back to top
Home Blog Pagina 62

I poliglotti più famosi della storia, da Cleopatra a Federico II di Svevia.

0

La poliglossia, ovvero la capacità di parlare più lingue oltre alla lingua madre, rappresenta una ricca espressione delle potenzialità intellettuali umane. Spesso utilizzato per descrivere chi è in grado di comunicare in più di tre lingue, il termine poliglotta deriva dal greco, unendo poly- (molti) e glṓtta (lingua). Throughout history, many individuals have distinguished themselves with their multilingual abilities, applying these skills in politica, scienza, arte e diplomazia. Questo articolo intende esplorare le vite e i contributi di alcuni tra i più noti poliglotti della , notando l’impatto della loro conoscenza linguistica sulla società.

Cleopatra VII (69-30 a.C.): la regina poliglotta

Cleopatra VII, l’ultima regina dell’Egitto tolemaico, era rinomata non solo per il suo carisma e intelligenza, ma anche per la sua competenza in lingue. Parlava almeno nove lingue, tra cui egiziano antico, greco, aramaico, ebraico e persiano. Un elemento distintivo nella sua formazione fu l’apprendimento dell’egiziano antico, che le permise di comunicare direttamente con i sudditi. Questa capacità le conferì un’immagine di sovrana illuminata e le facilitò negoziati diplomatici l’ausilio di interpreti, una rarità nella sua epoca. Cleopatra utilizzava le sue abilità linguistiche per tessere alleanze e trattati politici significativi, come quelli con Giulio Cesare e Marco Antonio, assicurando la gestione di un impero multietnico in un periodo di conflitti geopolitici.

Federico II di Svevia (1194-1250): l’imperatore delle lingue

Federico II di Svevia, che ricoprì il ruolo di imperatore del Sacro Romano Impero e re di Sicilia, si segnalò per la sua dimensione poliglotta e per il suo mecenatismo culturale. Era fluente in almeno sei lingue, tra cui , siciliano, tedesco, greco, arabo e francese. Questo repertorio linguistico rifletteva la diversità culturale dei suoi territori. Alla sua corte a Palermo, Federico promosse la traduzione di testi scientifici e filosofici dall’arabo al latino, contribuendo significativamente al progresso culturale nell’Europa medievale. La sua corte divenne un centro vitale di scambio culturale, dove studiosi di diverse nazionalità collaboravano proficuamente e diffondevano conoscenze in vari ambiti.

Federico II di Svevia

John Milton (1608-1674): il poeta poliglotta

John Milton, noto per la sua opera “Paradiso Perduto“, dominava un ampio bacino linguistico, parlando fluentemente almeno otto lingue, tra cui latino, greco, italiano, francese, spagnolo ed ebraico. Questa padronanza conferiva alla sua scrittura una profondità e una complessità notevoli, grazie all’accesso ai testi originali. Milton impiegò le sue abilità linguistiche anche per motivi politici, servendo come segretario per gli affari esteri durante il governo di Oliver Cromwell, dove tradusse e redasse documenti diplomatici, influenzando le relazioni internazionali del XVII secolo. La sua opera non solo è ben radicata nella tradizione linguistica, ma ha anche avuto un impatto duraturo sulla cultura europea.

John Milton

Giuseppe Mezzofanti (1774-1849): il maestro delle lingue

Giuseppe Mezzofanti, cardinale e linguista italiano, è considerato uno dei più grandi poliglotti di tutti i tempi. Nato a Bologna, mostrò fin da giovane una straordinaria capacità per l’apprendimento di lingue straniere. Si ritiene che parlasse fluentemente almeno 39 lingue, disponendo di conoscenze in altre 50. Tra queste vi erano greco, latino, arabo, cinese e russo. La sua abilità nel sostenere conversazioni complesse con viaggiatori e ambasciatori, spesso dopo brevi periodi di esposizione a nuove lingue, lo rese un chiave nel dialogo interculturale, facilitando le comunicazioni tra Roma e le delegazioni straniere.

Giuseppe Mezzofanti

Emil Krebs (1867-1930): il diplomatico delle 65 lingue

Emil Krebs, diplomatico tedesco, è conosciuto per parlare fluentemente 65 lingue e per aver studiato molte altre. La sua competenza linguistica si rivelò fondamentale nel suo lavoro per il servizio diplomatico tedesco, ove contribuì a stabilire relazioni internazionali senza malintesi culturali. La sua abilità straordinaria attirò anche l’attenzione scientifica: analisi postume del suo cervello evidenziarono caratteristiche distintive nell’area di Broca, collegata all’elaborazione del linguaggio. Krebs giocò un ruolo significativo nella diplomazia tedesca, dove la sua poliedricità linguistica facilitò il dialogo in contesti internazionali complessi.

