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Analisi degli anioni per via umida

Analisi degli anioni tramite metodo umido: Metodo e Applicazioni

L’analisi degli anioni tramite metodo umido richiede un trattamento preliminare del campione da analizzare. Questo metodo di analisi è principalmente utilizzato per l’analisi qualitativa degli anioni.

Durante il processo, circa 2 grammi di campione vengono fatti bollire per 20-30 minuti con 5 grammi di carbonato di sodio e 100 mL di acqua, formando una . Questo trattamento è essenziale per precipitare anioni che potrebbero interferire durante l’analisi, come carbonati e idrossidi. L’eccesso viene filtrato, ottenendo così una soluzione incolore utilizzata in piccole quantità per i saggi specifici.

nell’analisi umida: Metodi di identificazione

Per identificare la presenza di solfati, si aggiunge HCl alla soluzione alcalina e successivamente cloruro di bario. La formazione di un precipitato bianco di solfato di bario conferma la presenza di solfati.

: Identificazione e Procedimento

Nell’identificazione degli ossalati, la soluzione alcalina viene tamponata a pH=5 con acetato di sodio e successivamente trattata con cloruro di calcio. La formazione di un precipitato bianco di ossalato di calcio conferma la presenza di ossalati.

Nitriti e : Metodi di Identificazione

La presenza di nitriti può essere identificata mediante l’uso di solfato di ferro (II) acidificato con acido solforico. Per quanto riguarda i nitrati, la soluzione alcalina viene acidificata con acido solforico, e la presenza di nitrati viene confermata dalla formazione di un caratteristico odore di ammoniaca dopo l’aggiunta di solfato di ferro (II).

Altri Anioni: Identificazione e Reazioni Tipiche

Per identificare altri anioni come , cloruri, bromuri e ioduri, vengono utilizzati diversi procedimenti tra cui precipitazione, acidificazione e aggiunta di reagenti specifici. Ad esempio, la presenza di cloruri viene evidenziata dalla formazione di cloruro di argento, che è solubile in ammoniaca, mentre la presenza di bromuri e ioduri è confermata dalla formazione dei rispettivi precipitati di bromuro e ioduro di argento.

In conclusione, l’analisi degli anioni per via umida richiede l’adozione di diversi metodi chimici e reagenti specifici per identificare in modo efficace la presenza di diversi anioni nelle soluzioni.

Colonna di distillazione a piatti

La tecnica di distillazione frazionata è la più comune e efficace per la separazione dei componenti. La colonna di distillazione a piatti è un dispositivo utilizzato per questo tipo di distillazione, che richiede il contatto tra una fase liquida e una gassosa.

Il principio di funzionamento della colonna di distillazione a piatti si basa sull’avvenimento del contatto tra il vapore che sale dal piatto inferiore e il liquido presente sul piatto stesso. Questo contatto consente lo scambio tra i componenti più volatili accumulati nella fase vapore e i meno volatili presenti nella fase liquida. Il vapore che sale in controcorrente viene fatto gorgogliare nel liquido, permettendo così lo scambio di materia.

La velocità del vapore all’interno della colonna di distillazione a piatti è un fattore critico per il corretto funzionamento del dispositivo. Valori elevati di velocità possono facilitare i processi di trasporto di materia piatti, ma comportano anche il trascinamento di goccioline di liquido da parte del vapore. Pertanto, è necessario trovare un equilibrio per assicurare un funzionamento ottimale.

Il vapore, che esce dalla sommità della colonna, viene condensato attraverso uno scambiatore di calore, e parte del liquido condensato costituisce il prodotto finale, mentre una parte viene rinviata nella colonna come . Questo garantisce lo scambio di materia all’interno della colonna. Il liquido che scende dalla base della colonna viene parzialmente vaporizzato in una caldaia percorsa da un fluido ad alta temperatura, mentre una parte viene prelevata come prodotto di coda.

La colonna di distillazione a piatti è composta da una sopra il piatto di alimentazione e una al di sotto di esso.

