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Chitosano: proprietà, biopolimeri

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Chitosano: una panoramica sul polisaccaride

Il chitosano è un polisaccaride lineare costituito da D- e -acetil-D-glucosammina legate tramite legami β-(→4) glicosidici. Questo composto, uno dei polisaccaridi più diffusi sulla Terra e un copolimero cationico naturale, deriva dalla deacetilazione alcalina della , un polisaccaride presente negli esoscheletri di crostacei, insetti e pareti cellulari fungine.

Struttura e applicazioni del chitosano

La struttura del chitosano presenta una composizione unica, che lo rende oggetto di intensi studi scientifici grazie alle sue proprietà biocompatibili, non tossiche, biodegradabili, antibatteriche e antiossidanti. Queste caratteristiche lo rendono un materiale di interesse nell’industria farmaceutica, dove viene impiegato nella produzione di pastiglie a rilascio controllato, come potenziatore dell’assorbimento del gel e nella formulazione di prodotti cicatrizzanti e di micro/nanoparticelle.

Chitosano e le variazioni di pH

Dal punto di vista chimico, il chitosano si comporta come una polibase debole con un pKa intorno a 6.5. A pH più bassi si presenta in forma protonata, rendendolo solubile, mentre a valori di pH più alti il gruppo amminico si deprotona, diventando poco solubile. Questa variabilità di carica in funzione del pH influisce sulle interazioni del chitosano con altre molecole, con implicazioni sia nella formazione di polielettroliti che nel rilascio intracellulare di molecole biologiche.

Biopolimeri e sostenibilità

Il chitosano rappresenta un importante biopolimero derivato dai rifiuti dell’industria ittica, trasformando i gusci di crostacei in un materiale economico e versatile. Grazie alla presenza di gruppi amminici, il chitosano possiede diverse proprietà che lo rendono adatto per diverse applicazioni industriali, tra cui recentemente come materiale di imballaggio alimentare antimicrobico biodegradabile, in alternativa ai tradizionali materiali plastici non biodegradabili.

Inoltre, per migliorare le proprietà del chitosano, sono state sviluppate strategie che includono l’utilizzo di e agenti reticolanti per incrementarne le performance e le possibilità di impiego per nuove applicazioni compatibili con l’ambiente.Il Chitosano è un polimero versatile che può essere arricchito con nanoparticelle, oli essenziali e altri materiali naturali o sintetici per migliorarne le proprietà. Uno degli utilizzi interessanti del Chitosano arricchito è la produzione di materiali in grado di prevenire la formazione di biofilm batterici, che rappresentano una minaccia per la salute pubblica data la loro resistenza agli antibiotici una volta formati.

Applicazioni antibatteriche

Recenti studi hanno dimostrato che l’incorporazione di una struttura organometallica a base di rame in una matrice di chitosano può efficacemente prevenire la formazione di biofilm batterici. Questa scoperta potrebbe rappresentare un passo avanti nella lotta contro le infezioni batteriche resistenti agli antibiotici.

Inoltre, il Chitosano arricchito con nanoparticelle d’argento si è dimostrato efficace nel combattere la malaria, uccidendo larve e pupe di zanzara responsabili della trasmissione della malattia. Questa soluzione è sicura anche per i predatori naturali delle zanzare, come i pesci rossi, offrendo un approccio sostenibile alla prevenzione della malaria.

Diversi utilizzi del Chitosano

Il Chitosano viene impiegato in numerosi settori, tra cui quello biomedico, agricolo e nel trattamento delle acque. Le sue applicazioni si estendono anche a settori come l’industria cosmetica, tessile, elettronica, carta e alimentare.

Le bioplastiche realizzate con Chitosano offrono un’alternativa sostenibile alle plastiche convenzionali, poiché sono biodegradabili e compostabili. Queste bioplastiche possono essere impiegate in diversi contesti, come imballaggi alimentari, prodotti monouso, dispositivi medici e cosmetici, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale delle plastiche a base di petrolio.

Nonostante i vantaggi offerti dalle bioplastiche a base di Chitosano, vi sono ancora sfide da affrontare, come la riduzione dei costi di produzione e il miglioramento delle proprietà meccaniche. Tuttavia, il continuo sviluppo in questo settore promette di rendere le bioplastiche a base di Chitosano una soluzione sempre più competitiva sul mercato.

Benzoato di sodio: sintesi, reazioni, usi

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Cos’è il Benzoato di Sodio?

Il benzoato di sodio è un composto naturale comunemente utilizzato come conservante alimentare per cibi e bevande. Viene ottenuto dall’, presente in molte piante come la cannella, i chiodi di garofano, i pomodori, le bacche, le prugne, e i mirtilli rossi.

