back to top
Home Blog Pagina 448

Principio di indeterminazione di Heisenberg

Il concetto fondamentale della meccanica quantistica noto come principio di indeterminazione, introdotto per la prima volta da Werner Karl Heisenberg nel 1927, ha rivoluzionato il modo in cui comprendiamo il comportamento delle particelle atomiche.

Fisica Classica vs. Meccanica Quantistica

Le leggi della fisica classica, valide per corpi macroscopici come pianeti o proiettili, non sono in grado di spiegare in modo accurato il comportamento delle subparticelle atomiche nel mondo microscopico. Niels Bohr e Werner Karl Heisenberg hanno cercato di determinare il livello di precisione con cui si può prevedere tale comportamento, conducendo alla nascita della meccanica quantistica.

Dualismo Onda-Particella

Nel contesto quantistico, le particelle come gli elettroni possono comportarsi sia come particelle che come onde, portando alla teoria del dualismo onda-particella. Questo comporta che non è possibile determinare contemporaneamente la posizione e il momento di una particella con precisione.

Formulazione del Principio di Indeterminazione

Il principio di indeterminazione di Heisenberg si esprime attraverso l’equazione: Δx·Δp ≥ h/4π, che stabilisce che non è possibile misurare simultaneamente con precisione arbitraria sia la posizione che il momento di una particella. Questo principio si applica anche ai problemi di matematica pura e fisica classica, influenzando qualsiasi oggetto con proprietà ondulatorie.

Applicazioni nel Mondo Macroscopico

Heisenberg dimostrò che il principio di indeterminazione è valido anche per esperimenti nel mondo macroscopico che coinvolgono la misurazione di variabili coniugate come posizione e quantità di moto o energia e tempo.

Il principio di indeterminazione di Heisenberg rappresenta un pilastro fondamentale della meccanica quantistica e ha profonde implicazioni sulla nostra comprensione del mondo subatomico e macroscopico.

Il principio di indeterminazione nella fisica quantistica

Il principio di indeterminazione è un fondamentale concetto della fisica quantistica che descrive il compromesso tra due proprietà complementari, come la posizione e la velocità di una particella. Questo principio può essere compreso meglio attraverso l’analogia delle montagne russe nel mondo macroscopico.

Le montagne russe e il principio di indeterminazione

Immaginiamo l’auto di una montagna russa che raggiunge il punto più alto: se scattassimo una foto istantanea per conoscere la sua posizione, avremmo informazioni precise ma incomplete sulla sua velocità. Al contrario, quando l’auto scende a gran velocità, possiamo misurare la sua velocità nel tempo, ma l’incertezza sulla sua posizione aumenta.

Il comportamento degli elettroni negli atomi

Un altro esempio che illustra il principio di indeterminazione è l’orbita degli elettroni intorno al nucleo di un atomo. Secondo la fisica classica, le cariche opposte si attrarrebbero fino a collassare in un’unica entità. Tuttavia, il principio di indeterminazione spiega perché ciò non avviene.

La spiegazione del principio di indeterminazione

Se un elettrone si avvicinasse troppo al nucleo, la sua posizione sarebbe nota con precisione ma la sua velocità sarebbe molto incerta. In questo scenario, l’elettrone potrebbe muoversi così velocemente da fuoriuscire dall’atomo. Questo equilibrio tra conoscenza della posizione e della velocità è ciò che impedisce il collasso degli atomi.

Per ulteriori approfondimenti sulla fisica quantistica e il principio di indeterminazione, potete consultare [Chimica Today](https://chimica.today/).

Auxocromi acidi e basici, esempi

Il significato di auxocromi deriva dal greco “αὐξάνω” (aumentare) e “χρῶμα” (colore). Questi sono gruppi di sostanze che influenzano la capacità di assorbire il colore di un cromoforo.