In sintesi, la colonna di distillazione a piatti è un dispositivo fondamentale per la distillazione frazionata, consentendo la separazione efficace dei componenti in base alla loro volatilità.

Esercizi svolti di stechiometria

Svolgimento di esercizi di con spiegazioni dettagliate


Gli esercizi di stechiometria possono risultare complessi in quanto le varie situazioni richiedono approcci specifici per la loro risoluzione. Tuttavia, esaminando alcuni esercizi svolti si possono apprendere strategie e formule fondamentali per risolvere questo tipo di problemi.

Nella gran parte dei casi, le quantità delle sostanze coinvolte vengono espresse in grammi. Il primo passo è trasformare queste masse in moli tramite il peso molecolare, essenziale per la stechiometria. Se il problema include una reazione chimica, questa andrà scritta e bilanciata. Successivamente, i coefficienti stechiometrici di ciascuna specie coinvolta nella reazione forniscono il rapporto stechiometrico tra le varie sostanze. Questo passaggio è cruciale per risolvere l’esercizio. Infine, nel caso in cui venga richiesta la quantità in grammi di un reagente necessario a reagire con un altro oppure la quantità di prodotto ottenuta, sarà necessario trasformare le moli in grammi.

Esercizi

1) Determinare la formula del sale binario


Un sale binario contenente bario e un alogeno, solubile in acqua, ha 0.1480 g disciolti in acqua. Aggiungendo un eccesso di acido solforico e filtrando e asciugando il solfato di bario otteniamo 0.1660 g. Calcolando il peso molecolare di BaSO4, otteniamo che il peso molecolare di BaX2 è 208.1 g/mol. Sottraendo il peso atomico di Ba, troviamo il peso di X2, corrispondente al cloro. Quindi, la formula dell’alogenuro di bario è BaCl2.

2) Identificare l’elemento X


0.5000 g di XI3 reagiscono completamente con il cloro, ottenendo 0.2360 g di XCl3. Bilanciando la reazione, si conclude che l’elemento X corrisponde al lantanio.

3) Calcolare il peso atomico di Zr


12.5843 g di ZrBr4, disciolti in acqua, precipitano come AgBr, ottenendo 13.2160 g di argento. Utilizzando il peso atomico dell’argento e del bromo, si calcola il peso atomico di Zr, equivalente a 91.2 g/mol.

4) Calcolare la percentuale di carbonato di potassio


Una miscela di idrossido di potassio, carbonato di potassio e cloruro di potassio reagisce con HCl. Misurando 249 mL di CO2 alla temperatura di 22.0 °C e alla pressione di 740.0 torr, si calcola la percentuale di carbonato di potassio nella miscela, ottenendo 27.6%.

In conclusione, la stechiometria può risultare complessa ma seguendo l’approccio corretto e comprendendo i concetti fondamentali, è possibile risolvere con successo gli esercizi di questo tipo.

Alogenuri arilici: reazioni

Alogenuri Arilici: Caratteristiche e Reazioni Principali

Gli alogenuri arilici si distinguono dagli alogenuri alchilici per la loro minor reattività nella sostituzione nucleofila, poiché il doppietto elettronico presente sull’atomo di alogeno è coinvolto in un doppio con il carbonio in diverse strutture di risonanza. Questa caratteristica li rende deboli come gruppi uscenti rispetto agli alogenuri alchilici, oltre a presentare limitata reattività nelle reazioni di sostituzione nucleofila di tipo SN2, a causa dell’ingombro sterico e della scarsa stabilità del catione fenilico.

Le reazioni tipiche degli alogenuri arilici includono la sostituzione dell’alogeno con gruppi come -OH, -NH2 e -CN. Ad esempio, la sostituzione con il gruppo -OH avviene attraverso il processo Dow, che porta alla formazione del . Inoltre, la sostituzione con gruppo -NH2 sotto specifiche condizioni conduce alla formazione dell’, mentre la reazione con il gruppo -CN genera cianobenzene.

