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Primo cibo al mondo stampato in 3D per le persone con difficoltà di deglutizione o disfagia realizzato

Scienziati dell’Università di Bristol hanno sviluppato pasti stampati in 3D, nutrienti e progettati per con disfagia, offrendo una soluzione innovativa per chi ha di .

©UWE Bristol

Un team di scienziati dell’Università di Bristol ha annunciato un’importante innovazione con la creazione di pasti stampati in 3D, progettati specificamente per facilitare la masticazione e la deglutizione. Utilizzando una stampante 3D alimentare basata su estrusione, hanno sviluppato un’alternativa nutrizionale completa per coloro che soffrono di disfagia, una condizione che rende difficile la deglutizione.

Un’alimentazione più invitante

Starakos e il suo team hanno collaborato con nutrizionisti clinici per affrontare la sfida di conciliare gusti gradevoli e nutrienti, creando piatti vari e appetitosi. Gli ingredienti utilizzati, come piselli frullati, yogurt greco filtrato e brodo vegetale, contribuiscono a migliorare la qualità dei pasti. Stratakos ha sottolineato che con il cibo in 3D il rischio di ostruzione delle vie aeree diminuisce notevolmente, e i pasti risultano più facili da gestire.

Innovazione nella preparazione dei pasti

Differenti rispetto a studi sull’alimentazione stampata in 3D, questo progetto si distingue per la varietà degli ingredienti utilizzati, creando piatti ad alto contenuto energetico. Il feedback ricevuto da pazienti e caregiver è stato entusiasta, con molti disposti a considerare l’acquisto di questi nuovi prodotti. La stampa degli alimenti avviene attraverso l’inserimento degli ingredienti in cartucce, permettendo la creazione di strutture tridimensionali nel giro di circa 20 minuti, rendendo i pasti anche visivamente accattivanti.

Il progetto è frutto di una collaborazione internazionale tra il Regno Unito, la Grecia e la Serbia, con la partecipazione di vari istituti universitari. Gli scienziati stanno cercando finanziamenti per l’inizio di una sperimentazione clinica, con l’intenzione di vedere queste stampanti alimentari implementate in case di cura e ospedali nel prossimo futuro.

Fonte: UWE Bristol

Fonte Verificata

Una fibra di seta che imita i poteri di Spider-Man è creata dagli scienziati e può sollevare oggetti 80 volte il loro peso.

Grazie a una scoperta accidentale, i ricercatori della Tufts University hanno creato una fibra di seta che si solidifica istantaneamente e solleva oggetti 80 più pesanti di essa.

Un di ricercatori del Silklab presso la Tufts University ha recentemente creato un materiale straordinario: una sostanza viscosa a base di seta che, una volta espulsa da un ago, si solidifica all’istante in una fibra resistente capace di sollevare oggetti fino a 80 volte il suo . Questa scoperta si avvicina sempre di più alla possibilità di avere una tecnologia simile alla celebre ragnatela da un noto personaggio dei fumetti.

Come nasce la fibra a base di seta

L’idea di sviluppare questa fibra è nata quasi per caso. Durante un esperimento, i ricercatori hanno notato che la sostanza formava una struttura simile a una ragnatela sul fondo di un contenitore di vetro. Questa scoperta ha spinto il team a sperimentare ulteriormente: hanno miscelato la fibroina con un solvente, ottenendo un idrogel semi-solido. Aggiungendo un composto chimico alla miscela, il composto liquido si solidifica quasi immediatamente, trasformandosi in una fibra appiccicosa e molto resistente.

Non soddisfatti, i ricercatori hanno poi integrato un’altra sostanza, un biopolimero naturale derivato dai gusci dei crostacei. Questo ha migliorato ulteriormente l’adesione e la resistenza della fibra, aumentando rispettivamente del 18% e del 200%. Il team ha quindi costruito un dispositivo capace di sparare il liquido verso gli oggetti, dimostrando la possibilità di sollevare bulloni di a circa 12 cm di distanza e con un peso pari a 80 volte quello della fibra stessa.

Perché non usare la seta di ragno?

Sebbene la seta di ragno sia considerata una delle sostanze naturali più forti, i ricercatori hanno scelto di lavorare con fibroina di seta prodotta dai bachi da seta. La seta di ragno è molto più complessa da riprodurre artificialmente e le caratteristiche possono variare molto tra le specie, rendendone difficile un uso pratico e controllato.

Al contrario, la seta dei bachi da seta è facile da produrre e modificare in laboratorio, consentendo ai ricercatori di adattarne forza e adesività in base alle necessità, rendendola utile in molte applicazioni, dai robot morbidi alla somministrazione di farmaci, fino ai sensori biodegradabili.

Fonte: Advanced Functional Materials

Fonte Verificata

Torna il “bacio” Luna-Saturno, circondato da stelle cadenti

Ben due sciami di stelle cadenti circonderanno il “” Luna-Saturno, che torna nel suo splendore il prossimo 10 novembre. L’evento, non rarissimo, ma affascinante, potrebbe essere visto anche a occhio nudo, ma per apprezzare meglio il Signore degli Anelli consigliamo sempre di usare almeno un buon binocolo.

Canva

Tutti pronti il 10 novembre per ammirare il “bacio” Luna-Saturno. L’evento, non rarissimo ma sempre spettacolare, sarà stavolta di ben due sciami di stelle cadenti, le Tauridi nord e le Andromedidi, entrambi al picco appena due sere dopo, il 12 novembre. Lo show potrebbe visto anche essere a occhio nudo, ma per apprezzare meglio il Signore degli Anelli consigliamo sempre di usare almeno un buon binocolo.