Variazioni cromatiche

I sono composti organici che spesso contengono anelli benzenici, i quali, grazie alla presenza di elettroni delocalizzati, assorbono la luce a una specifica lunghezza d’onda. Nonostante il benzene assorba la radiazione a 200 nm, al nostro occhio sono visibili solo le radiazioni tra i 400 e i 700 nm.

Ruolo dei

I cromofori possono assorbire determinate lunghezze d’onda in base al gap di energia coinvolto nella transizione. Molecole con legami singoli assorbono nell’UV, mentre strutture più complesse assorbono nel campo del visibile, come nel caso dei legami π che influenzano il gap energetico.

Tipologie di Auxocromi

A differenza dei cromofori, gli auxocromi non producono colore ma influenzano le lunghezze d’onda assorbite dal cromoforo. Gli auxocromi sono classificati come acidi (es. -OH, -COOH, -SO₃H) e basici (es. -NH₂, -NHR, -NR₂).

Esempi di Indicazioni Cromatiche

Per esemplificare, il naftalene, nonostante contenga doppi legami, è incolore. L’-naftolo, con un gruppo -OH, appare anch’esso incolore. Al contrario, il 2,4-dinitronaftalene con due gruppi -NO₂ mostra un colore giallo chiaro, mentre il 2,4-dinitro-1-naftolo, contenente il gruppo -OH, manifesta un intenso colore giallo, noto come ““, grazie alla presenza di un gruppo auxocromo.

Bicromato: proprietà, reazioni

L’anione bicromato, con formula Cr2O7^2-, contiene il cromo esavalente con numero di ossidazione +6 ed è considerato un inquinante ambientale a causa della sua tossicità, mutagenicità e cancerogenicità, unita all’alta solubilità in che favorisce la diffusione in ambienti estesi.

Struttura e Proprietà


Il bicromato presenta un legame Cr-O-Cr, con ogni atomo di cromo legato a due atomi di ossigeno tramite doppio legame e a un atomo di ossigeno tramite legame semplice.

Il bicromato è un potente agente ossidante che in ambiente acido si riduce a cromo (III) secondo la semireazione:
Cr2O7^2- + 14 H+ + 6 e- → 2 Cr3+ + 7 H2O

Il potenziale normale di riduzione del bicromato è di +.33 V, ed è impiegato nelle titolazioni ossidimetriche, note come bicromatometriche.

Equilibrio /Bicromato


In soluzione acquosa, il cromato giallo e il bicromato arancione sono in equilibrio secondo la reazione:
2 CrO4^2- + 2 H+ ⇄ Cr2O7^2- + H2O
Questo equilibrio è influenzato dal , spostandosi verso destra in soluzioni più acide, secondo il Principio di Le Chatelier.


Il bicromato si decompone per riscaldamento con produzione di ossigeno:
4 Cr2O7^2- → 4 CrO4^2- + 2 Cr2O3 + 3 O2
In presenza di acido solforico caldo, si forma solfato di cromo (III) con sviluppo di ossigeno:
2 K2Cr2O7 + 8 H2SO4 → 2 K2SO4 + 2 Cr2(SO4)3 + 8 H2O + 3 O2

Maltosio: proprietà, fermentazione, birra

Il Maltosio: Struttura e Proprietà

Il maltosio è un disaccaride composto da due molecole di glucosio unite da un legame ,4-glicosidico. Questa unione avviene tra l’ossidrile in α di un’unità di glucosio e l’ossidrile in posizione 4 dell’altra unità.

e Scoperta

Augustin-Pierre Dubrunfaut, un chimico francese, fu il primo a scoprire il maltosio, unendolo successivamente al fruttosio, anche se la sua scoperta fu confermata solo nel 1872 da Cornelius O’Sullivan.

Proprietà e Presenza

Il maltosio è un zucchero riducente in grado di subire la mutarotazione. È solubile in acqua e ha un sapore dolce, anche se inferiore al saccarosio ma superiore al lattosio. Si trova in varie fonti come grano, mais, orzo, patate dolci, e in alcuni frutti come pesche e pere. Viene usato come dolcificante in molti cereali da colazione e si trova nella melassa e nelle bevande al malto.