La reattività degli alogenuri arilici può essere influenzata dalla presenza di altri gruppi nella molecola e dalla loro posizione rispetto all’alogeno. Ad esempio, la presenza di gruppi in posizione orto e para rispetto all’alogeno può attivare le reazioni di sostituzione nucleofila, aumentando ulteriormente la reattività del composto.

Oltre alle reazioni di sostituzione, gli alogenuri arilici possono reagire con il magnesio, il litio e il sodio per formare diversi composti intermedi reattivi. Ad esempio, la reazione con il magnesio genera un reattivo di Grignard, mentre la reazione con il litio produce fenil litio. Inoltre, la reazione con il sodio può dare luogo a una sostituzione dell’alogeno con un gruppo -R secondo la reazione di Wurtz Fitting.

Infine, va menzionata la reazione di Ullmann, in cui due molecole di iodobenzene reagiscono con il rame per formare il bifenile, dimostrando ulteriori possibilità di reattività e applicazioni degli alogenuri arilici.

In conclusione, gli alogenuri arilici presentano caratteristiche distintive e reattività specifiche che li rendono importanti precursori per la sintesi di diversi composti organici. La comprensione delle loro proprietà e delle loro reazioni è fondamentale per sfruttarne appieno il potenziale in ambito chimico e farmaceutico.

Strutture di risonanza: regole per la scrittura

e tecniche per la scrittura delle strutture di risonanza

La scrittura delle strutture di risonanza richiede la corretta applicazione di specifiche regole da considerare a partire dalla struttura di Lewis delle molecole. Qui di seguito, verranno elencate alcune direttive da seguire per una corretta stesura delle strutture di risonanza.

1) Correttezza delle :

tutte le strutture di risonanza devono essere corrette e rispettare le regole delle strutture di Lewis.

2) Equivalenza dei numeri di elettroni accoppiati:

le strutture di risonanza di un ibrido devono presentare lo stesso numero di elettroni accoppiati.

3) Assenza di spostamento dei nuclei:

un insieme di strutture non deve comportare alcun spostamento dei nuclei.

4) Priorità delle strutture isovalenti:

a parità di condizioni, le strutture isovalenti (con lo stesso numero di legami) sono più importanti rispetto alle strutture eterovalenti. In particolare, tra le strutture eterovalenti, quelle con cariche negative su atomi elettronegativi hanno maggior peso.

5) Limitazione della separazione di carica:

le strutture che presentano una separazione di carica eccessiva hanno minor importanza.

6) Incremento della densità di carica negativa:

la risonanza eterovalente aumenta la densità di carica negativa sugli atomi più elettronegativi.

7) Vicinanza delle cariche:

le strutture in cui le cariche di uguale segno sono vicine hanno di solito un contributo trascurabile.

8) Esclusione dell’espansione del guscio di valenza:

le strutture che richiedono l’espansione del guscio di valenza oltre otto elettroni per elementi del secondo periodo possono essere escluse.

9) Massima delocalizzazione in sistemi non saturi:

la delocalizzazione è massima quando lo scheletro sigma è piano in un sistema non saturo.

10) Considerazione dell’ di risonanza:

l’ è maggiore quando le strutture di risonanza sono equivalenti o quando il numero di strutture con energia simile è maggiore.

In generale, è utile applicare un sistema operativo per generare e valutare in modo chiaro le possibili forme di risonanza di una molecola coniugata. Durante la stesura delle strutture, è importante utilizzare per indicare lo spostamento puramente formale di coppie elettroniche necessario per illustrare la delocalizzazione degli elettroni π. La polarizzazione dei legami multipli tra atomi diversi è dettata dalla differenza di elettronegatività tra di essi, dirigendo il movimento degli elettroni verso l’atomo più elettronegativo.

Queste regole e tecniche sono fondamentali per la corretta scrittura delle strutture di risonanza e per comprendere appieno la natura dell’ibrido di risonanza.

