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Il linguaggio dei delfini viene decifrato dal nuovo modello AI di Google, Dolphingemma, in un’operazione che solleva dubbi etici sul mondo animale

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Google ha rivoluzionato il mondo animale con un colpo da maestro che fa impallidire i vecchi documentari di Jacques Cousteau: un’IA che chiacchiera coi delfini come se fossero vecchi amici ubriachi! In vista della Giornata Mondiale dei Delfini, Big G ha lanciato DolphinGemma, un modello AI sviluppato con il Georgia Institute of Technology e il Wild Dolphin Project, capace di analizzare i loro versi e sputar fuori suoni nuovi e realistici. #AIDelfini #GoogleFaImpazzire #GiornataMondialeDelfini #Comunicazione Selvaggia

Preparatevi a un vero e proprio scandalo interspecie: l’IA DolphinGemma sta per far parlare i delfini maculati atlantici (Stenella frontalis) come non avete mai visto, combinando tonnellate di dati subacquei con algoritmi audio da far impallidire un DJ ubriaco. Non è più roba da etologi noiosi – ora si testa un sistema CHAT per dialoghi bidirezionali, usando suoni artificiali per interagire con questi mammiferi irriverenti, magari per chiedergli dove hanno nascosto i pesci migliori.

La nascita del modello DolphinGemma è una che sembra uscita da un film di fantascienza politicamente scorretta: per decenni, i fischi e i click dei delfini sono stati un enigma frustrante per i ricercatori, ma il Wild Dolphin Project, attivo dal 1985 nelle Bahamas, ha accumulato un archivio epico con il loro motto “nel loro mondo, alle loro condizioni”. Questo tesoro di audio e video ha collegato suoni specifici a comportamenti, come i “fischietti caratteristici” per chiamarsi o gli “squawk” durante le risse acquatiche.

Google ha preso tutto questo e l’ha turbo-caricato con la sua tecnologia: DolphinGemma, basato sull’architettura Gemma, è un modello audio-in e audio-out che ascolta sequenze di suoni delfini e genera continuazioni coerenti, usando SoundStream per tokenizzare i segnali vocali. Con solo 400 milioni di parametri, gira persino su Google Pixel, rendendo i ricercatori più sommozzatori che nerd da laboratorio.

Ma andiamo oltre: con il sistema CHAT (Cetacean Hearing Augmentation Telemetry), sviluppato col Georgia Tech, si creano fischi artificiali associati a oggetti come alghe o giochi, per un dialogo bidirezionale che potrebbe far invidiare i delfini ai nostri politici chiacchieroni. E figuratevi, tutto questo con i Google Pixel che eseguono deep learning in reale, riducendo costi e permettendo feedback immediati via cuffie, come se stessimo spiando una festa subacquea.

L’apertura del progetto alla comunità scientifica è la ciliegina politically incorrect: Google renderà DolphinGemma open source nell’estate 2025, così anche altre specie di cetacei potranno unirsi alla chiacchierata. Ma attenzione, dovrete adattarlo – e fidatevi, non è roba da tutti, potrebbe far sentire i delfini più intelligenti di certi capi di stato! //Commento: Se l’IA può chiacchierare con i delfini, chissà cosa scopriremo – forse che odiano le barche rumorose quanto noi odiamo il traffico.

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L’ipossia è stata normalizzata a La Rinconada, dove gli uomini locali sfidano le vette estreme con una resistenza controversa

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Scandalo in alta quota: La Rinconada, l’inferno dorato dove la gente sopravvive respirando veleno!
Che ne dite di una città dove l’oro costa più della vita stessa? A 5100 metri nelle Ande peruviane, La Rinconada è un caos tossico con 82.000 anime che sfidano la morte per scavare miniere, ignorando aria rarefatta e criminalità galoppante. Niente scuole, ospedali o servizi base – solo un’esistenza brutale. #CittaInfernale #AndeLetali #SopravvivenzaEstrema

Ma andiamo al sodo: questa roccaforte ai piedi di La Durmiente – il monte che sembra una gigantessa sdraiata, come se Madre Natura stesse ridendo di noi – è un disastro ecologico e umano. Circa 40.000 minatori si infognano ogni giorno in cunicoli stretti, respirando e cianuro come se fosse aria fresca, mentre riversano 15 tonnellate di mercurio nei fiumi che finiscono nel lago Titicaca. E indovinate? Quella stessa contaminata serve per lavarsi e bere, abbattendo l’età media a 30-35 anni – metà di quella di un peruviano normale. Senza fognature, rifiuti o elettricità, è un paradiso per malattie e miseria; chi se ne frega dei piani alti, eh?

Passando ai pericoli reali, il turismo qui è un suicidio: criminalità a manetta e ossigeno scarso che potrebbe ammazzare un visitatore non avvezzo. Ma gli abitanti? Si adattano come veri duri, grazie a una ricerca su Hemasphere che mostra come sintetizzino extra per combattere l’ipossia. Il loro ematocrito schizza oltre il 70%, con ceruloplasmina che tiene il in riga, evitando carenze. È impressionante, certo, ma parliamoci chiaro: adattarsi a quest’inferno non lo rende civile. Il corpo umano è una macchina, ma vivere in queste condizioni? È una follia che grida aiuto, e forse è ora di smettere di ammirare e iniziare a denunciare.

