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Atomo di idrogeno: trattazione quantistica

Struttura atomica dell’ secondo la trattazione quantistica

L’atomo di idrogeno è caratterizzato dalla presenza di un solo elettrone in movimento attorno al nucleo, e può essere descritto mediante molte funzioni d’onda e molte energie corrispondenti. Il suo stato a energia minore è denominato stato fondamentale.

Secondo la teoria di Bohr, l’elettrone si muove attorno al nucleo su di un cerchio il cui raggio è denominato raggio della prima orbita, o più semplicemente raggio di Bohr. Il raggio di Bohr, indicato con ao, è legato alla massa m e alla carica e dell’elettrone dalla formula: ao = h2/ 4π2me2 = 5.29 · 10-9 cm. Analogamente, l’energia permessa vale E = – 2π2me4/h2 = – 2π2me4/4π2me2ao = – e2/ 2 ao = – 13.6 eV.

Secondo la teoria della meccanica ondulatoria, l’elettrone è rappresentato da un’adeguata funzione d’onda Ψ, definita come Ψ = √ e-r/ao/ π ao3, dove r è la distanza dall’origine. La densità di probabilità ρ è determinata da ρ = e-r/ao/ πao3. Si nota che il moto si svolge in uno spazio a tre dimensioni e che la densità di probabilità ρ ha simmetria sferica rispetto all’origine.

L’atomo di idrogeno non ha solamente l’orbitale atomico corrispondente allo stato fondamentale; vi sono molte altre energie permesse, ciascuna con la propria corrispondente .

Gli sono classificati nei tipi s, p, d, e f. Gli di tipo s hanno simmetria sferica, mentre gli orbitali di tipo p sono asimmetrici e sono caratterizzati da regioni dove la funzione d’onda ha segno opposto, separate da un piano nodale nel quale Ψ = 0.

Infine, sono permessi diversi tipi di tra i livelli energetici e le regole di selezione limitano i salti possibili, specificando quali transizioni sono consentite.

In sintesi, l’atomo di idrogeno secondo la trattazione quantistica presenta una struttura complessa e una serie di proprietà che possono essere descritte mediante la teoria quantistica.

Equilibri gassosi: esercizi svolti

Equilibri gassosi: esercizi risolti

Negli equilibri gassosi, le reazioni reversibili coinvolgono sostanze tutte allo stato gassoso. La Kp è calcolata in funzione delle dei gas presenti. Questa costante è rappresentata da Kp e può essere determinata attraverso la seguente formula:

Kp = pCc pDd/ pAa pBb

La relazione tra Kp e la costante di equilibrio in termini di concentrazione molare (Kc) è espressa come:

Kp = Kc(RT) Δ

Dove Δn rappresenta la variazione nel numero di moli tra prodotti e reagenti. Se Δn = 0, allora Kp= Kc.

Esercizi sugli equilibri gassosi

1. In un recipiente di volume 5.70 L vengono introdotte 0.200 moli di CO2 e 0.0300 moli di H2. La temperatura è portata a 1018 K. Calcolare Kp e Kc sapendo che, all’equilibrio, la pressione parziale di CO è 0.315 atm.

La pressione iniziale di CO2 è 2.93 atm, mentre quella di H2 è 0.440 atm. Utilizzando tali valori possiamo determinare i valori di Kp e Kc.

2. Br2 si dissocia in Br monoatomico secondo l’equilibrio: Br2 ⇄ 2 Br. Calcolare Kp e Kc per l’equilibrio alla temperatura di 1798 K. Sono state introdotte 0.0063 moli di Br2 in un recipiente di 2.80 L. Dopo raggiungimento dell’equilibrio, la pressione totale nel recipiente risulta 0.499 atm.

Il calcolo di Kp e Kc per questo equilibrio avviene attraverso una serie di operazioni basate sui dati iniziali e le variazioni al raggiungimento dell’equilibrio.

Attraverso le formule e i calcoli appropriati, è possibile ottenere i valori di Kp e Kc per entrambi gli esercizi proposti.

Amperometria e titolazioni amperometriche e biamperometriche

Amperometria e titolazioni e biamperometriche: principi e applicazioni

L’amperometria è una tecnica analitica che opera in condizioni polarografiche, misurando la corrente di elettrolisi in una cella elettrolitica a potenziale costante. Questa tecnica è particolarmente utile nelle titolazioni, dove è possibile osservare la corrente di dopo ogni aggiunta di titolante, mantenendo costante il potenziale della cella elettrolitica.