Tensione angolare nei cicloalcani

Tensione angolare nei cicloalcani

La teoria della tensione angolare nei cicloalcani si è sviluppata già alla fine del XIX secolo, attribuendo la maggiore reattività del rispetto agli altri cicloalcani proprio a questa peculiarità strutturale. Si ipotizzò che la tensione angolare derivasse dalla deformazione dell’angolo C-C-C a un valore molto inferiore a 109° 28′, presente nell’anello del ciclopropano. Questa caratteristica causa instabilità nei cicli piccoli come ciclopropano e ciclobutano ed è ancora ampiamente riconosciuta.

Anche nei cicli a quattro o cinque membri, l’inclusione di un doppio determina tensione angolare. Queste reazioni che convertono un carbonio sp^2 in carbonio ibridato sp^3 sono accelerate nei cicli a 3, 4 e 5 atomi a causa del rilascio della tensione sterica. Complessivamente, i composti ciclici sono meno stabili dei corrispondenti non ciclici.

Per ottimizzare l’, il compromesso tra tensione angolare e repulsione interelettronica determina una particolare geometria degli orbitali. Ne consegue che il ciclopropano utilizza legami piegati. Inoltre, le molecole cicliche vengono classificate in base al numero di termini e alla tensione corrispondente. I cicli a cinque e sei membri, i più comuni, presentano tensione minima.

Il ciclopentano, malgrado la conformazione planare, raggiunge una leggera conformazione zig-zagante che minimizza la tensione torsionale dei legami eclissati. I cicli più grandi, d’altra parte, presentano tensione in ordine crescente dal al ciclodecano. Il ciclodecano, tra i cicli più grandi, è caratterizzato da una maggiore energia di tensione a causa dell’impedimento sterico che comporta una deformazione degli angoli di legame.

In conclusione, la tensione angolare nei cicloalcani ha un impatto significativo sulla stabilità e sulla reattività di questi composti, determinando compromessi strutturali che influenzano le loro proprietà chimiche e fisiche.

Addizione elettrofila a legami multipli

Addizione elettrofila a legami multipli: e molecole cicliche

L’addizione elettrofila avviene su idrocarburi insaturi contenenti doppio o triplo come alcheni o alchini. Dopo l’attacco iniziale, si un carbocatione intermedio che può addizionare un nucleofilo, causando un’addizione. Gli elettrofili, caratterizzati da un atomo con guscio elettronico esterno incompleto, sono noti per la loro reattività. Poiché sono instabili, vengono generati in situ durante la reazione come specie transitorie di alta .

Meccanismo dell’addizione elettrofila

Il meccanismo dell’addizione elettrofila tiene conto dei requisiti stereoelettronici che permettono di fare previsioni sull’orientazione dei sostituenti, come l’orientazione geometrica, la scelta degli atomi di carbonio legati all’elettrofilo e il lato del doppio legame attaccato dall’elettrofilo. L’avvicinamento dell’elettrofilo avviene perpendicolarmente al piano della molecola, consentendo all’orbitale vuoto dell’elettrofilo di sovrapporsi all’orbitale π. La maggior parte degli elettrofili può formare un vero anello a tre termini, che può essere un intermedio reattivo o un prodotto finale della reazione.

e molecole cicliche

Nell’addizione trans, il complesso π o l’intermedio ciclico a tre membri si trova al di sopra dell’originario piano molecolare del doppio legame ed è aperto da un nucleofilo che si avvicina dalla parte sottostante del piano, producendo un prodotto di addizione con il nucleofilo e l’elettrofilo in posizione trans periplanare. Questo meccanismo è comune nelle addizioni al doppio legame e costituisce il cammino inverso delle reazioni di eliminazione. Nelle molecole cicliche, i sostituenti possono impedire all’elettrofilo di avvicinarsi da un certo lato, influenzando l’orientamento della reazione.

In conclusione, l’addizione elettrofila a legami multipli, con particolare attenzione al meccanismo e alle molecole cicliche, è un processo chimico importante con implicazioni significative sulla disposizione dei sostituenti e la reattività delle molecole organiche.

