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Peptidi: classificazione, funzioni

Ruolo e Classificazione dei Peptidi in Chimica Organica

I peptidi sono molecole organiche costituite da una catena di legati tra loro tramite legami peptidici. Possono essere classificati in base al numero di amminoacidi che li compongono, distinguendoli in oligopeptidi (2-20 amminoacidi) e polipeptidi (oltre 20 amminoacidi). Inoltre, esistono altre classificazioni basate sulle funzioni o sull’origine animale o vegetale.

Queste molecole sono presenti in tutti gli organismi viventi e svolgono un ruolo cruciale in molteplici attività biologiche. Come le , i peptidi vengono sintetizzati naturalmente mediante la trascrizione del DNA. Nonostante abbiano una struttura meno complessa rispetto alle proteine, posseggono regioni idrofobiche e idrofile.

Funzioni dei Peptidi

I peptidi svolgono diverse funzioni nel corpo umano, essendo presenti in ogni cellula e tessuto. La loro attività biologica dipende dalla combinazione e dalla sequenza specifica degli amminoacidi presenti nella catena peptidica. I peptidi agiscono come ormoni, trasmettendo segnali da un tessuto all’altro attraverso il sangue, oltre a possedere proprietà antibatteriche, fungere da fattori di crescita e agire come .

Ormoni Peptidici

Gli ormoni peptidici sono idrosolubili e circolano liberamente nel plasma esercitando i loro effetti attraverso il legame con i recettori cellulari presenti sulla membrana cellulare. Sono prodotti in varie ghiandole e tessuti, come lo stomaco, l’intestino e il cervello. Tra i principali ormoni peptidici, vi sono:

: composta da due catene di amminoacidi che regolano il metabolismo dei zuccheri, permettendo all’organismo di utilizzare il per i processi energetici.
– Vasopressina: ormone che regola l’equilibrio idrico nell’organismo controllando la diuresi e agendo anche come vasocostrittore.
– Ossitocina: ormone che stimola le contrazioni dell’utero durante il parto.
– Defensine: peptidi con attività antibatterica.

In sintesi, i peptidi sono molecole essenziali per molte funzioni biologiche e possono svolgere ruoli cruciali nel mantenimento dell’equilibrio fisiologico dell’organismo.

Benefici degli Amminoacidi nel Sistema Immunitario

29 a 34 amminoacidi sono attivi nel sistema immunitario e si ritiene che abbiano un’azione antimicrobica, favorendo il processo di guarigione delle ferite.

Ruolo Medico degli Amminoacidi

Gli amminoacidi possiedono effetti antiossidanti e antitrombotici, ma l’attenzione principale degli scienziati si concentra sui loro effetti antimicrobici. Questo focus è dovuto alla crescente diffusione della resistenza agli antibiotici, specialmente nei paesi industrializzati.

L’OMS ha riconosciuto la resistenza agli antibiotici come una grave minaccia per l’umanità. Gli amminoacidi giocano un ruolo fondamentale anche nei vaccini a base di peptidi, poiché imitano le proteine presenti nei patogeni per stimolare specifiche risposte immunitarie.

Applicazioni in Medicina e Cura della Pelle

Gli amminoacidi favoriscono la produzione di collagene, essenziale nel trattamento delle ferite e delle ustioni. Grazie ai loro potenziali benefici anti-age, molti prodotti per la cura della pelle, come creme topiche e formulazioni, contengono questi composti.

Studi hanno dimostrato che l’applicazione topica di specifici amminoacidi può avere effetti positivi sulla pelle invecchiata e danneggiata dal sole, prevenendo le macchie cutanee e migliorando la rigenerazione cutanea.

Ruolo nell’Attivazione Cellulare

Gli amminoacidi sono coinvolti nella comunicazione intracellulare e stimolano l’attivazione di enzimi e ormoni responsabili dei processi cellulari. La produzione sintetica di questi amminoacidi garantisce la loro eccellente purezza chimica e microbiologica.

Gruppo alcolico: polarità, reattività

Ruolo e proprietà del gruppo alcolico negli alcoli

Il gruppo alcolico -OH è un gruppo funzionale fondamentale che caratterizza gli alcoli, influenzandone le proprietà chimiche e fisiche. Questo gruppo può essere classificato in base alla posizione del carbonio a cui è legato, distinguendo tra alcoli primari, secondari e terziari.