Osservazione del 10 Novembre

Come spiega l’UAI, la sera del 10 novembre potremo osservare la Luna, poco oltre il Quarto, che si avvicina a Saturno, nella costellazione dell’Acquario. Il giorno dopo il nostro satellite, dopo aver “sorpassato” il pianeta, si troverà vicino al limite con i Pesci (nella mappa il cielo del 10 novembre 2024 alle 23.30 circa).

bacio luna-saturno bacio luna-saturno

©Stellarium

Fenomeni Celesti in Arrivo

E non finisce qui, perché, poco dopo è atteso il picco di ben due sciami di stelle cadenti, le Tauridi nord nella notte tra l’11 e il 12 novembre, e le Andromedidi in quella tra il 13 e il 14, sciami comunque attivi già ora.

Le Tauridi nord, in particolare, componente settentrionale del sistema complesso delle Tauridi, sono originate dalla cometa Encke e da detriti asteroidali, e il loro radiante, ovvero il picco da cui sembra che partano, sarà osservabile per tutta la notte già dalla fine del crepuscolo serale, culminando verso la mezzanotte a quasi 70° di altezza nella notte di picco e in quelle e successive.

Per quanto riguarda le Andromedidi, invece, sono parte di quello che rimane della disgregazione della cometa 1741 Biela che nel 1852 si ruppe in due. Anche nel loro caso il radiante sarà osservabile per tutta la notte, raggiungendo la maggiore altezza di circa 80° verso le ore 23 (anche se meno favorevoli all’osservazione).

Non perdiamo quindi questo bellissimo spettacolo (e prepariamo tanti desideri!).

Fonti: UAI / UAI meteore

Fonte Verificata

Il volto di un “vampiro” polacco di 400 anni ricostruito dagli scienziati

Nel nord della Polonia, una giovane donna conosciuta come Zosia è stata sepolta secoli fa in un modo singolare e macabro, con un falcetto premuto alla gola e un lucchetto sul piede. Grazie a tecnologie moderne, la sua figura è stata ricostruita, ricordando al la crudeltà di un passato dominato dalla paura e dalle superstizioni.

©Nicolaus Copernicus University/Oscar Nilsson.

Nel XVII secolo, gli abitanti del villaggio di Pień vivevano nel timore di carestie, pestilenze e guerre, elementi che alimentavano le credenze nel soprannaturale e la necessità di prevenire potenziali resurrezioni malvagie. La sepoltura di Zosia, con un falcetto a impedirne il ritorno e un lucchetto per “legare” il suo spirito, riflette la paura radicata nella comunità riguardo alle leggende di vampiri, note come “strige”.

La ricostruzione di Zosia: dal mito alla realtà

Nel 2022, un team di ricercatori dell’Università Nicolaus Copernicus, sotto la direzione dell’archeologo svedese Oscar Nilsson, ha avviato un progetto per ricostruire il di Zosia. Utilizzando tecniche di stampa 3D e modellazione in argilla, il ha restituito dignità a una giovane un considerata una minaccia sovrannaturale. Nilsson ha descritto come il progetto abbia reso possibile “riportare in vita” colei che era stata ribattezzata a causa delle credenze della sua epoca. Attraverso le scansioni delle ossa, si sono riscontrate anomalie nel cranio e nello sterno che avrebbero potuto causare sintomi confusi con segni di possessione, come svenimenti o emicranie.

Un simbolo di riflessione

Il risultato della ricostruzione è stato emotivamente significativo: Zosia ha riacquistato un volto umano, invitando a riflessioni sulla sottilissima linea tra paura e empatia. La figura ricostruita serve da monito su come l’incomprensione possa trasformare individui comuni in vittime di superstizioni e paure collettive.

Fonte: ODNilsson

Fonte Verificata

La nuova funzione delle liste di WhatsApp viene lanciata per organizzare le chat: come funzionano e come attivarle.

WhatsApp ha recentemente introdotto una funzionalità chiamata ““, rivolta agli utenti per migliorare la gestione delle conversazioni. Questo strumento di organizzare le chat in categorie personalizzate, facilitando l’accesso ai messaggi importanti e mantenendo ordinata la schermata principale delle conversazioni.

@Blog WhatsApp

La nuova feature permette di creare categorie di chat, rendendo più facile la consultazione dei messaggi. Gli utenti possono accedere a una nuova interfaccia nella sezione Chat, dove saranno visibili pulsanti per diverse categorie, partendo dalla lista predefinita “Tutte”.

Per personalizzare ulteriormente l’esperienza, è possibile premere sull’icona “+” accanto ai pulsanti per aggiungere nuove categorie, come “Famiglia”, “Amici” o “Lavoro”. Queste liste fanno da filtri per le conversazioni, permettendo all’utente di visualizzare i messaggi inclusi nella categoria selezionata.

Modalità di aggiornamento

Le liste sono un’opzione totalmente privata e possono essere modificate in qualsiasi momento. Per accedere a questa funzionalità, è necessario aggiornare WhatsApp all’ultima versione disponibile sul Play Store per Android o sull’App Store per iPhone. Poiché il rilascio avviene in modo graduale, alcuni utenti potrebbero dover attendere di vedere le Liste attive.

Affinamento dell’esperienza utente

L’implementazione delle Liste è il risultato di un feedback positivo rispetto ai filtri chat introdotti precedentemente. Questa espansione mira a rendere l’interazione con l’app più intuitiva e su misura per le esigenze degli utenti.

Per ulteriori dettagli su questa nuova funzionalità, visitare il Blog WhatsApp.

Fonte Verificata

Scoperto un buco nero che sfida le leggi della fisica e risulta essere il più vorace di sempre.

Grazie ai telescopi James Webb e Chandra, è stato osservato un buco che le leggi conosciute, aprendo nuove strade alla ricerca sull’accrescimento dei buchi neri.

©NOIRLab/NSF/AURA/J. da Silva/M. Zamani

Un team di astronomi ha recentemente un buco nero, denominato LID-568, che si sta alimentando a una velocità sorprendente, superando di 40 il limite teorico di assorbimento noto come limite di Eddington. Attraverso l’uso dei telescopi spaziali James Webb e Chandra, i ricercatori hanno osservato LID-568 in un periodo di intensa attività, dove consuma materia in modo inusitato, portando a una nuova comprensione dei processi di accrescimento cosmico.