Energia di reazione ed equilibrio

Il concetto di di reazione e bilancio energetico nelle reazioni chimiche

Nel contesto delle reazioni chimiche, l’energia di reazione assorbita o rilasciata è spesso connessa alla variazione di , la quale può avere un valore positivo o negativo. Questo aspetto è cruciale per comprendere la dinamica delle reazioni chimiche e il concetto di equilibrio.

Tutte le reazioni chimiche, in linea di principio, sono reazioni di equilibrio. Ad esempio, considerando la reazione A + B ⇌ C + D, si può notare che quando l’equilibrio è raggiunto, le concentrazioni delle diverse specie soddisfano il valore della costante di equilibrio a una determinata temperatura, espresso come K = [C][D] / [A][B]. È importante notare che se K > 1, i sono favoriti, mentre se K

Identità dei frammenti nella spettroscopia di massa

Identità dei frammenti nella spettroscopia di

La spettroscopia di massa consente di osservare le masse dei frammenti mediante bombardamento distruttivo di una molecola con elettroni nel vuoto. L’urto di un elettrone ionizza la molecola, trasformandola in uno ione-radicale carico positivamente e instabile, che si frammenta in modo diverso, producendo radicali più stabili e ioni positivi. Questi processi di frammentazione e rottura di legami possono essere considerati come vere e proprie reazioni chimiche. In pratica, il registro delle masse di tutti i frammenti carichi prodotti costituisce lo spettro di massa.

Ioni

Tra questi, lo ione molecolare ([A·]+) fornisce direttamente il peso molecolare del composto. I picchi più intensi nello spettro corrispondono agli ioni formati nei processi di frammentazione più probabili, che di solito sono i più fortemente stabilizzati. Solo le specie cationiche formatesi nella ionizzazione e nella frammentazione possono essere raccolte e misurate.

Le masse delle specie possono essere derivate per sottrazione. Ad esempio, se una molecola di massa molecolare P dà per frammentazione uno ione di massa m, il frammento formato avrà massa P – m.

Esempio

Una regola utile per orientarsi pesi molecolari è che un idrocarburo saturo CnH2n+2 ha peso molecolare pari a 14n+2. Pertanto, composti contenenti solo C, H, N e O hanno pesi molecolari pari a 14n+2 se contengono solo C e H; 14n+3 se contengono anche un atomo di azoto; e 14n+4 se contengono un atomo di ossigeno. Il numero di atomi di carbonio, azoto e ossigeno può essere calcolato dividendo il peso molecolare per 14 e considerando i numeri interi adiacenti al risultato.

Inoltre, molecole che hanno un numero dispari di atomi a valenza dispari come azoto, fosforo, alogeni, hanno sempre peso molecolare dispari.

Frammenti

Il potere risolutivo degli spettrometri di massa è di circa 1:1000, ovvero fino a un peso molecolare di circa 1000 è possibile individuare frammenti che differiscono tra loro di una sola unità di massa, un livello di accuratezza sufficiente per la maggior parte degli scopi. Tuttavia, non è sufficiente a differenziare frammenti che hanno la stessa massa nominale ma diversa composizione. Esistono apparecchiature con risoluzione tale da consentire la differenziazione tra frammenti con diversa composizione e massa nominale uguale. Tale metodo offre la possibilità di ottenere la composizione di ciascun frammento ionico, di grande utilità nell’ dei processi di frammentazione.

Un altro metodo usato per l’analisi dei frammenti ionici consiste nel sostituire un isotopo con un altro, osservando quali frammenti cambiano massa, implicando la presenza dell’isotopo, e quali rimangono invariati. Gli spettri prodotti sono complessi, ma la capacità di ottenere la composizione di ciascun frammento ionico è di grande utilità nell’analisi dei processi di frammentazione.

