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L’interesse verso la sensazione di paura controllata nei film horror

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Un nuovo studio approfondisce il legame tra cinema e liberazione emotiva. gli esperti, guardare film spaventosi aiutarci a elaborare emozioni represse in un ambiente controllato.

La ricerca di emozioni forti

Rivelato il motivo dietro l’attrazione per il brivido: la ricerca di nuove esperienze intense. Scopri come i film horror possano contribuire a migliorare la gestione delle emozioni negative.

L’origine evolutiva della paura

Da Darwin a Becker, l’evoluzione emotiva dell’umanità spiegata attraverso la lente dell’horror cinematografico. Scopri come la paura possa essere un’opportunità per imparare e adattarsi, secondo le teorie degli studiosi.Il fascino dell’horror: tra paura e piacere I film horror continuano a suscitare interesse e dibattiti tra il pubblico, spingendoci a esplorare le emozioni legate al terrore in un ambiente sicuro e controllato. Ma cosa spinge realmente le persone a cercare volontariamente queste sensazioni intense?

La funzione catartica dell’horror La teoria della catarsi suggerisce che guardare film horror permette agli spettatori di liberarsi di emozioni represse come la paura, la rabbia e l’angoscia in un ambiente protetto. Attraverso queste pellicole, è possibile affrontare ansie collettive e sociali, esponendo e processando paure comuni in modo simbolico e controllato.

La ricerca di emozioni forti e il controllo emotivo Da un punto di vista psicologico, l’attrazione per gli horror è spesso collegata alla ricerca del brivido e alla sensazione di “sensation seeking”. Guardare film spaventosi può aiutare gli spettatori a gestire meglio le emozioni negative, offrendo l’opportunità di confrontarsi con paure reali in un ambiente protetto e di esercitarsi nella gestione delle stesse.

Il ruolo evolutivo della paura nell’essere umano

La paura ha radici profonde nell’evoluzione umana, fungendo da meccanismo di sopravvivenza. Affrontare la paura in contesti sicuri, come i film horror, permette di confrontarsi con timori ancestrali come il buio, i predatori e l’ignoto. Secondo la teoria dell’evoluzione emotiva di Paul Ekman, la paura non solo difende, ma anche aiuta ad imparare e ad adattarsi.

La relazione tra film horror e la paura della morte

Ernest Becker, con il suo libro “The Denial of Death” del 1973, esplora come la consapevolezza della mortalità sia una delle fonti di ansia umana. I film horror diventano un veicolo per affrontare simbolicamente la morte e i tabù culturali ad essa collegati. Questi film potrebbero essere considerati come moderni rituali sociali per gestire l’angoscia legata alla nostra condizione di esseri mortali.

Il ruolo dell’horror nell’esplorare i confini sociali e simbolici

Secondo l’antropologa Mary Douglas, le società umane tendono a separare ciò che è considerato puro da ciò che è ritenuto impuro, creando così tabù e paure sociali. I film horror giocano spesso su queste distinzioni, esplorando i confini tra caos e ordine, e morte, naturale e soprannaturale. Questo genere potrebbe attrarre il pubblico proprio per la possibilità di infrangere simbolicamente queste barriere sociali. Fonte

Ameba mangiacervello: habitat, sintomatologia e rischi correlati

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La cosiddetta “ameba ” è il nome comune della Naegleria fowleri, un organismo unicellulare eucariota che può causare la meningoencefalite amebica primaria, un’infezione cerebrale rara ma estremamente letale con una mortalità del 97%. L’ameba “mangiacervello” si trova principalmente in acque dolci e calde come piscine sporche e sorgenti termali.

Dove si trova l’ameba e come avviene la trasmissione

L’ameba mangiacervello si può trovare in acque dolci e calde come laghi, fiumi, sorgenti termali e piscine poco disinfettate. La trasmissione avviene solitamente quando l’acqua contaminata entra nel naso, permettendo all’organismo di raggiungere il cervello e causare l’infezione. Soprattutto negli Stati Uniti meridionali, come in Georgia, Florida e Texas, la presenza di quest’ameba è più diffusa a causa delle temperature elevate e della scarsa pulizia delle piscine.

Sintomi e letalità dell’infezione da ameba mangiacervello

I dell’infezione da ameba mangiacervello includono perdita dell’olfatto, febbre, nausea, rigidità alla nuca, fino a evolvere in convulsioni, allucinazioni e coma. La malattia progredisce rapidamente e porta alla morte in circa 10 giorni, con un tasso di mortalità altissimo. Anche se esistono trattamenti con antimicotici e antibiotici, la maggior parte dei casi rimane fatale e la cura risulta inefficace nella maggior parte dei casi.

