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Il sardo è presente su Android 15 tra le lingue configurabili

Con 15 il entra tra le selezionabili nel sistema operativo: gli utenti possono impostarla come opzione predefinita per le applicazioni che la supportano.

@MOHI SYED/Pexels

L’innovazione tecnologica incontra la tradizione linguistica: con Android 15, il sardo entra ufficialmente tra le lingue selezionabili nel sistema operativo. Questa novità rappresenta un passo avanti significativo per la digitalizzazione della lingua sarda, permettendo agli utenti di impostarla come opzione predefinita per le applicazioni che la supportano.

La configurazione è semplice: basta accedere alle impostazioni del dispositivo, selezionare “Lingue del sistema” e aggiungere il sardo alla lista delle lingue preferite. Se un’app è già stata tradotta, si avvierà automaticamente in sardo senza bisogno di ulteriori regolazioni.

Questa opportunità è il risultato di anni di lavoro da parte di gruppi impegnati nella promozione e nella diffusione della lingua in ambito tecnologico. Firefox è stato uno dei primi software a includere il sardo grazie a questo impegno, e ora altre applicazioni open-source come OsmAnd, F-Droid e Aurora Store seguiranno l’esempio, rendendo la lingua più accessibile nel panorama digitale.

Attualmente l’interfaccia di Android non è tradotta

Nonostante il traguardo raggiunto, la strada per una piena integrazione del sardo nei dispositivi tecnologici è ancora lunga. Attualmente l’interfaccia di Android non è tradotta e il sistema non consente di modificare direttamente i file principali per implementare completamente la lingua. La traduzione completa del sistema operativo richiederebbe un lavoro immenso, con la necessità di tradurre milioni di parole, e dipenderebbe dalle scelte di Google.

Tuttavia, la comunità continua a portare avanti progetti per espandere la presenza del sardo nel digitale. In passato, sono già riusciti a introdurre la lingua nel sistema operativo Ubuntu Touch, dimostrando che, con il giusto supporto, anche le lingue minoritarie possono trovare spazio nelle nuove tecnologie.

La conservazione della lingua sarda

La conservazione del sardo non è solo una questione di orgoglio culturale, ma anche di sopravvivenza linguistica. Secondo gli studiosi, tra il 50% e il 90% delle lingue oggi parlate nel mondo rischiano di estinguersi entro la fine del secolo. L’adozione del sardo nel digitale è dunque una strategia essenziale per garantirne la continuità.

Ogni utente può contribuire a questa causa: impostare il sardo nelle applicazioni disponibili, diffondere la conoscenza della lingua e supportare software che promuovono la diversità linguistica. Alcune app, come Mozilla Firefox e Telegram, sono già pronte all’uso in sardo, e si auspica che più sviluppatori seguano questa direzione, rendendo il digitale uno spazio inclusivo per tutte le lingue.

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Pierre Picaud, l’uomo che ha ispirato “Il Conte di Montecristo” di Dumas

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Picaud è stato un calzolaio francese la cui vita ha la figura di Edmond Dantès nel celebre romanzo Il di di Alexandre Dumas, ambientato tra il 1815 e il 1838 tra Italia e Francia. Dumas ha rivelato i retroscena della vita di Picaud, che ha influito sulla creazione di questo personaggio, successivamente adattato in una serie TV.

La vita di Pierre Picaud

Nato a Nîmes, Pierre Picaud, noto anche come François Picaud, trascorse parte della sua vita accanto alla ricca fidanzata Marguerite Vigoroux. Tuttavia, la sua fortuna attirò l’invidia di tre uomini – Solari, Chaubart e Mathieu Loupian – che, mossi da gelosia, lo accusarono ingiustamente di essere una spia per l’Inghilterra, nemica della Francia napoleonica. Picaud fu così arrestato e portato nella prigione del forte di Fenestrelle, nei pressi di Torino.

Durante gli anni di prigionia, Picaud riuscì a scavare un tunnel fino alla cella di un sacerdote italiano, padre Torri, che gli rivelò l’esistenza di un tesoro nascosto a Milano. Dopo la liberazione, avvenuta dopo la disfatta di Napoleone, Picaud si recò a Milano, trovò il tesoro e assunse l’identità di Joseph Lucher. Ritornato in Francia, Picaud intraprese una vendetta contro i suoi nemici, infliggendo loro morte e rovina.

Lucher uccise Chaubart, rovinò la vita di Loupian, avvelenò Solari e infine assassinò Loupian stesso, accompagnando ciascun omicidio con un messaggio progressivo che enumerava le vittime. La sua fine giunse inaspettatamente per mano di Allut, che lo riconobbe e lo uccise. Allut, in punto di morte, rivelò la verità delle vendette al suo confessore, permettendo così che la di Picaud entrasse a far parte delle Mémoires lette da Dumas.