Ad esempio, la titolazione del permanganato con Fe(II) produce un grafico della titolazione costituito da due rette, la cui intersezione indica il punto equivalente della reazione. Durante la titolazione, la corrente di diffusione aumenta man mano che lo ione (II) reagisce con il permanganato, fino a raggiungere il punto equivalente, dopo il quale ulteriori aggiunte di ferro (II) non influenzano la corrente.

Le titolazioni amperometriche sono applicabili a diverse reazioni, tra cui le , le e le reazioni complessometriche. Per condurre una titolazione amperometrica, è necessaria un’apparecchiatura di polarografia, che può essere semplificata eliminando la necessità di eseguire un completo polarogramma dopo ogni aggiunta del reattivo. Inoltre, l’impiego di elettrodi ruotanti di platino migliora la sensibilità della tecnica.

Le titolazioni biamperometriche costituiscono un’altra variante delle titolazioni amperometriche, impiegando due elettrodi inerti di platino collegati a un generatore di corrente. Questa tecnica permette di rilevare variazioni brusche di corrente al punto di equivalenza, grazie alla differenza di potenziale applicata ai due elettrodi. Le titolazioni biamperometriche sono utili per reazioni ossidoriduttive reversibili, come ad esempio le reazioni Fe^3+/Fe^2+ e I_2/I^-.

In conclusione, l’amperometria e le sue varianti offrono un approccio versatile e sensibile per condurre titolazioni in diverse reazioni, contribuendo alla precisione e all’accuratezza delle chimiche.

Equilibri di solubilità: esercizi

Equilibri di solubilità: procedura e applicazioni

Gli equilibri di solubilità sono che riguardano sali poco solubili e sono regolati da un . Alcuni sono poco solubili in e la loro debole dissoluzione avviene con la formazione di due fasi: solido e soluzione satura contenente gli ioni dell’elettrolita. Si stabiliscono equilibri del tipo:

– AB (s) ⇄ A+(aq) + B-(aq)
– AB2(s) ⇄ A2+(aq) + 2B-(aq)
– A2B(s) ⇄ 2A+(aq) + B2-(aq)

Il generico equilibrio AB (s) ⇄ A+(aq) + B-(aq) può essere descritto dalla condizione di equilibrio Kps = [A+][B-], in cui Kps è una costante di equilibrio. Come per le normali reazioni di equilibrio, Kps è una costante che varia solo al variare della temperatura.

Espressione del prodotto di solubilità

Per il generico sale AmBn, l’equilibrio tra sale solido e soluzione dei suoi ioni è regolato dall’espressione del prodotto di solubilità del sale: Kps = [An+][Bm-]. Il calcolo del prodotto di solubilità per un elettrolita del tipo AB può essere effettuato nota la solubilità a una determinata temperatura, usando la formula [A+]= x e [B-]= x, pertanto Ksp = (x)(x) = x^2.

Esempi pratici

– Per determinare la solubilità di Ag2SO4, si può utilizzare la formula Kps = [Ag+][SO42-] = (0.052)^2(0.026) = 7.0 · 10^-5.
– Per prevedere la precipitazione di CaSO4 (Kps = 2 · 10^-4), si può calcolare il quoziente di reazione Qps, cioè il prodotto delle concentrazioni dei singoli ioni, elevati ai dettati dalla dissoluzione dell’elettrolita.
– Per determinare a quale valore di pH avviene la precipitazione di Fe(OH)3 (Kps = 1.1 · 10^-36), si può fare un calcolo che porta a pH = 5.1.

Esercizi

1. Calcolare la solubilità molare di Br- in una soluzione satura di HgBr2 (Kps = 1.3 ∙10^-21): la solubilità è 1.4 · 10^-7M.
2. Calcolare la solubilità molare di Ca5(PO4)3OH sapendo che Kps = 1.58 ∙10^-58: la solubilità è 1.1 · 10^-7M.
3. Sapendo che il prodotto di solubilità di BaSO4 è 1.08 ∙10^-10, calcolare la concentrazione degli ioni solfato affinché la concentrazione degli ioni bario sia 1.80 ∙10^-7M: la concentrazione degli ioni solfato è 6.00 · 10^-4M.
4. Calcolare a quale pH inizia la precipitazione di Fe(OH)3 da una soluzione 0.025 M di FeCl3, sapendo che Kps = 1.1 ∙10^-36: il pH in cui inizia la precipitazione è 2.6.