Ruolo in Biochimica

Il maltosio è prodotto dall’idrolisi enzimatica dell’ catalizzata dall’enzima amilasi, appartenente alla classe delle idrolasi. Successivamente, l’enzima maltasi scinde il maltosio in due molecole di D-glucosio per consentirne l’assorbimento. Questo processo avviene principalmente durante la digestione degli amidi.

Applicazioni in Birra e Altre Bevande

Il maltosio è ottenuto tramite il processo di maltazione, utilizzato per la produzione di birra e whisky, aceto di malto o estratto di malto. Durante la , il lievito converte il maltosio in glucosio. La fermentazione può avvenire in ambiente aerobico o anaerobico, producendo CO2 e H2O in presenza di ossigeno e etanolo e CO2 in assenza di ossigeno.

In , il maltosio gioca un ruolo essenziale nella produzione di birra, contribuendo alla fermentazione e alla creazione del caratteristico sapore della bevanda.

Fosfomolibdato di ammonio: sintesi, usi

Benefici e utilizzi del fosfomolibdato di ammonio

Il fosfomolibdato di ammonio è un sale inorganico di formula (NH4)3PMo12O40, dove il ha un numero di ossidazione +6 e il fosforo +5. Questo composto si presenta sotto forma di cristalli di colore giallo, poco solubili in acqua.

Sintesi

La sintesi del fosfomolibdato di ammonio avviene attraverso la reazione tra acido fosforico e ortomolibdato di ammonio in presenza di un eccesso di acido nitrico. La reazione produce anche nitrato di ammonio, solubile in acqua, con la formazione evidente del precipitato giallo del fosfomolibdato di ammonio.

Determinazione dei fosfati

Il fosfomolibdato di ammonio viene impiegato per la determinazione dei fosfati inorganici, reagendo con il fosfato per formare il composto desiderato. In particolare, il fosfomolibdato di ammonio può essere ridotto da agenti riducenti come l’N-metil-p-amminofenolo solfato o l’acido -ammino-2-naftolo-4-solfonico, generando un complesso blu che indica la presenza di fosfato.

Usi

Questo composto trova applicazione nella preparazione di catalizzatori supportati da alluminosilicati, utilizzati ad esempio per la disidratazione del glicerolo in fase gassosa, con la produzione di . Particelle microdimensionate di fosfomolibdato di ammonio sono in grado di rimuovere cationici dalle acque grazie allo con gli ioni ammonio.

Inoltre, viene impiegato come scambiatore di ioni inorganici per eliminare specifici ioni dai rifiuti liquidi, contribuendo così alla depurazione delle acque.

Molibdato: reazioni, usi

Il ruolo importante del molibdato nella chimica e nelle applicazioni industriali

Il molibdato è un anione poliatomico con formula MoO4^2- e struttura tetraedrica, in cui il presenta il suo numero di ossidazione più alto, +6. Il tetraossomolibdato (VI) è la base coniugata dell’idrogenomolibdato HMoO4-.

Il molibdeno forma una varietà di ioni poliatomici e specie polimeriche che possono contenere fino a 154 atomi di molibdeno. Questo elemento è un importante materiale di partenza e la principale forma biodisponibile di molibdeno. La sua capacità di formare legami idrogeno è cruciale per il trasporto da parte delle proteine.

Elementi del gruppo 6

La chimica del molibdeno ha alcune peculiarità rispetto a quella dei suoi congeneri, cromo e tungsteno. Mentre il cromo forma solo cromati e bicromati senza polimerizzare, il tungsteno è più simile al molibdeno formando tungstati con atomi coordinati. I potenziali standard di riduzione differiscono tra i molibdati e i tungstati, favorendo questi ultimi.