L’ameba “mangiacervello”: un parassita letale trovato in acque dolci e calde

Nota come Naegleria fowleri, l’ameba “mangiacervello” è un microorganismo che può causare la meningoencefalite amebica primaria, un’infezione cerebrale rara ma estremamente letale per la quale attualmente non esiste una cura efficace. L’ameba prende il suo nome dalla sua capacità di infettare il cervello umano, provocando la completa necrosi del tessuto cerebrale.

Dove si trova l’ameba “mangiacervello”

L’ameba “mangiacervello” vive in acque dolci e calde, con temperature ideali tra i 26 e i 46 °C. Le fonti di contaminazione includono piscine non disinfettate, laghi, fiumi, acque di scarico, sorgenti termali e persino acqua potabile non trattata. Principalmente riscontrata negli Stati Uniti, soprattutto negli Stati del sud come Georgia, Florida e Texas, la sua proliferazione è favorita dalle temperature elevate e dalla scarsa pulizia delle piscine.

Come si contrae la meningoencefalite amebica primaria

La contrazione della malattia avviene esclusivamente attraverso il naso, in quanto l’ameba raggiunge il cervello umano aspirata dall’olfatto. Una volta nel cervello, l’ameba provoca necrosi e infiammazione, innescando una reazione infiammatoria che accelera il danno neuronale. Lavaggi nasali con acqua contaminata e il contatto con piscine inquinante rappresentano le cause di infezione.

I sintomi e la pericolosità dell’infezione da “ameba mangiacervello”

I sintomi della meningoencefalite amebica primaria si manifestano alcuni giorni e includono febbre, nausea, mal di testa, fotofobia e rigidità alla nuca. Successivamente compaiono sonnolenza, convulsioni, allucinazioni e coma. Con un tasso di mortalità del 97%, il trattamento attuale prevede l’uso combinato di antimicotici e antibiotici, tuttavia le prospettive di guarigione rimangono scarse. Nel corso degli ultimi 60 anni, solo cinque persone su 154 sono sopravvissute all’infezione, ma con gravi conseguenze a lungo termine.

Ritrovato un piccolo uovo di dinosauro ben conservato dopo 80 milioni di anni

Una eccezionale a Ganzhou

Un team di ricercatori ha annunciato di aver rinvenuto il più piccolo di dinosauro mai scoperto al mondo, in Cina, nella città di Ganzhou, risalente a circa 80 di anni fa. L’uovo misura solamente 29 millimetri di lunghezza, infrangendo il record precedente e aprendo nuove prospettive sulla diversità delle specie di dinosauri e sulle abitudini riproduttive.

Un fossile perfettamente conservato, una finestra sul passato

Gli studiosi hanno dedicato tre anni allo studio di sei uova fossili quasi perfette, rinvenute in un nido preservato in Cina, fornendo dettagli cruciali sull’evoluzione delle specie di dinosauri non aviani. Sfruttando la tecnologia avanzata, come la micro-CT, è emerso che si tratta molto probabilmente di uova di dinosauri teropodi non aviani, come il famoso Tyrannosaurus rex.

Nuove scoperte sul ciclo di vita dei dinosauri

Il rinvenimento di questo piccolo uovo e del suo nido fornisce importanti dettagli sull’evoluzione e la riproduzione di antichi predatori. Grazie alla tecnologia moderna, gli scienziati possono esaminare dettagliatamente la struttura dei gusci e ipotizzare le pratiche di costruzione e preservazione dei nidi di questi dinosauri. Queste scoperte ampliano il nostro bagaglio di conoscenze sui dinosauri del tardo Cretaceo, svelando aspetti inediti del loro ciclo di vita.

La cometa che passa vicino alla Terra sarà visibile in prossimità di Halloween

La “cometa di Halloween” e altre meraviglie astronomiche in arrivo La stagione autunnale si arricchisce di un interessante fenomeno astronomico, con le comete che promettono di regalare spettacolari osservazioni nei prossimi mesi. Tra queste, spicca la “cometa di Halloween”, ufficialmente conosciuta come C/2024 S1 (ATLAS), che visibile in tutto il suo splendore proprio nei giorni a ridosso del 28 ottobre 2024, quando raggiungerà il suo massimo avvicinamento al Sole.

La cometa del secolo C/2023 A3 (Tsuchinshan-ATLAS) Attualmente, C/2023 A3 (Tsuchinshan-ATLAS) sta riportando l’attenzione degli astronomi, continuando a mostrarsi nel cielo sud-ovest, visibile anche con buoni binocoli. Questo corpo celeste, soprannominato “cometa del secolo”, manterrà la sua visibilità per alcune ore dopo il tramonto ma, le previsioni, diventerà sempre più fioco e scomparirà definitivamente entro la fine di ottobre 2024.