Picaud o Pastorel, i retroscena sulle fonti della storia

Alexandre Dumas ha affermato di aver attinto la storia di Picaud da diverse fonti, tra cui il racconto di un amico di Picaud, Antoine Allut, e dalle Mémoires tirés des archives de la police de Paris, pubblicato postumo nel 1838 da Jacques Peuchet. Alcuni storici, tuttavia, hanno messo in discussione l’affidabilità di queste fonti, suggerendo che i Mémoires siano stati redatti da Étienne-Léon de Lamothe-Langon e che Picaud sia in realtà una versione romanzata di un altro criminale, Gaspard-Étienne Pastorel.

La vendetta che divenne leggenda

Edmond Dantès e Pierre Picaud rappresentano entrambi storie di vendetta, ma mentre Dantès, pur portando a termine il suo piano, arriva a perdonare alcuni nemici, Picaud non mostra alcuna clemenza. La sua vendetta è spietata e senza pietà, a differenza di Dantès, che riconosce la forza del perdono. La figura di Pierre Picaud si intreccia tra realtà storica e leggenda, illustrando come l’umiliazione possa trasformarsi in una forza implacabile. La sua storia ha lasciato un segno significativo nella letteratura, segnando un esempio di vendetta che non conosce pietà.

Fonti

André Maurois, “Le Comte de Monte-Cristo”, tratto da “Les Trois Dumas”, Hachette, 1957

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Realizzazione della mappa del cervello umano più dettagliata di sempre

Un gruppo di ricercatori ha realizzato la mappa più dettagliata mai creata della struttura del cervello umano analizzando un millimetro cubo di tessuto cerebrale: le scoperte sono state sorprendenti

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Harvard, in collaborazione con Google Research, ha realizzato la mappa più dettagliata mai creata della struttura del cervello umano. Questo risultato è stato ottenuto analizzando un singolo millimetro cubo di tessuto cerebrale prelevato da un paziente con epilessia durante un intervento chirurgico.

Per realizzare questa mappa, il team ha utilizzato la microscopia elettronica per ottenere immagini ad altissima risoluzione. Il tessuto è stato suddiviso in oltre 5.000 sottilissime sezioni, ciascuna delle quali è stata digitalizzata, generando un’enorme quantità di dati: circa .400 terabyte. L’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico sono stati impiegati per ricostruire un modello tridimensionale delle cellule e delle connessioni presenti nel campione.

L’analisi ha rivelato la presenza di oltre 57.000 cellule, tra cui neuroni e cellule gliali, con queste ultime in netta maggioranza. Inoltre, sono stati identificati circa 150 milioni di sinapsi, le connessioni attraverso cui i neuroni comunicano tra loro.

Mappa cervello 2Mappa cervello 2

Neuroni iperconnessi: un’architettura cerebrale sorprendente

Un aspetto particolarmente sorprendente dello studio è stato il ritrovamento di neuroni che instaurano un numero insolitamente alto di connessioni con cellule specifiche, arrivando a formare fino a 50 sinapsi con un singolo neurone bersaglio. Questo fenomeno, più frequente del previsto, suggerisce l’esistenza di meccanismi di connessione altamente specializzati ancora da comprendere.

Un’altra scoperta riguarda l’organizzazione delle cellule piramidali, un tipo di neurone nella corteccia cerebrale. Queste cellule sembrano disporsi in due orientamenti speculari, un dettaglio strutturale di cui non si conosce ancora il funzionale.

I dati ottenuti sono stati resi pubblici attraverso il software “Neuroglancer”, permettendo ai ricercatori di tutto il mondo di esplorare questa intricata rete di connessioni cerebrali. Questa mappa rappresenta un passo avanti nella connettomica, la disciplina che studia le connessioni neurali nel cervello, e potrebbe fornire nuove intuizioni del sistema nervoso e sulle patologie neurologiche.

Il prossimo obiettivo del team è realizzare una mappa completa del cervello di un topo, un’impresa che richiederà una quantità di dati fino a 1.000 volte superiore. Anche se la mappatura dell’intero cervello umano rimane un traguardo ancora lontano, queste ricerche aprono nuove prospettive per la comprensione della mente e delle sue complesse dinamiche.

Fonte: Science

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Un raro anello di Einstein è individuato dal telescopio Euclid e i segreti dell’Universo sono svelati.

Il telescopio Euclid dell’Agenzia spaziale europea ha recentemente fatto una significativa, identificando un di Einstein nella galassia NGC 6505, situata a circa 590 milioni di anni luce dalla Terra. Questo ritrovamento, avvenuto durante i test iniziali a settembre 2023, ha suscitato grande entusiasmo tra gli scienziati, promettendo di rivelare nuovi aspetti dell’universo oscuro.

Un’anomalia cosmica

Un anello di Einstein si forma quando la luce di una galassia lontana è distorta dalla gravità di una galassia più vicina. Quando le due galassie sono perfettamente allineate, la luce della galassia sullo sfondo si curva attorno alla galassia in primo piano, dando vita a un anello luminoso. Bruno Altieri, scienziato dell’archivio Euclid, ha osservato per la prima volta l’anello in un’immagine sfocata ricevuta dal telescopio.