La fame insaziabile di LID-568

LID-568 si distingue per la sua capacità di superare il limite di Eddington, alimentandosi con una voracità mai vista . I dati ottenuti grazie al telescopio Webb hanno rivelato che il gas che circonda il buco nero defluisce con una facilità che suggerisce un’accumulazione massiccia di materia in rapida successione. Questa scoperta segna un importante passo avanti nella comprensione dei buchi neri e della loro crescita nell’universo primordiale.

Una scoperta che cambia le regole del gioco

La luminosità straordinaria di LID-568 ha messo in evidenza un fenomeno eccezionale, suggerendo che meccanismi di accrescimento ultraveloci possono aver svolto un ruolo significativo nella formazione di buchi neri nei primissimi periodi cosmici. Il team di astronomi sta ora ipotizzando che diverse altre masse di buchi neri possano nutrirsi attraverso episodi rapidi di accrescimento, con i deflussi di gas che potrebbero fungere da meccanismo di regolazione per l’energia in eccesso. Ulteriori osservazioni sono previste per svelare i misteri legati a questo comportamento insolito.

Fonte: Nature Astronomy

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Rinvenuto in Svezia un antico cimitero vichingo risalente a 1.200 anni fa, con solo il 6% esplorato.

Gli archeologi svedesi hanno un vasto vichingo a Tvååker, contenente 139 tombe risalenti a circa 1.200 anni fa. La scoperta è stata fatta mentre i ricercatori del Museo Storico Nazionale di erano impegnati nella ricerca di un antico insediamento dell’Età della Pietra. Sorprendentemente, il sei percento del sito archeologico è stato esplorato fino ad ora.

Scavi iniziati nel 2017

Le operazioni di scavo sono cominciate nel maggio del 2017, in un’area prevista per la costruzione di una rotatoria e il rinnovamento delle tubature dell’acqua. Inizialmente, il lavoro prevedeva la ricerca di resti preistorici. Tuttavia, man mano che i lavori avanzavano, sono emerse evidenze di un’importante necropoli vichinga. L’archeologa Petra Nordin ha dichiarato: “Abbiamo trovato cinque tombe sopra uno strato di resti di combustione, con frammenti di ossa umane e di cane. È allora che abbiamo compreso la presenza di un ampio cimitero vichingo.”

Necropoli strategicamente posizionata

La necropoli si estende su una cresta pianeggiante, scelta strategicamente per la sua posizione lungo due importanti rotte commerciali dell’epoca. Il terreno, anche se alterato dall’aratura, continua a riservare scoperte significative, tra cui i resti di pire funerarie e un’importante struttura in pietra a forma di nave. Nordin ha spiegato che “solitamente troviamo resti di cani nelle pire rotonde e piccole, mentre i resti umani sono collocati in pire allungate.”

Reperti significativi e implicazioni archeologiche

Tra i reperti recuperati vi sono fibbie, frammenti di ceramica e una rara moneta araba d’argento, databile tra il 795 e l’806 d.C., accompagnati dai resti di uccelli, cani e animali da allevamento. Si ritiene che le sepolte in questo cimitero appartenessero a un villaggio vichingo vicinissimo, il cui esatto posizionamento rimane ancora un mistero. Nordin ha espresso il suo entusiasmo per le future scoperte, affermando: “Non sappiamo con certezza dove si trovi l’antico villaggio, ma siamo ansiosi di scoprire cosa emergerà.”

©National Historical Museums (NHR)

Fonte: National Historical Museums

Fonte

Archeologi svedesi scoprono un vasto cimitero vichingo risalente a 1.200 anni fa a Tvååker, con tombe e reperti unici: solo il 6% del sito è stato esplorato

©National Historical Museums (NHR)

I ricercatori erano alla ricerca di un antico insediamento risalente all’Età della Pietra. Invece, gli archeologi del Museo Storico Nazionale di Svezia si sono imbattuti in un’immensa necropoli vichinga con 139 tombe, risalente a circa 1.200 anni fa. Sorprendentemente, è stato esaminato solo il sei percento dell’intero sito.

Le operazioni di scavo sono iniziate nel maggio del 2017, partendo come un semplice lavoro preliminare in una zona di insediamento preistorico. Il comune di Tvååker, situato nella provincia svedese di Halland, stava programmando la costruzione di una rotatoria e il rinnovamento delle tubature dell’acqua, interventi pianificati in più fasi.

Man mano che si procede con gli scavi, è diventato evidente che il sito nascondeva qualcosa di speciale. Inizialmente sono emersi un antico forno e vari strumenti in selce, ma ben presto è apparso chiaro che c’era molto di più. Petra Nordin, archeologa e direttrice del progetto, è stata tra le prime a intuire la vastità del sito archeologico. Gli archeologi hanno iniziato a scoprire sepolture di epoca vichinga:

“Abbiamo trovato cinque tombe sopra uno strato di resti di combustione, con frammenti di ossa umane e di cane. È allora che abbiamo compreso la presenza di un ampio cimitero vichingo.”

Una necropoli strategicamente posizionata

La necropoli si estende su una cresta pianeggiante, ideale dal punto di vista strategico, posta lungo due principali rotte commerciali dell’epoca. A est, il fiume Tvååker (un tempo chiamato Uttran) sfocia nel mare presso Galtabäck. Anche l’antica strada principale da Spannarp a Gamla Köpstad, utilizzata per il trasporto del ferro, attraversa il cimitero, come spiegato da Nordin, sottolineando come l’interpretazione degli elementi rimasti si basi su resti spesso frammentari:

“Il terreno è stato arato e livellato per creare pascoli, distruggendo gli antichi strati abitativi e le tombe, che ora si trovano molto danneggiate. Nonostante le difficoltà, il sito ha continuato a riservare scoperte significative. Durante le indagini, abbiamo individuato i resti di pire funerarie.”