Timing e possibile spettacolo della “cometa di Halloween” La C/2024 S1 (ATLAS), scoperta recentemente, appartiene al gruppo delle “sungrazer di Kreutz”. Queste comete si avvicinano molto al Sole, a volte rischiando di disintegrarsi. Se la “cometa di Halloween” sopravvivrà alla sua audace corsa verso la nostra stella, diventare visibile ad tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, brillando quasi quanto Sirio.

Si avvicina la Luna del Castoro, la piena di novembre che invita alla riflessione.

Torna la Luna del : appuntamento il 15 Il 15 novembre si avvicina l’evento celeste conosciuto come Luna del Castoro, che sarà nell’oscurità e visibile a nudo, se le condizioni meteorologiche lo permetteranno.

# Significato spirituale della Luna del Castoro Questa fase lunare, nota anche come Luna del Lutto, è associata spiritualmente al cambiamento personale e alla riflessione interiore, offrendo l’opportunità di identificare ciò che non serve più e di prepararsi per la crescita futura.

Origine del nome e tradizione Il nome “Luna del Castoro” deriva dal fatto che in questo periodo si mettevano le trappole per i castori prima che le paludi congelassero, consentendo di ottenere pellicce per l’inverno. Un’altra interpretazione suggerisce che il nome sia legato al periodo in cui i castori si preparano per il letargo.

La Luna Piena di Novembre: tra cambiamento e riflessione

La Luna Piena di novembre, conosciuta come “Frosty Moon” o “Luna di Gelo”, offre uno spettacolo suggestivo nell’emisfero boreale. Tuttavia, è anche nota come “Luna del Lutto”, poiché spiritualmente è associata al cambiamento personale e alla riflessione interiore.

Il significato profondo della Luna Piena di novembre

Durante questo plenilunio, si riflette sull’idea di lasciar andare il vecchio per aprirsi al nuovo, simboleggiando un momento di transizione e di possibilità di crescita personale. Questo periodo di transizione tra due stagioni a identificare e modificare le abitudini e le relazioni stagnanti, aprendo la strada a nuove opportunità di sviluppo personale.

Prepararsi al cambiamento con la Luna Piena di novembre

La Luna Piena di novembre è dunque un momento propizio per prepararsi alle sfide future, abbandonando ciò che non serve più e aprendosi alla trasformazione interiore. Questa fase lunare può fungere da spinta per intraprendere quei cambiamenti desiderati ma rimasti finora in sospeso, offrendo l’opportunità di una crescita personale e spirituale.

L’evento astronomico del “congiungimento” tra Luna e Venere sarà nuovamente osservabile senza l’ausilio di strumenti ottici.

Il 5 la Luna e si “baciano” nel cielo: uno spettacolo celeste da non perdere

Il prossimo 5 novembre gli appassionati di astronomia avranno l’opportunità di assistere a un affascinante evento celeste: il “bacio” tra la Luna e Venere. Secondo l’Unione Astrofili Italiani (UAI), i due corpi celesti si allineeranno in congiunzione poco dopo il tramonto, regalando uno spettacolo visibile a per chi si trova in luoghi con una vista chiara del cielo, tra le costellazioni del Sagittario e dell’Ofiuco.

Un’occasione unica per ammirare la bellezza del cielo

L’evento, che non richiede l’uso di strumenti di osservazione, permetterà a chiunque di ammirare Venere, il terzo oggetto naturale più luminoso nel cielo dopo il Sole e la Luna, insieme al nostro satellite in fase di Quarto. Gli appassionati e i curiosi sono invitati a non perdere questa suggestiva congiunzione celeste, che offre uno spettacolo imperdibile per gli amanti dell’astronomia.

Condizioni meteorologiche permettendo: un’opportunità da non lasciarsi sfuggire

Secondo le previsioni, se le condizioni meteorologiche saranno favorevoli, il cielo dovrebbe essere chiaro e ideale per osservare il “bacio” tra la Luna e Venere, un fenomeno non rarissimo ma sempre affascinante. Un’occasione da non farsi sfuggire per chi ama contemplare le meraviglie del cosmo.

Nuova ricerca suggerisce che un grande impatto di meteorite potrebbe aver facilitato lo sviluppo della vita sulla Terra.

# Un meteorite gigantesco potrebbe aver favorito lo sviluppo della vita sulla Terra Un’impatto di un meteorite gigantesco avvenuto 3,26 miliardi di anni fa potrebbe avere creato condizioni favorevoli per la fioritura di batteri che si nutrivano di ferro e fosforo, stimolando l’evoluzione. Secondo una ricerca, il meteorite S2, grande quattro volte il Monte Everest, potrebbe aver contribuito allo sviluppo della vita sulla Terra.