Questi esercizi sono utili per comprendere e applicare i concetti relativi agli equilibri di solubilità, in particolare nella predizione della formazione di precipitati in soluzione.

Tinture per capelli: sempre più utilizzate

Le tinture per capelli: guida completa

Le tinture per capelli sono sempre più utilizzate sia da donne che da uomini di tutte le età. Esistono diversi tipi di tinture destinate a ravvivare il colore naturale dei capelli, schiarirli o restituire ai capelli bianchi il loro colore originario. Le tinture si distinguono principalmente in quattro tipologie: le tinture di ossidazione, le tinture semipermanenti, le tinture a base di sali metallici e i prodotti di colorazione temporanea.

Tinture di ossidazione: come funzionano

Le tinture di ossidazione consentono di schiarire o scurire il colore naturale dei capelli. Queste tinture sono in grado di intensificare o modificare i riflessi, garantendo un risultato duraturo e persistente. I prodotti di colorazione a ossidazione sono generalmente presenti in forma di crema, gel o olio e contengono sostanze incolori che, solo successivamente all’ossidazione, si trasformano in veri e propri coloranti permanenti. Queste tinture utilizzano , molecole di piccole dimensioni che penetrano all’interno della fibra capillare, svolgendo un ruolo importante nel processo di colorazione. Come ossidante, viene utilizzato il perossido di , noto come ossigenata.

Precursori del colore: il ruolo delle molecole organiche

I precursori del colore sono composti organici che, attraverso reazioni chimiche con l’ossigeno, contribuiscono alla formazione di pigmenti di dimensioni maggiori che rimangono incorporati nella fibra del capello. Questi pigmenti colorati hanno un alto potere coprente e sono particolarmente stabili alla luce e all’azione di agenti chimici come lo shampoo. L’ non solo permette la formazione dei pigmenti, ma esplica anche un’azione di decolorazione del capello, distruggendo la melanina, il pigmento naturale dei capelli.

Classificazione dei colori e precauzioni nell’uso delle tinture

A livello comunitario, le tinture per capelli sono classificate secondo una scala che va dal nero al biondo molto chiaro. Prima di utilizzare le tinture per capelli, è importante prendere alcune precauzioni. Ad esempio, è consigliabile eseguire un test di allergenicità sulla pelle prima dell’utilizzo e proteggere gli abiti e le mani durante l’applicazione. Inoltre, è importante conoscere la concentrazione di acqua ossigenata da utilizzare in base al tipo di colore desiderato e alla presenza di capelli bianchi.

Tinture dirette e altri tipi di tinture per capelli

Le tinture semipermanenti, dette anche colorazioni dirette, sono pronte all’uso e non coinvolgono meccanismi di ossidazione e decolorazione. A differenza delle tinture di ossidazione, queste non contengono acqua ossigenata e offrono una minore durata del colore. Altre tipologie di tinture includono quelle a base di sali metallici, utilizzate principalmente per la colorazione progressiva, e i prodotti di colorazione temporanea, che consentono un cambiamento temporaneo del colore naturale o artificiale dei capelli. Questi ultimi sono prodotti pronti all’uso, senza ne acqua ossigenata e non richiedono risciacquo dopo l’applicazione.

In conclusione, le tinture per capelli offrono una vasta gamma di opzioni per modificare e ravvivare il colore dei capelli, ma è importante utilizzarle con attenzione e prendendo le dovute precauzioni per ottenere il risultato desiderato e garantire la salute dei capelli e del cuoio capelluto.

Diagramma di fase dell’acqua

Il diagramma di fase dell’ illustra tre curve che si intersecano in un punto chiamato , in cui coesistono i tre stati di aggregazione dell’acqua. Il diagramma è stato costruito utilizzando dati sperimentali di pressione e temperatura nei tre stati di aggregazione della sostanza.

Le tre curve nel diagramma rappresentano le condizioni di pressione e temperatura in corrispondenza delle quali il solido si trova in equilibrio con il liquido, il liquido è in equilibrio con il proprio vapore e il solido è in equilibrio con il proprio vapore. La curva 1 mostra la variazione della temperatura di fusione del ghiaccio al variare della pressione, evidenziando una pendenza negativa, caratteristica unica dell’acqua rispetto alla maggior parte delle altre sostanze liquide.

