back to top
Home Blog Pagina 486

Acido solforoso: proprietà riducenti e ossidanti

L’importanza dell’Acido Solforoso in Chimica: Proprietà e Applicazioni

L’acido solforoso, con formula H2SO3, è un composto chimico di notevole interesse per la sua variegata gamma di proprietà e applicazioni. Iniziamo esplorando le sue caratteristiche fondamentali e le chiave in cui è coinvolto.

Struttura e Reattività dell’Acido Solforoso

Il numero di ossidazione dello zolfo in questo acido è +4. Sebbene l’acido solforoso esista in fase gassosa, non è riscontrabile in soluzioni acquose in quanto l’equilibrio chimico favorisce la di derivati acidi come i bisolfiti.

Dissociazione e Proprietà Acide dell’Acido Solforoso

L’acido solforoso è un acido diprotico che si dissocia in due fasi, con due costanti di dissociazione (Ka1 = .7 · 10-2 e Ka2 = 6.4 · 10-8). In presenza di ossigeno, può ossidarsi a formare acido solforico.

Proprietà Riducenti e Ossidanti dell’Acido Solforoso

L’acido solforoso mostra proprietà riducenti e ossidanti in diverse reazioni. Ad esempio, è in grado di ridurre sali di ferro (III) a sali di ferro (II) e di ossidare agenti riducenti come l’acido iodidrico a . Inoltre, può ossidare l’acido solfidrico a zolfo, manifestando comportamenti di comproporzione.

Applicazioni e Usi dell’Acido Solforoso

L’acido solforoso e i suoi sali vengono impiegati in varie sintesi chimiche e processi industriali. Trovano anche impiego nell’industria della carta per lo sbiancamento della pasta di legno e nel settore vinicolo per proteggere il da muffe e batteri.

In conclusione, l’acido solforoso rappresenta un’importante molecola con un vasto campo di studio e applicazioni pratiche in diversi settori industriali e chimici. La sua versatilità chimica lo rende un componente essenziale per numerosi processi e reazioni che contribuiscono al progresso della chimica e delle sue applicazioni.

Vantaggi e limiti della teoria di Brønsted-Lowry

Ampliamento della Definizione di Acidi e Basi secondo Brønsted e Lowry

La teoria di Brønsted e Lowry ha arricchito la definizione di acidi e basi di Arrhenius, in cui un acido fungerebbe da donatore di protoni, e una base da accettore di protoni. Secondo Arrhenius, gli acidi rilasciano ioni H+ in soluzione mentre le basi rilasciano ioni OH-.

Questa definizione è applicabile ad acidi comuni come l’HCl, l’HNO3 e l’HClO4, e alle basi come il NaOH, il e il LiOH, ma non spiega la basicità di sostanze come l’.

Vantaggi della Teoria Brønsted-Lowry

La teoria di Brønsted e Lowry estende la definizione di acido e base a molecole neutre, ioni positivi o negativi, incorporando il concetto di molecola anfiprotica dell’acqua. Ciò consente di comprendere meglio fenomeni come l’autoprotolisi dell’acqua.

In particolare, tale teoria introduce i concetti di acido e base coniugata, fornendo un metodo per valutare la forza degli acidi e delle basi. La forza di un acido è misurata dalla sua tendenza a trasferire protoni, mentre la forza di una base è misurata dalla sua tendenza ad accettare protoni.

Fattori che Influenzano la Forza degli Acidi

La forza di un acido HX dipende dalla H-X e dalla stabilità della sua base coniugata X-. Di conseguenza, un acido più forte avrà una base coniugata più debole, e viceversa.

La teoria di Brønsted e Lowry è in grado di spiegare le acido-base anche in ambienti non acquosi, nonché la natura acida o basica di sostanze come SO2 e CO2 e NH3 e CaO.

Limiti della Teoria

Tuttavia, la teoria di Brønsted e Lowry non spiega le reazioni tra gli come il CO2 e il SO2 e ossidi basici come il CaO, che avvengono in assenza di solvente. Inoltre, non fornisce una spiegazione al comportamento acido di sostanze come AlCl3 e BF3, il cui studio richiede la definizione di acidi e basi secondo Lewis.

