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Antiche prove di acqua calda trovate su Marte potrebbero confermare la vita sul Pianeta Rosso

Tracce chimiche rivelano che miliardi di anni fa, sotto la superficie di Marte, circolavano fluidi caldi ricchi d’: una scoperta che riscrive la del pianeta e apre nuove possibilità nella ricerca della nell’universo.

@canva

Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Università Curtin, Marte potrebbe essere stato un luogo vivace miliardi di anni fa. Gli studiosi hanno analizzato un frammento di meteorite, noto come “Black Beauty,” datato a 4,45 miliardi di anni, rinvenendo prove della presenza di sistemi di acqua , che avrebbero potuto favorire la vita primitiva.

Un granello di zirconio, descrivibile come un diario geologico, ha rivelato la storia del Pianeta Rosso nei suoi primi momenti. Tramite tecnologie avanzate, il team ha identificato tracce di ferro, sodio, ittrio e alluminio nel zirconio, suggerendo che fluidi ricchi di acqua circolavano nel sottosuolo marziano.

Il dottor Aaron Cavosie, scienziato planetario a capo dello studio, ha dichiarato: ‘Gli stessi sistemi idrotermali che hanno favorito la comparsa della vita sulla Terra potrebbero essere esistiti anche su Marte.’

La scoperta implica che Marte non era solamente un deserto arido, ma un pianeta in cui vulcani e acqua create condizioni favorevoli per la vita.

Marte, un mondo non così ostile come sembra

Questa scoperta spinge a rivedere le concezioni sul pianeta, storicamente considerato troppo freddo e inospitale per ospitare vita. L’analisi suggerisce che il sottosuolo marziano potrebbe aver offerto ambienti caldi e umidi, dove la vita primitiva avrebbe potuto emergere.

Lo studio, pubblicato su Science Advances, è frutto di un congiunto di ricercatori delle Università Curtin, di Losanna e di Adelaide. Sebbene non dimostri che la vita sia esistita su Marte, solleva interrogativi sulla possibilità che sistemi idrotermali potessero ospitare organismi primordiali e che altre parti del sistema solare potessero presentare situazioni simili.

Questi risultati forniscono una maggiore comprensione del passato di Marte e rappresentano un passo importante nella ricerca di vita extraterrestre. L’eventuale esplorazione ravvicinata di Marte potrebbe sfruttare queste tracce chimiche per individuare aree promettenti nella ricerca di prove di vita passata.

Il Pianeta Rosso continua a stimolare domande sull’esistenza di vita al di fuori della Terra, rimanendo un oggetto di grande interesse per scienziati e ricercatori.

Fonte: Science Advances

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Svelata per la prima volta l’immagine della forma di un fotone

La scoperta della forma del , pubblicata su Physical Review Letters, segna un passo cruciale nella comprensione delle interazioni tra luce e materia, con implicazioni rivoluzionarie per celle solari, sensori e informatica quantistica.

©Benjamin Yuen

I fotoni, le particelle di luce, hanno una forma precisa, e ora grazie ai fisici dell’Università di Birmingham è possibile visualizzarla per la . Questo risultato, pubblicato sulla rivista Physical Review Letters, rappresenta un traguardo notevole nello della luce e della sua interazione con l’ambiente.

Capire la forma di un fotone non è come descrivere un oggetto tangibile. Si tratta di una rappresentazione dell’intensità della luce, ovvero di una mappa delle probabilità che indica dove potrebbe trovarsi il fotone in un dato momento. I ricercatori hanno utilizzato modelli matematici avanzati per simulare un fotone emesso da un atomo situato sulla superficie di una nanoparticella di silicio. Questo approccio ha permesso di visualizzare per la prima volta la sua “forma”. Benjamin Yuen, coautore dello studio, ha spiegato come questi calcoli abbiano trasformato un problema apparentemente impossibile in una simulazione precisa e unica.

“La funzione d’onda del fotone, che contiene tutte le informazioni suo comportamento prima di essere rilevato, è stata finalmente compresa,” afferma Yuen. Questa scoperta apre nuove prospettive nel modellare e prevedere le interazioni tra luce e materia.

L’influenza delle nanoparticelle sulla forma del fotone

Le nanoparticelle di silicio hanno giocato un ruolo cruciale nell’esperimento. La loro presenza ha reso migliaia di volte più probabile l’emissione di un fotone e ha persino consentito a quest’ultimo di essere riassorbito dall’atomo. Questo fenomeno, uno dei più intriganti della meccanica quantistica, dimostra quanto sia stretta la connessione tra la distribuzione di intensità della luce e l’ambiente circostante.

La comprensione della forma del fotone non è solo un traguardo scientifico, ma una rivoluzione potenziale per numerose tecnologie. Da celle solari più efficienti a sensori avanzati e applicazioni nell’informatica quantistica, le opportunità sono vaste, come conclude Yuen:

Questa ricerca ci permette di interpretare dettagli precedentemente considerati rumore, trasformandoli in informazioni preziose per progettare nuove interazioni tra luce e materia.