Altieri ha dichiarato: “Anche da quella prima osservazione, potevo vederlo, ma dopo che Euclid ha fatto altre osservazioni dell’area, abbiamo potuto vedere un perfetto anello di Einstein. Per me, con un interesse di una vita per le lenti gravitazionali, è stato incredibile”.

Implicazioni scientifiche

Gli anelli di Einstein rappresentano un laboratorio prezioso per gli scienziati. L’analisi degli effetti gravitazionali che producono può rivelare informazioni sull’espansione dell’universo, sulla materia oscura invisibile e sull’ oscura, nonché sulla fonte di luce che viene distorta dalla materia oscura tra noi e la sorgente. Conor O’Riordan, del Max Planck Institute for Astrophysics in Germania, è autore principale del primo studio scientifico dedicato all’anello.

O’Riordan ha spiegato: “Un anello di Einstein è un esempio di lente gravitazionale forte. Tutte le lenti forti sono speciali, perché sono così rare e sono incredibilmente utili scientificamente. Questa è particolarmente speciale, perché è così vicina alla Terra e l’allineamento la rende molto bella”.

La scoperta dell’anello di Einstein ha suscitato commenti anche da parte di Valeria Pettorino, scienziato di progetto dell’ESA Euclid. “Trovo molto intrigante che questo anello sia stato osservato all’interno di una galassia ben nota, scoperta per la prima volta nel 1884”, ha affermato. Ha inoltre sottolineato come questo fenomeno non fosse mai stato osservato prima, segnalando l’efficacia del telescopio Euclid nel rivelare novità anche in contesti apparentemente familiari.

L’importanza di questa scoperta non può essere sottovalutata, poiché Euclid è destinato a rivoluzionare il campo dell’astronomia con dati finora inaccessibili.

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La storia dell’iconica foto della Terra scattata da 6 miliardi di km di distanza

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Credits: NASA/JPL–Caltech.

“Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi. […] Su di esso, […] ogni essere umano che sia mai esistito ha vissuto la propria vita”. Queste parole riflettono il della fotografia della Terra conosciuta come Pale Blue Dot. il 14 febbraio 1990 dalla sonda Voyager 1, questa immagine rappresenta il più distante scatto della nostra pianeta, realizzato al termine dell’esplorazione dei pianeti giganti del Sistema Solare da parte della NASA. La foto mostra la Terra come un piccolo puntino a circa 6 di chilometri oltre l’orbita di Nettuno, con il suo colore azzurro che rappresenta gli oceani che ricoprono gran parte della superficie terrestre.

Dettagli dello scatto

Il Pale Blue Dot è stato catturato dalla sonda Voyager 1 non appena questa uscì dal piano dell’eclittica, orientandosi verso lo spazio interstellare. Le sonde Voyager furono lanciate alla fine degli anni ’70 con l’obiettivo di esplorare Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Voyager 1 raggiunse Giove nel marzo 1979 e Saturno nel novembre 1980, mentre Voyager 2 proseguì per visitare Urano e Nettuno nel 1986 e nel 1989. Attualmente, Voyager 1 è l’oggetto realizzato dall’uomo più lontano dalla Terra, avendo recentemente raggiunto una distanza di 25 miliardi di chilometri, da cui la luce impiega quasi un giorno per viaggiare.

Immagine L’immagine è un collage di fotografie ottenute dalla sonda Voyager 1 tra il febbraio e il giugno 1990. Essa rappresenta una sorta di ritratto di famiglia dei pianeti del Sistema Solare visti da miliardi di km di lontananza. Credit: NASA/JPL–Caltech

L’idea di scattare un’immagine della Terra dai confini del Sistema Solare fu di Carl Sagan, che propose alla NASA di realizzare un “ritratto di famiglia” dei pianeti visibili dalla sonda, che includono Venere, Terra, Giove, Saturno, Urano e Nettuno. La fotografia della Terra fu scattata quando la Voyager 1 si trovava a 32° dal piano dell’eclittica e a 6,05 miliardi di chilometri dalla Terra, facendo apparire il nostro pianeta come un tenue puntino blu.

Significato del Pale Blue Dot

La fotografia della Terra ha Carl Sagan a scrivere il libro Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space, in cui riflette significato di quella visione. La Terra è rappresentata come un piccolo e fragile puntino azzurro, l’unico luogo a noi noto nell’Universo capace di sostenere la vita. Sagan enfatizzò la necessità di preservare il pianeta, sottolineando che non esiste un altro luogo dove l’umanità possa rifugiarsi nel caso di un disastro. La sua riflessione si estende oltre l’ambientalismo, invitando a considerare il messaggio di pace e fratellanza universale, esprimendo l’assurdità di conflitti umani in relazione alla vastità del cosmo e alla fragilità della nostra esistenza.