Proprietà del Benzoato di Sodio

Il benzoato di sodio (formula C6H5COONa) ha la capacità di aumentare il pH di una soluzione, poiché si dissocia in C6H5COO- e Na+. Questa dissociazione provoca un aumento del pH oltre 7. L’ione benzoato idrolizza in modo da formare acido benzoico e idrossido.

Sintesi del Benzoato di Sodio

Il benzoato di sodio può essere sintetizzato in vari modi. Uno di questi prevede la neutralizzazione dell’acido benzoico con idrossido di sodio secondo la reazione: C6H5COOH + NaOH → C6H5COONa + H2O. Un’altra via di sintesi coinvolge la reazione della benzaldeide con idrossido di sodio per ottenere benzoato di sodio e : 2 C6H5CHO + NaOH → C6H5COONa + C6H5CH2OH. Infine, è possibile ottenere benzoato di sodio facendo reagire acido benzoico e carbonato di sodio in soluzione concentrata e calda: 2 C6H5COOH + Na2CO3 → C6H5COONa + H2O + CO2.

Reazioni del Benzoato di Sodio

Quando il benzoato di sodio viene combinato con acqua e anidride carbonica, si forma il sale sodico dell’acido benzoico insieme a acqua e anidride carbonica.

In un’altra reazione, il benzoato di sodio reagisce con l’acido cloridrico per formare acido benzoico e cloruro di sodio, con un notevole cambiamento chimico.

Infine, in presenza di ossido di calcio e idrossido di sodio ad alte temperature, il benzoato di sodio si converte in benzene e carbonato di sodio.

Usi e Applicazioni del Benzoato di Sodio

Il benzoato di sodio trova ampio impiego come conservante alimentare, grazie alle sue proprietà antimicrobiche e al suo costo accessibile. È anche presente nei dentifrici per le sue proprietà antimicrobiche.

In campo farmaceutico, il benzoato di sodio viene impiegato nella formulazione di compresse, capsule e sciroppi per la tosse, grazie alle sue caratteristiche benefiche per la salute.

Anche se il benzoato di sodio è generalmente considerato sicuro per l’uso, è importante evitare di mescolarlo con l’ (vitamina C), poiché in tal caso potrebbero verificarsi effetti collaterali negativi.

Esketamina e depressione: meccanismo di azione

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Il nuovo approccio terapeutico contro la depressione: l’approvazione dell’esketamina

L’esketamina è una molecola rivoluzionaria nel trattamento della depressione maggiore farmaco-resistente. Recentemente ha ottenuto l’indicazione terapeutica e l’approvazione dall’AIFA, suscitando grande interesse nel campo della psichiatria.

La depressione maggiore è un disturbo diffuso che porta a sintomi come profonda tristezza, calo della vitalità, perdita di interesse nelle attività quotidiane, pensieri negativi, disturbi cognitivi e sintomi vegetativi. Questo disturbo rappresenta un carico sociale significativo, poiché è associato a un aumento del rischio di sviluppare condizioni come diabete, disturbi cardiaci e ictus.

Gli attuali farmaci antidepressivi spesso si rivelano inefficaci nel trattare la depressione maggiore farmaco-resistente. L’esketamina offre una nuova via terapeutica, risultando essere più efficace nelle persone che non rispondono ai trattamenti tradizionali, con una percentuale di successo superiore al 50%.

Meccanismo di azione dell’esketamina

L’esketamina agisce come antagonista del recettore -metil-D-aspartato, intervenendo nel passaggio di impulsi elettrici tra i neuroni. Questo composto può legarsi direttamente ai siti di per glutammato e , agendo come inibitore competitivo o interagendo con siti allosterici o il canale ionico.

Inoltre, l’esketamina ha un effetto inibitorio sulla ricaptazione della , senza interagire con i recettori sigma. Si tratta dell’enantiomero S (+) della ketamina, con proprietà anestetiche e dissociative.

Impiego clinico dell’esketamina

L’esketamina viene somministrata principalmente tramite spray nasale ed è soggetta a prescrizione medica da parte di psichiatri o neurologi. È importante notare che può causare aumenti transitori della pressione arteriosa, pertanto è controindicata in pazienti a rischio.

Questo farmaco viene utilizzato in combinazione con altri antidepressivi e rappresenta un’ nella strategia terapeutica grazie al suo specifico meccanismo d’azione e alla modalità di somministrazione intranasale. La sua approvazione apre nuove prospettive nel trattamento della depressione maggiore farmaco-resistente.