Il niobio per pc e comunicazioni quantistiche

L’utilizzo del in diverse applicazioni

Il niobio è un metallo di transizione scoperto nel 1801 da Charles Hatchett. Grazie alle sue caratteristiche uniche, il niobio trova diverse applicazioni in settori come quello siderurgico come elemento di lega per gli acciai inossidabili, nell’industria elettronica, elettrica e nucleare. Nel corso degli anni, l’interesse per questo materiale è cresciuto notevolmente nella comunità scientifica.

Il niobio come superconduttore

Il niobio diventa particolarmente interessante quando combinato con altri elementi per formare , diventando un superconduttore a basse temperature. Ad esempio, il nitruro di niobio (NbN), composto ionico con , diventa un superconduttore a 16 K. Per applicazioni più avanzate, può essere portato a 4.2 K tramite l’immersione in elio liquido.

La superconduttività e le sue applicazioni

La superconduttività è un fenomeno fisico che si verifica in alcuni materiali al di sotto di una temperatura critica, con resistenza elettrica nulla ed espulsione delle linee di campo magnetico. Questo fenomeno richiede una spiegazione basata sulla meccanica quantistica anziché sulla fisica classica.

Computer quantistici e comunicazioni

Negli ultimi tempi, si sente parlare sempre più spesso di computer quantistici e di computing quantistico, che operano basandosi sulla crittografia quantistica. La crittografia quantistica sfrutta le leggi della meccanica quantistica per garantire la sicurezza nella trasmissione di informazioni e dati tramite lo scambio di chiavi crittografiche.

Rivelatori e fotoni singoli

Per identificare gli stati di polarizzazione di singoli fotoni o determinarne l’energia, sono necessari rivelatori di singolo fotone basati su materiali superconduttori. Questi rivelatori offrono una sensibilità superiore rispetto ai comuni fotorivelatori, garantendo prestazioni ottimali in contesti dove è richiesta precisione e accuratezza.I rivelatori di singolo fotone basati su singolo fotone (Superconducting Single Photon Detector, SSPD) utilizzano materiali come il nitruro di niobio (NbN). Rispetto ai circuiti tradizionali realizzati con conduttori metallici comuni (come , argento, oro), in cui la resistenza diminuisce con la temperatura, nei circuiti superconduttori chiusi la corrente elettrica può fluire indefinitamente quando si raggiunge una temperatura critica specifica.

Gli SSPD sono costituiti da nano-fili superconduttori con una larghezza di circa 100 nm e uno spessore tra i 4 e i 5 nm. Per migliorare l’accoppiamento del dispositivo con la radiazione, il nano-filo è disposto in una particolare geometria a meandro. Questi dispositivi operano a temperature inferiori alla temperatura critica e vengono polarizzati con una corrente leggermente inferiore alla corrente critica caratteristica del materiale.

Funzionamento di un rilevatore di singolo fotone

Il processo di rilevamento di un fotone e la formazione dell’hot spot in un SSPD possono essere descritti in dettaglio. Quando un fotone viene assorbito dal dispositivo, si genera un’area resistiva denominata hot spot. La supercorrente viene costretta a circolare intorno all’hot spot, ma poiché la stripe di NbN è molto sottile, la densità di corrente locale aumenta considerevolmente, superando la supercorrente critica. Ciò porta alla formazione di una zona resistiva lungo la stripe, che funge da barriera.

Questo processo genera calore Joule e incrementa la regione resistiva lungo la stripe fino a bloccare completamente il flusso di supercorrente. L’assorbimento di un singolo fotone da parte dell’SSPD avvia un complesso processo che porta alla creazione dell’hot spot e alla sua successiva bloccatura attraverso la formazione di una zona resistiva lungo il percorso della corrente.

Applicazioni del NbN al di là della crittografia quantistica

Il NbN è un materiale estremamente sensibile che permette la rivelazione di singoli fotoni, rendendolo un componente prezioso non solo per la crittografia quantistica, ma anche per altre applicazioni di comunicazioni quantistiche, fotonica, riflettometria ottica e laser. Inoltre, trova impiego anche in ambito astrofisico, dove i rivelatori a singolo fotone possono migliorare significativamente le prestazioni dei telescopi spaziali, fornendo dettagliate informazioni sull’energia dei fotoni provenienti da fonti deboli. Un esempio tangibile di utilizzo del niobio e del NbN è il progetto Gravity Probe B della NASA, che ha confermato in modo preciso gli effetti predetti dalla teoria della relatività generale di Einstein.