Fonte: Physical Review Letters

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La trascrizione dei messaggi vocali in testo è arrivata su WhatsApp, che diventa sempre più inclusivo

È per alcune lingue e tra alcuni mesi lo sarà anche in Italia: la dei messaggi vocali di in testo per essere più accessibile anche a chi ha difficoltà uditive.

@WhatsApp

WhatsApp ha annunciato il rilascio globale di una nuova funzione molto attesa: la trascrizione dei messaggi vocali in testo. Questa novità è progettata per migliorare l’accessibilità e la comodità della comunicazione sulla piattaforma, consentendo agli utenti di leggere il contenuto di un messaggio audio invece di ascoltarlo.

Attualmente la funzione supporta le lingue inglese, portoghese, spagnolo e russo, ma è previsto l’arrivo dell’italiano nei prossimi mesi. Per abilitare la trascrizione, gli utenti devono accedere alle impostazioni dell’app e selezionare la lingua desiderata tra quelle disponibili.

La trascrizione di un messaggio audio può essere attivata tenendo premuto il messaggio e selezionando l’opzione “trascrivi”. Il testo trascritto apparirà nella stessa finestra di chat, garantendo una transizione fluida tra audio e testo. Tuttavia, è importante notare che la funzione potrebbe non funzionare correttamente in presenza di rumori di fondo o se la lingua del messaggio non corrisponde a quella impostata.

Migliora l’accessibilità per le persone sorde o con difficoltà uditive

Meta, la società proprietaria di WhatsApp, ha sottolineato che la privacy degli utenti rimane una priorità assoluta. Tutti i testi trascritti vengono elaborati localmente dispositivo del destinatario, senza la necessità di inviare dati a server esterni o utilizzare una connessione internet. Grazie alla crittografia end-to-end, né Meta né altre terze parti possono accedere al contenuto vocale o testuale, garantendo così un elevato livello di sicurezza.

Questa funzione rappresenta un significativo passo avanti per l’inclusione digitale, rendendo WhatsApp più accessibile alle persone sorde o con difficoltà uditive. La trascrizione consente loro di partecipare alle conversazioni vocali in modo semplice e immediato, eliminando una barriera storica alla comunicazione. Inoltre, può rivelarsi utile in contesti in cui ascoltare un messaggio audio risulta difficile o inappropriato, come in ambienti rumorosi o silenziosi.

Questa nuova funzionalità è destinata a rivoluzionare il modo in cui gli utenti interagiscono con i messaggi vocali su WhatsApp. La trascrizione non solo migliora l’esperienza complessiva degli utenti, ma offre anche una soluzione concreta alle esigenze di accessibilità, rafforzando l’impegno di Meta verso un’inclusione più ampia.

Fonte: Blog WhatsApp

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Utilizzo del truciolato per la creazione di mobili: composizione, caratteristiche e vantaggi

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Il è un pannello di legno prodotto attraverso un processo che impiega resine sintetiche e sfrutta gli scarti della lavorazione del legno naturale, come segatura, trucioli e frammenti di corteccia. Questo materiale è stato creato nel contesto della Seconda Guerra Mondiale, quando la disponibilità di legno massello era limitata. La necessità di materiali alternativi ha portato allo sviluppo di un metodo per riutilizzare i materiali di scarto, ottenendo un prodotto resistente e versatile. Il truciolato è oggi considerato una delle opzioni più economiche e diffuse al legno massello, grazie al suo costo ridotto e alla sua adattabilità.

Come viene prodotto il truciolato: le caratteristiche

Il processo di produzione del truciolato implica un’attenta gestione dei materiali di scarto. Gli scarti di legno vengono raccolti e puliti per rimuovere eventuali impurità. Successivamente, vengono frantumati in particelle uniformi e mescolati con resine adesive. Questa miscela compressa e pressata a caldo per formare pannelli solidi, che vengono poi levigati. Numerosi pannelli sono rivestiti con laminati o impiallacciature, per migliorare l’estetica e la resistenza del materiale. Nonostante sia un prodotto di riciclo, il truciolato è frequentemente utilizzato per la produzione di di design, rivestiti con laminati lucidi o impiallacciature in legno pregiato.

Vantaggi e svantaggi del truciolato

Il truciolato offre diversi , rendendolo una scelta economica e sostenibile, grazie alla sua capacità di riutilizzare materiali di scarto e contribuire alla riduzione dei rifiuti nell’industria del legno. Inoltre, i pannelli possono essere riciclati fino a tre volte, purché vengano separati dalle colle o dai rivestimenti sintetici. La sua versatilità è un altro punto di forza, poiché è facilmente lavorabile e consente la produzione di una vasta gamma di mobili.