Plutonio: storia, preparazione, isotopi, composti, proprietà, usi

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Plutonio: l’elemento radioattivo del 7° Periodo

Il plutonio è un elemento radioattivo appartenente al blocco f e al 7° Periodo, con numero atomico 94 e configurazione elettronica [Rn] 5f^6 7s^2. Si tratta di un attinide di origine artificiale, sebbene siano state individuate tracce di plutonio naturale in minerali di in alcune circostanze geologiche.

del plutonio

La scoperta del plutonio è stata attribuita a Glenn Seaborg, Edwin McMillan, Joseph Kennedy e Arthur Wahl, che per la prima volta isolato in piccole quantità nel 1941 presso il Radiation Laboratory dell’Università della California, Berkeley. Tale scoperta, legata al Progetto Manhattan durante la Seconda Guerra Mondiale, ha portato alla realizzazione delle prime bombe atomiche. Il plutonio è stato impiegato nella bomba atomica “Fat Man” sganciata su Nagasaki nel 1945.

Preparazione del plutonio

Il plutonio si ottiene bombardando l’uranio 238 con deuterio accelerato in un ciclotrone, con conseguente formazione del nettunio 238 e due neutroni. Successivamente, tramite decadimento β^- si ottiene l’isotopo 238 del plutonio.

Proprietà

Gli scienziati considerano il plutonio l’elemento più interessante dopo il sogno di un fisico ma l’incubo di un ingegnere. Presenta un aspetto argenteo brillante che diventa grigio opaco, giallo o verde oliva quando ossidato all’aria. Al tatto, un campione di plutonio emette a causa dell’energia sprigionata dal decadimento α.Il Plutonio è un metallo radioattivo con proprietà chimiche e fisiche uniche. Ha sei forme allotropiche, con densità variabili da 16.00 a 19.86 g/cm3, rendendolo sensibile ai cambiamenti ambientali. A temperatura ambiente si presenta nella forma α, la più comune, ma può essere stabilizzato con altri metalli per diventare morbido e duttile nella fase δ.

Contrariamente alla maggior parte dei metalli, il Plutonio non è un buon conduttore di calore ed elettricità. Ha un basso punto di fusione a 640°C e un punto di ebollizione elevato a 3228°C. Può assumere diversi numeri di ossidazione, con il +4 come il più comune.

Composti del Plutonio

Il Plutonio forma composti con vari numeri di ossidazione, che conferiscono loro colorazioni differenti in soluzione. Ad esempio, il Pu3+ è blu lavanda, mentre il Pu4+ è giallo scuro. Il colore delle soluzioni dipende anche dall’anione presente. Il Plutonio forma anche alogenuri e ossidi.

Analogamente all’uranio, il Plutonio può creare come il plutonocene Pu(C8H8)2.

Isotopi

Il Plutonio ha venti isotopi, tra cui otto . Il più stabile è il 244Pu con un tempo di dimezzamento di 80.8 milioni di anni. L’isotopo 239Pu, con un tempo di dimezzamento di 24110 anni, è utilizzato per la fabbricazione di armi nucleari.

Usi

L’isotopo 238 del Plutonio trova impiego come fonte di calore ed energia per dispositivi elettrici in aree remote come le sonde spaziali, grazie al suo decadimento radioattivo che genera calore. Il 239Pu è utilizzato per la produzione di armi nucleari per la sua facilità di fissione.

Curio: proprietà, preparazione, isotopi, usi

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Scopriamo il curio e le sue caratteristiche principali

Il curio è un elemento radioattivo appartenente alla serie degli attinidi con numero atomico 96 e simbolo Cm. Questo elemento appartiene al blocco f e al 7° Periodo della tavola periodica con configurazione elettronica [Rn] 5f7, 6d1, 7s2.

e scoperta del curio

Nonostante sia posizionato vicino all’americio nella tavola periodica, il curio è stato il terzo elemento transuranico ad essere scoperto. Gli scienziati Stanley Thompson, Albert Ghiorso e Glenn Seaborg lo ottennero per la prima volta nel 1944 presso l’Università della California a Berkeley. Il curio deve il suo nome ai pionieri della radioattività Pierre e Marie Curie.

La scoperta del curio fu divulgata nel 1945, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, poiché i nuovi elementi come il curio e l’americio erano strettamente legati al Progetto Manhattan.

Preparazione del curio

Il curio può essere ottenuto attraverso una reazione nucleare simile a quella utilizzata per la sua scoperta. La reazione coinvolge il plutonio-239 e particelle α per produrre curio-240 e neutroni.

Proprietà del curio

Il curio è un metallo argenteo, lucente e malleabile. A temperatura ambiente tende a ossidarsi lentamente all’aria secca. Possiede numeri di ossidazione +3, +4, +5 e +6, con il +3 che risulta essere il più stabile, caratteristica comune agli attinidi.