Usi del molibdato

I composti di molibdato e tungstato delle hanno formula A2B2O9, con struttura cubica che li rende ottimi conduttori. Possono essere impiegati come materiali elettrolitici per ad ossido solido (SOFC). I molibdati di ferro sono catalizzatori per l’ossidazione selettiva del metanolo alla formaldeide. Inoltre, i molibdati metallici, come quelli di bismuto supportati da silice, sono catalizzatori attivi per l’ossidazione delle olefine in processi industriali.

In , il molibdato riveste un ruolo significativo nella chimica e nelle applicazioni industriali, grazie alle sue proprietà uniche e alla sua versatilità come catalizzatore e materiale di partenza per diverse chimiche.

Acido cloroacetico: proprietà, sintesi, reazioni, usi

Acido Cloroacetico: caratteristiche e sintesi

L’acido cloroacetico (MCA) è un acido carbossilico contenente un atomo di cloro con la formula ClCH2COOH.

Proprietà

Questo composto si presenta sotto forma di cristalli incolori igroscopici e ha un odore pungente simile a quello dell’aceto. È solubile in , metanolo, acetone, etere etilico, benzene, cloroformio ed etanolo, ed è scarsamente solubile in tetracloruro di carbonio. A causa dell’effetto induttivo, possiede un valore di costante di equilibrio maggiore rispetto agli altri acidi carbossilici, con un valore di Ka pari a .35 × 10^-3. Di conseguenza, una soluzione di acido cloroacetico ha un pH inferiore rispetto ad altri acidi carbossilici alla stessa concentrazione.

Sintesi

Storicamente, l’acido cloroacetico veniva sintetizzato attraverso l’idrolisi dell’1,1,2-tricloroetene in presenza di acido solforico come catalizzatore, o tramite la clorurazione dell’acido acetico.

Idrolisi dell’1,1,2-tricloroetene

: La reazione avviene a 140°C in presenza di acido solforico al 75%:
ClCH=CCl2 +2 H2O → ClCH2COOH + 2 HCl

Clorurazione dell’acido acetico

: L’ funge da catalizzatore, reagendo con il cloro secondo la reazione
CH3COOCOCH3 + Cl2 → ClCH2COOCOCH3 + HCl
L’anidride cloroacetica ottenuta reagisce con l’acido acetico:
ClCH2COOCOCH3 + CH3COOH → ClCH2COOH + CH3COOCOCH3

L’acido cloroacetico presenta reazioni analoghe a quelle degli acidi carbossilici, reagendo, ad esempio, con un acido come catalizzatore.

Applicazioni e utilizzi dell’Acido Cloroacetico

L’acido cloroacetico è una sostanza utilizzata in diverse applicazioni industriali e chimiche per la sua capacità di reagire con diversi composti organici.

Produzione di composti chimici

L’acido cloroacetico è impiegato nella produzione di una vasta gamma di prodotti, tra cui farmaci, , detergenti e pesticidi. In particolare, funge da precursore per la sintesi del glifosato e dell’adrenalina, due composti di rilevanza sia nel settore agricolo che in quello farmaceutico.

Stabilizzante del PVC

Un altro impiego dell’acido cloroacetico è come stabilizzante nel processo di produzione del PVC (policloruro di vinile), un materiale plastico ampiamente utilizzato in diversi settori industriali.

Reazioni di carbossimetilazione

L’acido cloroacetico è anche impiegato come reagente per la carbossimetilazione, un processo chimico che porta alla produzione di carbossimetilcellulosa. Quest’ultimo è un additivo alimentare utilizzato come addensante in diversi alimenti.

In conclusione, l’acido cloroacetico svolge un ruolo fondamentale in numerose applicazioni industriali e chimiche, mostrando la sua versatilità e importanza nel panorama chimico moderno.

Pile a combustibile ad ossido solido (SOFC)

Le celle a combustibile ad ossido solido (SOFC) sono dispositivi che convertono il combustibile in energia elettrica. Sono conosciute per la loro elevata , che può arrivare fino all’80%, la loro versatilità nel utilizzo di diversi tipi di carburante come idrogeno, gas naturale, metanolo e prodotti petroliferi, e il loro impatto relativamente ecologico.