La corrente deviata su un circuito esterno, generata quando un fotone eccita il NbN, è fondamentale per rilevare l’impulso di tensione derivante dall’assorbimento del singolo fotone. La presenza di una resistenza di carico nel circuito esterno permette alla regione resistiva di attenuarsi, riportando il filo di NbN allo stato di superconduttore. Questo processo consente alla corrente di polarizzazione di tornare al suo valore iniziale.

Conclusioni

Il NbN si rivela essere un materiale versatile e fondamentale per molteplici applicazioni al di là della crittografia quantistica. Grazie alla sua sensibilità e alle sue proprietà uniche, il NbN trova impiego in settori diversi come le comunicazioni quantistiche, la fotonica, la riflettometria ottica e laser, e persino in ambito astrofisico. Il suo utilizzo nel progetto Gravity Probe B della NASA ne conferma l’importanza e l’efficacia nell’indagine scientifica di fenomeni complessi come quelli legati alla relatività generale di Einstein.

Acidi di Lewis: esempi, reazioni

Acidi di Lewis: Concetto e Caratteristiche

Gli acidi di Lewis, chiamati così in onore del chimico fisico americano Gilbert N. Lewis, sono molecole o ioni capaci di accettare una coppia di elettroni per formare un legame di coordinazione. Questo tipo di legame, noto come legame covalente coordinato o legame dativo, si verifica quando uno degli atomi coinvolti fornisce entrambi gli elettroni di legame. Un esempio comune è il legame tra una molecola d’acqua e uno ione idrogeno per formare uno ione idronio.

Caratteristiche degli Acidi di Lewis

Tra gli esempi tipici degli acidi di Lewis vi sono specie che presentano un orbitale p vuoto, come il boro con la configurazione elettronica 1s2, 2s2, 2p1. Dopo la promozione di un elettrone dall’orbitale 2s all’orbitale 2p, il boro ha tre elettroni spaiati che formano tre orbitali ibridi sp2 disposti planarmente con angoli di 120°. Il boro forma composti del tipo BX3 e possiede un orbitale p vuoto.

con le Basi di Lewis

Secondo Lewis, le basi sono specie capaci di donare un doppietto elettronico, come nel caso dell’ammoniaca in cui l’azoto presenta un doppietto elettronico solitario. Una reazione acido-base di Lewis classica è quella tra l’ammoniaca NH3 e il BF3 che forma un addotto NH3∙BF3.

Formazione di Complessi

Gli ioni metallici in soluzione agiscono da acidi di Lewis formando . Ad esempio, in acqua, l’ione Fe3+ coordina intorno a sé molecole di acqua agendo da acido di Lewis, mentre l’acqua agisce da base di Lewis. Anche l’ammoniaca può agire da base di Lewis nei confronti di metallici, come nel caso del complesso esaamminomagnesio.

Reazioni degli Acidi di Lewis

Gli acidi di Lewis reagiscono con le basi di Lewis più forti, provocando un cambio del legante nei complessi acquosi. Ad esempio, il tetraacquorame (II) reagisce con l’ammoniaca per formare il tetraammino rame (II). Un comportamento analogo si riscontra nel .

Conclusioni

Gli acidi di Lewis svolgono un ruolo fondamentale in molte reazioni chimiche, interagendo con basi di Lewis per formare complessi stabili o provocare cambiamenti nei leganti. Comprendere il concetto di acidi e basi secondo Lewis è cruciale per approfondire la chimica di coordinazione e le reazioni di formazione di complessi metallici.

Calcolo del pH di acidi deboli: esercizi

degli acidi deboli

Per ottenere il di un acido debole, è essenziale conoscere la concentrazione dell’acido e la . Il pH è una misura legata alla concentrazione degli ioni H+ in una soluzione, definito come pH = – log [H+].

Valori di pH e acidità

Generalmente, si associa il valore 0 di pH alla massima acidità (con una concentrazione di ioni H+ di M) e il valore 14 di pH alla massima basicità (con una concentrazione di ioni H+ di 1∙10^-14 M). Il pH può essere inferiore a zero (ad esempio, in una soluzione in cui [H+] = 10 M, il pH sarebbe -1) o superiore a 14 (ad esempio, in una soluzione con [H+] = 10^-15 M, il pH sarebbe 15).

La scala di pH indica che una soluzione è più acida quanto più il suo pH è basso, mentre è più basica quanto più il pH è alto. Se il pH è 7, la soluzione è neutra.