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Storia, dettagli e tragitto della “nave più bella del mondo”

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La Scuola Amerigo Vespucci è attualmente il veliero più antico in servizio della Marina Militare Italiana. Varata il 22 febbraio 1931, il suo motto, attribuito a Leonardo da Vinci e assegnato nel 1978, è «non chi comincia ma quel che persevera».

Appellata come “la nave più del ”, l’Amerigo Vespucci è un’imponente nave a vela con motore, assegnata ufficialmente al porto di La Spezia. Si occupa dell’addestramento e della formazione degli allievi dell’Accademia Navale e di altri istituti della Marina, oltre a promuovere la salvaguardia del patrimonio naturale e dell’ambiente marino, collaborando con organizzazioni come l’UNICEF e il WWF.

Partita il ° luglio 2023 da Genova per un tour mondiale, la nave è attualmente diretta verso il porto di Alessandria d’Egitto, dove arriverà stasera, 13 febbraio 2025. Durante questa navigazione, l’equipaggio, composto da 264 militari, si collegherà in diretta con il Festival di Sanremo.

Storia della nave scuola Amerigo Vespucci

La costruzione dello scafo dell’Amerigo Vespucci ha avuto inizio il 12 maggio 1930 presso il Regio Cantiere Navale di Castellammare di Stabia. La nave ha preso il mare per la prima volta il 22 febbraio 1930, con madrina Elena Cerio, figlia del colonnello del Genio navale Oscar Cerio, direttore del cantiere. Nel giugno dello stesso anno, l’Amerigo Vespucci entra in servizio e, nel mese di ottobre, riceve a Genova la Bandiera di Combattimento.

Insieme alla nave gemella Cristoforo Colombo, di dimensioni più piccole e di tre anni più “anziana”, forma la Divisione Navi Scuola, sotto il comando dell’Ammiraglio Cavagnari. Dal 1931 a oggi, la nave ha svolto attività di addestramento per allievi dell’Accademia Navale e della Scuola Navale Militare “Francesco Morosini”, oltre a collaborare con associazioni veliche come la Lega Navale Italiana e l’ANMI, con una pausa durante la Seconda Guerra Mondiale e in seguito ad attività di manutenzione.

Le attività a bordo dell’Amerigo Vespucci

Nel corso degli anni, la nave scuola ha effettuato numerose campagne di navigazione, toccando rotte nel Mediterraneo, Nord Europa, Atlantico Orientale, Nord e Sud America, oltre a un’importante circumnavigazione del globo tra il 2002 e il 2003.

A bordo, gli allievi apprendono vari aspetti della nautica e delle procedure marittime, sviluppando competenze in codice marinaresco, norme di navigazione e gestione logistica. La valutazione delle competenze avviene al termine della Campagna di Istruzione, attraverso prove tecniche e verifiche scritte e orali.

Caratteristiche della nave Amerigo Vespucci

La lunghezza della nave al galleggiamento è di 82 metri, estendendosi fino a 101 metri tra la poppa e il bompresso. La larghezza massima dello scafo è di 15,5 metri, che arriva a 21 metri considerando le imbarcazioni laterali. L’immersione massima è di 7,3 metri. Dotata di 26 vele in tela olona, la nave utilizza cime di materiale naturale e le manovre veliche sono eseguite a mano.

Tre alberi verticali (trinchetto, maestra e mezzana) sono previsti per la vela, con un bompresso a prora fungente da quarto albero. Lo scafo è composto da tre ponti principali e presenta una polena in bronzo dorato che rappresenta l’esploratore Amerigo Vespucci. I fregi di prora e l’arabesco di poppa sono costruiti in legno ricoperto di foglia d’oro zecchino.

I motori della nave includono un sistema diesel-elettrico con generatori e un motore elettrico principale. Le luci interne ed esterne sono a LED, con illuminazione tricolore per rappresentare i colori della bandiera italiana.

L’equipaggio dell’Amerigo Vespucci

Attualmente, l’equipaggio della nave è composto da 264 militari: 15 Ufficiali, 30 Sottufficiali, 34 Sergenti e 185 Sottocapi e Comuni. Durante la Campagna di Istruzione, si aggiungono circa 100 allievi all’anno per affiancare le varie funzioni a bordo della nave, tra cui navigazione, gestione delle vele, pratiche amministrative e attività sanitarie.

Il tour dell’Amerigo Vespucci

Il tour mondiale, iniziato da Genova, ha già toccato città come Los Angeles, Tokyo, Darwin, Singapore, Mumbai, Doha e Abu Dhabi. Le prossime tappe includono Alessandria d’Egitto e Durazzo in Albania, prima del rientro in Italia, dove la nave toccherà diverse città costiere. È possibile visitare la nave gratuitamente, con informazioni dettagliate disponibili sito ufficiale Tour Vespucci.