Trasformazione reversibile e irreversibile

Trasformazioni Termodinamiche: Reversibili e Irreversibili

Le trasformazioni termodinamiche possono essere classificate in reversibili e irreversibili, in base alla possibilità di invertire la direzione della trasformazione per riportare il sistema al suo stato iniziale. I sistemi in cui le proprietà variano nel a seguito di cambiamenti di temperatura, volume, pressione e composizione comportano sfide significative nella descrizione del loro stato. La descrizione termodinamica si applica solo ai sistemi in equilibrio con l’ambiente circostante, in quanto non cambiano nel tempo.

Tuttavia, il limite della termodinamica si manifesta quando i sistemi attraversano stati di non equilibrio durante le trasformazioni. È come se fosse impossibile determinare la posizione di un treno in qualsiasi momento, anche se il punto di partenza è noto, informazioni sul percorso. Affinché una trasformazione abbia significato termodinamico, lo stato del sistema deve essere conosciuto in ogni istante della trasformazione, il che si verifica solo se il sistema è in equilibrio con l’ambiente circostante.

Trasformazioni Irreversibili

Per verificare questa condizione si ricorre a un ideale di trasformazione detto quasi statico o irreversibile, in cui la trasformazione avviene in modo infinitamente lento, cosicché il sistema si trovi in equilibrio con l’ambiente esterno in ogni istante della trasformazione.

Trasformazioni Reversibili

Una trasformazione reversibile è una successione continua di stati di equilibrio del sistema, dove ciascuno differisce impercettibilmente dal precedente o dal successivo. Il sistema può percorrere indifferentemente sia in una direzione che in quella inversa, a differenza delle trasformazioni reali, che sono spontanee e irreversibili.

Ad esempio, la reazione tra idrogeno e ossigeno per formare acqua è un esempio di trasformazione irreversibile. Anche se le trasformazioni reversibili non si verificano nella realtà, lo studio dei processi irreversibili secondo i metodi termodinamici fornisce un modo matematico per calcolarne le variazioni delle proprietà dei sistemi termodinamici.

Funzioni di Stato

Le funzioni di stato, come l’, l’entalpia, l’entropia e l’, dipendono solo dai parametri di stato (pressione, temperatura, numero di moli) dal quale derivano. Questi valori sono determinati unicamente dai valori assunti dai parametri e dipendono esclusivamente dai valori delle funzioni di stato nello stato iniziale e finale del sistema.

Se un sistema torna allo stesso stato iniziale dopo una trasformazione, le variazioni dei parametri di stato e delle funzioni di stato sono sempre zero. Questa particolare caratteristica delle funzioni di stato, in cui le variazioni hanno lo stesso valore numerico indipendentemente dal tipo di trasformazione, costituisce il fondamento su cui si basa la termodinamica per studiare le trasformazioni dei sistemi termodinamici. Pertanto, è possibile utilizzare le trasformazioni reversibili per calcolare le variazioni delle funzioni di stato, anche se la trasformazione reale è irreversibile.

In conclusione, le trasformazioni termodinamiche rappresentano un elemento essenziale per comprendere le dinamiche dei sistemi fisici ed è fondamentale distinguere tra trasformazioni reversibili e irreversibili per valutare i cambiamenti dei sistemi nel corso di diverse trasformazioni.

Riduzioni nelle reazioni organiche

Riduzioni in Chimica Organica: Agenti e Meccanismi

Le riduzioni nelle reazioni organiche sono processi in cui vengono aggiunti atomi di idrogeno o rimossi atomi di ossigeno, o entrambi i processi avvengono contemporaneamente. Un esempio classico di riduzione è l’idrogenazione, la reazione che comporta l’addizione di idrogeno a legami multipli.

