il codice ASCII corrispondente e rilasciare Alt.

Di seguito sono riportate le combinazioni di tasti per le vocali accentate su PC Windows:

  • á si ottiene premendo Alt + 160
  • é si ottiene premendo Alt + 130
  • í si ottiene premendo Alt + 161
  • ó si ottiene premendo Alt + 162
  • ú si ottiene premendo Alt + 163

Se il PC non dispone di tastierino numerico, è possibile utilizzare un metodo alternativo. Richiamate il menu Pannello emoji di Windows premendo i tasti Win + . e selezionate la scheda che riporta i simboli %⟳Δ+. Da lì si può accedere alla sezione Simboli latini e selezionare la vocale accentata desiderata.

Utilizzando macOS

Per digitare le vocali con accento acuto su macOS, basta tenere premuto il tasto della vocale di interesse (a, e, i, o, u) e successivamente premere il 2 per visualizzare le accentate corrispondenti.

In alternativa, è possibile aprire la finestra Visore caratteri selezionando Modifica > Emoji e simboli dalla barra dei menu e cercare la vocale desiderata nella sezione Latini.

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Riepilogo delle combinazioni di tasti per vocali accentate

Vocale Simbolo Scorciatoia per Windows Scorciatoia per macOS
a à Alt + 133 oppure à a (pressione prolungata) + 2
a á Alt + 160 a (pressione prolungata) + 2
e è Alt + 138 oppure è e (pressione prolungata) + 2
e é Alt + 130 e (pressione prolungata) + 2
i ì Alt + 141 oppure ì i (pressione prolungata) + 2
i í Alt + 161 i (pressione prolungata) + 2
o ò Alt + 149 oppure ò o (pressione prolungata) + 2
o ó Alt + 162 o (pressione prolungata) + 2
u ù Alt + 151 oppure ù u (pressione prolungata) + 2
u ú Alt + 163 u (pressione prolungata) + 2

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Si domanda se fare il presidente degli Stati Uniti sia uno dei lavori più rischiosi del mondo.

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Il 14 luglio 2024, Donald Trump, recentemente eletto 47esimo presidente degli Stati , ha sopravvissuto a un attentato durante un comizio elettorale in Pennsylvania, in cui è stato colpito a un orecchio da un cecchino. In seguito, nel corso stesso della campagna elettorale, è stata sventata un’altra minaccia prima che potesse avere luogo. Tali eventi, sebbene sconvolgenti in contesti diversi, rientrano in una realtà per gli Stati Uniti: dei 45 presidenti che hanno ricoperto la , 14 sono stati vittime di attentati, di cui almeno quattro mortali (Abraham Lincoln, James Garfield, William McKinley e John F. Kennedy). Questo porta alla frequente affermazione che la carica presidenziale statunitense rappresenti una delle mansioni più pericolose al mondo.

La sicurezza del presidente degli Stati Uniti

La USSS (United States Secret Service) è l’agenzia federale responsabile della protezione del presidente e della sua famiglia. Sottoposta al Dipartimento di Sicurezza Interna, la USSS collabora con servizi di intelligence e forze di polizia. L’agenzia ha ampliato il proprio raggio d’azione l’assassinio di McKinley nel 1901, ricevendo l’incarico di proteggere il presidente, un compito che ha assunto un’importanza cruciale nel corso degli anni. Attualmente, la USSS offre protezione anche a ex presidenti e a capi di Stato stranieri in visita negli Stati Uniti.

La scorta del presidente, in particolare durante i viaggi all’estero, prevede un lungo corteo di veicoli. La Cadillac One, l’auto presidenziale, è dotata di tecnologie avanzate in grado di resistere a attacchi esplosivi e di armi pesanti. Nonostante i tentativi delle forze di sicurezza, la posizione di presidente rimane intrinsecamente rischiosa a causa dell’impatto e dell’influenza globale degli Stati Uniti, anche in contesti come le Nazioni Unite e la NATO.

L’assassinio dei presidenti statunitensi

Abraham Lincoln fu il primo presidente statunitense ad essere assassinato. Nel 1865, dopo la Guerra Civile, Lincoln fu ucciso da John Wilkes Booth, insoddisfatto dell’esito del conflitto, durante uno spettacolo teatrale al Ford’s Theatre di Washington D.C. James Garfield, il cui mandato durò solo qualche mese, subì un attentato nel 1881 da parte di Charles Guiteau, un avvocato che cercò di uccidere il presidente per motivi personali, a causa di una delusione professionale. Garfield morì diversi mesi dopo a causa di infezioni derivate da trattamenti medici non sterilizzati.