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Scoperta a Napoli la centrale operativa della truffa del “sito esca” che svuotava il conto con un sms

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Recentemente, gli autori della “truffa del sito “, che sfruttava ingannevoli per ottenere dati bancari delle vittime, sono stati individuati nel rione Sanità di Napoli. Le indagini condotte dai Carabinieri hanno rivelato la presenza di una dedicata alle frodi online, originariamente sospettata di essere un ritrovo per attività illegali legate allo spaccio.

Scoperta della centrale operativa

Durante una perquisizione, le forze dell’ordine hanno sequestrato un computer e cinque smartphone, utilizzati per l’invio massivo di messaggi fraudolenti. Questa modalità ha permesso ai truffatori di inviare centinaia di SMS a potenziali vittime in pochi secondi, spacciandosi per comunicazioni ufficiali di istituti bancari. I criminali sono riusciti a completare almeno cinque frodi, ricavando circa 10.000 euro, prima di essere fermati. Ulteriori tre tentativi di frode sono stati interrotti tempestivamente. All’interno dell’abitazione, sono state rinvenute anche 44 SIM card inutilizzate, suggerendo l’intenzione di espandere ulteriormente l’operato dell’organizzazione. Un giovane di 27 anni è stato denunciato, mentre le indagini continuano per mappare l’intera rete criminale.

Meccanismo della truffa

Il modus operandi della “truffa del sito esca” si basa su tecniche di phishing. Inizialmente, le vittime ricevono un SMS apparentemente innocuo, che potrebbe contenere un messaggio simile al seguente:

‘Gentile cliente, la sua carta è in fase di blocco, per evitare la sospensione, aggiorna i dati. Accedi.’

Il messaggio spinge il destinatario a cliccare su un link che rimanda a un sito web fraudolento, progettato per imitare il portale bancario ufficiale. Questo aumenta notevolmente il rischio di cadere nella truffa, in particolare per gli utenti meno esperti. In alcuni casi, gli SMS inviati dai truffatori si sono addirittura sovrapposti alla cronologia dei messaggi reali ricevuti dalla banca, accrescendo ulteriormente la loro credibilità.

Una volta visitato il sito ingannevole, l’utente viene incoraggiato a fornire credenziali di accesso e informazioni personali, tutte destinate ai truffatori, che possono così accedere ai conti e prelevare denaro con facilità.

Raccomandazioni per la sicurezza

Per prevenire le insidie della “truffa del sito esca”, è fondamentale seguire alcune misure di sicurezza. Non cliccare mai su link ricevuti tramite SMS che richiedono dati personali, anche se sembrano provenire da una fonte fidata, poiché le banche non richiedono mai aggiornamenti attraverso tali comunicazioni. Se sorge il dubbio riguardo un messaggio, è consigliabile contattare direttamente l’istituto bancario per verificare l’autenticità della comunicazione. Attivare l’autenticazione a due fattori sui propri account rappresenta un ulteriore passaggio per garantire la sicurezza dei propri dati.

Di seguito, le autorità raccomandano di non fidarsi di comunicazioni ricevute da sconosciuti e di contattare i propri istituti di credito o le forze dell’ordine in caso di dubbi, per proteggere le proprie informazioni personali.

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La vera storia dell’oca Martina e di Konrad Lorenz

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Lorenz e l’oca .

L’imprinting è un fenomeno di apprendimento precoce descritto per la prima volta dall’etologo Konrad Lorenz. Questo processo avviene quando i neonati riconoscono come madre il primo stimolo in movimento che osservano subito dopo la nascita. Un’importante in questo ambito è stata influenzata dalla relazione di Lorenz con Martina, un’oca selvatica che lo seguì per mesi, stabilendo un legame che si dimostrò cruciale per gli studi sull’imprinting. Per il suo , Lorenz fu premiato con il Premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia nel 1973, insieme a Nikolaas Tinbergen e Karl von Frisch. Oggi, il termine “imprinting” è comunemente utilizzato per descrivere una connessione profonda e immediata che si stabilisce in occasioni significative.

L’importanza di Martina per Lorenz

Attorno al 1935, Konrad Lorenz incontrò Martina ad Altenberg, un paesino austriaco. Qui, Lorenz viveva in una casa-laboratorio immersa nella natura, dove osservava il comportamento degli animali. Durante uno dei suoi esperimenti, un uovo di oca selvatica si schiuse e Lorenz notò che la piccola pulcina, invece di seguire la madre adottiva, preferiva seguirlo ovunque. Questo evento portò Lorenz a comprendere la profondità del legame che Martina aveva stabilito con lui, segnando una svolta significativa nella sua carriera.

La piccola oca continuava a reclamare l’attenzione di Lorenz, dimostrando un attaccamento che influenzò le sue ricerche future. Per facilitare la loro interazione, Lorenz costruì un cestino in cui portare Martina, che divenne un punto centrale dei suoi studi sull’imprinting.