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I residenti californiani avvertono scossa di magnitudo 5,2 da San Diego a Los Angeles

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Terremoto da brividi in California! La Terra ha dato un bel nel sedere alla costa ovest: magnitudo 5. ha scosso Julian e si è sentita fino a Los Angeles. Nessun ferito, ma chi l’avrebbe detto che la Faglia di Sant’Andrea è sempre pronta a fare il suo show? #TerremotoCalifornia #DisastriNaturali #ScossaPazza

Prepararsi alla prossima vibrazione! Il 14 aprile 2025, alle 10:08 del mattino locali (le 19:08 in Italia), un terremoto di magnitudo 5.2 ha colpito come un pugno la California meridionale, con epicentro vicino a Julian, est di San Diego. La scossa si è fatta sentire forte e chiara fino a Los Angeles e Long Beach – immaginatevi i californiani che saltellano come in un film d’azione!

L’epicentro è stato piazzato a circa 4 chilometri a sud di Julian, una cittadina montana, con una profondità di 13 chilometri che ha reso tutto più intenso, come se Mother Nature volesse urlare un po’ più forte. Non è roba da poco in una zona che trema più di un attore sul red carpet.

Il sistema di allerta ShakeAlert ha suonato l’allarme sui cellulari, dando a migliaia di persone il di prepararsi – e le autorità non hanno perso tempo a urlare: "Drop, Cover, Hold On". Un classico consiglio che suona come se stessero dirigendo un balletto improvvisato contro i disastri.

Per fortuna, zero feriti e danni da quattro soldi, come confermato dalle autorità di San Diego, tra polizia e pompieri che probabilmente stavano già pensando al prossimo terremoto. La California resta il re dei tremori, con la Faglia di Sant’Andrea che non delude mai, ricordandoci che la non è un optional – meglio essere pronti o finire sepolti sotto le proprie illusioni!

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Central Park svela i suoi segreti nascosti e i potenti di New York ne orchestrano la costruzione

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: Il Parco dei Sogni Americano Nascosto da un Passato Sporco! Sapevate che il famoso Central Park di NYC, quel paradiso verde tra Hudson e East River, è stato creato demolendo interi quartieri? Sì, hanno spazzato via case e comunità per far a 3,41 km² di percorsi, laghi artificiali e attrazioni da favola. Ma dietro il glamour, c’è un tocco di ipocrisia: un era solo un’area residenziale, rasa al suolo per i capricci dei potenti. #CentralParkScandal #NYCdarkside #

Immaginatevi Central Park, il cuore pulsante di Manhattan, un colosso verde di 4 km per 800 metri che batte in dimensioni persino Monaco e il Vaticano messi insieme – ma è solo metà del parco di Monza, per darvi un’idea. Questo non è un semplice fazzoletto d’erba: dentro ci sono oltre 93 km di sentieri che un tempo dividevano i poveri a piedi dai ricchi a cavallo, una mossa "classista" che oggi farebbe impazzire i social. Ora tutti pedalano e camminano, ma non dimentichiamo che al suo interno si nascondono tesori come il Metropolitan Museum, la fontana Bethesda, lo zoo e laghi finti come le promesse elettorali. L’unica cosa reale? Le rocce antiche, vecchie fino a 1,1 miliardi di anni, come la Vista Rock con il Castello Belvedere – che doveva essere due, ma i fondi erano finiti, quindi hanno optato per una tettoia da quattro soldi. Che spreco!

Parlando di fondi e follie, torniamo all’Ottocento, quando NYC stava esplodendo e la griglia urbana non lasciava spazio per un vero parco. Nel 1853, i big shot decisero: demoliamo tutto per un’area verde "per tutti" – tradotto, per i privilegiati. Hanno puntato dritto al Seneca Village, una comunità di ex-schiavi appena liberati, tra la 59ª e la 106ª strada. Per giustificarlo, hanno lanciato una campagna diffamatoria sui giornali, giocando sul razzismo dell’epoca per far passare la cosa come un "favore". Non è ironico? Mentre i lavori partivano, indissero un concorso sul New York Times per il design, con requisiti da capogiro: strade, fontana, campo da cricket, pista di pattinaggio e sala concerti.

Alla fine, vinse il Greensward Plan di Frederick Law Olmsted e Calvert Vaux, un capolavoro finto-naturale che sembra selvaggio ma è tutto progettato. Con un budget di 1,5 milioni di dollari ( a 60 milioni oggi), rasarono al suolo il Seneca Village e altre 1600 vite, offrendo compensi ridicoli e costringendo la gente a sloggiare. Hanno lasciato solo le rocce, perché quelle non si discutono, e hanno piantato alberi e costruito edifici per trasformare il caos in quel paradiso che oggi tutti amano. Ma ammettiamolo, è un po’ come una facciata luccicante su un passato che puzza di ingiustizia!