Calcolo del pH per gli acidi deboli

A differenza degli che si considerano completamente dissociati, per gli acidi deboli la concentrazione di H+ dipende anche dalla costante di equilibrio Ka. Per un acido debole HA che si dissocia secondo l’equilibrio HA ⇄ H+ + A-, la costante di equilibrio Ka sarà espressa come Ka = [H+][A-]/[HA].

Per calcolare il pH di una soluzione di un acido debole come l’HNO2 con concentrazione 2,00 M e Ka pari a 4,50 x 10^-4, si utilizza la costante di equilibrio applicando le variazioni dovute alla dissociazione dell’acido.

Esercizio pratico

Considerando l’acido HNO2 che si dissocia in H+ e NO2-, la concentrazione iniziale è 2,00 M e all’equilibrio diventa 2,00-x. Calcolando le variazioni e utilizzando l’espressione di Ka, si determina la concentrazione di H+ come x.

Infine, con la formula pH = -log[H+], si calcola il pH della soluzione dell’acido debole, che risulta essere 1,52. In confronto, per un acido forte con la stessa concentrazione, si otterrebbe un pH notevolmente inferiore a causa della completa dissociazione.

In conclusione, il calcolo del pH per gli acidi deboli implica considerare sia la concentrazione dell’acido che la costante di equilibrio per determinare la concentrazione di ioni H+ e quindi il pH della soluzione.

Acidi e basi organiche

Ruolo e Caratteristiche degli Acidi e delle Basi Organiche

Acidi e basi organiche costituiscono una vasta gamma di composti di fondamentale importanza in chimica. Oltre a conferire acidità o basicità a una soluzione, svolgono un ruolo cruciale come reagenti.

Definizioni e Teorie delle Acidi e Basi

Gli acidi sono sostanze in grado di rilasciare ioni H+ in soluzione, mentre le basi sono in grado di produrre ioni OH-. Questa è stata la prima definizione di acidi e basi proposta da Svante Arrhenius. Tuttavia, questa definizione non spiegava completamente la basicità di sostanze come l’ammoniaca. Successivamente, Brønsted e Lowry hanno introdotto una nuova teoria in cui un acido è un donatore di protoni e una base un accettore di protoni. Ancora, la teoria di Lewis definisce basi come specie capaci di donare un doppietto elettronico e acidi come specie capaci di accettare un doppietto elettronico da una base.

Esempi di Acidi e Basi Organiche

Tipici esempi di acidi organici includono gli acidi carbossilici, noti per la loro acidità. Alcuni di essi presentano valori di costante di equilibrio elevati, specialmente se la loro base coniugata è stabile. Ad esempio, l’acido trifluoroacetico ha un valore di pKa di circa -0,25, molto inferiore a quello dell’acido acetico. Questo porta all’ionizzazione completa dell’acido in soluzione grazie alla stabilizzazione dell’anione trifluoroacetato dovuta all’effetto induttivo dei tre atomi di fluoro.

Oltre agli acidi carbossilici, esistono altre classi di composti organici con diversi livelli di acidità, come gli alcoli, il fenolo, gli alchini terminali R-C≡C-H e persino l’acqua che può comportarsi da acido secondo la teoria di Brønsted e Lowry. Le ammine, invece, sono conosciute per la loro basicità, che varia in base alla classe di composti e ai sostituenti presenti. Altri esempi includono gli e gli ————————.

di Acidi e Basi Organiche

Le reazioni di acidi e basi organiche coinvolgono specie chimiche come gli idruri, la sodioammide, i carbanioni e le ammidi. Quando si verificano reazioni acido-base, è importante seguire alcune regole fondamentali:

– L’acido si deprotona per formare la sua base coniugata.
– La base si protona per generare l’acido coniugato.

su Acidi e Basi Organiche

Nell’analizzare le reazioni, è cruciale identificare l’acido, la base, la base coniugata e l’acido coniugato. Ecco alcuni esempi:

– Nel caso di CH3CH2OH + OH → CH3CH2O + H3O+, l’ agisce da acido, generando l’etossido come base coniugata, mentre l’ione OH si protona formando l’acido coniugato H3O+.

– In un’altra situazione come CH3CH2NH + CH3OH → CH3CH2NH2 + CH3O, la CH3CH2NH agisce da base che si protona, formando l’etilammina come suo acido coniugato, mentre il metanolo funge da acido con il metossido come base coniugata.