In soluzione acquosa, lo ione Cm3+ può variare dal colore incolore al verde pallido, mentre il Cm4+ appare giallo pallido. Il curio si ossida rapidamente all’aria formando biossido di curio (CmO2).

Reazioni chimiche del curio

Il curio si dissolve rapidamente in acido diluito rilasciando idrogeno gassoso e formando CmCl3. In acqua, reagisce per formare l’idrossido di curio. Come gli altri attinidi, il curio è in grado di formare composti con diversi stati di ossidazione.

In conclusione, il curio è un elemento affascinante e di grande importanza nella chimica nucleare, con proprietà e reazioni che lo rendono particolarmente interessante per la ricerca scientifica e tecnologica.

Il ruolo dell’elemento Curio nella chimica

Il curio, un elemento del gruppo degli attinidi, è utilizzato in diverse reazioni chimiche per la produzione di composti come cloruro, ioduro e fluoruro. La formazione di tali composti avviene aggiungendo l’alogeno a soluzioni contenenti l’ione Cm³⁺. Un esempio è la reazione che porta alla formazione del tetrafluoruro mediante la combinazione del trifluoruro e del fluoro secondo l’equazione:

“`2 CmF₃ + F₂ → 2 CmF₄“`

Isotopi di Curio

Essendo un elemento artificiale, il curio non presenta isotopi stabili. Tuttavia, sono presenti diversi isotopi instabili, con valori che vanno da Cm-233 a Cm-251, inclusi 10 . Tra questi, l’isotopo Cm-247m ha un tempo di dimezzamento incredibilmente lungo di 15,6 milioni di anni, il maggiore tra tutti gli isotopi conosciuti. Al contrario, l’isotopo Cm-246m ha un tempo di dimezzamento molto breve di ,12 secondi.

Applicazioni e utilizzi

Alcuni isotopi come il Cm-242 e il Cm-244 vengono impiegati sotto forma di ossido nei generatori termoelettrici di radioisotopi, utilizzati ad esempio nei veicoli spaziali. Il Cm-242 è inoltre utilizzato per produrre il Pu-238, impiegato nei pacemaker cardiaci. Infine, il Cm-248 viene impiegato come materiale di partenza per la produzione di elementi transuranici e superpesanti.

In passato, è stato utilizzato anche per produrre batterie utilizzate nei pacemaker cardiaci, fino all’avvento delle batterie al litio, più efficienti e sicure.

Chimica, i Catenani: proprietà, usi

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Cosa sono i Catenani secondo la I.U.P.A.C.

I catenani sono idrocarburi che presentano due o più anelli collegati come anelli di una catena, senza che tra essi vi sia un covalente. Si tratta della classe più elementare di molecole interbloccate meccanicamente che comprendono due o più anelli, i quali sono permanentemente interconnessi a meno che non venga rotto un legame di uno degli anelli.

Come viene assegnata la nomenclatura ai Catenani

Per la denominazione dei catenani si antepone un numero che indica il numero di anelli interconnessi. Ad esempio, se ci sono due anelli si parlerà di [2]catenano, se sono tre si utilizzerà il termine [3] catenano.

Isomeri topologici e Catenani ad ordine superiore

Per i catenani di ordine superiore si possono presentare isomeri topologici, come ad esempio un [4]catenano. Questo tipo di molecola può avere una connettività lineare con quattro anelli interconnessi o tre macrocicli interconnessi attorno a un anello centrale, noto come [4]catenano radiale.

Proprietà e sintesi dei Catenani

Una proprietà peculiare dei catenani è la capacità degli anelli di ruotare l’uno rispetto all’altro, un fenomeno che può essere evidenziato tramite risonanza magnetica nucleare (NMR). Ciò permette al catenano di presentare una o più posizioni di anelli termodinamicamente favorite. La sintesi dei catenani è stata resa possibile grazie a diverse strategie di costruzione di anelli molecolari interconnessi.

Applicazioni e usi dei Catenani

I catenani, grazie alla loro struttura ad anello, sono stati impiegati in diverse applicazioni, come assemblaggi e sensori del DNA, nonché in macchine molecolari come interruttori del DNA e motori rotativi. Queste molecole trovano impiego anche come catalizzatori, sensori, polimeri e agenti di somministrazione di farmaci o bioimaging ottico.

Il Premio Nobel per la Chimica del 2016 è stato assegnato a Jean-Pierre Sauvage, Sir J. Fraser Stoddart e Bernard L. Feringa per lo sviluppo di molecole con movimenti controllabili, che possono svolgere specifiche funzioni quando vengono applicate ad esterna. Grazie alle loro caratteristiche uniche, i catenani rappresentano una promettente frontiera per nuove applicazioni in diversi ambiti.