Emil Krebs

Kató Lomb (1909-2003): la traduttrice ungherese

Kató Lomb, traduttrice e linguista ungherese, aveva la padronanza di oltre 16 lingue ed era nota per i suoi metodi innovativi di apprendimento. Lomb incoraggiava l’approccio pratico e l’esperienza diretta, ritenendo che la passione fosse la vera guida per l’apprendimento linguistico. Scrisse numerosi testi per illustrare le sue tecniche, che hanno contribuito a accessibili opere straniere al pubblico ungherese. Le sue idee hanno lasciato un segno significativo nell’insegnamento delle lingue moderne, promuovendo l’autonomia degli studenti nel processo di apprendimento.

Kató Lomb

Fonte Verificata

Ricerche in corso per l’aereo disperso in Alaska con 10 persone a bordo, cosa sappiamo sul volo

0

Un aereo commerciale Cessna 208B Grand Caravan EX risulta disperso da ieri sera, 7 febbraio 2025, durante un da Unalakleet a Nome, in Alaska. A bordo del velivolo si trovano dieci , tra nove passeggeri e un pilota. L’Alaska Department of Public Safety ha ricevuto comunicazione della scomparsa del volo, gestito dalla Bering Air, alle 16:00 ora locale (le 2 del mattino in Italia). È stato emesso un dispaccio ufficiale per informare della situazione.

Operazioni di ricerca in

Attualmente sono in atto operazioni di ricerca da parte dei Vigili del Fuoco, della Guardia Costiera e dell’Air Force. Le condizioni meteorologiche avverse e la scarsa visibilità stanno complicando le operazioni di recupero. Non sono state avanzate ipotesi motivo della scomparsa dell’aereo. Questo incidente segna il terzo episodio aereo negli Stati Uniti in pochi giorni, dopo il disastro di Washington del 29 gennaio, che ha causato 67 vittime, e l’incidente aereo di Philadelphia del 1° febbraio, che ha portato a sette decessi.

Dettagli sul volo

L’ultimo contatto con il Cessna è stato registrato alle 15:16 ora locale (1:16 in Italia), a circa 12 miglia (20 km) al largo della costa di Norton Sound, nel Mare di Bering. Al momento, la posizione del velivolo è sconosciuta, e la compagnia Bering Air sta collaborando con gli organi competenti per fornire informazioni utili al ritrovamento.

Secondo i dati del portale FlightRadar24, il velivolo stava volando da circa 40 minuti, in un volo programmato di 68 minuti, a una quota di circa 1.600 metri e a una velocità di 218 km/h. Negli ultimi momenti di volo, l’aereo aveva iniziato a perdere altitudine e aveva ridotto la velocità, dopo aver raggiunto precedentemente una quota di circa 2.300 metri a una velocità di 270 km/h.

Fonte Verificata

Contrordine, il vegetariano era l’australopiteco. La scoperta rivoluziona le teorie sull’evoluzione umana.

Un nuovo studio dei fossili di Australopiteco dimostra che la loro dieta prevalentemente a base vegetale, mettendo in discussione il ruolo centrale della carne nello sviluppo del cervello e nell’evoluzione umana.

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science ha rivelato che l’Australopiteco, uno dei primi antenati umani, non aveva un’alimentazione basata sulla carne, come precedentemente ipotizzato. a un’analisi chimica dell’email dentale di sette individui vissuti tra 3,7 e 3,3 milioni di anni fa in Sudafrica, i ricercatori hanno scoperto che la loro dieta era prevalentemente vegetale, simile a quella degli erbivori moderni.

Questa scoperta smentisce l’ipotesi che la carne abbia avuto un ruolo centrale nelle prime fasi dell’evoluzione umana e solleva nuove domande sul momento esatto in cui il nostro lignaggio ha iniziato a consumare proteine animali in modo significativo.