Tuttavia, il truciolato presenta alcune limitazioni. La sua vulnerabilità all’umidità può determinare fenomeni di rigonfiamento e deterioramento, se non trattato adeguatamente. Inoltre, la sua durabilità è inferiore rispetto a quella del legno massello. Alcune resine utilizzate nella sua produzione possono emettere formaldeide, un composto potenzialmente dannoso per la salute. Recentemente, molte aziende hanno avviato lo sviluppo di resine ecocompatibili per mitigare tali problematiche, consentendo al truciolato di essere maggiormente utilizzato in ambiti dove la sostenibilità è un fattore chiave, come l’arredamento ecosostenibile e i progetti di edilizia verde.

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E’ nato prima l’uovo o la gallina ? Lo studio dell’Università di Ginevra forse ha la risposta giusta

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La domanda “è nato l’uovo o la gallina” ha trovato una risposta scientifica, grazie allo studio di un organismo unicellulare preistorico, il Chromosphaera perkinsii, nelle Hawaii. La ricerca condotta dai ricercatori dell’Università di suggerisce che l’uovo sia arrivato prima della gallina. Secondo la teoria dell’evoluzione, gli uccelli discendono dai rettili, che deponevano già uova. La mutazione di un essere vivente non avviene nell’arco della , ma attraverso la progenie; perciò, in teoria, la gallina deve essere nata da un uovo, anche se di origine rettiliana. Questa ricerca, pubblicata sulla rivista Nature, approfondisce la questione attestando la primazia dell’uovo rispetto a tutti gli animali del .

Origine dell’uovo da un organismo unicellulare

Lo studio si concentra sull’antico organismo Chromosphaera perkinsii, risalente a più di un miliardo di anni fa. Scoperto sulle isole Hawaii, questo autotrofo è in grado di nutrirsi autonomamente e non è parassitario, a differenza della maggior parte degli organismi della sua classe, gli Ittiosporiani. Chromosphaera perkinsii precede tutti gli animali sulla terra ed è un loro parente stretto.

Al raggiungimento di una certa dimensione, l’organismo unicellulare comincia a dividersi per formare una colonia multicellulare. In questa fase, sviluppa almeno due tipi di cellule distinte che iniziano a migrare indipendentemente. Questo processo ricorda la formazione della blastula, uno stadio dello sviluppo embrionale di un uovo, caratterizzato da un ammasso di cellule risultato della palintomia, fase iniziale della divisione cellulare. In questa fase, le cellule si dividono senza crescita cellulare, seguita poi dalla differenziazione in tessuti.

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La blastula è una fase embrionale costituita da un ammasso di cellule. Credits: Pearson Scott Foresman, Public domain, via Wikimedia Commons

Implicazioni sulle origini animali

Le scoperte dei ricercatori suggeriscono che lo sviluppo multicellulare potrebbe essere più antico di quanto precedentemente ritenuto o che potrebbe essersi evoluto in modo convergente, con processi simili che emergono in organismi distanti. Poiché la formazione delle colonie multicellulari è esclusiva di Chromosphaera perkinsii, la teoria della convergenza potrebbe rappresentare l’opzione più probabile, ma tale affermazione necessita di ulteriori ricerche. Gli studiosi si concentreranno su questo aspetto negli studi futuri.

Questo organismo sembra aver programmato l’esistenza delle uova prima della loro effettiva comparsa, aprendo nuove prospettive per comprendere le origini animali.

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Litio ferro fosfato un materiale innovativo e sostenibile per batterie

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Il litio ferro fosfato (LFP), con formula chimica LiFePO4, è un in cui il ferro presenta un numero di ossidazione di +2. Questo composto si trova nella trifilite, un minerale scoperto nel 1834 dal chimico e mineralogista tedesco Johann Nepomuk von Fuchs.

Caratteristiche del litio ferro fosfato

Il litio ferro fosfato si presenta in di solido cristallino, con una bassa solubilità in acqua, acidi diluiti e nella maggior parte dei solventi organici. Manifesta una gamma di colori che può variare dal grigio al nero, con una densità di circa 3.6 g/cm³ e un punto di fusione superiore ai 300°C. La sua struttura cristallina appartiene al sistema ortorombico.

Il LFP dimostra una notevole resistenza alle alte temperature senza subire decomposizione, risultando quindi incombustibile. Le sue eccellenti proprietà di sicurezza lo rendono particolarmente adatto per l’accumulo di energia, grazie alla stabilità termica che fornisce rispetto ad altre sostanze chimiche. Inoltre, è considerato un materiale sicuro per l’ambiente.

Vantaggi delle batterie al litio ferro fosfato

Le batterie che utilizzano litio ferro fosfato appartengono alla famiglia delle batterie a ioni di litio. Tuttavia, queste ultime hanno suscitato un forte interesse per la loro sicurezza, in quanto sono meno inclini a surriscaldamenti e fenomeni di thermal runaway.