Tecnologia delle celle a combustibile ad ossido solido

Nonostante il loro potenziale, le SOFC non sono ancora prodotte su larga scala a causa di sfide tecnologiche ed economiche.

Elettrolita

Il cuore delle celle a combustibile ad ossido solido è l’elettrolita, che di solito è composto da un ossido ceramico come la drogata con ossido di ittrio (YSZ). Questo materiale deve avere determinate caratteristiche come bassa conduttività elettronica, elevata conduttività ionica, reattività chimica controllata e stabilità in varie condizioni atmosferiche.

Anodo

L’anodo è la parte in cui avviene l’ossidazione del combustibile, di solito idrogeno, producendo ed elettricità attraverso una semireazione. Questo strato poroso deve essere elettricamente conduttivo, stabile in atmosfera riducente, conduttivo ionico e chimicamente reattivo con l’elettrolita.

Materiali come il nichel sono spesso utilizzati per l’anodo poiché sono in grado di gestire le condizioni di senza ossidarsi, garantendo un’efficienza continua.

Le celle a combustibile ad ossido solido rappresentano una promettente tecnologia energetica del futuro, con una capacità di generare energia in modo pulito ed efficiente.

Componenti Principali di una SOFC: Anodo, Catodo e Substrato di Connessione

Le celle a combustibile a ossidi solidi (SOFC) sono dispositivi avanzati utilizzati per convertire il combustibile in elettricità in modo efficiente e pulito. Queste celle sono costituite da diversi componenti, tra cui l’anodo, il catodo e il substrato di connessione.

Anodo

L’anodo è uno degli elementi chiave di una SOFC ed è responsabile per l’ossidazione del combustibile. Deve essere elettricamente conduttivo e poroso per consentire il flusso del combustibile all’elettrolita a temperature di esercizio elevate. Il materiale dell’anodo deve essere compatibile con l’elettrolita e stabile nelle condizioni di funzionamento.

Catodo

Il catodo è l’altra estremità della cella dove avviene la riduzione dell’ossigeno per produrre ioni di ossigeno che si diffondono attraverso l’elettrolita. Il catodo deve essere elettronicamente conduttivo, promuovere la riduzione dell’ossigeno e essere chimicamente inerte con l’elettrolita. Materiali come ossidi elettronicamente conduttivi sono comunemente utilizzati nei catodi delle SOFC.

Substrato di Connessione

Lo strato di connessione garantisce il contatto elettrico tra l’anodo e il catodo. Deve essere altamente conduttivo elettricamente e stabile sia in atmosfere ossidanti che riducenti a elevate temperature. Di solito è realizzato con materiali chimicamente inerti rispetto agli altri componenti della cella, come il catodo, l’anodo e l’elettrolita.

Il mantenimento di questi requisiti a temperature di esercizio elevate limita le opzioni materiali per gli anodi, i catodi e i substrati di connessione. Materiali come la manganite di lantanio drogata con stronzio sono spesso impiegati nei catodi, mentre le SOFC a base di zirconia utilizzano come substrato di connessione data la sua elevata conducibilità elettrica.

In aggiunta, con lo sviluppo di SOFC a temperature più basse, vengono considerati materiali alternativi come il SrTiO2. La continua ricerca e sviluppo nel campo delle celle a combustibile a ossidi solidi mira a migliorare le prestazioni complessive e a ridurre i costi di produzione, favorendo l’adozione su larga scala di questa tecnologia energetica avanzata.

Vanadato: struttura, usi

Vanadato: Definizione e Nomenclatura

Il vanadato è una specie chimica in cui il vanadio si presenta con un numero di ossidazione di +5. Il vanadato più semplice è l’anione poliatomico VO43-. Nella nomenclatura tradizionale, agli acidi e ai loro sali vengono attribuite denominazioni con l’uso dei prefissi “orto”, “meta” e “piro”.