Una dieta erbivora che sfida le teorie sullo sviluppo del cervello

Secondo gli esperti, la carne è tradizionalmente considerata un fattore chiave nell’evoluzione del cervello umano, grazie alla sua ricchezza di proteine, ferro e vitamine essenziali. Tuttavia, questa nuova ricerca dimostra che i primi ominini non dipendevano dalla carne, suggerendo che il cervello umano si sia sviluppato inizialmente senza un grande apporto di carne nella dieta.

Gli scienziati ritengono che i primi Australopitechi si nutrissero principalmente di frutti, foglie, cortecce, radici e semi, con un’alimentazione più simile a quella di alcuni primati odierni. con l’arrivo di specie successive la carne avrebbe assunto un ruolo più significativo, forse grazie all’invenzione di strumenti per la caccia e alla capacità di cucinare il cibo.

L’analisi isotopica conferma un’alimentazione simile a quella degli erbivori

Per verificare questa teoria, il team di ricerca ha analizzato gli isotopi di azoto e carbonio presenti nello smalto dentale degli Australopitechi. Gli isotopi si accumulano nei denti e nelle ossa in base alla dieta dell’individuo.

Confrontando i risultati con quelli di animali carnivori, erbivori e onnivori vissuti nello stesso ecosistema, i ricercatori hanno scoperto che i valori degli isotopi negli Australopitechi erano molto più simili a quelli degli erbivori. Questo conferma che non erano cacciatori né onnivori, ma si nutrivano prevalentemente di piante.

Implicazioni per l’evoluzione umana

Questa scoperta cambia la nostra visione sulle origini della dieta umana e suggerisce che il passaggio al consumo di carne sia avvenuto più tardi nell’evoluzione, probabilmente a causa di cambiamenti ambientali e della competizione per le risorse.

Il cambiamento climatico potrebbe aver spinto gli ominini verso una dieta più varia, includendo carne, insetti e tuberi ricchi di amido. Questo potrebbe aver favorito lo sviluppo del cervello e l’espansione delle capacità cognitive, ma in una fase successiva rispetto agli Australopitechi.

Lo studio mette in discussione una delle più diffuse sull’evoluzione umana: quella che lega direttamente il consumo di carne all’aumento delle dimensioni del cervello. Gli Australopitechi dimostrano che i nostri antenati potevano sopravvivere e svilupparsi con un’alimentazione prevalentemente vegetale.

Questa scoperta apre nuove domande sulla datazione e le motivazioni dietro l’introduzione della carne nella dieta degli antenati. I prossimi studi potrebbero fornire risposte più dettagliate su questo capitolo della evolutiva.

Fonte: CaseTina Lüdecke

Fonte Verificata

Che cosa viene definita regola del 37%

0

La è costellata di decisioni che spaziano da quelle banali a quelle cruciali per il nostro benessere futuro. È fondamentale comprendere quando sia opportuno fermarsi nella ricerca di un’opzione e procedere a una scelta definitiva. La “Regola del 37%” rappresenta una strategia utile per orientarsi in questo contesto. Questa regola consiglia di rifiutare le prime opzioni disponibili fino a raggiungere il 37% delle possibilità, per poi selezionare la prima alternativa successiva che risulti migliore di tutte quelle precedentemente considerate. In questo modo, è possibile massimizzare le probabilità di fare una scelta soddisfacente.

Il problema della scelta ottimale

Prendiamo in considerazione un esempio pratico: la ricerca di un impiego. Dobbiamo prendere decisioni rapide dopo ogni colloquio. Rifiutare un’offerta significa perdere l’opportunità, poiché il posto sarà eventualmente assegnato a un altro candidato. I criteri di scelta non sono sempre misurabili in modo oggettivo, il che rende difficile fornire un punteggio ai vari lavori. È quindi essenziale stabilire un metodo per valutare se accettare un’opzione quando non abbiamo la visibilità su quelle future.

Equilibrio tra informazioni e scelte

Quando ci sono diverse possibilità, l’approccio strategico fare la differenza. Con un colloquio, sarà necessario accettare. Con due colloqui, abbiamo il 50% di probabilità di scegliere il migliore. Con tre opportunità, possiamo migliorare questa probabilità aumentando il numero di opzioni attraverso una selezione più ponderata. In particolare, il secondo colloquio offre la possibilità di confronto con il primo e consente di prendere una decisione più informata, mantenendo aperta la possibilità di una terza opzione.