Una delle loro caratteristiche distintive è la durata del ciclo, superiore rispetto ad altre batterie agli ioni di litio, rendendole ideali per applicazioni che richiedono frequenti cicli di carica e scarica. Tali applicazioni includono veicoli elettrici, sistemi di accumulo di energia e apparecchiature di comunicazione, dove la robustezza è fondamentale.

Le batterie LFP offrono anche un’alta stabilità termica e possono operare in condizioni ambientali estreme, con una densità energetica apprezzabile. Grazie alla disponibilità e al costo contenuto di ferro e fosfato, rispetto a materiali più costosi come cobalto o nichel, questi presentano costi inferiori.

Un’altra caratteristica importante è la capacità di ricarica rapida. Ciò è cruciale in applicazioni dove è richiesta una risposta immediata, come nel caso dei veicoli elettrici e dei dispositivi elettronici portatili. Gli LFP presentano anche un tasso di autoscarica più basso rispetto ad altre batterie ricaricabili, il che significa che mantengono la carica per periodi più lunghi quando non vengono utilizzate.

Inoltre, possono erogare elevate correnti di scarica, risultando così adatte a situazioni in cui è richiesto un rilascio immediato di energia. Tuttavia, rispetto ad altre batterie, la loro densità energetica è inferiore, il che implica una maggiore dimensione per una data capacità energetica. Presentano anche una tensione nominalmente inferiore rispetto ad altre batterie, per cui i sistemi progettati per tensioni più elevate necessitare di celle addizionali in serie, il che complica la progettazione complessiva.

Componenti delle batterie al litio ferro fosfato

Le batterie LFP impiegano LiFePO4 come materiale catodico, affiancato da un elettrodo di carbonio in grafite che funge da anodo. Il litio rappresenta l’elemento cruciale per le reazioni elettrochimiche all’interno della ; gli ioni di litio caricati positivamente si spostano tra anodo e catodo durante i cicli di carica e scarica.

Il ferro, sotto forma di Fe2+, partecipa alla reazione redox con gli ioni di ferro Fe2+/Fe3+, fondamentale per il movimento degli elettroni, necessario al flusso di corrente. Per migliorarne la conduttività elettrica, nel catodo viene spesso aggiunto carbonio conduttivo, ottimizzando il trasferimento di elettroni all’interno del materiale. Questo contribuisce a rendere più efficienti sia il processo di carica che quello di scarica.

L’elettrolita svolge un ruolo essenziale nella batteria, influenzando significativamente le sue prestazioni, la sicurezza e la longevità. Composto generalmente da sali di litio e solventi organici, permette il movimento degli ioni di litio tra i due elettrodi. Inoltre, il separatore, che crea una barriera tra anodo e catodo, è normalmente realizzato in un materiale polimerico poroso, permettendo lo scambio degli ioni di litio.

Processo di carica e scarica

Nel processo di carica, il litio ferro fosfato cede uno ione litio, trasformando il ferro (II) in ferro (III). Gli ioni di litio si muovono attraverso l’elettrolita fino all’anodo, dove si intercalano nella grafite, portando a uno spostamento di elettroni dal catodo all’anodo e generando corrente elettrica.

Durante il processo di scarica, gli ioni di litio immagazzinati nell’anodo ritornano al catodo, liberando energia che alimenta i dispositivi esterni.

Metodi di preparazione del litio ferro fosfato

La preparazione del litio ferro fosfato può avvenire attraverso metodologie in fase solida e liquida. Nei metodi in fase solida, si utilizzano la reazione ad alta temperatura o la riduzione carbotermica, insieme alla sintesi a microonde.

I metodi in fase liquida comprendono la precipitazione, il processo sol-gel e la sintesi idrotermica. Tra le tecniche di sintesi, la reazione del carbonato o dell’idrossido di litio è frequentemente impiegata, associando composti a base di ferro come il fosfato di ferro (II) triidrato.

Le fonti di carbonio possono includere glucosio, grafene e nanotubi di carbonio, disciolti in solventi appropriati. Durante il processo, viene regolato il pH mediante l’aggiunta di sostanze alcaline, affinché il ferro reagisca con il fosfato per generare il fosfato di ferro e integrare gli ioni di litio.

Il precipitato risultante viene purificato mediante ripetuti lavaggi e successivamente essiccato e calcinato a temperature elevate, dove si formano i cristalli di litio ferro fosfato. Il prodotto finale è quindi frantumato, macinato e setacciato per ottenere un materiale di dimensioni uniformi, sia su scala micrometrica che nanometrica.

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Il segreto per alimentare smartwatch e dispositivi elettronici senza batteria scoperto da te cambia tutto.

Il prodotto dal nostro corpo e dalle industrie è spesso disperso nell’atmosfera. Grazie a tecnologie innovative, è possibile recuperare questa energia per dispositivi e ridurre l’impatto ambientale, utilizzando materiali ecologici come la lignina.