La scoperta dell’imprinting

Lorenz condusse diversi esperimenti per approfondire il fenomeno dell’imprinting, verificando la replicabilità del meccanismo osservato. In quegli anni, adottò diversi pulcini che lo seguivano ordinatamente, simile a come i piccoli seguono la loro madre in natura. Egli osservò che i pulcini di oca selvatica tendevano a identificare come “madre” il primo oggetto tridimensionale in movimento che vedevano subito dopo la schiusa, indipendentemente dalla specie. Ancor più sorprendente, Lorenz dimostrò che anche oggetti inanimati potevano fungere da stimoli.

Il tempo si rivelò fondamentale nel processo di imprinting: il legame si stabiliva in una finestra temporale limitata, di poche ore dopo la nascita, e una volta creato risultava duraturo e irreversibile.

L’importanza dell’imprinting per la sopravvivenza

L’imprinting è particolarmente rilevante per le specie con sviluppo precoce, che già al momento della nascita presentano abilità motorie e sensoriali. Istaurare un legame con la figura materna è cruciale per la loro sopravvivenza, poiché senza questo legame, i piccoli diventano vulnerabili e facili prede. Pertanto, l’imprinting rappresenta un’importante strategia evolutiva: garantisce che i piccoli riconoscano la madre, ricevano nutrimento, protezione e apprendano abilità essenziali per la vita, come cacciare e dai predatori.

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Il significato dell’espressione “essere al verde”

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Le espressioni “essere al ” o “restare al verde” sono comunemente utilizzate in Italia per indicare la mancanza di fondi sufficienti. L’origine di queste frasi è oggetto di varie teorie, tutte legate all’associazione del colore verde con la scarsità di opportunità o risorse. Una tra le ipotesi suggerisce un legame con le aste pubbliche passate, in cui una candela con il fondo verde serviva come segnatempo: il termine “al verde” sarebbe quindi emerso per simboleggiare la fine del denaro disponibile.

Origine storica dell’espressione

Una delle spiegazioni più diffuse, sostenuta da fonti storiche tra cui le Note al Malmantile riacquistato di Paolo Minucci (1688), collega l’espressione “restare al verde” alle aste pubbliche a Firenze nel XVII secolo. Durante queste aste, le candele con fondo verde indicavano il termine delle offerte. Una volta raggiunta la parte verde della candela, si concludevano le opportunità di acquisto, portando all’associazione del termine con la mancanza di fondi. Un’altra teoria attribuisce l’origine di questa espressione al contesto del gioco d’azzardo, dove i tavoli da gioco erano rivestiti di panno verde. Quando un giocatore perdeva tutte le fiches, si trovava a guardare il verde del tavolo, simbolizzando una totale assenza di denaro.

Altri riferimenti culturali

Un’altra possibile origine dell’espressione potrebbe risiedere nel colore delle fodere dei portamonete storici, che erano spesso di colore verde. Aprire un portafoglio e imbattersi in questa colorazione indicava dunque una mancanza di denaro. Inoltre, esiste una tradizione legata all’antico Caffè Pedrocchi di Padova, noto come “il caffè senza porte”, che comprende una “sala verde”. Questo ambiente accoglieva chiunque senza obbligo di consumazione, risultando frequentato da studenti e persone in difficoltà economica, associando ulteriormente il colore verde a situazioni di indigenza.

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Le prugne secche aiutano ad andare in bagno?

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Le , note anche come prugne disidratate, sono comunemente riconosciute come rimedio per la stitichezza. Già nel 1878 si commercializzavano preparazioni a base di prugne medicate per affrontare problemi di costipazione e disordini biliari, inclusi gonfiore e reflusso. Studi scientifici hanno confermato che la loro efficacia è attribuibile alla presenza di fibre e sorbitolo, sostanze con effetto lassativo che facilitano l’espulsione delle feci. Tuttavia, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha ritenuto insufficienti le evidenze e ha negato l’autorizzazione per l’affermazione salutistica che attribuisce alle prugne secche un ruolo nel supportare la normale funzionalità intestinale. L’EFSA ribadisce che l’efficacia non dipende da un singolo alimento, ma da un approccio globale che include alimentazione equilibrata, idratazione adeguata e attività fisica, come suggerito dall’Istituto Superiore di Sanità.

Composizione e effetti lassativi delle prugne secche

Le prugne provengono dal genere Prunus, specificamente dal Prunus domestica. La loro reputazione come rimedio lassativo è dovuta alla loro composizione, che include fibre, acidi clorogenici, sorbitolo, minerali come potassio e calcio, e vitamine. Le prugne di per sé sono composte in gran parte di , che diminuisce nel processo di essiccazione. Le fibre presenti nelle prugne svolgono due ruoli principali: quelle solubili agiscono come prebiotici e quelle insolubili aumentano la massa fecale, facilitando la progressione attraverso l’intestino. Il sorbitolo, zucchero con proprietà lassative, attira acqua nell’intestino, mentre l’acido clorogenico stimola la motilità intestinale, favorendo i movimenti peristaltici. Diversi studi hanno dimostrato un incremento nella frequenza delle evacuazioni e nella consistenza delle feci a seguito del consumo di prugne secche o succo di prugna.