Acido chermesico: struttura, coloranti

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L’importante colorante rosso noto come acido chermesico è estratto dal Kermes, un tipo di cocciniglia

derivato dai corpi essiccati delle femmine di alcune specie di insetti. Insieme all’acido chermesico, si trovano nella composizione anche l’ e l’acido laccaico, il quale conferisce al composto la denominazione di “King’s red”.

Insetto Kermes Vermilio e la sua presenza in Europa


Il principale insetto di interesse è il Kermes vermilio, appartenente alla famiglia Kermesidae, noto come Vermiglio delle querce, presente nell’Europa meridionale sulle querce kermes sempreverdi, o Quercus coccifera.

millenaria dell’acido chermesico


L’uso di naturali per la tintura di tessuti ha avuto un ruolo centrale in molte culture antiche, tra cui Egitto, Mesopotamia, Grecia e Roma. Uno dei primi coloranti noti era il colorante scarlatto, ottenuto dalle cocciniglie e rinvenuto in contesti archeologici come le grotte sepolcrali del Neolitico.

Durante il periodo biblico, il colore rosso, chiamato shani in ebraico derivato dal kermes, era utilizzato in Terra Santa. Questo colorante era ampiamente impiegato anche in Europa, menzionato persino nella Bibbia per le sue caratteristiche tintorie.

Struttura e solubilità dell’acido chermesico


L’acido chermesico si presenta come una polvere di colore rosso scarlatto ed è un derivato antrachinonico idrosolubile. La sua struttura chimica è rappresentata dall’-metil-2-carbossi-3,5,6,8-tetraidrossiantrachinone.

Solubile in acqua calda, etere etilico, cloroformio, diclorometano e dimetilsolfossido, la solubilità in acqua fredda è piuttosto limitata. In presenza di acido solforico, il composto assume una colorazione rosso-violacea che vira al blu con l’aggiunta di acido borico.

Questo pigmento, se non conservato in modo adeguato, può deteriorarsi poiché non è resistente é alla luce né alle condizioni acide o alcaline, sbiadendo facilmente anche alla normale illuminazione a incandescenza.

Citronellale: reazioni, usi

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Il 3,7-dimetiloct-6-enale, conosciuto come citronellale, è un’ aldeide monoterpenoide presente principalmente nell’olio di citronella, che conferisce a quest’ultimo il caratteristico aroma di limone.

Caratterizzato dalla formula C10H18O, il citronellale possiede un grado di insaturazione. Non presenta isomeria cis-trans a causa della presenza di due gruppi -CH3 legati al carbonio 7.

Questo composto si trova non solo nell’olio di citronella, ma anche in quello di geranio, insieme ad altri importanti derivati monoterpenici aciclici come il citronellolo. È presente in piante come il Corymbia citriodora, conosciuto come eucalipto citrato, e il Leptospermum petersonii, noto come teatree al profumo di limone.

Proprietà

Il citronellale possiede un odore pungente, fresco, verde, agrumato e leggermente legnoso. È poco solubile in acqua e glicerolo, leggermente solubile in glicole propilenico e solubile in etanolo.

Sintesi

La sintesi del citronellale avviene attraverso l’idrogenazione catalitica del citrale in ambiente basico, utilizzando il palladio come catalizzatore.

Reazioni del citronellale

Questo composto offre diverse opportunità nelle strategie sintetiche, permettendo reazioni di condensazione e addizione grazie alla sua struttura aldeidica insatura. Trattato in presenza di acido, si converte in isopulegolo, un alcool monoterpenico monociclico, mediante una ciclizzazione interna altamente diastereoselettiva, simile al processo Takasago.

Il mentolo può essere prodotto dal citronellale tramite idrogenazione catalitica, integrando le fonti naturali di mentolo utilizzato come aromatizzante e in preparazioni medicinali.

Infine, dalla riduzione del citronellale si ottiene l’alcol primario cotronellolo, utilizzato in vari settori industriali.

Il polimetilidrosilossano: un’alternativa al sodio boroidruro come agente riducente

Il sodio boroidruro è comunemente utilizzato come riducente in chimica organica, ma esiste un’alternativa meno aggressiva: il polimetilidrosilossano polimero. Questo agente riducente blando e stabile è in grado di trasferire idruri ai centri metallici e a vari gruppi funzionali riducibili.

Il polimetilidrosilossano può essere trasformato dalle colture in sospensione di Solanum aviculare in mentano-3,8-diolo. È impiegato anche nella sintesi di alcaloidi e nella reazione con l’anilina per la produzione di composti triciclici con interessanti proprietà farmacologiche.