Ad esempio, l’acido ortofosforico è H3PO4, l’acido pirofosforico è H4P2O7, e l’acido metafosforico è HPO3. I sali corrispondenti sono rispettivamente l’ortofosfato, il pirofosfato e il metafosfato. Anche l’acido fosforico è comunemente noto senza il prefisso orto.

Acidi e Anidridi: Nomenclatura e Proprietà

Le denominazioni degli acidi derivano dalla reazione delle anidridi con l’. Se un’anidride reagisce con una molecola di acqua, si parla di acido meta; con due molecole, è un acido piro; con tre molecole, è un acido orto. In base a questa logica, il vanadato VO43- può essere chiamato anche ortovanadato. Altri esempi sono il V2O74- e il metavanadato VO3.

Struttura e Poliossovanadati

Lo ione vanadato ha una tetraedrica, con il vanadio legato a un atomo di ossigeno attraverso un doppio legame e tra atomi di ossigeno tramite legami semplici, garantendo una stabilità per risonanza. Dai poliossovanadati si ottengono diversi composti a seconda del , come il V2O74- a pH tra 12 e 10 e il H2V10O284- a pH 2.2.

Applicazioni e Usi

Il vanadato è noto come un efficace inibitore della corrosione ed è ampiamente utilizzato come pigmento. In particolare, il BiVO4 è un materiale funzionale di grande rilevanza nell’industria dei rivestimenti, essendo un’alternativa ai pigmenti di cromo e cadmio. Il suo colore giallo lo rende particolarmente apprezzato per diverse applicazioni.

Acido peracetico: proprietà, sintesi, reazioni, usi

Acido Peracetico: Proprietà e Utilizzi nell’

L’acido peracetico (PAA), noto anche come acido perossietanoico, è un perossiacido organico con formula CH3COOOH.

Proprietà

Si presenta liquido con un odore simile a quello dell’acido acetico, ed è miscibile con l’, solubile in etere etilico, acido solforico ed etanolo. Questo composto è un potente , con un potenziale di ossidazione superiore al cloro e al diossido di cloro.

La decomposizione dell’acido peracetico avviene attraverso tre competitive: decomposizione spontanea, idrolisi e decomposizione catalizzata da ioni di metalli di transizione. A 110°C la decomposizione diventa esplosiva.

Sintesi

L’acido peracetico viene sintetizzato tramite la reazione tra acido acetico e perossido di idrogeno, catalizzata da un acido forte come l’acido solforico.

Reazioni

Epossidazione degli Alcheni

: durante questo processo avviene il trasferimento di un atomo di ossigeno dal peracido al doppio legame, formando un epossido.

Ossidazione di Baeyer-Villiger

: in questa reazione si ottiene un estere o un lattone dalla reazione tra un chetone o un chetone ciclico con l’acido peracetico.

Con Acido Iodidrico

: reagendo con acido iodidrico, si ottiene iodio e acido acetico.

Usi

L’acido peracetico è utilizzato per il controllo della contaminazione microbica nell’industria alimentare. È efficace contro i batteri e si decompone in acido acetico e perossido di idrogeno, che a sua volta si decompone in acqua e ossigeno.

Questo composto viene impiegato in impianti di imbottigliamento, nell’industria della birra e come nell’industria agricola. Protegge alimenti come carne, pollame, frutta e verdura da contaminazioni batteriche, migliorandone la qualità e prolungandone la durata. Trova anche impiego nel settore medico per la sterilizzazione di strumenti e apparecchiature.

Manganato: proprietà, sintesi, usi

Il ruolo dell’ione manganato nella chimica

L’ione manganato è un anione poliatomico con formula MnO4^2-, in cui il manganese ha un numero di ossidazione di +6. Si tratta della base coniugata dell’ipotetico acido manganico H2MnO4, che è troppo instabile per poter essere isolato.