Ogni giorno il corpo umano genera una quantità significativa di calore, un sottoprodotto del metabolismo. Ogni centimetro quadrato della nostra pelle rilascia calore pari a circa 19 fiammiferi accesi ogni ora. Nonostante questa energia termica rappresenti una risorsa potenziale, attualmente gran parte di essa si disperde nell’atmosfera senza essere utilizzata.

Grazie a tecnologie innovative, è possibile immaginare un futuro in cui il calore del corpo alimenta dispositivi come e tracker GPS, permettendo loro di funzionare senza interruzioni. L’obiettivo è sviluppare un dispositivo che non solo generi energia, ma la conservi, fungendo da interna per la tecnologia indossabile.

Non solo il corpo umano, ma anche il mondo tecnologico produce enormi quantità di calore disperso: dai motori dei veicoli alle macchine industriali. Il concetto emergente di recupero del calore di scarto mira a trasformare questa energia sprecata in elettricità utile, migliorando l’efficienza e riducendo l’impatto ambientale.

Legno e lignina: soluzioni sostenibili per la conversione termoelettrica

Una alternativa innovativa ai materiali termoelettrici tradizionali, spesso tossici come il cadmio e il piombo, è rappresentata dal legno, in particolare dalla lignina, un sottoprodotto dell’industria della carta. Ricercatori dell’Università di Limerick e di Valencia hanno scoperto che membrane a base di lignina immerse in una soluzione salina possono convertire calore a basse temperature (meno di 200°C) in energia elettrica.

Questa tecnologia promette di recuperare fino al 66% del calore disperso dall’industria, rappresentando un’opzione ecologica per vari settori, dalle fabbriche agli edifici. Una recuperata l’energia dal calore disperso, è essenziale immagazzinarla. I supercondensatori sono particolarmente adatti, ma attualmente si basano su materiali derivati da combustibili fossili.

La lignina, trasformata in carbonio poroso, offre un’alternativa rinnovabile, funzionando come elettrodo per immagazzinare energia rapidamente. Questa combinazione di generazione e immagazzinamento di energia può rivoluzionare dispositivi di uso quotidiano, come elettronica indossabile, sensori, o veicoli elettrici. Inoltre, la sua natura sostenibile la rende una soluzione ideale per un futuro più green.

Fonte: The Conversation

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La Luna delle lunghe notti non viene perduta, con lo splendido spettacolo che dà il benvenuto all’inverno

Il 15 dicembre si potrà osservare la delle , la luna piena che accoglie l’inverno. Questo nome, ispirato dalla tradizione americana, si riferisce alle lunghe notti dell’inverno boreale, che sono le più prolungate dell’anno.

Il 15 dicembre si assisterà a un evento celeste da non perdere. Il plenilunio di dicembre, noto anche come Luna delle Lunghe Notti, avrà luogo alle 10.02 ora italiana. Tuttavia, per ammirare la sua luminosità, sarà necessario attendere fino al tramonto, previsto per circa le 20.00. La Luna delle Lunghe Notti rappresenta un momento significativo dell’anno, quando si accoglie l’inverno e si celebrano notti più lunghe.

Tradizioni e Nomi

Il nome Luna delle Lunghe Notti deriva dalla tradizione dei nativi americani, che la definivano anche Luna Fredda per le rigide temperature tipiche di questo periodo. Il solstizio d’inverno, che quest’anno si verificherà il 21 dicembre alle 10.19 ora italiana, segna l’inizio della stagione invernale.

Altri Nomi Storici

In aggiunta ai nomi di origine americana, il plenilunio di dicembre è conosciuto come Luna di Yule, nome utilizzato da culture celtiche. Questo termine sembra derivare dalla parola scandinava o anglosassone ‘Iul’, associata al concetto di ruota, rappresentando un momento di significativa importanza nel ciclo annuale e evidenziando la notte più lunga dell’anno nell’emisfero boreale.

luna delle lunghe notti inverno 2024

©Stellarium

Per chi volesse osservare questo fenomeno, sarà un’opportunità imperdibile di ammirare uno naturale che segna il passaggio alla stagione invernale. I dettagli e le tradizioni legate a questo evento contribuiscono a rendere l’osservazione della Luna delle Lunghe Notti un’esperienza unica.

Fonte: Moongiant

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Spermidina: un composto fondamentale per la crescita cellulare e la salute dell’organismo.

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La spermidina è un composto biologicamente attivo, fondamentale per la crescita e la differenziazione cellulare. Insieme alla putrescina e alla spermina, rientra nella categoria delle poliammine naturali. Questa molecola ha un ruolo cruciale nella sopravvivenza, crescita e proliferazione cellulare. È altresì nota per le sue eccezionali proprietà neuroprotettive, cardioprotettive e antitumorali, oltre a presentare potenziali effetti antinfiammatori.