William McKinley, presidente dal 1896 e rieletta nel 1900, fu assassinato nel 1901 a Buffalo da Leon Czolgosz, un anarchico. McKinley, che aveva rinunciato alla scorta presidenziale, fu colpito mentre incontrava il pubblico. L’assassinio di John Fitzgerald Kennedy nel 1963 rappresenta uno degli eventi più noti della storia americana: fu ucciso a Dallas, in Texas, da Lee Harvey Oswald, mentre il suo assassinio avveniva in diretta televisiva, contribuendo a rendere il fatto particolarmente mediatico. Il fratello, Robert Kennedy, fu ucciso nel 1968, durante la campagna presidenziale, all’Ambassador Hotel di Los Angeles.

Immagine Attentato al Presidente Abraham Lincoln, 1865. Fonte: Wikimedia Commons

Attentati non letali ai presidenti statunitensi

Molti attentati, sebbene non fatali, hanno avuto come obiettivo presidenti statunitensi. Tra i più noti si annovera quello ai danni di Gerald Ford nel settembre 1975 in California, eseguito da una seguace della setta di Charles Manson. Un precedente tentato omicidio si registrò nel 1912 ai danni di Theodore Roosevelt mentre era in campagna elettorale. Pur venendo colpito, Roosevelt sopravvisse e portò con sé la pallottola nel petto per tutta la vita.

Il 30 marzo 1981, Ronald Reagan subì un tentato omicidio subito dopo l’inizio del suo mandato quando fu colpito da colpi di arma da fuoco a Washington. Altri presidenti, tra cui Bill Clinton, che nel 1994 fu oggetto di un attentato all’interno della Casa Bianca, e George Bush, nel 2005 a Tbilisi, Georgia, hanno anch’essi subito tentativi di omicidio conseguenze fatali.

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Scoperto il felino più piccolo mai esistito, risale a 300 mila anni fa

Grande quanto il palmo di una mano, un di dimensioni diminute è stato identificato da un gruppo di ricerca guidato dalla Chinese Academy of Sciences. I resti fossili di questo esemplare, che visse circa 300.000 anni fa, sono stati rinvenuti nella grotta di Hualongdong, in Cina. Gli scienziati stanno attualmente indagando su antichi resti umani rinvenuti nella stessa area, risalenti a circa 30.000 anni fa.

Caratteristiche del felino ancestrale

Il fossile ritrovato è il più conosciuto della famiglia dei Felidi. La sua dimensione è comparabile a quella di un palmo di mano. Il ritrovamento consiste in un frammento della mascella inferiore, attribuibile a una specie denominata Prionailurus kurteni. Questo felino risulta molto più piccolo dei moderni gatti leopardo, conosciuti con il nome di Prionailurus bengalensis, ma simile per dimensioni al gatto maculato ruggine (Prionailurus rubiginosus) e al gatto dai piedi neri (Felis nigripes), che sono attualmente tra i felini più piccoli.

Analisi e contesto

Non sono stati riscontrati segni di tagli sulla mascella fossile, il che lascia aperta la questione della relazione tra tali animali e gli esseri umani preistorici. Secondo la spiegazione di Jiangzuo Qigao, primo autore dello studio, vi è la possibilità che gli scarti di cibo degli antichi abitanti della grotta avessero attratto roditori, i quali, a volta, avrebbero potuto attirare piccoli felini nella zona.

I biologi molecolari hanno già accertato una connessione genetica tra i gatti leopardo e le loro controparti domestiche. Tuttavia, fino ad ora, non erano state scoperte prove fossili che supportassero tale teoria. Il fossile recentemente identificato rappresenta quindi un’importante evidenza in tal senso.

Importanza della scoperta

Lo studio degli animali che vivevano attorno alla grotta di Hualongdong fornisce indicazioni utili sulle risorse alimentari accessibili agli antichi umani e sui potenziali predatori che affrontavano. Queste scoperte sono cruciali per comprendere l’evoluzione degli esseri umani. oltre dieci anni di scavi, gli archeologi hanno rinvenuto non solo i resti di antichi umani e manufatti in pietra, ma anche i resti fossilizzati di oltre 80 specie di vertebrati, incluse specie estinte di mammiferi e rettili, come antichi panda e stegodonti, imparentati con gli attuali elefanti.