Tra le scoperte più rilevanti spicca una struttura in pietra di forma navale lunga 50 metri sulla cresta, affiancata da altri tre grandi sepolcri a forma di imbarcazione e un tumulo a forma di nave. In una delle tombe erano presenti 17 recipienti di ceramica, ossa umane e animali, pesi da tessitura e punte di freccia in ferro. Nordin ha spiegato:

“Solitamente troviamo resti di cani nelle pire rotonde e piccole, mentre i resti umani sono collocati in pire allungate. Il cane era visto come compagno fedele, in vita come in morte.”

cimitero vichingo cimitero vichingo

©National Historical Museums (NHR)

Oggetti preziosi e resti intatti

Tra i reperti, molto danneggiati dal fuoco, spiccano fibbie, frammenti di ceramica e una rara moneta araba d’argento risalente tra il 795 e l’806 d.C., datazione che coincide con quella delle tombe più antiche del sito.

Sono stati rinvenuti anche ossa di uccelli, cani, mucche e maiali, insieme a resti umani. Durante le sepolture, i defunti venivano spesso cremati e i resti di animali non bruciati venivano posti sopra prima di chiudere definitivamente la tomba. I ricercatori ipotizzano che si trattasse di offerte di cibo.

Gli studiosi ritengono che le persone sepolte qui abitassero in un vicino villaggio di epoca vichinga. La posizione esatta di tale insediamento è ancora un mistero, ma si ipotizza che potesse trovarsi presso Gamla Köpstad o nel porto di Galtabäck, alla foce del fiume Tvååker.

Nordin ha concluso esprimendo entusiasmo per i futuri sviluppi:

“Non sappiamo con certezza dove si trovi l’antico villaggio, ma siamo ansiosi di scoprire cosa emergerà.”

Fonte: National Historical Museums

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Un gruppo di genitori trascina TikTok in tribunale per istigazione all’autolesionismo e al suicidio.

Sette famiglie francesi hanno intentato una causa contro , accusando la piattaforma di aver contribuito al "deterioramento dello stato di salute dei figli". Questa iniziativa rappresenta un primo passo legale significativo in Europa, guidato dall’associazione Algos Victima, che sottolinea le gravi conseguenze della dipendenza da social network tra i più giovani.

Una spirale perversa

I giovani sono bloccati in una spirale perversa”, hanno dichiarato i familiari, aggrappandosi al dolore per la perdita di due dei loro figli, il cui è stato attribuito all’uso della piattaforma. Le famiglie sostengono che l’algoritmo di TikTok ha esposto i loro ragazzi a una serie di contenuti più pericolosi, compromettendo la loro stabilità mentale.

Il ruolo dell’algoritmo

Secondo l’avvocata Laure Boutron-Marmion, che rappresenta le famiglie, il design interattivo della piattaforma, combinato con la sua mancanza di moderazione, crea un ambiente "davvero problematico". L’allocazione dei contenuti basata sulle interazioni degli utenti non farebbe altro che intensificare le fragilità e aggravare le condizioni di salute mentale di adolescenti già vulnerabili.

Cause legali in aumento

Negli Stati Uniti, vi sono attualmente centinaia di cause legali contro TikTok per similari accuse di danni alla salute mentale dei minorenni. In aggiunta, a marzo scorso l’Autorità Garante della Concorrenza ha inflitto una multa di 10 milioni di euro a tre aziende del gruppo Bytedance Ltd. per la carenza di adeguati controlli sui contenuti, in particolare su quelli che potrebbero minacciare la sicurezza dei .

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Sette famiglie francesi citano TikTok in giudizio

Sette famiglie francesi hanno citato in giudizio TikTok per “deterioramento dello stato di salute dei loro figli”. Un’iniziativa senza precedenti in Europa.

Un’azione legale senza precedenti

“I giovani sono bloccati in una spirale perversa”, così sette famiglie francesi annunciano che faranno causa a TikTok dopo il suicidio di due dei loro figli, in un’azione guidata dall’associazione Algos Victima per la prima volta in Europa. Accusati di strumentalizzare i più giovani, è ormai chiaro che i social network fanno leva sulle debolezze per alimentare la dipendenza e quindi i profitti. Certe volte con conseguenze devastanti.

L’algoritmo di TikTok sotto accusa

Queste famiglie francesi, ora, sostengono che l’algoritmo di TikTok abbia mostrato ai ragazzi una marea di contenuti sempre più pericolosi e sempre più dannosi per la loro stabilità mentale. Secondo l’avvocata Laure Boutron-Marmion, che le rappresenta, il meccanismo perverso della piattaforma, mirato a personalizzare i contenuti in base alle scelte dell’utente, non fa che alimentare le fragilità e il disagio degli adolescenti, innescando o aggravando magari condizioni di salute mentale già fragili.

Sanzioni già in corso

Già negli Stati Uniti sono in corso al momento centinaia di cause legali che accusano l’app di aver danneggiato la salute mentale dei minorenni, così come nel marzo scorso l’Antitrust ha multato per 10 milioni di euro tre società del gruppo Bytedance Ltd (l’irlandese TikTok Technology Limited, la britannica TikTok Information Technologies UK Limited e l’italiana TikTok Italy Sr), perché risultano inadeguati i controlli sui contenuti che circolano sulla piattaforma, in particolare proprio quelli che possono minacciare la sicurezza di soggetti minori e vulnerabili.

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L’Australia propone una legge senza precedenti nel mondo che vieta l’utilizzo dei social ai minori di 16 anni.