Alcoli primari, secondari e terziari

Nei alcoli primari, il gruppo -OH è collegato a un carbonio che a sua volta è legato a due atomi di idrogeno. Un esempio è l’etanolo (CH3CH2OH), mentre il metanolo è un’eccezione poiché è costituito da un solo atomo di carbonio legato a tre atomi di idrogeno (CH3OH). Nei alcoli secondari, il gruppo -OH è legato a un carbonio che ha un solo atomo di idrogeno legato ad esso, come nel 2-propanolo (CH3CHOHCH3). Infine, negli alcoli terziari, il gruppo -OH è legato a un carbonio che a sua volta è legato a tre gruppi alchilici, come nel caso del 2-metil,2-propanolo [(CH3)3COH].

Proprietà fisiche e chimiche del gruppo alcolico

Il gruppo alcolico presenta due legami covalenti polari, ovvero il C-O e il legame O-H, a causa della maggiore elettronegatività dell’ossigeno. Questa polarità conferisce agli alcoli un maggiore punto di ebollizione e di fusione rispetto agli alcani con lo stesso numero di atomi di carbonio, oltre a una maggiore solubilità e una minore volatilità. Tale comportamento è dovuto alla formazione di legami a idrogeno tra l’atomo di idrogeno del gruppo alcolico e l’ossigeno di un’altra molecola, a differenza degli che non formano tali legami.

del gruppo alcolico

Il gruppo alcolico può subire ossidazione, con gli alcoli primari che si trasformano in aldeidi e successivamente in acidi carbossilici, mentre gli alcoli secondari portano alla formazione di chetoni. Gli alcoli sono inoltre soggetti a di sostituzione nucleofila, sebbene sia necessario trasformare il gruppo -OH in un gruppo uscente efficiente per favorire tali reazioni. Ad esempio, per convertire il -propanolo in nitrile, è richiesta una reazione preliminare con cloruro di metansolfonile seguita dall’azione di cianuro di sodio.

In condizioni particolari, l’idrogeno del gruppo alcolico può essere sostituito interagendo con il sodio per formare un alcossido e idrogeno. Queste reazioni illustrano la versatilità e la reattività del gruppo alcolico negli alcoli.

Iperconiugazione: definizione, esempi

Iperconiugazione: una forza stabilizzante

L’iperconiugazione è un fenomeno che si verifica quando gli elettroni in un σ interagiscono con un orbitale p vuoto o parzialmente pieno, contribuendo così alla stabilità del sistema molecolare. Questa interazione avviene principalmente tra legami saturi come C-H o C-C e orbitali vuoti di non legame o di antilegame σ* o π*.

Relazione tra iperconiugazione e risonanza

Mentre alcuni potrebbero equiparare l’iperconiugazione alla risonanza, è importante sottolineare che la prima coinvolge orbitali σ, mentre la risonanza riguarda principalmente legami π. L’iperconiugazione consente di distribuire la densità elettronica in modo da ottenere forme molecolari più stabili.

Struttura del carbocatione etilico

Consideriamo il carbocatione primario CH₃-CH₂⁺. In questa molecola, il primo atomo di carbonio è ibridato sp³, mentre il secondo è ibridato sp², conferendo alla molecola una struttura planare. Gli orbitali p sopra e sotto il piano della molecola sono vuoti, consentendo la possibilità di iperconiugazione.

Importanza della

I carbocationi terziari sono più stabili dei carbocationi secondari grazie alla presenza di iperconiugazione. Questa maggior stabilità si riflette nell’ordine di stabilità dei carbocationi: R₃C⁺ > R₂CH⁺ > RCH₂⁺ > CH₃⁺.

Effetti sulla lunghezza di legame

L’iperconiugazione può portare ad un accorciamento dei legami singoli carbonio-carbonio adiacenti a legami multipli, come nel caso del propene dove si osserva un leggero accorciamento del legame singolo C-C a causa dell’iperconiugazione presente.

In conclusione, l’iperconiugazione svolge un ruolo cruciale nella stabilità delle molecole, influenzando la struttura e le proprietà chimiche dei composti coinvolti.