Analisi dell’impatto sulla vita primitiva Lo studio pubblicato sul Proceedings of the National Academy of Sciences evidenzia che l’impatto del meteorite S2 ha potuto creare le condizioni ideali per la proliferazione di batteri metabolizzatori del ferro, grazie al contributo di elementi come ferro e fosforo. Questo evento, solitamente considerato catastrofico, potrebbe aver avuto un’inattesa conseguenza positiva nella storia evolutiva del nostro pianeta.

Proliferazione dei batteri metabolizzatori La geologa Nadja Drabon, dell’Università di Harvard, sottolinea che l’impatto meteorico potrebbe aver favorito la proliferazione di batteri metabolizzatori del ferro, offrendo un’interessante prospettiva sulle prime forme di vita sulla Terra. La ricerca apre nuove prospettive sulla comprensione degli effetti degli impatti meteorici sul nostro pianeta e sull’evoluzione della vita.

La scoperta di un meteorite gigante che potrebbe aver favorito la vita sulla Terra

Uno studio condotto da scienziati ha rivelato che l’impatto di un meteorite gigante, denominato S2, potrebbe essere stato fondamentale per favorire la vita sulla Terra. L’evento catastrofico ha mescolato l’oceano e trasportato detriti verso le zone interne, creando un ambiente ostile ma favorevole alla vita batterica.

Il metabolismo di batteri antichi favorito dall’impatto Secondo gli esperti, l’impatto di S2 avrebbe introdotto quantità significative di ferro e fosforo nell’ecosistema terrestre. Questi due elementi sono essenziali per il metabolismo di alcuni batteri, e grazie all’evento, il ferro è stato riportato in superficie dalle profondità oceaniche mentre il fosforo è stato rilasciato dall’erosione e dall’impatto stesso del meteorite.

Proliferazione delle prime forme di vita grazie ai cambiamenti ambientali Gli cambiamenti causati dall’impatto avrebbero favorito la proliferazione di batteri metabolizzatori del ferro, offrendo agli scienziati un’importante visione sulle prime forme di vita sulla Terra. Questo studio apre nuove prospettive sulla comprensione dell’evoluzione del nostro pianeta e del suo ecosistema. Non perdetevi ulteriori aggiornamenti su questa scoperta scientifica che potrebbe rivoluzionare la nostra conoscenza sull’origine della vita sulla Terra. Fonti: [Harvard University](https://news.harvard.edu/gazette/story/2024/10/what-happened-when-a-meteorite-the-size-of-four-mount-everests-hit-earth/) | [GreenMe](https://www.greenme.it/scienza-e-tecnologia/astronomia/un-meteorite-gigante-ha-favorito-la-vita-sulla-terra-la-scoperta-che-cambia-tutto/)

Uno studio scientifico sulle proprietà e sull’impiego di cibi afrodisiaci

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Cibi Afrodisiaci: Miti e Verità

Tradizione Popolare e Afrodiasi La tradizione popolare associa determinati cibi all’aumento del desiderio sessuale, ma mancano prove scientifiche concrete a sostegno di tali credenze.

Le ricerche scientifiche non hanno ancora confermato in modo definitivo l’efficacia di come ostriche, cioccolato, caviale, tartufo, peperoncino e rosso nel migliorare la sfera sessuale. L’effetto afrodisiaco attribuito a queste pietanze potrebbe essere più legato a suggestioni che a reali benefici sul desiderio sessuale. Alcuni alimenti come ostriche e tartufi, per esempio, potrebbero essere considerati principalmente per la loro rarità e costo elevato, piuttosto che per effetti comprovati sulla libido. Allo stesso modo, alimenti come carote, banane e asparagi, spesso al mondo della sessualità per somiglianze fisiche, mancano di basi scientifiche che ne confermino l’effetto afrodisiaco.

Alcolici e Cioccolato: Ruolo e Dubbi Gli alcolici vengono spesso citati come afrodisiaci per la loro capacità di ridurre le inibizioni, mentre il cioccolato, grazie ai suoi effetti positivi sull’umore, potrebbe favorire il rilascio di sostanze legate al benessere e al desiderio sessuale. Tuttavia, ulteriori ricerche sono necessarie per confermare tali effetti in modo definitivo.

In conclusione, nonostante le credenze diffuse riguardo ai cibi afrodisiaci, le evidenze scientifiche attuali non forniscono un supporto concreto a tali affermazioni, mantenendo aperto il dibattito su questo argomento e suggerendo che il legame tra cibo e desiderio sessuale potrebbe essere più una questione di suggestione che di realtà .

Fosvitina: una proteina con proprietà uniche e potenziali applicazioni nella biologia e medicina.

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La fosvitina è una delle principali proteine bioattive presenti nel tuorlo d’ di gallina. Si tratta di una fosfoproteina che ha guadagnato attenzione per la sua particolare composizione, in grado di contenere circa il 10% di fosforo, associato ad un gruppo fosfato ogni due residui di amminoacidi.