L’interpretazione delle conseguenze termodinamiche della pendenza negativa della curva è basata sull’. Questa pendenza implica che all’aumentare della pressione, la temperatura di fusione dell’acqua si abbassa, dovuto al fatto che, a differenza della maggior parte delle altre sostanze liquide, l’acqua aumenta di volume quando congela.

I risultati indicano che, nonostante la maggior parte delle sostanze si espandano quando fondono, l’acqua mostra un comportamento anomalo. Questo si riflette sul fatto che il ghiaccio galleggia sull’acqua, mentre molti altri solidi tendono ad affondare. Le implicazioni della pendenza negativa della curva sono significative: se la pendenza fosse positiva, il ghiaccio affonderebbe in acqua, comportamento che avrebbe notevoli conseguenze sulla vita animale e vegetale in ambienti con un clima freddo durante l’inverno.

In conclusione, le caratteristiche uniche del diagramma di fase dell’acqua hanno importanti implicazioni sulla vita e sull’ecosistema.

Entropia di mescolamento di gas

L’ di mescolamento dei gas: cos’è e come calcolarla

L’entropia di mescolamento rappresenta l’aumento di entropia che si quando diversi sistemi inizialmente separati di diversa composizione vengono mescolati. Consideriamo un sistema di due gas ideali, A e B, contenuti in un recipiente diviso da una separazione ad una certa pressione e temperatura. Quando la separazione viene rimossa, i due gas si mescolano liberamente e formano un sistema omogeneo.

Variazione di entropia in un

La variazione di entropia in un processo isotermico reversibile è data da ΔS = nR ln V2/V1. Nel caso del gas A, il volume iniziale è VA e il volume finale è VA + VB, mentre nel caso del gas B, il volume iniziale è VB e il volume finale è VA + VB. Le equazioni corrispondenti sono ΔSA = nA R ln (VA + VB)/VA e ΔSB = nB R ln (VA + VB)/VB.

Variazione di entropia dovuta al mescolamento

Per ottenere la variazione di entropia dovuta al mescolamento dei due gas, si sommano le rispettive variazioni di entropia: ΔSmix = ΔSA + ΔSB = nA R ln (VA + VB)/VA + nB R ln (VA + VB)/VB. Utilizzando l’equazione di stato dei gas ideali, che stabilisce che pV = nRT, sostituiamo i volumi con il numero di moli: ΔSmix = nA R ln nA/nA + nB + nB R ln nA/nA + nB.

La frazione molare XA = nA/nA + nB e XB = nB/nA + nB. Sostituendo questi valori, otteniamo l’equazione ΔSmix = – nA R ln XA – nB R ln XB. Tale equazione rappresenta la variazione di entropia di mescolamento e può essere riscritta come ΔSmix = – nR (xA ln XA + xB ln XB).

Poiché la frazione molare è un numero inferiore a 1 e il logaritmo di un numero inferiore a uno è negativo, il termine tra parentesi risulta negativo, e pertanto l’entropia di mescolamento risulta positiva.

In conclusione, l’entropia di mescolamento dei gas rappresenta un aumento dell’entropia quando i gas di composizione diversa vengono mescolati. La variazione di entropia può essere calcolata utilizzando le equazioni appropriate e rappresenta un concetto fondamentale in termodinamica e chimica fisica.

Transizione vetrosa

Temperatura di Transizione Vetrosa: Proprietà e Applicazioni dei Polimeri

Nell’ambito dello studio dei polimeri e delle loro potenzialità applicative, un ruolo fondamentale è svolto dalla temperatura di transizione vetrosa Tg. Questo parametro indica la temperatura al di sotto della quale il polimero diventa fragile, mentre al di sopra assume nuovamente la consistenza plastica.

La transizione vetrosa è una caratteristica tipica della porzione amorfa di un solido semi-cristallino. A basse temperature, le regioni amorfe del polimero si presentano in uno stato vetroso, e le molecole mostrano scarsa mobilità, con un debole movimento vibrazionale consentito. Di conseguenza, il polimero risulta duro, rigido e fragile. All’aumentare della temperatura di transizione vetrosa, le molecole iniziano a muoversi, conferendo al polimero una consistenza gommosa, morbidezza e flessibilità. Un esempio chiaro di questo fenomeno è rappresentato dalla gomma da masticare, morbida e flessibile a temperatura corporea, ma dura e rigida a basse temperature.