Alcol cinnamilico: proprietà, sintesi, reazioni, usi

Cos’è l’ e le sue caratteristiche

L’alcol cinnamilico è un composto organico con formula C6H5CH=CHCH2OH presente naturalmente in resine, balsamo del Perù e foglie di in esterificata. Si tratta di un ,β-insaturo con un gruppo benzenico legato a un gruppo alcolico primario insaturo.

Proprietà dell’alcol cinnamilico

L’alcol cinnamilico si presenta come un solido cristallino bianco o, se impuro, come un liquido giallo oleoso. È poco solubile in acqua ma si dissolve bene in solventi organici come etanolo, etere etilico, glicerolo e diclorometano.

Come viene sintetizzato l’alcol cinnamilico

Essendo presente in quantità esigue in natura, l’alcol cinnamilico viene sintetizzato partendo dalla cinnamaldeide. Una via sintetica comune implica l’idrogenazione catalitica della cinnamaldeide per ridurre selettivamente il gruppo carbonilico usando un catalizzatore a base di osmio e carbonio. Un altro metodo prevede la riduzione della cinnamaldeide con sodio trimetossiboroidruro.

Reazioni e dell’alcol cinnamilico

L’alcol cinnamilico subisce principalmente l’ossidazione in presenza di biossido di manganese, che porta alla formazione di cinnamaldeide. Quest’ultima, mediante ulteriore ossidazione, può produrre acido 3-fenilpropanoico. L’alcol cinnamilico è ampiamente utilizzato per il suo profumo in molte composizioni floreali e come componente base per ottenere esteri profumati. Trova impiego anche in cosmetici e prodotti per la cura personale, oltre ai prodotti per il controllo dei parassiti per la sua azione biocida.

Cinnamaldeide: proprietà, sintesi, reazioni, usi

Cinnamaldeide: un ingrediente aromatico e versatile

La cinnamaldeide è un olio essenziale che conferisce alla il suo caratteristico sapore e aroma. Scoperta per la prima volta nel 1934 dai chimici francesi Jean Baptiste André Dumas e Eugène-Melchior Péligot, questa molecola dal nome I.U.P.A.C. (2E)-3-fenilprop-2-enale è presente in natura principalmente sotto di isomero cis.

Proprietà della Cinnamaldeide


La cinnamaldeide si presenta come un liquido oleoso di colore giallo-verdastro con un profumo intenso e speziato di cannella. È poco solubile in acqua ma si dissolve facilmente in come etanolo, etere etilico e cloroformio.

Sintesi della Cinnamaldeide


La cinnamaldeide può essere ottenuta tramite la distillazione in corrente di vapore dell’olio della corteccia della cannella. In laboratorio, è possibile sintetizzarla mediante la condensazione di benzaldeide e acetaldeide.

Reazioni della Cinnamaldeide


Questo composto è un’

aldeide α,β-insatura

che può subire reazioni come l’idrogenazione per formare l’alcol insaturo noto come . Questa trasformazione avviene tramite l’utilizzo di litio alluminio idruro. Inoltre, la cinnamaldeide può reagire in una condensazione aldolica per formare dicinnamalacetone.

La cinnamaldeide, oltre ad essere un’importante spezia, è ampiamente impiegata in campo medicinale e alimentare grazie alle sue potenti proprietà antibatteriche, antivirali e antisettiche. La sua versatilità la rende un ingrediente prezioso in diversi settori, per cui continua a suscitare interesse e studio da parte dei ricercatori.La cinnamaldeide è un composto aromatico che si forma dall’acetone in un ambiente basico, attraverso due condensazioni aldoliche sequenziali. Il suo secondo prodotto di condensazione è un solido di colore giallo brillante, insolubile in etanolo.


La cinnamaldeide è utilizzata ampiamente come additivo in diversi settori, tra cui l’

additivo alimentare

per migliorare il sapore e l’odore di vari prodotti. In particolare, viene impiegata in:
– Torte
– Gomme da masticare
– Prodotti a base di cioccolato
– Gelati
– Bevande

Oltre al settore alimentare, la cinnamaldeide viene utilizzata anche nella produzione di cosmetici e prodotti per la cura della casa, con l’obiettivo di migliorare il profumo dei prodotti. Questi includono deodoranti, detergenti, collutori, profumi, saponi e dentifrici. In agricoltura, la cinnamaldeide viene impiegata come insetticida e fungicida, contribuendo alla protezione delle colture.