Scoperta e Funzionalità

Nel 1932, il biochimico tedesco naturalizzato statunitense, Fritz Albert Lipmann, insieme a Levine, ha , grazie a un processo di idrolisi acida, la presenza di fosfato di serina nella fosvitina. Questo rappresenta una tappa fondamentale poiché è stato il primo residuo proteico fosforilato identificato. Le caratteristiche funzionali della fosvitina derivano dalla sua struttura. Essa è conosciuta per la capacità di legarsi a ioni metallici, come quelli di ferro e calcio. Questa proteina anfifilica funge da agente chelante e presenta anche potenziali antibatterici contro i batteri Gram-negativi.

Struttura e Proprietà della Fosvitina

Con un peso molecolare di circa 35 kDa, la fosvitina è composta da 217 residui di amminoacidi. La sua struttura include una regione centrale formata da 99 amminoacidi, di cui 80 molecole di serina concentrate in sequenze di massimo 14 residui, separate da aminoacidi come arginina, lisina e asparagina. Un aspetto interessante della fosvitina è la sua capacità di formare blocchi di fosfoserine, con una nota predominanza nella sequenza di amminoacidi. Questa caratteristica non solo conferisce alla proteina una porzione centrale idrofila, ma crea anche sezioni idrofobe all’estremità N e C-terminali. Non dimentichiamo che la fosvitina ha un punto isoelettrico di 4, il che le conferisce una forte capacità chelante per i metalli, legando le forme multivalenti di molti minerali. La fosvitina e l’ovotransferrina, entrambe presenti nell’uovo, sono riconosciute per la loro capacità di legare ioni metallici. Questo legame è fondamentale perché conferisce proprietà biologiche come l’attività antiossidante e antibatterica. La fosvitina ha un’affinità particolare con metalli come calcio, magnesio e ferro, rendendo quasi tutto il ferro presente nel tuorlo legato a questa proteina. Grazie alla sua capacità di legare il ferro, la fosvitina svolge un ruolo chiave nell’antiossidazione, contrastando i danni ossidativi causati dal ferro stesso, che è coinvolto nella produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS). Questa caratteristica consente l’uso del tuorlo d’uovo come antiossidante naturale alimenti. Un altro punto critico è che il complesso ferro-fosvitina limita l’assorbimento del ferro da parte del tratto digerente umano. Tale meccanismo di legame del ferro sembra essere vantaggioso per lo sviluppo del pulcino, il quale si trova a poter beneficiare di tali risorse quando ne ha effettivamente bisogno. In sintesi, la natura ha progettato l’uovo affinché il ferro rimanga disponibile fino a quando il pulcino ne richiede attivamente delle quantità, mentre allo stesso tempo protegge il pulcino da microrganismi, molti dei quali necessitano di ferro libero per sopravvivere. Anche se la biodisponibilità del ferro nell’uovo può essere limitata, questa struttura consente di ottimizzare l’assimilazione di altri oligoelementi essenziali nel corpo umano, come , zinco e manganese. Fonte Verificata

Isobari: Elementi con la stessa fisica ma chimica diversa

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Secondo il chimico e scrittore britannico Alfred Walter Stewart, gli isobari sono elementi con diverso numero atomico ma con lo stesso numero di massa, poiché hanno lo stesso numero di nucleoni. Questa particolare caratteristica dei isobari porta a differenze nelle proprietà chimiche a causa del diverso numero di elettroni.

Esempi concreti di Isobari e la Loro Importanza

Un esempio di isobari sono l’argon, il potassio e il calcio, che hanno tutti numero di massa 40 ma appartengono a gruppi diversi nella Tavola Periodica. Gli isobari sono importanti nella datazione radiometrica a causa del decadimento radioattivo che permette di determinare l’età dei materiali organici.

Differenze Tra Isobari e Isotopi: Significative Sottigliezze

Isobari Isotopi
Diverso numero atomico Stesso numero atomico
Stesso numero di massa Diverso numero di massa
Rappresentano diversi elementi chimici Appartengono allo stesso elemento chimico
Stesse proprietà fisiche Diverse proprietà fisiche
Diverse proprietà chimiche Stesse proprietà chimiche
Numero di elettroni diverso Numero di elettroni uguale
Diversa posizione nella tavola periodica Stessa posizione nella tavola periodica

È fondamentale distinguere gli isobari dagli isotopi: i primi sono atomi di elementi diversi con lo stesso numero di massa, mentre gli isotopi sono atomi dello stesso elemento con diverso numero di neutroni. Questa differenza porta a implicazioni significative sulle proprietà fisiche e chimiche dei diversi elementi. Fonte Verificata

Primo Animale Complesso Scoperto: Una Ricerca Lunga Mezzo Miliardo di Anni sull’Evoluzione