Caratteristiche delle poliammine

Le poliammine sono catene idrocarburiche flessibili, ciascuna dotata di più gruppi amminici, che a pH neutro risultano caricate positivamente. Questa peculiarità le rende uniche nella loro interazione elettrostatica con macromolecole caricate negativamente, come acidi nucleici, proteine acide e membrane cellulari.

struttura

Fonti alimentari di spermidina

La spermidina è nota per essere facilmente assorbita dall’apparato digerente umano e distribuita nel corpo tramite la circolazione sistemica subire degradazione. Gli alimenti ricchi di questa poliammina, come soia secca, funghi, piselli, lattuga, broccoli, mango, cereali e riso integrale, possono incrementare la sua concentrazione nel sistema. In effetti, il livello circolante di spermidina è influenzato non solo dal consumo di cibi che la contengono, ma anche da diete ricche di microbiota produttore di spermidina.

Tutti i vertebrati, eucarioti inferiori inclusi funghi e la maggior parte dei protozoi, effettuano la sintesi delle poliammine a partire da due precursori: l’ornitina e la metionina. Nel processo, la putrescina, nota come ,4-diaminobutano, sintetizzata dalla ornitina per mezzo dell’ornitina decarbossilasi, un enzima specifico che promuove la decarbossilazione dell’ornitina.

La produzione di spermidina, identificabile dalla formula C7H19N3 e presente in ribosomi e tessuti viventi, si attua attraverso la condensazione della putrescina con un gruppo amminopropilico della adenosilmetionina, grazie all’enzima spermidina sintasi, il quale la reazione senza ATP. In mammiferi, la spermidina può ulteriormente sintetizzarsi in spermina attraverso un secondo passaggio enzimatico.

Diversi fattori influenzano la biodisponibilità della spermidina, come la biosintesi cellulare, la produzione da parte di microrganismi intestinali, l’apporto nutrizionale, il catabolismo e l’escrezione urinaria. Con l’avanzare dell’età, i livelli di spermidina tendono a diminuire, suggerendo una correlazione tra la riduzione di questo composto e il deterioramento associato all’invecchiamento.

Ricerche recenti hanno mostrato che un aumento dell’assunzione di alimenti ricchi di spermidina era associato a una riduzione della mortalità complessiva dovuta a patologie. Questa poliammina influisce su molteplici processi biologici, tra cui crescita cellulare, rigenerazione tessutale, stabilizzazione di DNA e RNA, modulazione enzimatica e regolazione della traduzione. Dimostra anche proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, oltre a migliorare la funzionalità mitocondriale e la respirazione.

funzionifunzioni

In aggiunta a ciò, la spermidina svolge un ruolo cardioprotettivo e neuroprotettivo, stimolando la risposta immunitaria contro i tumori e contribuendo a prevenire l’immunosenescenza. Essa favorisce anche l’autofagia, un meccanismo cellulare di rimozione di componenti danneggiati, grazie all’inibizione di specifiche acetiltransferasi. In generale, le concentrazioni di poliammine possono variare notevolmente da un organismo all’altro, ma è evidente che i livelli di spermidina tendono a diminuire con l’età, sia negli organismi modello che negli esseri umani.

Studi suggeriscono che i centenari sani presentano livelli di spermidina simili a quelli di persone significativamente più giovani. Questa riduzione associata all’età potrebbe contribuire a una diminuzione dell’autofagia, accentuando l’insorgere di malattie legate all’invecchiamento. È possibile contrastare la perdita di spermidina attraverso una dieta ricca di alimenti contenenti questa poliammina, integratori vegetali, spermidina sintetica o stimolando la sintesi di poliammine nel microbioma intestinale grazie all’assunzione di prebiotici e probiotici.

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Il trucco del sale davanti alla finestra per evitare la condensa viene testato.

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Negli ultimi giorni, con l’arrivo dell’inverno, si è tornati a parlare di un metodo tradizionale per combattere la sui vetri: posizionare una ciotola di accanto alle finestre durante le giornate fredde e umide. Questa tecnica, nota come “ della nonna”, proposta come soluzione casalinga da utilizzare in ambienti come cucine e bagni, dove si genera una maggiore quantità di vapore acqueo. Tuttavia, la reale efficacia del sale nel ridurre l’umidità dell’aria è limitata.

Il sale da cucina, composto principalmente di cloruro di sodio (NaCl), presenta caratteristiche igroscopiche, ovvero è in grado di assorbire molecole d’acqua. Tuttavia, la sua capacità di assorbimento è modesta, attivandosi in modo significativo solo quando l’umidità relativa dell’aria supera il 70-75%. In condizioni normali, come quella di un ambiente domestico con umidità ideale attorno al 50%, la condensa inizia a formarsi circa al 60% di umidità relativa. Quindi, il sale potrebbe avere un effetto riduttivo sull’umidità soltanto in ambienti con alta saturazione di vapore.

# Limitazioni del metodo

Sebbene il sale possa fornire un leggero beneficio in situazioni di elevata umidità, non rappresenta una soluzione completa. Altri fattori, in particolare la differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno del vetro, sono determinanti nella formazione della condensa. Di conseguenza, il trucco del sale può risultare utile in un bagno piccolo dopo una doccia o in una cucina durante lunghe sessioni di cottura, ma non offre un approccio risolutivo.