L’ipotesi prevalente suggerisce che molti dei resti trovati non provengano da animali locali, indicando che potrebbero essere stati trasportati da altri luoghi, eventualmente anche da grandi distanze. Il è stato pubblicato sulla rivista Annales Zoologici Fennici.

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Storia e caratteristiche del quartiere autogestito senza leggi di Copenaghen Christiania

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Christiania è un all’interno di Copenaghen, Danimarca, che esiste dal 1971. Nato dall’occupazione di un gruppo di hippies, il quartiere ha visto una tolleranza da parte del governo danese, che ha trovato vari compromessi con gli abitanti. La comunità ha stabilito regole diverse rispetto a quelle nazionali, tra cui il divieto di automobili private e l’accettazione della vendita di droghe leggere.

Il mercato degli stupefacenti ha generato seri problemi di ordine pubblico, costringendo gli abitanti a cercare aiuto dalle autorità per affrontare le bande criminali. Recentemente, Pusher Street, la strada principale nota per il commercio di sostanze, è stata chiusa, ma la chiusura non ha influito sulle caratteristiche distintive del quartiere autogestito.

Cos’è

La Libera città di Christiania è situata su un’area di 7,7 ettari nel distretto di Christianshavn, comprendendo parte dei bastioni di Copenaghen e una ex area militare. Con una popolazione tra 850 e .000 abitanti, Christiania è amministrata secondo un’ideologia anarchica e pacifista, non riconoscendo le danesi. Gli abitanti seguono regole autonome, che includono la libertà di vendere droghe leggere e il divieto delle droghe pesanti, delle armi e delle automobili private.

Le controculture giovanili alle origini di Christiania

Le origini di Christiania affondano nelle controculture giovanili degli anni ’60, come quella degli hippies, che adottavano uno stile di vita anticonformista e ideali pacifisti. Accanto a questa, i provos, nati nei Paesi Bassi, cercavano di indurre reazioni violente da parte delle forze dell’ordine attraverso azioni non violente. In questo contesto, Christiania si è sviluppata come un esperimento sociale.

La fondazione di Christiania e la reazione del governo danese

La Libera città di Christiania è stata fondata il 26 settembre 1971 da un gruppo di giovani, tra cui il provo Jacob Ludvigsen, il quale occupò la caserma Bådsmandsstræde. Pur non riconoscendo l’occupazione, il governo danese ha tollerato la situazione. Nel 1976, il ministero della difesa denunciò l’occupazione ma decise di non intervenire fino a un piano di riqualificazione. Gli abitanti continuarono a stabilire regole proprie, come la tolleranza verso le droghe leggere, ma in seguito a decessi per overdose, nel 1979 è stato stabilito un divieto di droghe pesanti.

Le lotte tra bande

Negli anni ’80, Christiania si è trovata in un contesto di lotta tra bande che volevano controllare il mercato della droga. Le tensioni hanno portato a una maggiore regolamentazione interna, compreso il divieto di bande di motociclisti.

Le vicende degli ultimi anni

Il rapporto con il governo danese ha subito alti e bassi, con episodi di conflitto come nel 2002, quando il governo chiese di rendere meno visibili i chioschetti di Pusher Street. Diverse sparatorie legate al commercio di stupefacenti hanno costretto gli abitanti a collaborare con le autorità. Nel 2011 è stato raggiunto un compromesso per l’acquisto parziale del terreno da parte degli abitanti.

Christiania oggi

Recentemente, un episodio di violenza ha portato gli abitanti a chiudere Pusher Street in accordo con le autorità, con le demolizioni che sono iniziate ad aprile 2024. Nonostante ciò, Christiania mantiene una vibrante identità, caratterizzata da opere d’arte e una comunità che continua a tollerare la vendita di droghe leggere. Oggi, Christiania è uno dei siti più visitati della Danimarca, con locali, club musicali e una produzione artigianale di birra, inclusa quella al gusto di cannabis. Le regole di base permangono, rendendo Christiania un esperimento sociale unico, anche se gli abitanti continuano a dover negoziare con le autorità danesi.

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In Egitto si scoprono opere di 4 mila anni fa di incredibile splendore

L’Egitto continua a rivelare segreti storici attraverso una recente scoperta archeologica di una missione egiziano-giapponese, che ha portato alla luce quattro tombe appartenenti alla Seconda e Terza Dinastia, insieme a oltre dieci sepolture della XVIII Dinastia. Questi ritrovamenti includono resti umani mummificati, frammenti di bare di legno e pezzi di ceramica, ampliando la conoscenza dell’estensione del cimitero.