– In un’altra come CH3CH2COOH + CH3MgBr → CH3CH2COOMgBr + CH4, l’acido acetico si deprotona, producendo il CH3CH2COOMgBr come base coniugata, mentre il bromuro di metilmagnesio agisce come base che si protona, generando il metano.

– Infine, considerando CH3CH2NH3+ + CH3OH → CH3CH2NH2 + CH3OH2+, l’etilammonio si deprotona, producendo l’etilammina come base coniugata, mentre il metanolo si protona, generando CH3OH2+ come acido coniugato.

Conclusioni

Alcune specie chimiche, come gli alcoli, possono comportarsi sia da acidi che da basi, mostrando comportamenti anfoteri simili a quelli dell’acqua. Questo fenomeno è importante da considerare nelle reazioni organiche.

Funzioni di stato in pillole

Le funzioni di stato sono fondamentali nello studio della termodinamica poiché la loro variazione dipende esclusivamente dallo stato iniziale e finale di un sistema. Tra le più conosciute troviamo massa, volume, temperatura, pressione, numero di particelle e composizione chimica, ma esistono anche altre funzioni di stato meno note.

L’

L’energia interna U è l’energia associata al moto casuale delle molecole di un sistema, determinata dalla somma dell’energia cinetica e potenziale. Per piccole variazioni, la sua definizione è data da dU = dq + dw = C dT – p dV, dove dq rappresenta il calore fornito al sistema, dw il compiuto dal sistema, C la capacità termica, dT la variazione di temperatura, p la pressione e dV la variazione di volume. A pressione costante, dU = C_v dT, con C_v indicante il a volume costante.

L’

L’entalpia H è la somma dell’energia interna e del prodotto tra pressione e volume: H = U + pV. Per piccole variazioni, dH = dU + pdV + Vdp. A pressione costante, dH = C_p dT, dove C_p rappresenta il calore specifico a pressione costante.

L’

L’entropia S misura il grado di disordine di un sistema ed è definita come dS = dq_rev / dT, con dq_rev che indica la quantità di calore scambiata in un processo reversibile in equilibrio.

L’energia libera di Gibbs

L’energia libera di Gibbs G è definita come G = H – TS = U + pV – TS, dove H è l’entalpia, T la temperatura, S l’entropia e U l’energia interna. Per piccole variazioni, dG = dH – TdS – SdT = dU + pdV + Vdp – TdS – SdT. La variazione di G fornisce informazioni sulla spontaneità di un processo: se dG è inferiore a zero, il processo è spontaneo.

Queste funzioni di stato sono cruciali per comprendere il comportamento dei sistemi termodinamici e la loro evoluzione in diversi processi fisici e chimici.

Le donne nella chimica: storia, premi Nobel

Il ruolo delle donne nella chimica attraverso la storia

Le donne hanno sempre giocato un ruolo significativo nella chimica, anche se spesso i loro contributi sono stati trascurati. Nel corso dei secoli, mentre molte donne erano impegnate nelle attività domestiche e agricole, alcune fortunate provenienti da famiglie benestanti potevano accedere all’istruzione. Tuttavia, la maggior parte di loro si dedicava prevalentemente alle discipline artistiche e umanistiche, piuttosto che a quelle scientifiche.

Dalla figura di Maria la Giudea all’evoluzione della chimica

Tra le prime figure di rilievo nella chimica troviamo Maria la Giudea, considerata la prima donna alchimista e inventrice del bagnomaria. Successivamente, con l’avvento dell’era scientifica, numerose donne si sono dedicate allo sviluppo della chimica, pur rimanendo spesso nell’ombra. Nomi come Vera Yevstaf’evna Popova, Edith Ellen Humphrey e Julia Lermontova hanno contribuito con le loro ricerche e scoperte all’avanzamento della disciplina.

Il contributo delle donne alla chimica

Ellen Henrietta Swallow Richards è una delle figure di spicco che si è distinta per i suoi studi sulla qualità dell’acqua e dell’aria. Queste pioniere hanno lavorato in vari paesi e campi della chimica, spesso mettendo a repentaglio la propria vita per progredire nella scienza.

Il riconoscimento attraverso i Premi Nobel

Nonostante le difficoltà e le sfide incontrate, cinque donne hanno vinto il Premio Nobel per la Chimica, tra cui la celebre Maria Skłodowska Curie nel 1911. Questi riconoscimenti hanno contribuito a mettere in luce il valore e l’importanza dei contributi femminili nel campo della chimica.