Applicazione della Regola del 37%

Considerando le diverse possibilità di carriera, possiamo indicare i colloqui come A, B e C, dove A rappresenta la miglior opportunità, B una media e C la peggiore. La strategia di accettare il primo che sia migliore del primo colloquio permette di arrivare alla scelta ottimale in circa il 50% dei casi. Tuttavia, con l’aumento delle opzioni disponibili, questa percentuale tende a scendere. In effetti, si stabilizza attorno al 37%, valore fondamentale della regola, grazie alla convergenza della probabilità di successo.

Questo approccio si applica anche al dedicato alla ricerca, suggerendo di scartare le offerte fino a una certa data e quindi scegliere l’alternativa migliore successivamente. La regola fornisce un modello attraverso il quale orientarsi nella complessità delle decisioni quotidiane, rimanendo consapevoli dei rischi e delle opportunità che ogni scelta comporta.

Fonte Verificata

L’asfalto che si ripara da solo viene creato da scienziati inglesi grazie all’IA

Un asfalto autorigenerante, sviluppato con intelligenza artificiale e biomassa, potrebbe eliminare le buche nel Regno Unito e migliorare la sostenibilità stradale.

Una recente innovazione potrebbe affrontare il problema delle buche sulle strade del Regno Unito, con potenziali applicazioni anche in altre nazioni. Un gruppo di ricercatori ha un asfalto capace di auto-ripararsi, riducendo la necessità di interventi di manutenzione. Questa tecnologia, progettata con intelligenza artificiale e strumenti di sostenibilità, potrebbe rappresentare un significativo passo avanti nella manutenzione delle infrastrutture stradali.

Funzionamento e caratteristiche dell’asfalto autorigenerante

L’asfalto, noto per le sue proprietà vischiose, è comunemente utilizzato per la costruzione di strade. Tuttavia, il processo di ossidazione nel porta a una maggiore fragilità e alla formazione di crepe. I ricercatori hanno quindi sviluppato un metodo innovativo che consente all’asfalto di ripararsi autonomamente, prolungando la vita delle strade e diminuendo la necessità di costosi interventi di riparazione. Questo approccio potrebbe anche contribuire a costruire strade a basse emissioni, data la connessione tra produzione di bitume e inquinamento stradale.

Materiali sostenibili e innovazione

Il progetto non si limita alla sola riparazione delle strade ma si propone anche di l’asfalto più ecologico. I ricercatori mirano a imitare le proprietà autoguarenti presenti in natura, con l’obiettivo di creare un materiale che utilizzi scarti di biomassa, riducendo così la dipendenza da risorse naturali. Questa innovazione potrebbe avere un impatto globale nel settore delle infrastrutture, contribuendo a un’economia più sostenibile.

Molti cittadini di diverse città, in particolare quelli colpiti da problemi di dissesto stradale, potrebbero trarre beneficio dall’implementazione di tale tecnologia, che finalmente affronta in modo innovativo una delle questioni più discusse nel contesto urbano.

Fonte: Swansea University

Fonte Verificata

Scossa di magnitudo 4.8 avvertita a Messina, Palermo e Reggio Calabria, terremoto alle Eolie

0

Oggi, venerdì 7 febbraio 2025, alle ore 16:19, una scossa di di 4.8 è stata registrata al largo delle coste siciliane, nell’arcipelago delle Isole Eolie. L’epicentro del sisma si trova tra le isole di Alicudi e Filicudi, a una profondità di circa 16 km. La scossa è stata avvertita non solo nelle Isole Eolie, ma anche nelle città di Messina, Reggio , Catania e Palermo. Anche le località di Cefalù e Capo d’Orlando, sulla costa settentrionale della Sicilia, hanno segnalato una percezione marcata del fenomeno. Finora, non sono stati riportati danni significativi, ma il sisma è seguito da altre tre scosse di magnitudo superiore a 2.

Cause del terremoto

Per approfondire le cause di questa scossa, è utile consultare l’immagine del database DISS (Database of Individual Seismogenic Sources). Il punto evidenziato in giallo rappresenta l’epicentro del terremoto, posizionato in prossimità di due aree di colore arancione, che indicano sistemi di faglie del Tirreno meridionale. La profondità di queste faglie varia tra i 2 e i 18 km, in linea con la profondità di 16 km registrata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).

Contesto storico

L’area delle Isole Eolie non è nuova a eventi sismici. Analizzando i dati storici, si nota che nel dei secoli sono stati registrati vari terremoti in questa porzione del Tirreno, anche se non comparabili ai gravi eventi accaduti nel messinese. Un esempio significativo è il terremoto del 1908, che raggiunse una magnitudo di 7. e scatenò un maremoto, devastando gran parte delle città di Messina e Reggio Calabria e mietendo circa 80.000 vittime.