Nel contesto della chimica dei polimeri, la relazione empirica di Flory-Fox rappresenta un punto di partenza significativo. Questa relazione mette in relazione la temperatura di transizione vetrosa con il peso molecolare medio numerico del polimero, definito come M = Σ(i) NiMi/ Σ(i)Ni, dove Mi rappresenta il peso molecolare e Ni il numero di catene.

Secondo questa relazione, Tg = Tg,∞  – K/Mi, in cui Tg,∞ è la massima temperatura di transizione vetrosa che può essere raggiunta per un peso molecolare teorico infinito, e K è un parametro empirico legato al volume libero presente nella specie polimerica.

Il Volume Libero e le Proprietà del Materiale

Il volume libero, ovvero lo spazio non occupato, diminuisce raffreddando il polimero fino alla temperatura di transizione vetrosa. A questa temperatura raggiunge un valore critico minimo Vf, limitando il riarrangiamento delle catene e riducendo la capacità delle catene polimeriche di assumere diverse conformazioni fisiche.

La differenza fondamentale tra un materiale elastico e uno plastico risiede nella capacità del materiale elastico di ritornare alla sua forma originale dopo essere stato sottoposto a , mentre i materiali plastici non riescono a farlo.

La temperatura di transizione vetrosa del è compresa tra 510 e 560 °C, il che implica che a temperatura ambiente il vetro si presenta sempre duro ma fragile. Al contrario, il ha una Tg di 83 °C, il che indica che a temperatura ambiente è fragile, ma se foggiato a forma di tubo può essere utilizzato per il trasporto di acqua fredda ma non di acqua calda. Aggiungendo un adeguato plastificante, il PVC può avere una Tg che arriva fino a -40°C, rendendolo adatto per applicazioni ad alte e basse temperature.

Elementi del terzo periodo: reazioni

Elementi del terzo periodo e le loro reazioni

Gli elementi del Terzo Periodo comprendono il , il , l’alluminio, il silicio, il , il , il e l’argon. I primi due appartengono al blocco s, mentre gli altri fanno parte del blocco p. Ognuno di essi presenta reazioni specifiche con l’acqua e l’ossigeno.

# Reazioni con l’acqua

Sodio

: Il sodio reagisce vigorosamente con l’acqua, producendo idrossido di sodio e idrogeno gassoso.

Magnesio

: La reazione con l’acqua è più lenta, formando idrossido di magnesio e idrogeno gassoso. Esponendo il magnesio a vapore acqueo, la reazione diventa estremamente vigorosa.

Alluminio

: L’esposizione all’acqua produce ossido di alluminio e idrogeno gassoso. La reazione procede lentamente a causa dello strato sottile di ossido di alluminio che ricopre il metallo.

Silicio

: Il silicio reagisce con l’acqua solo se si trova sotto forma di pezzi di colore grigio, producendo biossido di silicio e idrogeno gassoso. Fosforo e zolfo non reagiscono con l’acqua.

Cloro

: È scarsamente solubile in acqua, producendo acido ipocloroso e acido cloridrico. A temperature maggiori di 100°C si verifica la decomposizione dell’acqua.

Argon

: Non reagisce con l’acqua.

# Reazioni con l’ossigeno

Sodio

: Reagisce con l’ossigeno per formare l’ossido di sodio.

Magnesio

: La reazione con l’ossigeno avviene in presenza di una fonte di energia e produce ossido di magnesio. Il magnesio reagisce anche con l’azoto presente nell’aria, formando il nitruro di magnesio.

Alluminio

: L’alluminio reagisce con l’ossigeno solo se si trova in polvere, inibendo la reazione lo strato di ossido di alluminio che lo ricopre.

Silicio

: Reagisce con l’ossigeno ad elevate temperature per dare il biossido di silicio.

Fosforo e zolfo

: Reagiscono con l’ossigeno per formare rispettivamente iossidi di fosforo e biossido di zolfo, entrambi in diverse forme.

Cloro e argon

: Il cloro forma vari ossidi, mentre l’argon non reagisce con l’ossigeno.