Effetti collaterali associati alle prugne secche

Sebbene le prugne secche possano portare benefici, possono anche causare effetti collaterali, tra cui crampi addominali e flatulenza, comuni a molti lassativi. I crampi possono derivare dall’azione dell’acido clorogenico sulla muscolatura intestinale o dall’ammorbidimento parziale delle feci in caso di ingorgo. La flatulenza è spesso il risultato della fermentazione delle fibre da parte della flora batterica intestinale. Tuttavia, è importante notare che il consumo moderato di prugne secche è generalmente sicuro; quantità eccessive possono portare a disagio.

Motivazione dell’Efsa per il diniego dell’autorizzazione

La decisione dell’EFSA di negare l’autorizzazione all’affermazione che le prugne contribuiscono al mantenimento della normale funzione intestinale può sembrare sorprendente, data la loro lunga d’uso. Tuttavia, la questione principale è legata alla mancanza di studi adeguati, caratterizzati da campioni ridotti e assenza di metodi di controllo come il doppio cieco. Molti studi esaminati non considerano variabili importanti, come lo stile di vita e l’idratazione, rendendo difficile stabilire correlazioni diretto tra il consumo di prugne e gli effetti sulla salute.

In conclusione, la stitichezza può essere affrontata attraverso una combinazione di corretta alimentazione, adeguato apporto di liquidi e regolare attività fisica, incoraggiando un consumo equilibrato di frutta e verdura.

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Funzionamento dei bonifici istantanei e analisi dei rischi

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Dal mese scorso, i , che permettono il trasferimento di somme fino a 100.000 euro in 10 secondi e sono disponibili 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, non possono avere commissioni superiori rispetto ai bonifici ordinari. Tutte le banche sono obbligate a riceverli, e questi possono essere utilizzati anche per pagamenti verso la Pubblica Amministrazione. A partire dal 9 ottobre 2025, gli istituti di credito dovranno offrire obbligatoriamente il servizio di bonifico istantaneo ai propri clienti, per promuoverne l’adozione. Tuttavia, la modalità di utilizzo dei bonifici istantanei richiede attenzione, poiché non possono essere annullati in caso di errore.

Cos’è un bonifico istantaneo e quali caratteristiche ha

Il bonifico istantaneo consente di trasferire denaro tra due conti in un massimo di 10 secondi. A differenza dei bonifici tradizionali, che richiedono fino a tre giorni lavorativi per essere completati, questa modalità è 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno, consentendo pagamenti immediati anche nei weekend e nei giorni festivi. Affinché il trasferimento avvenga, entrambe le banche coinvolte devono aderire al circuito dedicato, che assicura il trasferimento immediato grazie a una piattaforma tecnologica avanzata. Il limite massimo trasferibile varia da 15.000 a 100.000 euro a seconda dell’istituto.

Quanto costano i bonifici istantanei

Fino a poco tempo fa, i bonifici istantanei comportavano commissioni più elevate rispetto a quelli ordinari. Tuttavia, il nuovo regolamento europeo, entrato in vigore il 9 gennaio 2025, stabilisce che il costo di un bonifico istantaneo non possa superare quello di un bonifico ordinario. Pertanto, le banche sono tenute a eliminare eventuali sovrapprezzi per questo servizio. Alcuni istituti potrebbero rispondere a questa normativa aumentando le tariffe dei bonifici ordinari, il che potrebbe influenzare negativamente i clienti meno frequentatori di bonifici istantanei.

Come annullare un bonifico istantaneo

È essenziale prestare attenzione al fatto che non è possibile annullare un bonifico istantaneo. Una volta completato il trasferimento, il denaro viene immediatamente accreditato sul del destinatario, rendendo difficile per la banca intervenire. Questo rappresenta una delle principali differenze rispetto ai bonifici ordinari, che possono essere bloccati più facilmente dai reparti antifrode prima dell’accredito finale. Nel caso di un errore, è possibile tentare di recuperare l’importo contattando la banca del beneficiario o il destinatario. Tuttavia, questo procedimento è subordinato al consenso del beneficiario e, in assenza di collaborazione, potrebbe essere necessario intraprendere azioni legali, che possono risultare lunghe e costose.