Niente social per i minori di 16 anni: l’Australia è pronta a introdurre una legge senza nel , che sta facendo discutere. Secondo il governo australiano, queste piattaforme stanno causando fin troppi problemi ai ragazzini, esponendoli a fenomeni come il cyberbullismo e calo dell’autostima. Diversi social, come Instagram e Tiktok, prevedono dei limiti di età, ma – come sappiamo – è piuttosto facile aggirare le regole. Per questo motivo il primo ministro Anthony Albanese ha annunciato che nei prossimi giorni sarà presentata una norma “all’avanguardia a livello mondiale” per tutelare in modo efficace i minori. La proposta dovrebbe diventare legge entro la fine dell’anno: l’obiettivo non è quello di solo alzare l’età minima per usarli, ma anche migliorare i meccanismi di verifica, con soluzioni come la biometria. L’Australia non è l’unico Paese a voler adottare restrizioni per i social. In Florida, ad esempio, a partire dal prossimo anno ai ragazzini sotto i 14 anni sarà vietato l’accesso a queste piattaforme online e anche in altri Stati, come la Francia, si discute da tempo di introdurre misure del genere.

I rischi connessi all’uso dei social per gli adolescenti Secondo diversi studi, l’uso scriteriato dei social durante l’adolescenza può influire negativamente sulla percezione di sé, alimentando fenomeni come il cyberbullismo e il confronto sociale, in cui i ragazzi si sentono costantemente in competizione con gli altri per ottenere visibilità e approvazione. I rischi legati all’uso precoce e intensivo dei social media tra i minori sono numerosi e complessi, coinvolgendo aspetti psicologici, sociali e di sicurezza.

# Impatto negativo sulla salute mentale L’utilizzo dei social è stato associato ad un aumento dei livelli di ansia (in alcuni casi anche di depressione) e di problemi di autostima nei più giovani. Il confronto costante con immagini idealizzate e spesso irrealistiche può portare a sentimenti di inadeguatezza e insoddisfazione in un periodo già caratterizzato da una vulnerabilità psicologica.

Cyberbullismo e molestie online Le piattaforme social spesso diventano strumento per la diffusione di episodi di cyberbullismo, come ci ricordano diversi casi di cronaca. Le vittime subiscono attacchi ripetuti, commenti offensivi e messaggi pesanti che possono avere effetti devastanti sul benessere psicologico, portando in alcuni casi a gravi conseguenze come isolamento sociale e disturbi post-traumatici.

Dipendenza e scarsa concentrazione Gli algoritmi dei social media sono progettati per mantenere gli utenti attivi e coinvolti il più possibile, favorendo un uso prolungato e, in alcuni casi, una vera e propria dipendenza. Questa tendenza può ridurre la capacità di concentrazione e di attenzione dei giovani, compromettendo il rendimento scolastico e la qualità del sonno, con conseguenze sulla salute e mentale.

Rischi legati alla privacy e alla sicurezza Un altro aspetto da non sottovalutare è rappresentato dai rischi legati alla condivisione di informazioni personali e da foto e video, che possono essere oggetto di hackeraggio o usate da pedofili o altre persone malintenzionate, che usano le piattaforme online per avvicinare adolescenti vulnerabili.

Difficoltà a socializzare nella L’uso eccessivo dei social media può ridurre il tempo e la qualità delle interazioni sociali di persona. Oggi molti adolescenti trovano difficile comunicare faccia a faccia, poiché si abituano ad esprimersi principalmente tramite i social. Questo può portare a una mancanza di competenze sociali nella vita reale, generando difficoltà nelle relazioni interpersonali e nel mondo lavorativo in futuro.
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No all’uso dei social se hai meno di 16 anni: l’Australia sta lavorando a una legge senza precedenti a livello mondiale per tutelare i minori da una serie di rischi

@Canva

Niente social per i minori di 16 anni: l’Australia è pronta a introdurre una legge senza precedenti nel mondo, che sta facendo discutere. Secondo il governo australiano, queste piattaforme stanno causando fin troppi problemi ai ragazzini, esponendoli a fenomeni come il cyberbullismo e calo dell’autostima. Diversi social, come Instagram e Tiktok, prevedono dei limiti di età, ma – come sappiamo – è piuttosto facile aggirare le regole.

Per questo motivo il primo ministro Anthony Albanese ha annunciato che nei prossimi giorni sarà presentata una norma “all’avanguardia a livello mondiale” per tutelare in modo efficace i minori. La proposta dovrebbe diventare legge entro la fine dell’anno: l’obiettivo non è solo quello di solo alzare l’età minima per usarli, ma anche migliorare i meccanismi di verifica, con soluzioni come la biometria.

L’Australia non è l’unico Paese a voler adottare restrizioni per i social. In Florida, ad esempio, a partire dal prossimo anno ai ragazzini sotto i 14 anni sarà vietato l’accesso a queste piattaforme online e anche in altri Stati, come la Francia, si discute da tempo di introdurre misure del genere.

Leggi anche: Fissare a 15 anni l’età per iscriversi da soli sui social network: la svolta della Francia

I rischi connessi all’uso dei social per gli adolescenti

Secondo diversi studi, l’uso scriteriato dei social durante l’adolescenza può influire negativamente sulla percezione di sé, alimentando fenomeni come il cyberbullismo e il confronto sociale, in cui i ragazzi si sentono costantemente in competizione con gli altri per ottenere visibilità e approvazione. I rischi legati all’uso precoce e intensivo dei social media tra i minori sono numerosi e complessi, coinvolgendo aspetti psicologici, sociali e di sicurezza.

Impatto negativo sulla salute mentale

L’utilizzo dei social è stato associato ad un aumento dei livelli di ansia (in alcuni casi anche di depressione) e di problemi di autostima nei più giovani. Il confronto costante con immagini idealizzate e spesso irrealistiche può portare a sentimenti di inadeguatezza e insoddisfazione in  un periodo già caratterizzato da una vulnerabilità psicologica.

Cyberbullismo e molestie online

Le piattaforme social spesso diventano strumento per la diffusione di episodi di cyberbullismo, come ci ricordano diversi casi di cronaca. Le vittime subiscono attacchi ripetuti, commenti offensivi e messaggi pesanti che possono avere effetti devastanti sul benessere psicologico, portando in alcuni casi a gravi conseguenze come isolamento sociale e disturbi post-traumatici.