In conclusione, gli elementi del terzo periodo presentano una varietà di reazioni con l’acqua e l’ossigeno, ognuna delle quali manifesta proprietà e comportamenti chimici unici.

Nucleofili

Nucleofili: Caratteristiche, Classificazione e Fattori che influenzano la Nucleofilicità

I nucleofili, come Cl-, CN-, NH3, sono specie che condividono un doppietto elettronico con una specie povera di elettroni per formare nuovi legami. Si tratta di che svolgono un ruolo fondamentale nelle reazioni chimiche. La nucleofilicità, in particolare, è correlata alla velocità di reazione di un nucleofilo su un substrato, rappresentando un fattore cinetico rispetto alla basicità, la quale riguarda la posizione dell’equilibrio tra un elettron-donatore e un acido ed è un fattore termodinamico.

Classificazione dei Nucleofili

I nucleofili possono essere distinti in tre categorie:
1. Specie con un doppietto elettronico, le più comuni.
2. Specie che presentano un , come ad esempio gli alcheni.
3. Specie come NaBH4, che possono attaccare un gruppo carbonilico a causa della polarizzazione del legame B-H.

Vi sono nucleofili neutri, come H2O, NH3, RCOOH, e nucleofili con carica negativa, come OH-, Cl-, CN-, che differiscono per carica, , solvente e impedimento sterico.

Fattori che influenzano la Nucleofilicità

La nucleofilicità di una specie è influenzata da diversi fattori, come la sua elettronegatività – specie più elettronegative tenderanno meno a cedere elettroni – o la natura del solvente, che può essere protico o aprotico.

Natura del Solvente

I solventi protici, come l’acqua e l’alcol, influenzano la reattività dei nucleofili, solvatandoli e riducendo la loro reattività. La nucleofilicità in solventi protici aumenta da F- a I-. Diversamente, i solventi aprotici, pur presentando legami polari, non formano legami a con il nucleofilo, rendendolo più reattivo rispetto ai solventi protici. Inoltre, la nucleofilicità dei nucleofili neutri è influenzata dalle loro dimensioni, infatti, specie di dimensioni maggiori presentano nuvole elettroniche di maggiori dimensioni, più polarizzabili e facilitano la formazione della sovrapposizione degli nello stato di transizione.

In generale, nucleofili stericamente impediti sono meno reattivi rispetto a quelli che non hanno impedimento sterico. La comprensione di questi fattori è cruciale per comprendere i meccanismi delle reazioni chimiche e per progettare sintesi chimiche efficienti.

Esercizi svolti sugli equilibri gassosi

Equilibri Gassosi: Esercizi Risolti e Calcolo delle Costanti di Equilibrio

Gli equilibri gassosi rappresentano reazioni reversibili omogenee in cui tutti i componenti sono allo stato gassoso. In questo articolo verranno esposte diverse tipologie di esercizi svolti relativi agli equilibri gassosi. Si prenderanno in considerazione reazioni di equilibrio a temperatura costante e si calcoleranno le costanti di equilibrio Kc e Kp.

Considerando la generica reazione di equilibrio:

aA + bB ⇌ cC + dD

dove A e B sono i reagenti e C e D sono i prodotti di reazione, e a, b, c e d sono i rispettivi coefficienti stechiometrici. È noto che a temperatura costante, il rapporto tra il prodotto delle concentrazioni delle specie a destra, ciascuna elevata al proprio coefficiente stechiometrico, e le specie a sinistra, ciascuna elevata al proprio coefficiente stechiometrico, è una costante, indicata come Kc. Tale costante è espressa dall’equazione:

Kc = [C]^c [D]^d / [A]^a [B]^b

Dove i simboli [A], [B], [C] e [D] rappresentano le concentrazioni molari delle specie presenti. Nel caso di un equilibrio gassoso, se le concentrazioni vengono espresse in termini di pressioni parziali, la costante di equilibrio (Kc) diventa Kp, rappresentata dall’equazione:

Kp = pC^c pD^d / pA^a pB^b

Inoltre, la relazione tra Kc e Kp è definita da:

Kp = Kc(RT)^Δn

Dove Δn è uguale alla differenza della somma dei coefficienti stechiometrici dei prodotti e dei reagenti.