Cosa fare in caso di truffa fatta con bonifico istantaneo

La rapidità dei bonifici istantanei, sebbene vantaggiosa, può diventare problematica in caso di truffe. Una volta che i fondi sono stati trasferiti, il tempo di intervento delle banche è quasi nullo, complicando notevolmente il recupero. Anche in presenza di prove evidenti di frode, il recupero dei fondi rimane incerto senza la collaborazione del truffatore, rendendo questa modalità di pagamento potenzialmente attraente per i criminali informatici. Per proteggersi da tali rischi, è consigliabile verificare attentamente i dati del beneficiario prima di effettuare il trasferimento e diffidare di richieste di pagamento urgenti o insolite. Se ci si trova a essere vittime di una truffa, è fondamentale contattare immediatamente la propria banca e denunciare l’accaduto alle autorità competenti, come la Polizia Postale, per stabilire le azioni da intraprendere.

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Nuova truffa via mail sul finto bonus di 715€ avvisata dall’INPS: come difendersi dal phishing

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L’INPS (Istituto Nazionale di Previdenza Sociale) ha recentemente segnalato un nuovo tentativo di truffa che sfrutta il pretesto di un presunto bonus da 715 euro per ingannare gli utenti e sottrarre loro dati sensibili. Questo tentativo di consiste nell’invio di comunicazioni apparentemente ufficiali, progettate per indurre le vittime a rivelare informazioni personali. In questo caso, i truffatori inviano e- che sembrano provenire dall’INPS, invitando i destinatari a cliccare su un link che li reindirizza a una pagina web contraffatta. Qui vengono richiesti dati anagrafici, informazioni bancarie e dettagli delle carte di credito con la falsa promessa di un accredito. Il messaggio contiene: “Non siamo in grado di effettuare il bonifico perché i dati nel sistema non sono aggiornati”, seguito dall’invito a inserire le informazioni tramite il link fornito. L’INPS ha avvisato gli utenti tramite i propri canali ufficiali, sottolineando di non cliccare su alcun link e, naturalmente, di non fornire informazioni personali.

Come funziona la truffa INPS del finto bonus da 715 euro

Questa truffa si basa su un metodo consolidato nel del cybercrime: il phishing. Questo termine deriva dall’inglese “fishing” (cioè “pescare”) e indica la tecnica con cui i truffatori “pescano” le loro vittime inducendole all’inganno per rivelare dati personali. Nel caso segnalato dall’INPS, la comunicazione che funge da “esca informatica” arriva sotto forma di e-mail, con un contenuto che sembra ufficiale e che invita a cliccare su un link per richiedere un presunto bonus. Dopo aver aperto la pagina web indicata, gli utenti sono spinti a inserire informazioni sensibili, come nome, cognome, numero di telefono, dati bancari e numeri di carta di credito. Questo permette ai malintenzionati di rubare identità e soldi, spesso senza che la vittima se ne accorga immediatamente.

Il testo del messaggio-truffa è il seguente:

Gentile cliente,

Con la presente comunicazione la informiamo che il nostro sistema automatico INPS ci ha indicato che lei soddisfa tutti i requisiti e le condizioni per recuperare fimporto di 715,00 EURO sulle tasse e/o contributi pagati nell’anno 2022.

Tuttavia, abbiamo provato ad effettuare il pagamento dell’importo indicato tramite bonifico bancario ma l’operazione non è andata a buon fine perché i suoi dettagli bancari che sono nel nostro possesso risultano errati o incompleti.

Per completare il processo di pagamento la invitiamo a visitare il nostro sito per aggiornare le sue coordinate bancarie.

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Rimanendo in attesa di un vostro gentile riscontro,

Porgiamo i nostri sinceri saluti!

Credit: INPS.

Analizzando il messaggio in questione, emergono vari elementi caratteristici degli attacchi informatici basati sulla tecnica del phishing. In particolare, i criminali informatici replicano il linguaggio e la grafica delle istituzioni ufficiali, sfruttando loghi, colori e toni formali per ingannare gli utenti. Gli utenti più accorti possono riconoscere alcuni dettagli indicativi di comunicazioni truffaldine, come indirizzi e-mail non ufficiali, errori grammaticali o di traduzione e richieste insolite di fornire dati personali. L’INPS, come altre istituzioni, non richiede mai informazioni sensibili via e-mail o messaggi, e questo dovrebbe essere un campanello d’allarme.

Come difendersi dalla truffa INPS del finto bonus da 715 euro

Per da questi attacchi, è fondamentale seguire alcune buone pratiche di sicurezza informatica. Innanzitutto, è sconsigliato cliccare su link provenienti da e-mail sospette e non fornire dati personali su siti non affidabili. Se si riceve una comunicazione che sembra provenire dall’INPS o da un’altra istituzione, è consigliato verificare direttamente sito ufficiale dell’ente o contattare il servizio clienti per accertarsi della veridicità del messaggio.

Nel caso in cui si sospetti di essere stati vittime di una truffa di phishing, è importante agire tempestivamente. Se si sono forniti dati bancari, contattare immediatamente la propria banca per bloccare eventuali transazioni sospette. È altresì opportuno segnalare l’accaduto alle autorità competenti, come la Polizia Postale.

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