Usi del citronellale

Il citronellale viene utilizzato in diversi settori, tra cui come agente aromatizzante, repellente per insetti, profumo in saponi e detergenti, nonché in prodotti per la cura personale come creme, lozioni e profumi. Inoltre, agisce come intermediario chimico per la produzione di citronellolo e idrossicitronellale.

Se desideri approfondire ulteriormente l’argomento dei riducenti in chimica organica, puoi consultare [questo articolo su riducenti](https://chimica.today/chimica-organica/riducenti). Per maggiori informazioni sul sodio boroidruro, ti consiglio di leggere [questo articolo specifico](https://chimica.today/chimica-organica/sodio-boroidruro). Per esplorare i diversi gruppi funzionali riducibili, puoi cliccare su [gruppi funzionali](https://chimica.today/chimica-organica/gruppi-funzionali). Infine, se sei interessato agli alcaloidi e all’anilina, troverai ulteriori dettagli su [alcaloidi](https://chimica.today/chimica-organica/alcaloidi) e [anilina](https://chimica.today/chimica-organica/anilina) su Chimica Today.

Nerale: proprietà, reazioni, usi

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Nerale è un’ aldeide insatura con formula C10H16O, caratterizzata da due siti di insaturazione nelle posizioni 2 e 6, appartenente alla classe dei . Presente nel insieme al suo isomero gerianale, il suo nome IUPAC è Z-3,7-dimetil-2,6-ottadienale, mentre il gerianale è l’isomero E.

Quest’aldeide volatile α,β-insatura è un componente predominante dell’olio di citronella e della scorza di limone, ma è presente anche nel mirto australiano, nella Litsea Cubeba, nell’albero del tè d’ulivo, nella verbena odorosa, nella melissa e nel lime.

Proprietà

Nerale è igroscopico, scarsamente solubile in acqua ma solubile in solventi apolari come l’etere etilico. Ha un forte odore agrumato ed è ottenuto tramite distillazione in corrente di vapore per la produzione di oli essenziali. È instabile alla luce e forma prodotti ciclici.

Studi indicano che è responsabile dell’attività nei confronti del Trypanosoma cruzi insieme al geraniale, parassita che causa infezioni e malattie, e che insieme al geraniale è un componente del feromone sessuale della vespa parassita.

Reazioni del nerale

Per la presenza di due gruppi funzionali ovvero due doppi legami e del gruppo funzionale aldeidico, il nerale può subire diverse reazioni. In presenza di idrogeno e di un catalizzatore, si possono verificare reazioni di riduzione.

La rottura del doppio in posizione 2 porta alla formazione del , un’aldeide monoterpenoide. La riduzione del nerale può portare alla formazione di a seguito della trasformazione del gruppo aldeidico in gruppo alcolico.

Per ottenere il citronellale è necessaria un’idrogenazione selettiva del doppio legame senza la riduzione del gruppo aldeidico, e a tal fine sono state esplorate soluzioni che prevedono l’utilizzo di catalizzatori.

Sintesi di Nerale da Metallocarbonili Rh4(CO)12

I composti di metallo carbonile svolgono un ruolo chiave nella sintesi di nerale, un composto importante per la produzione di citronellale. Il metallo carbonile in questione è il Rodio Rh4(CO)12, che ha mostrato rese eccezionali fino al 90% nella produzione di citronellale.

Sintesi di Isopulegolo e Mentolo da Nerale

Dopo la sua formazione, il nerale subisce una ciclizzazione interna che porta alla produzione di isopulegolo. Successivamente, l’isopulegolo viene idrogenato per formare il mentolo, una sostanza ampiamente utilizzata in vari settori.

Usi e Applicazioni del Nerale

Il nerale, oltre a essere coinvolto nella produzione di citronellale, presenta una serie di importanti proprietà terapeutiche. Tra queste, spiccano le sue capacità antimicrobiche, antiossidanti, antidiabetiche e antinfiammatorie. Grazie alla sua presenza nell’olio di citronella, il nerale viene impiegato nella produzione di repellenti per insetti a base vegetale.

Applicazioni del Nerale in Cosmetici e Prodotti per la Cura della Pelle

Il nerale viene ampiamente impiegato nell’industria cosmetica e nella produzione di prodotti per la cura della pelle. Trova impiego in lozioni dopobarba, creme idratanti, profumi, acque di colonia e altri prodotti per la cura dei capelli. La sua presenza conferisce agli articoli una fragranza fresca e gradevole.

Utilizzo come Agente Aromatizzante

Oltre al settore cosmetico, il nerale viene impiegato anche come agente aromatizzante in alimenti e bevande. La sua fragranza unica contribuisce a conferire ai prodotti un sapore distintivo e piacevole.