Ulteriori informazioni e aggiornamenti sulla situazione sonto disponibili tramite fonti ufficiali e riviste specializzate nel monitoraggio sismico.

Fonte Verificata

Il piano di Trump per rendere Gaza la “Riviera del Medio Oriente” possiede precedenti storici.

0

L’idea proposta di trasferire circa 2 milioni di arabi palestinesi dalla Striscia di Gaza verso paesi limitrofi, come Giordania ed Egitto, per sviluppare una "Riviera del Oriente" turistica, è priva di precisi antecedenti ma richiama alla mente episodi di deportazione ed esodo forzato. Sebbene ci siano similitudini, le differenze rispetto ai casi storici, come i trasferimenti imposti tra Grecia e Turchia dopo la Prima Guerra Mondiale o l’esodo degli italiani dall’Istria nel Secondo dopoguerra, sono sostanziali. Nel corso dei secoli, il trasferimento forzato di popolazioni è stato considerato una "soluzione" a conflitti, una pratica controversa e vietata dal diritto internazionale, in particolare dalla Quarta Convenzione di Ginevra del 1949.

Aspetti Giuridici e Geopolitici

La proposta solleva interrogativi sul reale scopo di un simile. Sebbene il contesto geopolitico odierno sia diverso dai , l’iniziativa presenta analogie con storici tentativi di creare soluzioni attraverso il trasferimento forzato, con implicazioni complesse e potenzialmente problematiche.

Il Trattato di Losanna del 1923

Il Trattato di Losanna del 1923 ridefinì i confini della Turchia dopo la Prima Guerra Mondiale, prevedendo uno "scambio forzato" di popolazioni, cioè greci ortodossi dalla Turchia e musulmani dalla Grecia. Presentato come una soluzione diplomatica, il provvedimento costrinse migliaia di ad abbandonare le proprie case e comunità, ricercando una nuova identità in un contesto spesso ostile. Questo spostamento, sebbene parte di un accordo internazionale, si rivelò una tragedia umanitaria che ha lasciato una profonda cicatrice nella memoria collettiva.

L’Esodo degli Italiani dall’Istria

Un esempio più recente di esodo forzato riguarda gli italiani che lasciarono l’Istria, Fiume e Dalmazia dopo la Seconda Guerra Mondiale. Migliaia di famiglie affrontarono l’alternativa tra restare sotto il controllo della Jugoslavia di Tito, rischiando molestie e discriminazioni, o abbandonare tutto per ricominciare altrove. Questo trauma, spesso descritto come un capitolo doloroso e poco raccontato della storia italiana, ha avuto un impatto duraturo sulle generazioni successive.

Tentativi Ottomani di Spostamento di Popolazioni

Anche nel XIX secolo si effettuò l’uso di spostamenti forzati come strumento politico. Ahmed Midhat Pasha, statista ottomano, propose di allontanare i musulmani dai territori bulgari recentemente indipendenti, sostituendoli con cristiani bulgari rimasti sotto il dominio ottomano. Sebbene non sia mai stato attuato, questo tentativo riflette l’illusione che trasferimenti forzati possano risolvere i conflitti, una convinzione che ha portato a nuovi traumi e tensioni piuttosto che a soluzioni pacifiche.

Fonti

  • Nationalism and Ethnic Conflict, Brown, MIT Press Ltd, 2001
  • Population exchange in the historical process and bursa, K. ARI, Tradotto da A. ERGÜL, 2020
  • Analysis of turkish-greek population exchange in the context of greek and turkish foreign policy, METINTAŞ, 2018
  • Storia Contemporanea, Sabbatucci-Vidotto, Laterza, 2019
  • Corriere della Sera
  • New York Times

Fonte Verificata

Come funziona e cosa può succedere a noi

0

Il recente caso di spionaggio via WhatsApp che ha colpito alcuni giornalisti italiani ha portato alla ribalta i rischi connessi all’uso di strumenti di spyware avanzati come Graphite, software sviluppato dall’azienda israeliana Paragon Solutions. Questo tipo di attacco, noto come zero-click, è particolarmente insidioso poiché non richiede alcuna interazione da parte della vittima, il che rende difficile da prevenire. Una volta installato, il malware consente l’accesso totale a messaggi, foto, video e contatti degli utenti, oltre a permettere di trasformare il dispositivo in un microfono ambientale per ascoltare conversazioni da remoto. Nonostante l’azienda abbia rescisso il contratto con il governo italiano, la protezione da tali attacchi informatici rimane una sfida complessa.