La versatilità di questo composto lo rende utile in una vasta gamma di industrie, fornendo benefici sensoriali e funzionali nei prodotti in cui è impiegato.

Reattivo di Tollens: preparazione, saggio dello specchio di argento

Il reattivo di Tollens è una soluzione basica utilizzata in laboratorio per distinguere le aldeidi dai chetoni nell’ambito dell’analisi qualitativa organica. Questo reattivo consiste in una soluzione acquosa incolore contenente il [Ag(NH₃)₂]⁺.

Preparazione del reattivo di Tollens

La preparazione del reattivo avviene tramite la miscelazione di una soluzione acquosa di nitrato di argento con idrossido di sodio. Durante questa reazione, si idrossido di argento e nitrato di sodio. Successivamente, l’idrossido di argento si trasforma in ossido di argento, che precipita insieme all’. Per ottenere il complesso diamminoargento, viene aggiunta lentamente una soluzione di ammoniaca fino a completa solubilizzazione dell’ossido di argento.

Saggio di Tollens

Il saggio di Tollens, noto anche come ““, viene impiegato per determinare se un composto in esame sia un’aldeide oppure un chetone. Dopo aver individuato la presenza di un gruppo carbonilico tramite il , si passa alla fase di caratterizzazione.

La reazione tra il reattivo di Tollens e un’ aldeide costituisce una reazione di ossidoriduzione in cui l’argento viene ridotto da un numero di ossidazione +1 a 0, mentre il carbonio del gruppo carbonilico subisce un’ossidazione da +1 a +3. Si segnala che nel caso della formaldeide, il carbonio carbonilico presenta un numero di ossidazione pari a zero.

La presenza di argento metallico depositato sulle pareti del contenitore indica la presenza di un’ aldeide, mentre in presenza di un chetone non si osserva alcuna reazione poiché mancano gli atomi di idrogeno legati al carbonio carbonilico necessari per l’ossidazione.

Acido sinapico: proprietà, usi

Acido sinapico: un fitochimico dalle molteplici proprietà benefiche

L’acido sinapico è un acido carbossilico presente in natura nella famiglia di piante erbacee Brassicaceae. Appartenente alla classe degli acidi fenolici bioattivi insieme all’, cumarico, gallico, clorogenico e ferulico, l’acido sinapico ha dimostrato di possedere diverse proprietà benefiche per l’organismo.

Proprietà dell’acido sinapico

Tra le molteplici proprietà dell’acido sinapico vi sono quelle antimutagene, antiglicemiche, neuroprotettive e antibatteriche. Si tratta inoltre di un potente antiossidante, con capacità antinfiammatorie e antitumorali. La sua azione si concentra soprattutto nel contrastare lo stress ossidativo e combattere i liberi, come le Reactive Oxygen Species (ROS) che possono danneggiare le cellule dell’organismo.

Utilizzi dell’acido sinapico

L’acido sinapico viene impiegato come matrice nella tecnica MALDI (Matrix-Assisted Laser Desorption/Ionization) utilizzata nella . Questa tecnica prevede l’assorbimento del campione su una matrice che, una volta portata in soluzione, viene sottoposta a un fascio laser. Grazie alle sue caratteristiche di solubilità in , evaporabilità e acidità, l’acido sinapico favorisce l’ionizzazione dell’analita, permettendo una migliore identificazione mediante spettrometria di massa.

Inoltre, l’acido sinapico mostra un elevato assorbimento nella regione U.V., rendendolo efficace nell’assorbire la radiazione laser durante l’analisi. La sua presenza in diverse fonti alimentari, come spezie, agrumi, frutti di bosco, cereali e verdure, lo rende un componente facilmente reperibile per sfruttarne le sue proprietà benefiche.

Epimeri e enantiomeri

Il concetto di epimeri si applica a composti organici la cui struttura molecolare presenta differenze nella disposizione spaziale dei sostituenti legati a un atomo di carbonio. Questa caratteristica li rende isomeri con particolari peculiarità.