In conclusione, le donne hanno svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo della chimica nel corso della storia, purtroppo spesso nell’ombra rispetto ai colleghi maschi. Tuttavia, grazie al loro impegno e alla loro dedizione, hanno aperto la strada a future generazioni di scienziate.

Scoperte delle Donne nella Chimica: Un Esempio di Eccellenza Femminile

Le donne hanno fatto importanti contributi alla scienza nel corso della storia. Alcune ricercatrici hanno lasciato un segno indelebile nel campo della chimica, come dimostrano le scoperte di alcune scienziate di grande talento.

Irène Joliot-Curie (1935)

Irène Joliot-Curie, figlia di Marie e Frédéric Joliot, fu una scienziata che nel 1935 riuscì a realizzare la trasmutazione di alcuni elementi in radioattivi sintetici come il e il polonio, scelto in onore del suo paese natale.

Dorothy Mary Crowfoot Hodgkin (1964)

Dorothy Mary Crowfoot Hodgkin, biochimica e cristallografa britannica, nel 1964 determinò la struttura di biomolecole utilizzando la tecnica di . Durante il periodo tra il 1942 e il 1949, riuscì a determinare la struttura del primo antibiotico conosciuto, la penicillina.

Ada E. Yonath (2009)

Ada E. Yonath, biochimica e cristallografa israeliana, è nota per i suoi studi sulla struttura e la funzione dei ribosomi. Oltre alla sua attività scientifica, ha anche espresso il suo impegno per la pace, chiedendo il rilascio dei prigionieri terroristi di Hamas per evitare danni a Israele e ai suoi cittadini.

Frances Hamilton Arnold (2018)

Frances Hamilton Arnold, biochimica e ingegnere statunitense, si è distinta per le sue ricerche sugli , i peptidi e gli anticorpi, contribuendo significativamente allo sviluppo della chimica organica.

Queste scienziate hanno dimostrato in modo eloquente che il genio e la dedizione non conoscono confini di genere, e le loro scoperte continuano a ispirare generazioni di donne a perseguire una carriera nella scienza.

Amuchina: l’Italia ai tempi del Covid-19

La Storia dell’Amuchina e la sua Composizione

Storia

Il noto prodotto Amuchina ha origini che risalgono a circa un secolo fa, quando l’ingegnere pugliese Oronzio De Nora brevettò un preparato ottenuto dall’ipoclorito di sodio. Questo elemento dimostrava un’elevata azione antimicrobica. Nel corso degli anni, grazie ai progressi scientifici, è stata sviluppata l’Amuchina Gel disinfettante per le mani, utilizzata in situazioni in cui non è possibile lavarsi le mani.

Composizione

PEG-75 lanolina

: Un tensioattivo non ionico delicato utilizzato nella produzione di prodotti per la pulizia personale.

Carbomer

: Una soluzione colloidale idrofila utilizzata per modificare la consistenza delle soluzioni acquose.

Trietanolammina

: Ammina terziaria utilizzata come regolatore di pH.

Imidazolidinil urea

: Conservante antimicrobico attivo sui batteri.

PEG-12 dimeticotone

: Appartenente alla famiglia dei polimeri polidimetilsilossani, con proprietà emollienti e adatto alla preparazione di emulsioni.

Glicole propilenico

: Con proprietà solventi e umettanti.

Alcol benzilico

: Utilizzato come solvente, conservante e antimicrobico.

Metilcloroisotiazolinone

: Un altro conservante utilizzato nella formulazione dell’Amuchina.

Questi ingredienti, accuratamente dosati e combinati, conferiscono alla formulazione dell’Amuchina Gel le sue proprietà disinfettanti e protettive.Ricetta fai-da-te per un disinfettante efficace a base di Metilisotiazolinone

Il Metilisotiazolinone è un potentissimo agente antimicrobico e antifungino spesso utilizzato come conservante in numerosi prodotti per la cura personale. Le sue proprietà lo rendono efficace contro una vasta gamma di batteri, lieviti e miceti, sia Gram-positivi che Gram-negativi.

Creare un disinfettante efficace in casa

Con la crescente difficoltà di acquistare prodotti come l’Amuchina, molte persone si sono rivolte alla creazione di disinfettanti fai-da-te. Una delle ricette più attendibili è stata pubblicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, particolarmente durante l’epidemia di Ebola in Africa.