Dipendenza e scarsa concentrazione

Gli algoritmi dei social media sono progettati per mantenere gli utenti attivi e coinvolti il più possibile, favorendo un uso prolungato e, in alcuni casi, una vera e propria dipendenza. Questa tendenza può ridurre la capacità di concentrazione e di attenzione dei giovani, compromettendo il rendimento scolastico e la qualità del sonno, con conseguenze sulla salute fisica e mentale.

Rischi legati alla privacy e alla sicurezza

Un altro aspetto  da non sottovalutare è rappresentato dai rischi legati alla condivisione di informazioni personali e da foto e video, che possono essere oggetto di hackeraggio o usate da pedofili o altre persone malintenzionate, che usano le piattaforme online per avvicinare adolescenti vulnerabili.

Difficoltà a socializzare nella realtà

L’uso eccessivo dei social media può ridurre il tempo e la qualità delle interazioni sociali di persona. Oggi molti adolescenti trovano difficile comunicare faccia a faccia, poiché si abituano ad esprimersi principalmente tramite i social. Questo può portare una mancanza di competenze sociali nella vita reale, generando difficoltà nelle relazioni interpersonali e nel mondo lavorativo in futuro.

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Svantaggi dei caricabatterie rapidi per smartphone che raramente vengono menzionati.

Dall’anno 2000, quando l’Ericsson 380 ha segnato l’alba dell’era degli , il progresso è stato sorprendente. Ventiquattro anni dopo, l’INSEE rivela che il 94% dei giovani tra i 15 e i 29 anni possiede uno smartphone, mentre persino tra gli over 80, il 36% ne ha uno. Naturalmente, questi dispositivi devono essere ricaricati tramite una presa elettrica e, nella nostra frenesia quotidiana e dimenticanza, è stato inventato il caricatore rapido, capace di ricaricare un telefono in tempi record, perfino in meno di 30 minuti per un ciclo completo al 100%. Tuttavia, dietro la sua praticità si nascondono lati meno noti: un maggior consumo di elettricità e il rischio di ridurre la durata della batteria del telefono. Ecco una panoramica sui pro e contro di questi caricatori.

Consumo energetico È logico che un caricatore rapido richieda più energia di uno tradizionale, simile al modo in cui un’auto di lusso consuma più carburante rispetto a una city car. Un caricatore rapido può consumare tra i 15 e i 30 watt, rispetto ai 5 watt di un caricatore standard. Anche se si consuma di più, il problema è più evidente se lasciato costantemente collegato, anche telefono. Sebbene i caricatori rapidi siano più dispendiosi, la maggiore potenza accorcia i tempi di ricarica, riducendo quindi il consumo totale a parità di se scollegati dopo l’uso.

# La batteria del telefono soffre con la ricarica rapida Il marketing dei caricatori rapidi omette talvolta un aspetto cruciale: l’impatto sulla batteria. Un caricatore tradizionale invia una quantità di energia equilibrata al dispositivo, mentre un caricatore rapido porta la batteria a “sovraccaricarsi”, generando più calore e accelerandone l’usura. Questo è particolarmente critico per i telefoni più vecchi che non sono progettati per resistere a tensioni elevate. I modelli più recenti e di fascia alta invece sono compatibili con la ricarica rapida. Sebbene alcuni dispositivi più moderni siano progettati per gestire in modo ottimale l’elevata potenza, la ricarica rapida continua a esercitare una pressione significativa sulle celle della batteria, che nel lungo termine potrebbe incidere sulla loro efficienza complessiva.

Come limitare i danni? Per minimizzare i problemi, basta usare il caricatore rapido quando strettamente necessario, come nei casi di emergenza. La ricarica notturna può essere affidata a un caricatore lento: in sei ore, il telefono sarà comunque pronto al risveglio. Un altro accorgimento è staccare il caricatore dalla presa quando non è in uso per evitare sprechi energetici. Usare con moderazione il caricatore rapido aiuta anche a preservare la batteria. I caricatori rapidi rimangono estremamente utili per chi è sempre di corsa o tende a dimenticare di ricaricare il proprio smartphone. Tuttavia, è meglio bilanciare praticità e cura per mantenere le prestazioni del dispositivo a lungo termine. Non vuoi perdere le nostre notizie? Fonte: CambridgeIEEE
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Come la ricarica rapida del tuo smartphone influisce sul consumo energetico e sulla durata della batteria, e come usarla in modo responsabile per minimizzare i danni

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Dall’anno 2000, quando l’Ericsson 380 ha segnato l’alba dell’era degli smartphone, il progresso è stato sorprendente. Ventiquattro anni dopo, l’INSEE rivela che il 94% dei giovani tra i 15 e i 29 anni possiede uno smartphone, mentre persino tra gli over 80, il 36% ne ha uno. Naturalmente, questi dispositivi devono essere ricaricati tramite una presa elettrica e, nella nostra frenesia quotidiana e dimenticanza, è stato inventato il caricatore rapido, capace di ricaricare un telefono in tempi record, perfino in meno di 30 minuti per un ciclo completo al 100%. Tuttavia, dietro la sua praticità si nascondono lati meno noti: un maggior consumo di elettricità e il rischio di ridurre la durata della batteria del telefono. Ecco una panoramica sui pro e contro di questi caricatori.

Consumo energetico maggiore

È logico che un caricatore rapido richieda più energia di uno tradizionale, simile al modo in cui un’auto di lusso consuma più carburante rispetto a una city car. Un caricatore rapido può consumare tra i 15 e i 30 watt, rispetto ai 5 watt di un caricatore standard. Anche se si consuma di più, il problema è più evidente se lasciato costantemente collegato, anche senza telefono. Sebbene i caricatori rapidi siano più dispendiosi, la loro maggiore potenza accorcia i tempi di ricarica, riducendo quindi il consumo totale a parità di tempo se scollegati dopo l’uso.