Conclusioni

Il nerale, sintetizzato da metallo carbonili come il Rodio Rh4(CO)12, svolge un ruolo cruciale nella produzione di citronellale e nel processo di sintesi di isopulegolo e mentolo. Le sue proprietà terapeutiche e il suo utilizzo in settori diversi come la cosmetica e l’alimentare ne fanno un composto versatile e ampiamente impiegato.

Olio di neroli: proprietà sintesi, usi

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: Caratteristiche e Fonti Naturali

Il nerolo, noto anche come (Z)-3,7-dimetil-2,6-octadien--ol, è un alcol monoterpene presente nell’olio di neroli ed è caratterizzato dalla formula molecolare C10H18O. Questo composto con due doppi legami è comunemente associato a un profumo dolce di rosa ed è spesso rinvenuto negli oli essenziali di piante come la citronella. È strettamente correlato al geraniolo, (E)-3,7-dimetil-2,6-ottadien-1-olo, che condivide molte similitudini olfattive.

Il nerolo viene estratto dall’olio di neroli, un olio essenziale prodotto dai fiori dell’arancio amaro, ma è presente anche in tracce nelle uve, noci nere, timo e in concentrazioni minori in cardamomo, origano e zenzero.

Proprietà del Nerolo

Il nerolo si presenta come un liquido oleoso che varia da incolore a giallo pallido ed è poco solubile in acqua, ma bene in etanolo, cloroformio ed etere etilico. Ha un sapore dolce, agrumato e floreale, e, come la maggior parte degli alcoli, mostra una scarsa acidità con un pKa di circa 14,45.

Sintesi del Nerolo

Esistono diversi metodi per la sintesi del nerolo, tra cui la reazione di isomerizzazione del geraniolo con ioduro di idrogeno e la pirolisi del β-pinene, che può produrre anche il . Un’altra via sintetica prevede l’idrogenazione del citrale in presenza di solventi appropriati.

Reazioni Chimiche del Nerolo

Essendo dotato di gruppi funzionali, come il doppio legame e il gruppo alcolico, il nerolo partecipa a reazioni tipiche degli alcoli e dei composti insaturi. Ad esempio, in presenza di catalizzatori a base di o , può subire una riduzione selettiva formando (S)citronellolo.

Il nerolo può essere coinvolto in reazioni di transesterificazione che portano alla formazione di acetato di nerile ed etanolo. Reagendo con acidi, può dare luogo a ciclizzazioni intramolecolari come la formazione di α-terpineolo e acido α-ciclogeraniolo.

Usi del Nerolo

Il nerolo trova impiego come agente aromatizzante in profumi, specialmente quelli con note di rosa e fiori d’arancio. Viene inoltre utilizzato per creare aromi di frutta come pesca, lampone, pompelmo, mela rossa, prugna, lime, arancia, limone, anguria, mirtillo e ananas.

Idrofluorocarburi: proprietà, sistema di numerazione

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Gli idrofluorocarburi (HFC) costituiscono una categoria di sostanze chimiche impiegate principalmente per scopi di raffreddamento e refrigerazione, sviluppate come sostituti di composti dannosi per lo strato di ozono. Nati negli anni ’90 come alternativa più eco-compatibile ai fluoroclorocarburi, i quali avevano mostrato la loro nocività dopo la firma del Protocollo di Montreal del 1987, gli HFC sono risultati essere potenti , capaci di contribuire al cambiamento climatico in modo significativo.

Le Proprietà degli Idrofluorocarburi

Gli idrofluorocarburi sono sostanze organiche fluorurate, come ad esempio l’,1-difluoroetano (F2CHCH3), comunemente usato come refrigerante e propellente spray. Queste sostanze, generalmente incolori e inodori, sono caratterizzate da una bassa infiammabilità, stabilità chimica e scarsa reattività. Alcuni idrofluorocarburi possono essere liquidi a temperatura ambiente, come ad esempio l’1,1,1,3,3-pentafluorobutano.

Il Sistema di Numerazione degli HFC

Gli HFC sono identificati seguendo un preciso sistema di numerazione che tiene conto del numero di atomi di carbonio meno uno, il numero di atomi di idrogeno più uno, e il numero di atomi di fluoro presenti nella molecola. Ad esempio, il composto F2CHCHF2 è indicato come HFC-134.

Le Alternative agli Idrofluorocarburi

Date le preoccupazioni legate all’effetto serra e all’impatto ambientale degli HFC, si stanno cercando alternative più sostenibili per i sistemi di raffreddamento e refrigerazione. Due categorie principali di alternative sono:

– Sostanze naturali o non fluorurate con basso GWP.
– Sostanze fluorurate con GWP medio-basso.