# Alternative più efficaci

Esistono dispositivi antiumidità progettati per l’uso domestico che utilizzano materiali significativamente più igroscopici rispetto al sale, come la silice colloidale o alcuni sali di calcio. Per prevenire la formazione di condensa, è preferibile favorire la circolazione dell’aria aprendo le finestre o installare infissi ad alto isolamento termico, che offrono miglioramenti significativi rispetto a una semplice ciotola di sale accanto alla finestra.

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Lithium carbonate

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Il carbonato di litio, noto con la formula chimica Li2CO3, è il sale di litio dell’acido carbonico. Questo composto trova applicazione sia in campo medico che industriale, rivestendo un ruolo fondamentale nella produzione delle batterie a ioni litio. Queste ultime sono state introdotte nel mercato per la prima da Sony nel 1991 e, attualmente, la loro produzione di massa dipende da diversi componenti chimici, tra cui spicca il carbonato di litio.

Proprietà e utilizzo del carbonato di litio nella produzione di batterie

Il carbonato di litio è un precursore chimico indispensabile nella fabbricazione di ricerche per le batterie agli ioni di litio. Durante il processo di produzione, questo composto subisce diverse reazioni chimiche che portano alla formatura dell’esafluorofosfato di litio (LiPF6), il quale facilita il trasferimento degli ioni di litio tra anodo e catodo. Il catodo, a sua volta, può essere realizzato utilizzando vari composti di litio, tra cui l’ossido di litio e cobalto (LiCoO2), ottenuto attraverso la calcinazione del carbonato di litio ad alte temperature.

I vantaggi unici del carbonato di litio lo rendono preferito nel settore delle batterie. Questo composto è facilmente reperibile e si presenta come un’alternativa economica rispetto a molte altre opzioni disponibili. La sua stabilità chimica gli permette di affrontare severe condizioni di produzione perdere integrità, rendendolo ideale per un’ampia gamma di tecnologie legate alle batterie al litio, comprese quelle al litio-ferro-fosfato.

Solubilità e sintesi del carbonato di litio

Quando confrontato con i carbonati di metalli alcalini e alcalino-terrosi, il carbonato di litio presenta una solubilità inferiore a causa delle piccole dimensioni del raggio ionico del litio. Il prodotto di solubilità è pari a 2.5·10–2. L’equilibrio di dissoluzione è rappresentato dalla seguente equazione: Li2CO3(s) ⇄ 2 Li+(aq) + CO32-(aq).

Per quanto riguarda la sintesi, il carbonato di litio generalmente prodotto a livello industriale attraverso l’estrazione da minerali di pegmatite come spodumene, litiofillite, o lepidolite, oltre che da salamoie ricche di ioni litio, come quelle presenti nel Salar de Atacama in Cile o nel Salar di Uyuni in Bolivia.

Negli ultimi tempi, si è sviluppata una nuova metodologia che prevede l’uso della tecnica di irradiazione laser pulsata (PLI) per ottenere carbonato di litio ad elevato grado di cristallinità, senza l’utilizzo di agenti precipitanti.

Reazioni del carbonato di litio e utilizzo in campo medico

In reazioni chimiche, il carbonato di litio interagisce, ad esempio, con l’acido cloridrico per formare cloruro di litio, biossido di carbonio e acqua. Inoltre, può reagire con biossido di carbonio e acqua, generando il carbonato acido di litio. La sua idrolisi in acqua dà origine a una base forte (LiOH) e a un acido debole (H2CO3). Alle alte temperature, il carbonato di litio subisce decomposizione termica con formazione di ossido di litio e biossido di carbonio.

In ambito medico, il carbonato di litio viene impiegato come farmaco antimaniacale, ed è usato come stabilizzatore dell’umore per i pazienti affetti da disturbo bipolare. Inoltre, il suo utilizzo è limitato in altre patologie psichiatriche, pur essendo efficace nel ridurre i tassi di suicidio.Ci sono indicazioni che suggeriscono che il litio alteri il trasporto di ioni sodio nei neuroni e modifichi il contenuto intercellulare di catecolamine, contribuendo così a normalizzare lo stato mentale senza provocare letargia.

Il litio influisce anche sui sistemi di secondi messaggeri che modulano la neurotrasmissione, arrivando a smorzare l’attività eccessiva tramite interazioni con percorsi biologici come l’adenil ciclasi e la proteina chinasi C.

Altri usi del carbonato di litio nell’industria

Oltre alla sua applicazione nelle batterie, il carbonato di litio viene utilizzato per produrre rilevatori di anidride carbonica, fondamentali non solo per la sicurezza ma anche per molte attività industriali. Questo composto trova impiego anche nella raffinazione dell’alluminio, dove gioca un ruolo cruciale nella riduzione della viscosità delle scorie e nel miglioramento del tasso di estrazione del metallo.