La batteria del telefono soffre con la ricarica rapida

Il marketing dei caricatori rapidi omette talvolta un aspetto cruciale: l’impatto sulla batteria. Un caricatore tradizionale invia una quantità di energia equilibrata al dispositivo, mentre un caricatore rapido porta la batteria a “sovraccaricarsi”, generando più calore e accelerandone l’usura. Questo è particolarmente critico per i telefoni più vecchi che non sono progettati per resistere a tensioni elevate. I modelli più recenti e di fascia alta invece sono compatibili con la ricarica rapida. Sebbene alcuni dispositivi più moderni siano progettati per gestire in modo ottimale l’elevata potenza, la ricarica rapida continua a esercitare una pressione significativa sulle celle della batteria, che nel lungo termine potrebbe incidere sulla loro efficienza complessiva.

Come limitare i danni?

Per minimizzare i problemi, basta usare il caricatore rapido solo quando strettamente necessario, come nei casi di emergenza. La ricarica notturna può essere affidata a un caricatore lento: in sei ore, il telefono sarà comunque pronto al risveglio. Un altro accorgimento è staccare il caricatore dalla presa quando non è in uso per evitare sprechi energetici. Usare con moderazione il caricatore rapido aiuta anche a preservare la batteria.

I caricatori rapidi rimangono estremamente utili per chi è sempre di corsa o tende a dimenticare di ricaricare il proprio smartphone. Tuttavia, è meglio bilanciare praticità e cura per mantenere le prestazioni del dispositivo a lungo termine.

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Fonte: CambridgeIEEE

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La scienza conferma che l’uovo è nato prima della gallina.

Un mistero che ha affascinato generazioni è stato recentemente risolto: è l’uovo della gallina. Un di ricerca guidato dall’Università di Ginevra ha identificato una divisione cellulare simile a quella di un embrione animale in un antico organismo unicellulare. Questo potrebbe significare che lo sviluppo di un embrione si è verificato prima dell’evoluzione delle forme di vita animali, suggerendo così che un “uovo” possa essersi sviluppato prima della sua “mamma”.

Una scoperta sorprendente

L’organismo unicellulare in questione è il Chromosphaera perkinsii, nei sedimenti marini intorno alle Hawaii nel 2017. Le origini di questa specie risalgono a oltre un miliardo di anni fa, molto prima che gli animali comparissero sulla Terra. I ricercatori hanno constatato che questo organismo forma strutture multicellulari che presentano notevoli similitudini con gli embrioni di animali.

Secondo gli scienziati, tale osservazione implica che i programmi genetici responsabili dello sviluppo embrionale esistessero già prima dell’emergere della vita animale o che Chromosphaera perkinsii si sia evoluto in modo indipendente, sviluppando processi embrionali simili.

Le implicazioni della ricerca

Questa scoperta potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione dell’origine della vita e dei processi evolutivi. Le prime forme di vita sulla Terra erano unicellulari, mentre gli animali, organismi multicellulari, si sono evoluti da una singola cellula uovo. Lo studio del Chromosphaera perkinsii offre nuove intuizioni sui meccanismi che potrebbero aver portato alla transizione verso la multicellularità, suggerendo che tali processi siano stati presenti ben prima dell’apparizione degli animali.

Un futuro di nuove scoperte

La scoperta di questi antichi organismi unicellulari, che dimostrano capacità di differenziazione multicellulare, potrebbe anche influenzare il dibattito scientifico riguardo ai fossili di 600 milioni di anni che assomigliano a embrioni. Il lavoro è stato pubblicato su Nature, gettando luce su una questione di lunga data che coinvolge gli albori della vita sulla Terra.

Fonti: Università di Ginevra / Nature

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Mistero risolto, è nato prima l’uovo della gallina. Un gruppo di ricerca guidato dall’Università di Ginevra (Svizzera) ha identificato una divisione cellulare simile a quella di un embrione animale in un antico organismo unicellulare. Questo indica che lo sviluppo di un embrione potrebbe essere avvenuto prima dell’evoluzione, in altre parole si potrebbe essere sviluppato un “uovo” prima della sua “mamma”.

©Università di Ginevra

Scoperte in un antico organismo unicellulare

Un antico organismo unicellulare dimostrerebbe che sì, è nato prima l’uovo della gallina. In termini scientifici, ci sono ora delle prove che indicano come lo sviluppo di un embrione potrebbe essere avvenuto prima dell’evoluzione.

In quell’organismo unicellulare, nome scientifico Chromosphaera perkinsii, un gruppo di ricerca guidato dall’Università di Ginevra (Svizzera) ha infatti identificato una divisione cellulare simile a quella di un embrione animale. E quindi sì, si potrebbe essere sviluppato un “uovo” prima della sua “mamma”.

Riflessioni sulla vita primordiale

La specie unicellulare era stata scoperta nel 2017 nei sedimenti marini intorno alle Hawaii e i primi segni della sua presenza sulla Terra sono stati datati a oltre un miliardo di anni, ben prima della comparsa dei primi animali. Ma i ricercatori hanno osservato che questa specie forma strutture multicellulari che presentano sorprendenti somiglianze con gli embrioni animali.

Secondo gli scienziati, queste osservazioni suggeriscono che i programmi genetici responsabili dello sviluppo embrionale erano già presenti prima dell’emergere della vita animale, o al limite che Chromosphaera perkinsii si è evoluta indipendentemente sviluppando processi simili.

Un passo avanti nella comprensione della multicellularità

Chromosphaera perkinsii è una specie ancestrale di protisti, che si è separato dalla linea evolutiva animale più di un miliardo di anni fa, offrendo preziose intuizioni sui meccanismi che potrebbero aver portato alla transizione alla multicellularità.

Osservando questo organismo, gli scienziati hanno scoperto che queste cellule, una volta raggiunte le loro dimensioni massime, si dividono senza crescere oltre, formando colonie multicellulari che ricordano le fasi iniziali dello sviluppo embrionale animale.