Cos’è lo spyware Graphite di Paragon Solutions

Graphite rientra in un’ampia categoria di spyware commercializzati per attività di intelligence e sicurezza nazionale, frequentemente venduti a governi e agenzie governative. Secondo fonti del settore, Paragon vanta almeno 35 clienti governativi in paesi democratici, escludendo nazioni in sono stati documentati abusi di tali strumenti. La somiglianza tra Graphite e Pegasus, un altro spyware progettato per infiltrarsi nei telefoni di giornalisti e attivisti, è evidente anche nelle tecniche utilizzate per sfruttare vulnerabilità nei sistemi operativi e nelle applicazioni di messaggistica come WhatsApp e Signal.

Gli attacchi zero-click, che non richiedono azioni da parte dell’utente, si avvalgono di vulnerabilità nel software del dispositivo per installarsi automaticamente. Ad esempio, un difetto nel sistema di gestione dei messaggi potrebbe consentire l’invio di dati malevoli in grado di eseguire codice dannoso non appena ricevuti. Queste vulnerabilità, note come zero-day, rappresentano falle di sicurezza non ancora corrette dai produttori, rendendo i dispositivi vulnerabili a sfruttamenti immediati da parte di attaccanti. Sebbene tali attacchi siano complessi e solitamente mirati, possono interessare anche utenti comuni.

Come sapere se WhatsApp è vittima di uno spyware

Per determinare se WhatsApp potrebbe essere oggetto di spionaggio, si possono considerare alcuni segnali, anche se la loro presenza non garantisce un attacco in :

  • Rumori o notifiche insoliti: vibrazioni notifiche possono suggerire un’irregolarità nel sistema.
  • Aumento della temperatura: un surriscaldamento del dispositivo indicare un uso eccessivo delle risorse da parte di app spia.
  • Rallentamenti nell’uso di WhatsApp: un’app meno reattiva potrebbe segnalare l’esecuzione di software non autorizzato in background.
  • Scaricamento rapido della batteria: una batteria che si scarica senza un uso intensivo può essere sintomo di un’app in esecuzione.

Per proteggersi da potenziali attacchi spyware su WhatsApp, è fondamentale adottare alcune misure di sicurezza:

  • Mantenere aggiornati il sistema operativo e le applicazioni.
  • Attivare la verifica in due passaggi su WhatsApp e controllare periodicamente i dispositivi collegati per eventuali accessi sospetti.
  • Evitate di connettervi a reti Wi-Fi pubbliche non protette.
  • Scaricare app da fonti ufficiali e disinstallare le applicazioni non utilizzate.

Sebbene tali misure possano non garantire una protezione totale contro attacchi sofisticati come quelli recentemente denunciati, risultano comunque utili per incrementare la sicurezza personale.

Fonte Verificata

Disperso in Alaska un aereo con 10 persone a bordo, in corso le ricerche: cosa si sa sul volo

0

Un piccolo velivolo commerciale Cessna 208B Gran Caravan EX risulta disperso da giovedì 7 febbraio 2025. A si trovavano 10 , tra 9 passeggeri e un pilota, mentre il velivolo in volo da Unalakleet a Nome, nella regione nord-occidentale dell’, Stati Uniti. L’Alaska Department of Public Safety è stato allertato della scomparsa del volo, operato dalla Bering Air, alle 16:00 locali (le 2 del mattino in Italia), e ha emesso un dispaccio ufficiale.

Operazioni di ricerca

Le operazioni di ricerca del velivolo e delle persone a bordo sono attualmente in corso e coinvolgono i Vigili del Fuoco, la Guardia Costiera e l’Air Force. Tuttavia, le condizioni meteorologiche avverse e la scarsa visibilità stanno complicando gli sforzi. Non ci sono al momento ipotesi su ciò che possa essere accaduto al velivolo.

Incidenti recenti

Questa scomparsa segna il terzo incidente aereo negli Stati Uniti in pochi giorni. Il 29 gennaio, un disastro aereo a Washington ha causato la morte di 67 persone, mentre un altro aereo è precipitato a Philadelphia il 1° febbraio, con un bilancio di 7 vittime.