Ulteriori applicazioni comprendono la sua reazione con la silice, che genera silicato di litio e contribuisce così a un processo di produzione più efficiente. Infine, il carbonato di litio è utilizzato nella di materiali in vetro resistenti e termicamente stabili, ottimizzando caratteristiche importanti quali la durata e la resistenza alla corrosione, rendendolo indispensabile in prodotti di uso quotidiano come gli smartphone.

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Magnesio in forma di carbonato

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Il carbonato di magnesio, un derivante dall’acido carbonico, ha la formula chimica MgCO3. Questo composto si trova comunemente in natura, principalmente nella magnesite, che si attraverso l’alterazione di rocce ricche di magnesio durante il processo di metamorfismo o ad opera di agenti atmosferici. Inoltre, è presente nella dolomite, un carbonato doppio di calcio e magnesio (CaMg(CO3)2).

Minerali contenenti carbonato di magnesio

Il carbonato di magnesio si può rinvenire anche in altri minerali. Ad esempio, è presente nella barringtonite, in forma biidrata; nella nesquehonite, in forma tridrata; e nella lansfordite, anch’essa tridrata. Inoltre, nell’idromagnesite, esso appare come magnesio idrossido carbonato tetraidrato (Mg5(CO3)4(OH)2·4(H2O)).

Questo composto, noto anche come carbonato di magnesio anidro, rappresenta un materiale versatile con applicazioni in diversi settori, dalla cosmetica alla medicina, dall’industria all’industria della gomma. Grazie alla sua stabilità termica, si comporta anche come un efficace ritardante di fiamma, con una temperatura di decomposizione compresa tra 500 e 600 °C.

Solubilità e proprietà chimiche

La scarsa solubilità del carbonato di magnesio è dovuta alla sua elevata energia reticolare, infatti il valore del prodotto di solubilità è 3.5 · 10–8. L’equilibrio di dissoluzione eterogeneo può essere espresso come segue:

MgCO3(s) ⇄ Mg2+ (aq) + CO32-(aq)

La formula del prodotto di solubilità è:
Kps = [Mg2+] [CO32-]

Individuando la solubilità all’equilibrio come x, si ha che [Mg2+] = [CO32-]. Pertanto, sostituendo nell’espressione per il prodotto di solubilità, otteniamo:
Kps = 3.5 · 10–8= (x)(x) = x².

Da questa equazione, risolvendo per x, che rappresenta la solubilità molare, si trova √3.5 · 10–8 = .9 · 10-4 mol/L. Considerando la massa molecolare del carbonato di magnesio, che è 84.3139 g/mol, la solubilità in g/L risulta essere (1.9 · 10-4 mol/L)( 84.3139 g/mol) = 0.016 g/L.

Sintesi e utilizzi del carbonato di magnesio

La produzione industriale del carbonato di magnesio avviene principalmente attraverso l’estrazione dai minerali, in particolare dalla magnesite. Data la scarsa solubilità di questo composto, è possibile ottenerlo tramite un processo di precipitazione, combinando un sale di magnesio solubile con un sale che contenga ioni carbonato. Esempi comuni di reazioni per ottenere carbonato di magnesio includono la reazione tra cloruro di magnesio e bicarbonato di sodio, o solfato di magnesio e carbonato di sodio.

Il carbonato di magnesio ottenuto tramite queste reazioni subisce un ulteriore trattamento, che include idrolisi, filtrazione, lavaggio e asciugatura. Il risultato finale è una polvere bianca fine.

Il carbonato di magnesio presenta una vasta gamma di applicazioni. In ambito sanitario, è utilizzato principalmente per alleviare sintomi legati a condizioni come l’ulcera peptica e il reflusso gastroesofageo, grazie alla sua capacità di neutralizzare l’acido gastrico e offre un ambiente più favorevole alla guarigione, specialmente in caso di ulcere.

In ambito industriale, il carbonato di magnesio è impiegato nella produzione di materiali refrattari, cemento speciali e polveri per l’industria farmaceutica e della carta. Infatti, contribuisce a rendere la carta più bianca e lucida.

Il suo utilizzo si estende anche nel settore dello sport, dove atleti di diverse discipline lo impiegano per migliorare la presa, assorbendo il sudore e garantendo una presa sicura. La sua natura atossica rende il carbonato di magnesio una scelta ideale per migliorare le performance effetti collaterali indesiderati.

In campo alimentare, esso funge da agente lievitante e stabilizzante nei prodotti da forno, mentre in agricoltura aiuta a migliorare la salute del suolo, agendo come agente neutralizzante per terreni acidi e supportando la crescita delle piante grazie alla presenza di magnesio.

Infine, in ambito cosmetico, il carbonato di magnesio è utilizzato per le sue proprietà assorbenti in prodotti per la cura della pelle, ciprie e deodoranti, migliorando la consistenza e la sensazione generale dei prodotti applicati sulla pelle.

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