Esercizi Svolti

1) Alla temperatura di 444 °C sono fatte reagire 15 moli di H2 e 5.2 moli di I2 secondo la reazione: H2 + I2 ⇌ 2 HI. Dopo aver stabilito l’equilibrio, si sono formate 10 moli di HI. Calcolare le costanti di equilibrio Kc e Kp.

2) In un recipiente con volume pari a 2.0 L, a 27°C, vengono introdotti 3.06 g di solfuro acido di ammonio (NH4HS), il quale si decompone al 30% in ammoniaca (NH3) e solfuro di idrogeno (H2S) secondo la reazione: NH4HS ⇌ NH3 + H2S. Calcolare la costante di equilibrio alla temperatura indicata.

3) Un recipiente a 1000°C contiene CO2 alla pressione di 0.500 atm e grafite che reagiscono secondo la reazione di equilibrio: CO2 + C ⇌ 2 CO. Sapendo che all’equilibrio la pressione totale è di 0.800 atm, calcolare il valore di Kp.

4) In un recipiente di 4.0 L vengono introdotte 1.00 moli di N2 e 3.00 moli di H2, che reagiscono secondo la reazione: N2 + 3 H2 ⇌ 2 NH3. Sapendo che il 25.0% di N2 è convertito in NH3, calcolare la Kc della reazione.

Continua a leggere [qui](https://chimica.today/equilibri-gassosi-esercizi-svolti) per scoprire come vengono risolti gli esercizi e calcolate le costanti di equilibrio.

Spontaneità di una reazione esercizi

La Spontaneità delle Reazioni Chimiche: Esercizi e Applicazioni dei Dati Termodinamici

La previsione della spontaneità di una reazione può essere effettuata mediante l’ dei dati termodinamici, in particolare della variazione di . L’energia libera, rappresentata con la lettera G, è una funzione di stato che è correlata all’ H, all’ S e alla temperatura.

L’espressione che lega la variazione di energia libera con la variazione di entalpia e entropia è ΔG = ΔH – TΔS. Una reazione avviene spontaneamente se ΔG 0. Conoscendo la variazione di entalpia, entropia e temperatura, è possibile determinare la spontaneità di una reazione e la temperatura a cui questa avviene spontaneamente.

Esercizi

1) Calcolo di ΔG, Spontaneità e Equilibrio


Si consideri la reazione 3HC≡CH (g) → C6H6(g) per la quale ΔH = – 597.3 kJ e ΔS = – 0.33 kJ/K. Si calcoli ΔG a 27 °C per valutarne la spontaneità. Si determini inoltre la temperatura in cui la reazione è in equilibrio e la temperatura oltre la quale la reazione non è spontanea.

Applicando l’equazione ΔG = ΔH – TΔS si ottiene ΔG = – 597.3 kJ – (300 K)( – 0.33 kJ/K) = – 498.3 kJ.
Poiché ΔG è negativo, la reazione è spontanea. Per determinare la temperatura di equilibrio, si calcola 0 = – 597.3 kJ – (T)( – 0.33 kJ/K). Ciò porta a T = 1810 K, corrispondenti a 1537 °C. La reazione non è spontanea se ΔG > 0, il che si traduce in T > 1810 K.

2) Esercizio sulla Spontaneità


Si consideri la reazione NH4NO3(s) → NH4+(aq) + NO3-(aq) con ΔH° = 28.05 kJ e ΔS°= 108.7 J/K. Si calcoli ΔG a 25 °C per valutarne la spontaneità.

La temperatura di 25 °C corrisponde a 298 K. Applicando l’equazione ΔG = ΔH – TΔS si ottiene ΔG° = 28.05 – (298)(0.1087) = – 4.34 kJ. Poiché ΔG è negativo, la reazione è spontanea.

3) Valutare la Spontaneità di una Reazione


Nella reazione NH3(g) + HCl(g) → NH4Cl(s), con ΔH =- 176.0 kJ e ΔS°= – 0.2849 kJ/K, si calcoli ΔG a 25 °C per valutarne la spontaneità.

Applicando l’equazione ΔG = ΔH – TΔS si ottiene ΔG = – 176.0 kJ – (298 K)(- 0.2849 kJ/K) = – 91.1 kJ. Poiché ΔG è negativo, la reazione è spontanea.

Questi esercizi dimostrano come l’analisi della spontaneità di una reazione attraverso i dati termodinamici possa fornire preziose informazioni sul comportamento delle reazioni chimiche in diversi contesti.

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