L’ultimo contatto con il Cessna 208B è avvenuto alle 15:16 locali (le 1:16 del mattino in Italia), mentre si trovava a 12 miglia (circa 20 km) al largo della costa di Norton Sound, una baia del Mare di Bering. La posizione attuale del velivolo non è nota, e Bering Air sta collaborando con le autorità per fornire ogni informazione utile.

Cessna C208 Gran Caravan EX

I dati disponibili sui voli del Cessna 208B possono essere consultati tramite FlightRadar24. Al momento dell’ultimo contatto, l’aereo stava volando da circa 40 minuti, su un volo previsto della durata di 68 minuti, a un’altitudine di circa 1600 metri e una velocità di 218 km/h. Negli ultimi minuti del volo, il velivolo ha mostrato una diminuzione dell’altitudine e della velocità, partendo da un quota di circa 2300 metri e una velocità di 270 km/h.

dati volo disperso alaska

Le indagini continuano, e ulteriori dettagli saranno resi disponibili man mano che le autorità riceveranno nuove informazioni.

Fonte Verificata

L’origine delle scosse a Santorini non è legata al vulcano, analisi geologica in corso

0

Negli ultimi giorni, i terremoti avvenuti nell’area di Santorini hanno suscitato preoccupazioni riguardo a un possibile rischio di eruzione vulcanica. Le prime sono state registrate sabato febbraio, con una magnitudo di 5.0. In risposta a questi eventi, molti residenti hanno lasciato l’isola tramite voli e traghetti. Per tutelare la popolazione dai potenziali pericoli, come crolli o frane, le autorità hanno deciso di chiudere le scuole. È importante chiarire che questi terremoti non sono direttamente provocati dal vulcano, ma risultano invece da movimenti di faglie tettoniche attive nella regione del Mar Egeo. Attualmente, non ci sono segni di un’eruzione imminente.

Cosa sta provocando i terremoti a Santorini

Non tutti i terremoti nelle zone vulcaniche sono riconducibili all’attività vulcanica stessa. Santorini si trova nella zona di subduzione della placca tettonica Africana sotto quella Eurasiatica, fenomeno che genera una significativa quantità di accumulata lungo le faglie tettoniche, tra quelle della fossa ellenica e del sistema di faglie dell’Egeo meridionale. I recenti eventi sismici sono quindi di origine tettonica, provocati dall’accumulo di sforzo lungo le placche, anziché da movimenti magmatici.

La nascita dell’isola di Santorini

La geologica di Santorini inizia circa 2 milioni di anni fa con l’attività vulcanica nel sistema vulcanico dell’arco egeo meridionale. Questa è direttamente correlata alla subduzione della placca Africana, che porta alla formazione di magma attraverso la fusione parziale del mantello terrestre. Santorini non è un vulcano “semplice”, ma un complesso vulcanico caratterizzato da diverse fasi eruttive. La sua attuale forma a mezzaluna circonda una caldera, una depressione creata dal collasso del suolo in seguito a eruzioni catastrofiche.

L’eruzione minoica e le eruzioni antiche

L’eruzione più nota è quella definita eruzione minoica, avvenuta circa 3.600 anni fa. Questo evento, con un indice di esplosività vulcanica (VEI) di 6 o 7, fu una delle eruzioni più devastanti, espellendo tra 30 e 60 km³ di materiale piroclastico, con promozione di cenere fino a 36 km di altezza, causando anche tsunami in tutto il Mediterraneo orientale. Le conseguenze furono disastrose, con la sepoltura della città preistorica di Akrotiri. Alcuni studiosi suggeriscono che questa eruzione possa avere ispirato il mito di Atlantide.

In aggiunta, circa 520.000 anni fa avvenne un’importante super-eruzione sottomarina, nota come eruzione dell’Archaeos Tuff. Questa eruzione fu dieci volte più potente di quella recente di Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, con flussi piroclastici che si dispersero fino a 70 km dal cratere, depositando strati vulcanici spessi fino a 150 metri sul fondale marino.

Dopo l’eruzione minoica, il vulcano di Santorini ha continuato a manifestarsi. Le eruzioni più recenti hanno originato le isole di Nea Kameni e Palea Kameni, nel centro della caldera. L’ultima eruzione significativa risale al 1950. Oggi, l’area è attentamente monitorata da reti sismiche e geodetiche, con un’attività vulcanica di bassa intensità e senza segni di eruzione imminente.