Agenti Riducenti

Gli agenti riducenti più comuni in chimica organica possono essere classificati in varie categorie, tra cui catalizzatori come Pd, Pt e Ni, idruri come LiAlH4, AlH3, NaBH4, BH3, R2BH, e metalli come Li, Na, K, Zn, e Mg. Altri agenti includono NH2NH2, R3P, SO3^2-, SnCl2, e FeCl2. Questi reagenti agiscono cedendo elettroni nei processi di riduzione.

di un Alchene

Nella reazione di idrogenazione catalitica di un alchene, il primo carbonio passa da un numero di ossidazione -1 a -2, mentre il secondo carbonio passa da -2 a -3. Inoltre, il numero di legami carbonio-idrogeno aumenta da tre a cinque durante questa trasformazione.

Reazione del con un Chetone

La reazione del sodio boroidruro con un chetone comporta una diminuzione del numero di legami tra carbonio e ossigeno. Durante questa reazione, il secondo carbonio passa da un numero di ossidazione +2 a zero, il numero di legami tra carbonio e idrogeno aumenta da zero a uno, e il numero di legami tra carbonio e ossigeno diminuisce da due a uno.

Meccanismi

Nel caso dell’idrogenazione, un catalizzatore metallico scompone il idrogeno-idrogeno, permettendo l’addizione degli atomi di idrogeno al doppio legame, formando una struttura sin. La regioselettività dell’addizione non è rilevabile quando si ottiene un alcano a causa della libera rotazione intorno al legame semplice. Tuttavia, la riduzione di un cicloalchene come l’1,2-dimetil,1-cicloesene, che produce il cis-1,2-dimetilcicloesano, conferma la stereospecificità della reazione.

Per quanto riguarda il sodio boroidruro, questo agisce fornendo ione idruro che è un forte nucleofilo e una base di Brønsted-Lowry. L’ione H- attacca il , rompendo il doppio legame carbonio-ossigeno e formando un alcossido. Qui è evidenziata la formazione di un alcol e di uno ione OH-.

In sintesi, le riduzioni nelle reazioni organiche sono importanti processi chimici che coinvolgono l’aggiunta di idrogeno o la rimozione di ossigeno. Gli agenti riducenti, come i catalizzatori, gli idruri e i metalli, svolgono un ruolo chiave in questi processi, consentendo la trasformazione di substrati organici in ridotti.

Metodi per distinguere aldeidi e chetoni

Come riconoscere aldeidi e chetoni

Esistono diversi metodi per distinguere tra aldeidi e chetoni. Uno di questi consiste nel sottoporre il composto a un processo di ossidazione in presenza di ossidanti come il bicromato di potassio. Le aldeidi vengono ossidate ad acidi carbossilici in condizioni acide, mentre in condizioni basiche il prodotto della reazione è il sale dell’acido carbossilico. La formaldeide, ad esempio, porta all’ossidazione formando biossido di carbonio e acqua.

Per distinguere gli aldeidi, si può mescolare una piccola quantità di bicromato di potassio in soluzione acidificata con acido solforico diluito e aggiungere alcune gocce di aldeide o chetone. Se la reazione non avviene a freddo, è possibile scaldare dolcemente a bagnomaria per qualche minuto. Nel caso sia stata aggiunta un’aldeide, la soluzione cambierà colore, virando dall’arancione al verde.

Al contrario, i chetoni resistono all’ossidazione e non reagiscono con il bicromato di potassio. Trattandoli con una soluzione di bicromato di potassio acidificata, il colore della soluzione non varia, a dimostrazione che non è avvenuta alcuna ossidazione.

Un altro metodo per distinguere le aldeidi è il . Le aldeidi riducono lo ione diamminoargento a argento metallico e, in un ambiente basico, si ossidano al sale dell’acido carbossilico. La presenza di aldeidi in una soluzione del genera un precipitato grigio di argento metallico.

Per identificare la presenza di aldeidi, è possibile utilizzare anche il o il . Entrambi i saggi sono effettuati con soluzioni contenenti complessi di rame (II) in soluzione basica. Le aldeidi vengono ossidate, mentre i chetoni non reagiscono con questi reattivi.

In conclusione, esistono diversi metodi per distinguere tra aldeidi e chetoni, ognuno dei quali sfrutta le diverse proprietà di ossidazione e riduzione di questi composti.

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