Cosa sono gli

Gli stereoisomeri sono una categoria di isomeri organici in cui gli atomi sono legati nello stesso ordine ma la loro disposizione nello spazio è diversa. Si suddividono in due gruppi principali:

Enantiomeri

: sono immagini speculari non sovrapponibili.

Diastereoisomeri

: molecole con struttura non identica che non sono immagini speculari.

Enantiomeri e esempio con il

Uno degli esempi più noti di enantiomeri è rappresentato dal D-glucosio e dall’ L-glucosio, in cui i carboni chirali hanno configurazioni diverse. Questi composti presentano una particolare chiralità che influenza le loro proprietà fisiche e chimiche.

Definizione di epimeri

Gli epimeri sono diastereoisomeri in cui almeno due centri chirali differiscono nella configurazione di un solo centro chirale. Ad esempio, il D- è un epimero del D-glucosio in quanto differisce nella configurazione del carbonio 4, definito come carbonio epimerico.

Differenze tra enantiomeri ed epimeri

Le principali differenze tra enantiomeri ed epimeri possono essere riassunte in una tabella:

| Enantiomeri | Epimeri |
| ———– | ——- |
| Immagini speculari non sovrapponibili | Almeno due atomi di carbonio chirali differiscono nella configurazione di un solo centro chirale |
| Differiscono in ogni centro chirale | Differiscono in un solo centro chirale |
| Immagini speculari e non sovrapponibili | Non sono immagini speculari |
| Stesse proprietà ad eccezione della rotazione della luce polarizzata | Diverse proprietà fisiche e chimiche |

Applicazioni pratiche

Nei processi di epimerizzazione, avviene un cambio nella configurazione di un solo centro chirale generando un diastereomero. Questo fenomeno è significativo nel campo medico per esempio per le tetracicline, farmaci antibatterici che in condizioni acide tendono a epimerizzare e quindi a degradarsi, producendo composti inattivi.

In questo contesto, gli epimeri rappresentano un concetto fondamentale nell’ambito della chimica organica e della biochimica, con importanti implicazioni nei processi biologici e farmaceutici.

Americio: proprietà, composti, applicazioni

Scopri tutto sull’Americio, un elemento radioattivo appartenente alla famiglia degli .


L’americio, con numero atomico 95, fu isolato per la prima volta nel 1944 da un gruppo di chimici statunitensi, tra cui Seaborg e Ghiorso, bombardando il 239 con neutroni ad alta energia. Attraverso un processo di decadimento beta, il plutonio si trasformò in americio 241. Il nome “americio” fu scelto in onore dell’America e in relazione alla sua posizione nella tavola periodica, sotto l’europio.

Proprietà dell’americio

L’americio è un metallo solido di colore bianco-argenteo che diventa opaco a temperatura ambiente. Presenta diversi numeri di ossidazione, tra cui il più comune è +3. Attualmente sono conosciuti 18 isotopi dell’americio, tra cui i più stabili sono l’241 e il 243, con tempi di dimezzamento rispettivamente di 432.2 anni e 7370 anni. L’isotopo 241 emette particelle alfa in misura tripla rispetto al .

Composti

Il primo composto di americio isolato fu l’idrossido con il metallo in stato di ossidazione +3. Successivamente sono stati ottenuti vari composti, tra cui ossidi, alogenuri, carbonati e solfati. Studi più recenti hanno permesso la preparazione di nitruri, fosfuri, solfuri e composti binari con elementi dei gruppi 15 e 16 della tavola periodica. In particolare, sono stati studiati gli effetti della pressione superconduttori di tipo AnTGa5, dove An può essere Np, Pu o Am.

Applicazioni dell’Americio

L’americio, un elemento chimico con simbolo Am e numero atomico 95, ha diverse applicazioni che spaziano in vari settori. Le sue utilità attuali e prospettiche si concentrano principalmente in quattro ambiti distinti:

1.

Fonte di neutroni:

L’americio può essere impiegato come fonte di neutroni in diverse applicazioni industriali e scientifiche.

2.