Scoperta scientifica rivoluzionaria: il fossile del Quaestio simpsonorum svela nuove prospettive sull’evoluzione animale

Un incredibile fossile risalente a 555 milioni di anni fa ha stupito i paleontologi di tutto il mondo. Si tratta del Quaestio simpsonorum, un antico animale che è stato scoperto nel Nilpena Ediacara National Park in Australia. Ciò che rende unico questo fossile è un segno distintivo a forma di interrogativo sul dorso, che ha ispirato il suo nome. La rivelazione di questa scoperta è stata documentata su Evolution and Development, aprendo nuove porte nella comprensione dell’origine della animale e ridefinendo la nostra visione della storia evolutiva.

Un animale antico dal mistero evolutivo: il Quaestio simpsonorum sconvolge le teorie convenzionali

Il Quaestio simpsonorum si distingue per la sua polarità assiale definita, con una chiara distinzione tra il davanti e il dietro, così come tra il lato sinistro e quello destro. Questa struttura complessa, mai osservata prima in fossili così antichi, rappresenta una sfida alle teorie tradizionali che postulano l’emergenza dei piani corporei complessi solo durante l’esplosione Cambriana. il paleobiologo Scott Evans, non ci sono precedenti fossili di quell’epoca che mostrino un’organizzazione così distintiva.

Mobilità e asimmetria: il Quaestio simpsonorum e le sue implicazioni per la ricerca futura

Oltre alla sua struttura unica, il Quaestio simpsonorum dimostra di essere stato un animale mobile, in grado di spostarsi sul fondo marino in modo simile a un piccolo robot aspirapolvere. Questa caratteristica suggerisce che l’animale potesse interagire attivamente con l’ambiente circostante, posizionandosi tra i primi animali capaci di farlo. La presenza di asimmetria nel corpo del fossile indica inoltre che i meccanismi genetici per distinguere i lati del corpo erano già presenti 555 milioni di anni fa. Mary Droser, paleontologa, sottolinea che questa scoperta potrebbe aprire nuove prospettive per la ricerca sulla vita extraterrestre, offrendo preziosi insegnamenti sull’evoluzione della vita non solo sulla Terra, ma anche in altre parti dell’universo.

Scoperta rivoluzionaria: il Quaestio, il primo animale complesso mai scoperto

Una recente scoperta scientifica ha svelato l’esistenza del “Quaestio simpsonorum”, un antico animale marino che ha rivoluzionato la nostra comprensione dell’evoluzione animale. Questo essere primitivo, risalente a oltre di anni fa, ha sorpreso gli studiosi per le sue caratteristiche uniche.

Un animale mobile e interattivo

Il Quaestio simpsonorum non era solo un essere marino statico, ma si muoveva ruotando sul fondale marino, simile a un moderno robot aspirapolvere. Questa capacità di movimento attivo suggerisce che fosse un animale epibentonico, in grado di interagire con l’ambiente circostante in modi fino ad ora inimmaginabili.

Prospettive future sulla vita extraterrestre

Questo importante ritrovamento non solo ci fornisce preziose informazioni sulla storia dell’evoluzione animale sulla Terra, ma apre anche nuove prospettive per le ricerche sulla vita al di fuori del nostro pianeta. Gli esperti sperano che comprendere meglio come la vita si sia evoluta sulla Terra possa aiutarci a individuare forme di vita su altri pianeti.

Rimedi per allontanare le zanzare e analisi delle loro cause di odore.

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Quando si parla di cimici, generalmente ci riferiamo a quegli insetti verdi e puzzolenti che in autunno entrano frequentemente in casa, attratte dal calore delle stanze e dall’anidride carbonica emessa dal corpo umano. Le specie più facilmente visibili in questo periodo sono le due cimici verdi (Nezara viridula e Palomena prasina) e la cimice asiatica (Halyomorpha halys), che non sono assolutamente pericolose per l’uomo ma possono rappresentare un vero flagello per coltivazioni e principalmente per le piante da frutto.

In realtà le cimici sono tantissime: questi insetti Eterotteri rappresentano infatti l’intera famiglia dei Pentatomidi (il nome deriva dal fatto che la forma del corpo ricorda un pentagono), che conta 4000 specie in tutto il mondo, quasi tutte che si nutrono di parti vegetali. Hanno colorazioni che vanno dal verde brillante al marrone brunastro, mentre alcune specie hanno colori metallici e una, il grafosoma, è a strisce rosse e nere. Non vanno confusi con le cimici dei letti, che appartengono alla famiglia Cimicidi e sono parassiti.