Ecco la ricetta semplificata che puoi realizzare comodamente a casa:

– 135 g di [alcol etilico al 96%](https://chimica.today/chimica-organica/etanolo-reazioni-e-metodi-di-sintesi)
– 8.6 g di [acqua ossigenata al 10%](https://chimica.today/chimica-generale/acqua-ossigenata)
– 3.8 g di [glicerina](https://chimica.today/chimica-organica/glicerolo)
– 18 g di acqua

Questa soluzione idroalcolica non avrà la stessa consistenza del gel Amuchina, ma garantirà comunque un’azione disinfettante efficace. Si consiglia di spruzzare il composto sulle mani e di attendere l’evaporazione, dopodiché ripetere l’applicazione per assicurare un’adeguata disinfezione.

È sempre importante ricordare che, oltre all’uso di disinfettanti, è fondamentale lavare frequentemente le mani con acqua e sapone per una corretta igiene.

Metodo dello standard esterno: effetto matrice

: Ottimizzazione e Minimizzazione degli Errori

Analisi Chimiche e Determinazione delle Concentrazioni

Le analisi chimiche vengono spesso eseguite con metodi strumentali al fine di determinare la concentrazione di un analita, che può essere espressa in termini di massa, moli o concentrazione. Il segnale SA ottenuto strumentalmente è proporzionale alla quantità di analita presente nel campione incognito, secondo la relazione SA = kAXA. Per effettuare queste determinazioni, viene costruita e analizzata una , conosciuta come retta di o retta di taratura.

Effetto Matrice e Minimizzazione degli Errori

Nel campione da analizzare sono presenti altre sostanze, chiamate matrice, che oltre all’analita possono influenzare la risposta strumentale. Queste sostanze interferenti possono causare errori nella determinazione quantitativa dell’analita, creando l’effetto matrice. Per ridurre questo effetto, si possono utilizzare il o il metodo dello standard esterno.

Metodo dello Standard Esterno

Il metodo dello standard esterno, il più comune, prevede la preparazione e l’analisi di soluzioni standard a concentrazione nota separatamente dall’analita. Per determinare la costante di proporzionalità kA, è necessario misurare il segnale per uno standard Sstd che contiene una concentrazione nota di analita Cstd, ottenendo così kA = Sstd / Cstd.

Preparazione delle Soluzioni Standard

Si prepara una soluzione standard da cui, tramite diluizione, si ottengono altre soluzioni a concentrazione minore. Le soluzioni standard devono avere concentrazioni maggiori e minori rispetto a quella dell’analita per consentire un’accurata interpolazione. Questo approccio è cruciale poiché la determinazione quantitativa dell’analita tramite estrapolazione potrebbe portare a errori.

Deviazioni dalla Linearità

In alcuni casi, soprattutto nelle analisi spettrofotometriche, potrebbero verificarsi deviazioni dall’andamento lineare tra il segnale dello strumento e la concentrazione dell’analita. Tali deviazioni possono essere positive o negative a partire da una certa concentrazione, richiedendo un’attenta valutazione dei dati ottenuti.

In conclusione, il metodo dello standard esterno è fondamentale per garantire risultati accurati nelle analisi chimiche, consentendo la minimizzazione degli errori legati all’effetto matrice e assicurando una corretta determinazione delle concentrazioni di analiti.Deviazioni dalla e la loro valutazione

La Legge di Lambert-Beer, formulata nel 1882 dal fisico, chimico e matematico tedesco August Beer, è un principio fondamentale utilizzato nella spettroscopia. Tuttavia, durante l’applicazione di questo principio, possono verificarsi deviazioni positive o negative che influenzano la precisione della misura.

Deviazioni dalla Legge di Lambert-Beer

Le deviazioni dalla Legge di Lambert-Beer possono verificarsi quando la concentrazione dell’analita supera quella delle soluzioni standard o quando la relazione tra l’assorbanza e la concentrazione non è lineare. Queste deviazioni possono influenzare significativamente l’accuratezza della determinazione della concentrazione dell’analita attraverso l’interpolazione.

Valutazione dei risultati

Per valutare correttamente i risultati ottenuti mediante la Legge di Lambert-Beer, è necessario analizzare attentamente le risposte dello strumento in relazione alle concentrazioni delle soluzioni standard e eseguire anche l’analisi del bianco. È importante costruire una curva di calibrazione che consentirà di determinare con precisione la concentrazione dell’analita attraverso il metodo dell’interpolazione.