Fonte Verificata

Il 536 d.C. considerato il peggior anno della storia in cui vivere

0

Un evento climatico e sociale di proporzioni storiche segnò il 536 Dopo Cristo, dagli storici medievali l’annus horribilis della . Durante questo anno, un’imponente eruzione vulcanica scatenò una serie di eventi catastrofici che segnarono un periodo buio per le popolazioni dell’epoca.

Le Cause Naturali

Si ipotizza che un grande , probabilmente situato in Islanda o in Centro America, abbia eruttato, rilasciando ceneri e aerosol nell’atmosfera. Questo fenomeno climaticamente disruptive portò a un significativo abbassamento delle temperature, oscurando il sole nell’emisfero settentrionale per un periodo di 18 mesi. Le conseguenze furono devastanti: le colture fallirono, generando carestie documentate negli Annali gaelici dell’Ulster con l’annotazione "Mancanza di pane nell’anno 536".

Testimonianze Storiche

Lo storico bizantino Procopio di Cesarea descrisse il clima di quell’anno come caratterizzato da un "sole oscuro". Cassiodoro, statista romano, aggiunse che il sole appariva bluastro e "tutto sembra un’eclissi senza fine". Queste descrizioni, unite ad recenti delle carote di ghiaccio e degli anelli degli alberi, confermano che il 536 fu uno degli anni più freddi degli ultimi millenni, con temperature estive inferiori di circa ,5 °C e 2,5 °C rispetto ai valori consueti.

Conseguenze Catastrofiche

Il periodo dal 536 al 546 d.C. vide ulteriori eruzioni vulcaniche che complicarono ulteriormente una situazione già drammatica, aggravata da conflitti e guerre. Nel 541, l’Impero Bizantino affrontò la Peste di Giustiniano, causata dal batterio Yersinia pestis, che sterminò circa 50 milioni di persone, decimando la popolazione dell’Impero Romano d’Oriente. Questo crollo demografico contribuì a una crisi economica e sociale significativa, ma segnò anche la transizione dall’Antichità al Medioevo. Michael McCormick, storico dell’Università di Harvard, ha osservato che ci sarebbero voluti diversi decenni prima che il mondo mostrasse segni di ripresa, fino al 640 d.C.

Fonte Verificata

Le componenti principali dell’esplosione e il suo funzionamento

0

La Bomba Zar rappresenta l’arma termonucleare più potente mai costruita, con un’esplosione che ha sprigionato circa 50 megatoni di potenza. Progettata dall’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda da un team di fisici, la bomba all’idrogeno, conosciuta con il nome in codice Big Ivan, fu testata una sola volta a potenza dimezzata il 30 ottobre 1961 sopra la baia di Mitjušicha. Fortunatamente, non venne mai impiegata contro obiettivi reali, né civili né militari. L’interesse per il suo funzionamento approfondisce la comprensione della tecnologia nucleare.

Meccanismo di funzionamento

Dopo essersi sganciata, la Bomba Zar è in grado di esplodere in meno di 0, microsecondi. All’interno della porzione sferica, avviene una reazione di fissione nucleare, generando altissime pressioni che trasformano la matrice di polistirene in plasma. Questo processo comprime la porzione cilindrica, dando inizio alla fusione nucleare e al rilascio istantaneo di un’immensa quantità di .

Dettagli tecnici dell’ordigno

All’interno della sfera si trova una sfera di plutonio, dove avviene l’innesco della reazione di fissione nucleare che produce temperature di circa 100 milioni di °C, accompagnate dall’emissione di raggi X e gamma. Questi raggi trasformano la matrice in polistirene in plasma. Inoltre, il cilindro, costituito da un cilindro cavo di uranio con idruro di litio e plutonio, compresso dal plasma, innescando la fissione dell’uranio e del plutonio e avviando così la fusione nucleare. Questo ha portato alla creazione di un fungo nucleare alto 67 km, un’altezza sette volte superiore a quella dell’Everest.

Contesto storico

L’intenzione dell’Unione Sovietica di sviluppare un’arma di così alta potenza riflette le tensioni della Guerra Fredda e la corsa agli armamenti nucleari. Per maggiori dettagli su questo argomento, è disponibile un video realizzato ad hoc tema.

Video thumbnail

Fonte Verificata

è in caricamento