Nuove scoperte a Luxor

La missione, realizzata nei pressi del tempio funerario della regina Hatshepsut a Deir El-Bahari, è stata condotta dalla Zahi Hawass Foundation for Antiquities and Heritage in collaborazione con il Supreme Council of Antiquities. Le scoperte sono state descritte come rivoluzionarie dagli esperti, poiché offrono nuove informazioni sulla XVIII dinastia e sul periodo Hyksos, un’epoca critica in cui diverse popolazioni conquistarono l’Egitto.

Rilevanza delle scoperte

Secondo il Ministry of Tourism and Antiquities egiziano, queste scoperte arricchiscono la comprensione della transizione dal Medio Regno all’età dell’ della XVIII dinastia. Forniscono informazioni sulle pratiche sepolcrali, sui risultati artistici e sul storico del tempio della regina Hatshepsut, un punto di riferimento culturale fondamentale.

Il segretario generale del Consiglio supremo delle antichità ha dichiarato che questa scoperta costituisce la prima grande rivelazione archeologica del 2025, frutto di oltre tre anni di . Ulteriori ritrovamenti comprendono una collezione di punte di freccia, probabilmente utilizzate in battaglie contro gli Hyksos, e numerose bare risalenti alla XVII dinastia.

Dettagli significativi

Nonostante l’alto status del proprietario delle tombe, la modestia riflette le difficoltà economiche affrontate dall’Egitto durante le guerre contro gli Hyksos. Il ricercatore ha paragonato questa scoperta a quella della tomba di Tutankhamon, sottolineando la sua importanza per la dell’antico Egitto. I manufatti rinvenuti, che saranno esposti al Museo Egizio di Tahrir, forniscono anche informazioni sulle pratiche funerarie dell’epoca, includendo ceramiche e altre offerte rituali.

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Le norme e i limiti vengono stabiliti

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Negli ultimi anni, il tema dell’impatto ambientale dei forni crematori ha guadagnato sempre più attenzione. Nonostante la cremazione sia una pratica in continua e culturalmente accettata, soprattutto per la necessità di ridurre gli spazi cimiteriali, le implicazioni ecologiche richiedono un’analisi più approfondita. In Italia, attualmente non esiste una legge unitaria a livello nazionale che regoli le emissioni dei forni crematori; la determinazione dei è quindi lasciata alle singole regioni e province.

L’inquinamento prodotto dai forni crematori

È fondamentale comprendere quali inquinanti vengano generati durante il processo di cremazione. Tra i principali si trovano polveri, monossido di carbonio, zolfo, composti organici volatili, ossidi di azoto (NOx) e metalli pesanti. Per ridurre la dispersione di tali sostanze nell’atmosfera, installati sistemi di abbattimento dei fumi, così da rispettare i limiti stabiliti dall’Autorizzazione Unica Ambientale.

Strategie per ridurre l’impatto ambientale

È anche importante notare che i sistemi di abbattimento dei fumi funzionano in modo più efficiente quando la temperatura del forno è costante. Per garantire questo, si preferisce un’organizzazione in serie del ; mentre in una camera avviene la cremazione, in un’altra può avvenire l’essiccazione del corpo. Questo approccio permette di mantenere temperature stabili e ottimizzare le performance dei forni.

In assenza di normative nazionali specifiche per il monitoraggio delle emissioni e la gestione degli impianti, l’ISDE (Associazione italiana medici per l’ambiente) ha recentemente pubblicato un position paper che solleva preoccupazioni e proposte di miglioramento in questo ambito.

Normative riguardanti la costruzione dei forni crematori

In merito alla costruzione dei forni crematori, l’articolo 78 del DPR 285/1990 stabilisce che devono essere situati all’interno dei recinti dei cimiteri, accompagnati da una relazione di tipo ambientale e tecnico-sanitaria. Inoltre, in base all’articolo 338 del Regio Decreto 1265/1934, è stabilita una distanza minima di 200 metri dai centri abitati, escludendo i cimiteri di urne. Ciò implica che i forni crematori non possono essere ubicati vicino ad abitazioni, ma devono rispettare un limite di distanza.

La gestione dei forni crematori spetta ai Comuni, che devono approvare il progetto di costruzione e assicurarsi che vengano gestiti correttamente. Le Regioni, dal canto loro, elaborano i “piani regionali di coordinamento” per la realizzazione dei forni, bilanciando il di impianti in base alla popolazione e ad altri parametri demografici.

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