Il GWP (Global Warming Potential) misura il contributo di un gas serra all’effetto serra rispetto all’anidride carbonica, il cui GWP di riferimento è 1. Alcune alternative agli HFC attualmente sotto esame includono l’ammoniaca, il , l’isobutene e l’anidride carbonica, ognuna con un diverso GWP.

Inoltre, il difluorometano HFC-32 e l’1,1-difluoroetano HFC-152a sono considerati come possibili alternative agli HFC, con valori di GWP rispettivamente di 677 e 138, come riporta l’IPCC.

Scoperta una nuova forma di carbonio

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Carbonio: la scoperta di una nuova forma all’Institute for Basic Science in Corea del Sud

Il carbonio è un elemento che presenta numerose forme allotropiche, dalle più comuni come la e il diamante, ai più recenti fullereni, e . Recentemente è stata annunciata la scoperta di una nuova forma di carbonio chiamata carbonio poroso ordinato a lungo raggio (LOPC) da parte dell’Institute for Basic Science in Corea del Sud.

Allotropia: la diversità delle forme del carbonio

L’allotropia è una proprietà di alcuni elementi, appartenenti principalmente ai Gruppi 13, 14, 15 e 16 della tavola periodica, che possono presentarsi in forme diverse con proprietà fisiche e chimiche distinte. Nel caso del carbonio, oltre alle forme più note come il diamante e la grafite, sono stati identificati nuovi allotropi come il bifenilene, i fullertubi, la nanoschiuma di carbonio e i nanoconi.

Il diamante è conosciuto per la sua struttura tetraedrica, con ogni atomo di carbonio legato a quattro altri atomi tramite legami covalenti, rendendolo estremamente duro e isolante. D’altra parte, la grafite è un solido grigio scuro e untuoso, con una struttura a strati tenuti insieme da forze di Van der Waals, che lo rendono un buon conduttore di elettricità e .

La scoperta del grafene e altre forme allotropiche del carbonio

Nel 1985 è stata scoperta la molecola di fullerene, composta da 60 atomi di carbonio disposti a formare una sfera cava simile a un pallone da calcio. Nel 1991 sono stati ottenuti i nanotubi di carbonio, con pareti costituite da atomi di carbonio che formano una rete a maglie esagonali avvolte in una struttura tubolare chiamata buckytube.

Nel 2004 è stata scoperta una nuova forma di carbonio chiamata grafene, composta da atomi di carbonio disposti in un reticolo cristallino a nido d’ape con ibridazione sp^2. Successivamente è stata individuata una forma chiamata ciclocarbonio, con un anello composto da 18 atomi di carbonio con legami singoli e tripli.Ciclocarbonio: una nuova promessa nel mondo della chimica

Il ciclocarbonio è un materiale allo stato solido composto da anelli ciclici di atomi di carbonio alternati tra di loro, simile al grafene, ma con uno spessore di soli un atomo. Ricerche preliminari indicano che il ciclocarbonio potrebbe essere un semiconduttore, ma molte delle sue proprietà rimangono ancora da esplorare.

Sviluppi nel campo dei materiali al carbonio

Oltre al ciclocarbonio, esistono altre varietà di carbonio allotropico che suscitano grande interesse nella comunità scientifica. Tra queste troviamo il carbino, il Q-carbon e la nanoschiuma di carbonio, una struttura cristallina porosa con proprietà magnetiche. La continua ricerca su queste forme di carbonio promette di aprire nuove frontiere nel campo dei materiali, con possibili applicazioni nell’ottimizzazione dell’ e miglioramento dei processi industriali.

La scoperta del carbonio poroso ordinato a lungo raggio

Recenti studi hanno condotto alla sintesi di carbonio poroso ordinato a lungo raggio mediante il riscaldamento di fullereni con nitruro di litio a pressione atmosferica. Il nitruro di litio ha giocato un ruolo catalitico nella rottura dei legami carbonio-carbonio del C60, favorendo la formazione di nuove strutture cristalline. Questa scoperta apre la strada alla creazione di nuovi materiali a base di carbonio con potenziali applicazioni nell’accumulo e trasformazione dell’energia, nella produzione di prodotti chimici e nella separazione di ioni e gas molecolari.

In conclusione, il mondo della chimica allotropica del carbonio è in costante evoluzione, con la continua scoperta di nuove forme e proprietà di questo versatile elemento. Resta da vedere come queste innovazioni verranno sfruttate per migliorare la nostra vita quotidiana e affrontare le sfide energetiche e ambientali del futuro.

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