Acido idrogenomanganico e sue proprietà

L’acido idrogenomanganico HMnO4^-, invece, può esistere in soluzione ed ha un valore di pKa di 7., risultando circa 100 volte più basico dell’ione acetato. Nell’ione manganato, il manganese è legato a due atomi di ossigeno tramite legame doppio e a due atomi di ossigeno tramite legame semplice, presentando strutture stabilizzate per risonanza.

Proprietà e dello ione manganato

I sali contenenti l’ione manganato sono caratterizzati da un colore verde scuro e da un picco di assorbimento a 606 nm. Essi presentano una geometria tetraedrica simile al permanganato, con struttura e solubilità analoghe a solfati e cromati. Tuttavia, a differenza di questi ultimi, il manganato è paramagnetico.

Lo ione manganato è stabile in soluzioni fortemente alcaline a causa della sua solubilità limitata a elevati. È presente in soluzioni alcaline contenenti ioni come Na+ e K+ che non formano idrossidi poco solubili.

La sintesi dell’ione manganato può avvenire per riduzione del permanganato in soluzioni con pH superiori a 14, oppure tramite la reazione del con ossigeno in soluzione alcalina. Inoltre, il manganato di potassio può essere ottenuto dalla reazione tra biossido di manganese, carbonato di potassio e ossigeno.

Disproporzione e usi dell’ione manganato

In presenza di acido cloridrico, l’ione manganato subisce una disproporzione trasformandosi in permanganato e biossido di manganese, con il manganese che assume numeri di ossidazione differenti.

In ambito chimico, i manganati sono impiegati come agenti ossidanti in grado di trasformare alcoli primari in aldeidi e successivamente in acidi carbossilici, nonché alcoli secondari in chetoni.

Tioacetammide: proprietà, sintesi, reazioni, usi

La Tioacetammide: Caratteristiche, e Utilizzi

La tioacetammide è un composto organico dello zolfo di origine sintetica con formula CH3CSNH2 che presenta un doppio legame -zolfo. Questo composto tiocarbonilico sostituisce il gruppo carbonilico con il gruppo >C=S ed è noto per le sue proprietà epatotossiche e il potenziale cancerogeno per il fegato nei soggetti umani.

Proprietà

Si tratta di un solido cristallino bianco con un profumo intenso, solubile in ed etanolo, mentre è poco solubile nell’etere etilico. È miscibile con benzene ed etere di petrolio e viene idrolizzato da acidi e basi, reagendo anche con sali di . La sua fragranza è simile a quella dei tioli.

La tioacetammide agisce come agente riducente e viene impiegata come fonte di ioni solfuro nella sintesi di composti organici e inorganici.

Sintesi

La tioacetammide può essere prodotta dalla reazione tra acetammide e pentasolfuro di fosforo, come segue: 4 CH3CONH2 + P4S10 → 4 CH3CSNH2 + P4S6O4. Può anche essere ottenuta dalla reazione del solfuro di idrogeno e acetonitrile.

Reazioni

In presenza d’acqua idrolizza per formare acido solfidrico, ammoniaca e acido acetico, secondo la reazione: CH3CSNH2 + 2 H2O → H2S + NH3 + CH3COOH. In ambiente basico, reagisce con ioni OH- per generare ammoniaca, ione acetato e idrogenosolfuro.

Utilizzi

La tioacetammide trova impiego come solvente organico nelle industrie della pelle, dei tessuti e della carta. È inoltre utilizzata per la produzione di diversi materiali come catalizzatori, stabilizzanti, inibitori della polimerizzazione, prodotti chimici fotografici, pesticidi, agenti polimerizzanti e additivi per la produzione di gomma e materie prime farmaceutiche. Trova applicazione come acceleratore nella vulcanizzazione della gomma buna.

Nel campo dell’analisi qualitativa, la tioacetammide sostituisce il solfuro di idrogeno per la precipitazione dei cationi del .

è in caricamento