Interpolazione per la determinazione della concentrazione

L’interpolazione è un metodo matematico utilizzato per stimare valori intermedi non direttamente misurati a partire da dati conosciuti, come quelli ottenuti dalla curva di calibrazione nella spettroscopia. Attraverso l’interpolazione, è possibile determinare con precisione la concentrazione dell’analita anche quando si trovano al di fuori del tratto rettilineo della curva.

In conclusione, è importante tenere conto delle deviazioni dalla Legge di Lambert-Beer durante l’analisi spettroscopica e valutare attentamente i risultati ottenuti per ottenere misure accurate e affidabili della concentrazione dell’analita. Mediante l’uso della corretta metodologia di valutazione, è possibile minimizzare gli errori e ottenere risultati coerenti e riproducibili.

Metodo dello standard interno: segnale dell’analita e concentrazione

in Analisi Chimica: Applicazioni e Calcoli

Le analisi chimiche, spesso eseguite con metodi strumentali, si concentrano sulla determinazione di grandezze fisiche che possono includere la concentrazione di un analita. Tra i metodi utilizzati spiccano le curve di calibrazione, che permettono di ottenere risposte accurate. Due approcci comuni sono il metodo dello standard interno e il .

Segnale dell’Analita e Concentrazione

In questo contesto, il rapporto tra il segnale dell’analita e la sua concentrazione è proporzionale al rapporto tra il segnale dello standard e la sua concentrazione, espresso dalla relazione:

segnale dell’analita/ concentrazione dell’analita = k · segnale dello standard/concentrazione dello standard

Per evitare il calcolo della costante di proporzionalità, si può semplicemente considerare il rapporto tra le due risposte. A seconda della tecnica analitica, la risposta può essere espressa come un numero o un picco, come nei casi della e della .

Esempio di Calcolo

Immaginiamo di effettuare un’analisi con uno standard interno a 100 ppm, con concentrazione dell’analita anch’essa a 100 ppm. Dopo l’analisi, si ottengono le seguenti misurazioni:

– Area del picco dell’analita a titolo noto: 1200
– Area del picco dello standard interno: 1000

Nel calcolo, si immettono sempre 100 ppm di standard interno, per il quale l’area del picco è 1000. Se l’area del picco per il campione incognito è 700, i rapporti tra i due picchi sono rispettivamente .2 e 0.7.

Dalla formula, tenendo conto che la concentrazione dello standard interno è di 100 ppm, si determina la concentrazione dell’analita:

100 ppm / 1.2 = x / 0.7

Ottenendo x = 58 ppm, ovvero la concentrazione dell’analita. Per ulteriori chiarimenti su questo metodo, puoi consultare risorse online come il sito di Chimica Today.

Sublimazione: aspetti termodinamici

La sublimazione è un fenomeno fisico in cui una sostanza passa direttamente dallo stato solido a quello gassoso passare per lo stato liquido. Questo processo è caratteristico di alcune sostanze come l’iodio, il naftalene, la canfora e il , noto anche come ghiaccio secco.

Come avviene la sublimazione

Assimilabile alla vaporizzazione, la sublimazione richiede energia per superare le forze di attrazione intramolecolari. Affinché la sublimazione possa verificarsi, il solido deve avere una pressione di vapore superiore alla norma, indicativa di deboli attrazioni intermolecolari.

Origine e spiegazione

Il termine “sublimazione” ha origini latine e fu per la prima volta spiegato da Jabir ibn Hayyan nel 700 d.C., considerato uno dei più grandi alchimisti medievali e una figura chiave nella transizione dall’alchimia alla chimica moderna. Un esempio comune di sublimazione è rappresentato dal ghiaccio secco che passa direttamente dalla fase solida a quella gassosa.

Variazione di

La variazione di entalpia di sublimazione rappresenta l’energia necessaria per trasformare una mole di sostanza dallo stato solido a quello gassoso. Ad esempio, la variazione di entalpia relativa alla sublimazione del biossido di carbonio è di circa 26. kJ/mol.


La Legge di Hess permette di definire il processo di sublimazione come una sequenza di due fasi: fusione e vaporizzazione. L’entalpia di sublimazione può essere calcolata sommando le entalpie di fusione e vaporizzazione. In alcune condizioni particolari di pressione e temperatura, è possibile che avvenga direttamente la transizione dallo stato solido a quello gassoso, come mostrato nei diagrammi di fase.
è in caricamento