La cimice verde e la cimice asiatica: caratteristiche e abitudini

La mandibola e la mascella delle cimici sono modificate in due stiletti acuminati adatti a conficcarsi in un frutto o sulle venature di una foglia in modo da poter succhiare la nutriente linfa della pianta (apparato boccale di tipo pungente-succhiatore). I fori prodotti causano lesioni ai tessuti vegetali che fanno appassire le foglie e deformare i frutti. Con la puntura viene emessa anche una sorta di “saliva” ricca di enzimi digestivi che contribuiscono al deterioramento e all’annerimento dei frutti.

La cimice verde Nezara viridula è una specie cosmopolita, vive cioè in tutto il mondo e con i suoi stiletti danneggia soprattutto le leguminose, in particolare la soia. Attacca anche i pomodori rendendoli macchiati, deformati e dal sapore disgustoso.

cimice verde Nezara viridula Cimice verde della specie Nezara viridula. Credit: Katya from Moscow, Russia, CC BY–SA 2.0, via Wikimedia Commons

La cimice verde Palomena prasina è decisamente meno nota a livello mondiale, ma è diffusa in Italia e sfrutta alberi da frutto, arbusti e anche piante di cereali. È molto dannosa per il nocciolo perché le sue punture non solo bloccano la crescita delle giovani nocciole, ma determinano il fenomeno del cosiddetto “cimiciato” che altera il sapore delle nocciole.

Cimice verde Palomena prasina Cimice verde della specie Palomena prasina. Credit: Charles J. Sharp, CC BY–SA 4.0, via Wikimedia Commons

La cimice asiatica (Halyomorpha halys) è una specie aliena invasiva rappresenta un vero flagello per molte coltivazioni. È originaria dei Paesi asiatici (Cina, Corea, Giappone e Taiwan) ed è stata trasportata accidentalmente fra le derrate alimentari negli Stati Uniti, in Canada e in molti Paesi europei. In Italia è presente dal 2012 e ha trovato le condizioni favorevoli per diffondersi soprattutto nella Pianura Padana. Si adatta bene agli ambienti antropizzati e attacca molte coltivazioni, fra cui alberi da frutto come melo, pero, ciliegio e pesco, oltre a piante da orto. È una specie dotata di elevata mobilità: gli adulti volano in media 2 km al giorno, ma possono arrivare a percorrerne fino a 116 km. Le sue capacità di dispersione impongono severe misure di controllo, tanto che ad oggi in Australia e Nuova Zelanda, dove l’insetto non è ancora arrivato, sono obbligatori trattamenti sulle merci provenienti da tutti i Paesi europei.

cimice asiatica Halyomorpha halys Cimice asiatica (Halyomorpha halys). Credit: Alpsdake, CC BY–SA 4.0, via Wikimedia Commons

Perché le cimici puzzano

Una caratteristica che rende le cimici davvero inconfondibili è l’ acre e persistente che emettono se disturbate o schiacciate. Le sostanze odorose vengono emesse da ghiandole odorigene e sono efficaci repellenti contro i nemici; le rendono disgustose anche per gli uccelli. Attenzione quindi a schiacciarle perché il puzzo che rilasciano è davvero persistente. Questi odori e sapori sgradevoli contaminano anche i frutti e le piante di cui si alimentano rendendoli non commestibili.

Come tenere le cimici lontane dalle case e preservare le coltivazioni: i rimedi

Per ridurre l’ingresso delle cimici in casa è opportuno:

  • applicare zanzariere alle finestre e reti anti-insetto ai comignoli e alle prese d’aria;
  • chiudere eventuali fessure nel legno o crepe nei muri che potrebbero servire come rifugio;
  • rimuovere cimici annidate in casa con aspirapolvere o con attrezzi per la pulizia a vapore;
  • spruzzare davanzali delle finestre repellenti naturali come olio di neem o olio essenziale di eucalipto o lavanda.

Inoltre, si stanno sperimentando nuove tecniche per contenere i danni provocati dalla cimice asiatica alle coltivazioni, tra cui:

  • posizionamento di reti anti-insetto nei frutteti con l’arrivo della primavera;
  • trappole sperimentali che utilizzano feromoni per attirare e catturale gli insetti;
  • utilizzo di imenotteri iperparassiti che predano le uova delle cimici.

Fonte cimici in casa

Quando si parla di cimici, generalmente ci riferiamo a quegli insetti verdi e puzzolenti che in autunno entrano frequentemente in casa, attratte dal calore delle stanze e dall’anidride carbonica emessa dal corpo umano. Le specie più facilmente visibili in questo periodo sono le due cimici verdi (Nezara viridula e Palomena prasina) e la cimice asiatica (Halyomorpha halys), che non sono assolutamente pericolose per l’uomo ma possono rappresentare un vero flagello per molte coltivazioni e principalmente per le piante da frutto.