Sorgente di raggi γ:

Grazie alle sue proprietà radioattive, l’americio può essere utilizzato come sorgente di raggi gamma in diversi contesti.

3.

Fonte di radiazioni ionizzanti:

La capacità dell’americio di generare radiazioni ionizzanti lo rende prezioso in ambito medico e di ricerca.

4.

Potenziale carburante per veicoli spaziali:

In prospettiva, l’americio potrebbe essere impiegato come fonte di energia per i motori dei veicoli spaziali, grazie alla sua capacità di generare calore tramite decadimento radioattivo.

L’americio è ampiamente impiegato come rivelatore di fumo, in particolare sotto forma di ossido metallico. Quando l’americio emette particelle alfa, queste interagiscono con le molecole gassose presenti nell’aria, creando ioni carichi elettricamente. Questi ioni contribuiscono al passaggio di corrente attraverso il rivelatore. Se il fumo penetra nel dispositivo, le particelle alfa vengono assorbite e la corrente viene interrotta, innescando un’allarme di avviso.

In conclusione, l’americio svolge un ruolo significativo in diverse applicazioni grazie alle sue proprietà radioattive e alle sue caratteristiche uniche che lo rendono prezioso in diversi settori tecnologici e scientifici.

Tetrametilsilano: sintesi, reazioni, usi

Tetrametilsilano: Struttura e Proprietà

Il tetrametilsilano è un composto organico del silicio con formula Si(CH3)4, il più semplice tra i tetraorganosilani. Derivante formalmente dal silano SiH4, in cui gli atomi di idrogeno sono sostituiti da gruppi metilici, il tetrametilsilano è caratterizzato da un silicio ibridato sp3 che conferisce alla molecola una struttura tetraedrica simile a quella del metano, con angoli di di 109.5°.

Proprietà e Sintesi

A causa della sua geometria molecolare, il tetrametilsilano è una molecola apolare, poco solubile in acqua ma solubile in come etanolo ed etere etilico. Si presenta come un liquido incolore, meno denso dell’acqua, che emette fumi irritanti e acre quando riscaldato. È facilmente infiammabile e può formare miscele esplosive con l’aria.

Il tetrametilsilano è ottenuto come sottoprodotto della reazione del clorometano con il silicio ad alta temperatura, producendo principalmente dicloro-dimetilsilano.

Il tetrametilsilano agisce come agente riducente e reagisce con l’ossigeno e altri agenti ossidanti. Ad esempio, con l’ossigeno produce biossido di silicio, biossido di carbonio e acqua, mentre in presenza di biossido di carbonio si ottiene biossido di silicio, monossido di carbonio e acqua.

e Applicazioni

Questo composto viene impiegato come carburante nell’aviazione, ma trova il suo uso più comune come standard di riferimento nella spettroscopia di risonanza magnetica nucleare. Il tetrametilsilano è un ottimo standard in quanto presenta protoni chimicamente equivalenti, garantendo un’unica frequenza di assorbimento. Grazie al suo , rispetto a un riferimento, risulta essere un efficace standard di riferimento nello spettro.

Inoltre, poiché il silicio è meno elettronegativo rispetto ad altri atomi presenti in composti organici, i nuclei di idrogeno presenti nel tetrametilsilano assorbono a frequenze più alte. Questo lo rende ideale come standard di riferimento con il picco posizionato all’estremità dello spettro.

Carbonato di ammonio: sintesi, reazioni, usi

Il di Ammonio: Proprietà, Sintesi e Utilizzi

Il carbonato di ammonio, con formula (NH4)2CO3, è un solido bianco solubile in caratterizzato da un forte odore di .

Proprietà e Dissociazione

In soluzione acquosa, il carbonato di ammonio si dissocia nei suoi ioni costituenti: 2 NH4+ e CO32-. Questo lo rende un composto con un pH superiore a 7, poiché gli ioni ammonio e carbonato influenzano l’equilibrio acido-base della soluzione.

Sintesi del Carbonato di Ammonio

Il composto è ottenuto tramite la reazione tra biossido di carbonio e ammoniaca in soluzione acquosa, seguendo la formula: CO2 + 2 NH3 + H2O → (NH4)2CO3.


Decomposizione Termica

: A circa 58°C, il carbonato di ammonio subisce una decomposizione termica producendo CO2, NH3 e H2O.