Senza precedenti, queste colonie persistono per circa un terzo del loro ciclo di vita e comprendono almeno due tipi di cellule distinte, un fenomeno sorprendente per questo tipo di organismo. È affascinante, una specie scoperta molto di recente ci consente di tornare indietro nel tempo di oltre un miliardo di anni – commenta Marine Olivetta, prima autrice dello studio.

Questa scoperta potrebbe anche gettare nuova luce su un dibattito scientifico di lunga data riguardo fossili di 600 milioni di anni che assomigliano a embrioni, e potrebbe sfidare alcune concezioni tradizionali di multicellularità.

Il lavoro è stato pubblicato su Nature.

Fonti: Università di Ginevra / Nature

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Un nuovo “cerotto” consente di provare sensazioni tattili nella realtà immersiva.

Un innovativo dispositivo, simile a un cerotto, promette di ampliare le capacità sensoriali dell’utente, introducendo un nuovo modo di sperimentare il tatto. Sviluppato da un team di ricercatori della Northwestern University (Usa), il prototipo di percepire sensazioni come vibrazioni, pressione e torsione, offrendo un’esperienza di immersiva.

Caratteristiche del Prototipo

Il cerotto è progettato per essere sottile e flessibile, permettendo di adattarsi delicatamente alla pelle. Questo dispositivo si presta non all’uso nel gaming e nella realtà virtuale, ma potrebbe avere anche applicazioni significative nel settore sanitario, come ad esempio nel supporto a persone con disabilità visive, offrendo loro possibilità di "sentire" l’ambiente circostante attraverso feedback tattili.

Tecnologia Avanzata

Il nuovo dispositivo include una matrice esagonale composta da 19 piccoli attuatori magnetici, in grado di produrre diverse sensazioni. Questi attuatori utilizzano la tecnologia Bluetooth per ricevere dati sull’ambiente e trasmettere feedback tattile. Una particolarità del design consente al dispositivo di funzionare a lungo senza un apporto energetico costante, immagazzinando energia elastica mentre opera.

Test e Applicazioni

I test condotti dai ricercatori hanno coinvolto soggetti bendati, i quali hanno dovuto evitare sul loro cammino, utilizzando il feedback del dispositivo per modificare la loro postura e migliorare l’equilibrio. Questo approccio ha dimostrato come sia possibile sostituire le informazioni visive con stimoli tattili, creando opportunità per migliorare la vita delle persone con problematiche visive.

Il risultante è stato pubblicato su Nature.

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Non solo vista e udito, da ora anche il tatto potrà essere “aumentato”: tramite un dispositivo simile a un cerotto, sarà possibile provare sensazioni come vibrazioni, pressione e torsione, in una vera esperienza di realtà immersiva. Il prototipo è stato sviluppato da un gruppo di ricerca guidato dalla Northwestern University (Usa)

©Northwestern University via EurekAlert

Il cerotto che “aumenta” il tatto

Con un dispositivo simile a un cerotto, anche il tatto ora diventa “aumentato”: il prototipo, sviluppato da un gruppo di ricerca guidato dalla Northwestern University (Usa) permette a chi lo indossa di provare sensazioni come vibrazioni, pressione e torsione, in una vera esperienza di realtà immersiva.

Il simil-cerotto, sottile e flessibile, aderisce delicatamente alla pelle, offrendo esperienze sensoriali più realistiche e coinvolgenti. Ma, sebbene si presti molto bene al gaming e alla realtà virtuale (VR), i ricercatori prevedono anche applicazioni in ambito sanitario, per esempio per aiutare le persone con disabilità visive a “sentire” l’ambiente circostante o fornire feedback alle persone con arti protesici.

Leggi anche: “È come muovere la propria mano”, l’incredibile protesi tutta italiana che rivoluziona la vita di chi ha perso un arto.

Innovazioni tecnologiche

Il lavoro segue un precedente pubblicato nel 2019 dello stesso team,  che ora ha introdotto un sistema interfacciato con la pelle in grado di comunicare il tocco attraverso una serie di attuatori vibranti in miniatura su ampie aree della pelle, con un rapido controllo wireless.

I nostri nuovi attuatori miniaturizzati per la pelle sono molto più capaci dei semplici “buzzer” che abbiamo utilizzato come veicoli dimostrativi nel nostro articolo originale del 2019 – spiega John A.Rogers, che ha guidato la ricerca – In particolare, questi piccoli dispositivi possono fornire forze controllate su una gamma di frequenze, fornendo una forza costante senza un’applicazione continua di potenza. Una versione aggiuntiva consente agli stessi attuatori di fornire un delicato movimento di torsione sulla superficie della pelle per integrare la capacità di fornire forza verticale, aggiungendo realismo alle sensazioni.

Test del dispositivo

Per testare il dispositivo, i ricercatori hanno bendato soggetti sani per testare le loro capacità di evitare oggetti sul loro cammino, cambiare la posizione dei piedi per evitare lesioni e modificare la postura per migliorare l’equilibrio.

Un esperimento ha coinvolto un soggetto che percorreva un percorso attraverso oggetti ostruiti. Quando uno di loro si avvicinava a un oggetto, il dispositivo forniva un feedback sotto forma di intensità luminosa nell’angolo in alto a destra, che diventava più intenso avvicinandosi al centro del dispositivo.

Dopo un breve periodo di addestramento, i soggetti che utilizzavano il dispositivo sono stati in grado di cambiare comportamento in tempo reale, di fatto usando un dispositivo che sostituisce le informazioni visive con altre meccaniche.

Questo tipo di sostituzione sensoriale fornisce un senso primitivo, ma funzionalmente significativo, dell’ambiente circostante senza fare affidamento sulla vista, una capacità utile per le persone con problemi di vista. Il lavoro è stato pubblicato su Nature.

Fonti: EurekAlert / Nature

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