In realtà le cimici sono tantissime: questi insetti Eterotteri rappresentano infatti l’intera famiglia dei Pentatomidi (il nome deriva dal fatto che la forma del loro corpo ricorda un pentagono), che conta ben 4000 specie in tutto il mondo, quasi tutte che si nutrono di parti vegetali. Hanno colorazioni che vanno dal verde brillante al marrone brunastro, mentre alcune specie hanno colori metallici e una, il grafosoma, è a strisce rosse e nere. Non vanno confusi con le cimici dei letti, che appartengono alla famiglia Cimicidi e sono parassiti.

La cimice verde e la cimice asiatica: caratteristiche e abitudini

La mandibola e la mascella delle cimici sono modificate in due stiletti acuminati adatti a conficcarsi in un frutto o sulle venature di una foglia in modo da poter succhiare la nutriente linfa della pianta (apparato boccale di tipo pungente-succhiatore). I fori prodotti causano lesioni ai tessuti vegetali che fanno appassire le foglie e deformare i frutti. Con la puntura viene emessa anche una sorta di “saliva” ricca di enzimi digestivi che contribuiscono al deterioramento e all’annerimento dei frutti.

La cimice verde Nezara viridula è una specie cosmopolita, vive cioè in tutto il mondo e con i suoi stiletti danneggia soprattutto le leguminose, in particolare la soia. Attacca anche i pomodori rendendoli macchiati, deformati e dal sapore disgustoso.

cimice verde Nezara viridula Cimice verde della specie Nezara viridula. Credit: Katya from Moscow, Russia, CC BY–SA 2.0, via Wikimedia Commons

La cimice verde Palomena prasina è decisamente meno nota a livello mondiale, ma è diffusa in Italia e sfrutta alberi da frutto, arbusti e anche piante di cereali. È molto dannosa per il nocciolo perché le sue punture non solo bloccano la crescita delle giovani nocciole, ma determinano il fenomeno del cosiddetto “cimiciato” che altera il sapore delle nocciole.

Cimice verde Palomena prasina Cimice verde della specie Palomena prasina. Credit: Charles J. Sharp, CC BY–SA 4.0, via Wikimedia Commons

La cimice asiatica (Halyomorpha halys) è una specie aliena invasiva rappresenta un vero flagello per molte coltivazioni. È originaria dei Paesi asiatici (Cina, Corea, Giappone e Taiwan) ed è stata trasportata accidentalmente fra le derrate alimentari negli Stati Uniti, in Canada e in molti Paesi europei. In Italia è presente dal 2012 e ha trovato le condizioni favorevoli per diffondersi soprattutto nella Pianura Padana. Si adatta bene agli ambienti antropizzati e attacca molte coltivazioni, fra cui alberi da frutto come melo, pero, ciliegio e pesco, oltre a piante da orto. È una specie dotata di elevata mobilità: gli adulti volano in media 2 km al giorno, ma possono arrivare a percorrerne fino a 116 km. Le sue capacità di dispersione impongono severe misure di controllo, tanto che ad oggi in Australia e Nuova Zelanda, dove l’insetto non è ancora arrivato, sono obbligatori trattamenti sulle merci provenienti da tutti i Paesi europei.

cimice asiatica Halyomorpha halys Cimice asiatica (Halyomorpha halys). Credit: Alpsdake, CC BY–SA 4.0, via Wikimedia Commons

Perché le cimici puzzano

Una caratteristica che rende le cimici davvero inconfondibili è l’odore acre e persistente che emettono se disturbate o schiacciate. Le sostanze odorose vengono emesse da ghiandole odorigene e sono efficaci repellenti contro i nemici; le rendono disgustose anche per gli uccelli. Attenzione quindi a schiacciarle perché il puzzo che rilasciano è davvero persistente. Questi odori e sapori sgradevoli contaminano anche i frutti e le piante di cui si alimentano rendendoli non commestibili.

Come tenere le cimici lontane dalle case e preservare le coltivazioni: i rimedi

Per ridurre l’ingresso delle cimici in casa è opportuno:

  • applicare zanzariere alle finestre e reti anti-insetto ai comignoli e alle prese d’aria;
  • chiudere eventuali fessure nel legno o crepe nei muri che potrebbero servire come rifugio;
  • rimuovere cimici annidate in casa con aspirapolvere o con attrezzi per la pulizia a vapore;
  • spruzzare sui davanzali delle finestre repellenti naturali come olio di neem o olio essenziale di eucalipto o lavanda.

Inoltre, si stanno sperimentando nuove tecniche per contenere i danni provocati dalla cimice asiatica alle coltivazioni, tra cui:

  • posizionamento di reti anti-insetto nei frutteti con l’arrivo della primavera;
  • trappole sperimentali che utilizzano feromoni per attirare e catturale gli insetti;
  • utilizzo di imenotteri iperparassiti che predano le uova delle cimici.

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