Interazioni Chimiche

:
– Con acido fosforico: 3 (NH4)2CO3 + 2 H3PO4 → 2 (NH4)3PO4 + 3 CO2 + 3 H2O.
– Con cloruro di bario: (NH4)2CO3 + BaCl2 → BaCO3 + 2 NH4Cl.
– Con cloruro di calcio: (NH4)2CO3 + CaCl2 → CaCO3 + 2 NH4Cl.
– Con acido solforico: (NH4)2CO3 + H2SO4 → (NH4)22O4 + CO2 + H2O.
– Con idrossido di potassio: (NH4)2CO3 + 2 KOH → K2CO3 + 2 NH3 + 2 H2O.


Il carbonato di ammonio è impiegato come polvere lievitante nella preparazione di prodotti da forno come biscotti e dolci secchi. È noto per il suo utilizzo nei Paesi nordici e in alcune specialità come i roccocò napoletani consumati durante il periodo natalizio. Inoltre, con la sigla E503, viene utilizzato come regolatore di acidità e nel campo del restauro conservativo per rimuovere depositi dalle superfici dei dipinti murali.

Lattosio: reazioni, funzioni, usi

Lattosio: Struttura e Proprietà

Il lattosio è un disaccaride presente nel latte, composto dalla condensazione dei monosaccaridi e galattosio. È stato scoperto nel 1619 da Fabrizio Bartoletti e identificato come zucchero da Carl Wihelm Scheele nel 1780.

Proprietà del lattosio

Il lattosio è un solido cristallino bianco con una solubilità limitata in e in solventi come etere etilico, cloroformio ed etanolo. Le sue due forme anomeriche possono mutare in soluzione acquosa attraverso la forma a catena aperta della porzione di glucosio.

Ha un ruolo importante come fonte di e contribuisce con 4 kcal/g, inoltre possiede un basso indice glicemico. Il lattosio è fondamentale per l’assorbimento del calcio, favorendo la salute delle ossa e possiede anche proprietà antimuffa.

Reazioni del lattosio

Essendo uno zucchero riducente, il lattosio reagisce con diversi reattivi come il reattivo di Benedict e il reattivo di Fehling. Inoltre, può reagire con la fenilidrazina a temperature elevate per formare lattosazone.

Ruolo del lattosio

Il lattosio agisce come fonte di nutrienti e favorisce l’assorbimento del calcio e di altri minerali come il rame e lo zinco, soprattutto durante l’infanzia. L’idrolisi del lattosio, catalizzata dagli enzimi, porta alla formazione di glucosio e galattosio, che vengono successivamente assorbiti dall’organismo.L’enzima lattasi, appartenente alla classe delle idrolasi, svolge un ruolo fondamentale nella formazione di glucosio e galattosio. Il glucosio è una fonte essenziale di energia per gli organismi viventi e partecipa a varie reazioni biochimiche cruciali come la glicolisi e il ciclo di Krebs. Il galattosio, attraverso la , si trasforma in UDP-glucosio.

Applicazioni

Il lattosio è ampiamente utilizzato nell’industria farmaceutica come riempitivo in compresse e capsule, nonché nei prodotti liofilizzati, negli alimenti per neonati e come diluente nelle inalazioni di polveri secche. Nell’industria alimentare, il lattosio viene impiegato nei prodotti da forno per conferire elasticità al glutine e migliorare il sapore attraverso la reazione di Maillard.

Agisce anche come stabilizzante delle proteine nei prodotti a fermentazione acida e come vettore per dolcificanti artificiali come la e l’aspartame. Viene aggiunto alle bevande per aumentarne la viscosità senza appesantirle e agli insaccati per favorire la conservabilità grazie alla produzione di acido lattico da parte dei lattobacilli.

Intolleranza

L’intolleranza al lattosio è una delle intolleranze alimentari più comuni, causata dalla ridotta attività o assenza dell’enzima lattasi. Questo enzima è responsabile della digestione del lattosio, scindendolo in glucosio e galattosio per consentire l’assorbimento intestinale. In caso di carenza di lattasi, l’accumulo di lattosio non digerito può causare disturbi gastrointestinali.
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