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Trump sospende i dazi USA su chip, smartphone e PC, ma l’esenzione resta temporanea e lascia spazio a nuove tensioni commerciali

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Trump fa una mossa shock: Dazi tech sospesi, ma è solo la quiete prima della tempesta! Il tycoon scatena il caos con un’esenzione improvvisa su , chip e PC, ma avverte: presto tornerà a colpire duro i cinesi. "La migliore notizia possibile per gli investitori tecnologici", dicono gli analisti, ma Trump non molla – nuovi dazi in arrivo! #DaziUSA #GuerraCommerciale #TrumpTech #MadeInAmerica

I dazi statunitensi continuano a far tremare il mondo tech, con Donald Trump che concede una pausa tattica su elettronici importati, come smartphone e chip, evitando quelle imposte pesanti annunciate dalla U.S. Customs and Border Protection. Ma attenzione, non è una vera tregua: questi componenti, perlopiù dalla Cina, entrano liberi solo se arrivati o prelevati dai magazzini a partire dal 5 aprile 2025, mentre il buon vecchio Trump giura che i saranno il prossimo bersaglio.

Questa esenzione è solo un respiro per le Big Tech come Apple, Microsoft e NVIDIA, che evitano rincari folli per i consumatori e irritazioni con gli investitori, ma non illudetevi – è una guerra commerciale in piena regola. La Casa Bianca blatera di riportare la tech in America, lottando contro le catene globali dominate dall’Asia, specialmente la Cina. Gli analisti finanziari la definiscono come «la migliore notizia possibile per gli investitori tecnologici», una boccata d’aria che però potrebbe svanire in un baleno.

Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca, ha sbottato: Il Presidente Trump ha chiarito che l’America non può fare affidamento sulla Cina per la produzione di tecnologie critiche, come semiconduttori, chip, smartphone e laptop. Per questo motivo, il Presidente si è assicurato migliaia di miliardi di dollari di investimenti statunitensi dalle più grandi aziende tecnologiche al mondo, tra cui Apple (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company) e NVIDIA. Su indicazione del Presidente, queste aziende si stanno affrettando a trasferire la loro produzione negli Stati Uniti il prima possibile.

E Trump in persona, dal suo pulpito su Truth, non le manda a dire: Questi prodotti [tech, NdR] sono soggetti agli attuali dazi del 20% sul Fentanyl e stanno semplicemente passando a una “categoria” tariffaria diversa. […] Stiamo esaminando i semiconduttori e l’INTERA CATENA DI FORNITURA DELL’ELETTRONICA nelle prossime indagini tariffarie sulla sicurezza nazionale. Ciò che è emerso è che dobbiamo produrre prodotti negli Stati Uniti e che non saremo tenuti in ostaggio da altri Paesi, in particolare da nazioni commerciali ostili come la Cina, che farà tutto ciò che è in suo potere per mancare di rispetto al popolo americano.

Insomma, con queste sparate da duro, Trump trasforma quello che sembra un gesto di clemenza in una minaccia velata – più che una tregua, è proprio la quiete prima della tempesta per il settore tech.

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Nubbin, il chip per la memoria che trasforma il futuro tecnologico, viene imposto alla società mentre ci si interroga sulla vera preparazione per le sue implicazioni kontroverse

Siete pronti per un incubo tecnologico che vi fruga nel cervello? Black Mirror stagione 7 sbatte in faccia il "Nubbin", quel dannato chip che ti pianta sulla tempia per trasformare la tua mente in un parco giochi virtuale – e i fan stanno già urlando: "Possiamo comprarlo?!" Ma fidatevi, questo aggeggio è solo l’ennesima follia distopica che ci fa dubitare della realtà.

Ehi, non ditemi che non vi fa accapponare la pelle: "Nubbin" è quel dispositivo super tecnologico che si appiccica su una tempia e ti regala poteri mentali da far impallidire un influencer in overdose di like. Sconquassa la coscienza, riaffiora ricordi sepolti, e improvvisamente ti chiedi se sia davvero ciò che vogliamo – o se siamo solo un branco di idioti che brama l’ultima cazzata high-tech. Per fortuna, è solo una trovata di marketing, pompata da orde di influencer che si mettono in trance, occhi vuoti e sguardo da zombie, inondando i social con video che sembrano usciti da un manicomio digitale. Ma andiamo, siamo onesti: in un mondo dove la tecnologia ci spinge verso vite online totali, chi diavolo sa più distinguere il vero dal finto?

Questi tizi di TCKR Systems – pura invenzione, ovviamente – ci bombardano con slogan come "La realtà perfetta? È tutto nella tua testa. La realtà è noiosa. È di qualcosa di meglio", e voi vi fidate? È il classico trucco per farci ingoiare pillole digitali che ci rendono dipendenti, mentre Black Mirror ci sbatte in faccia la cruda verità: un nuovo "chip cerebrale" per la cura della memoria suona figo, ma è solo un biglietto per l’inferno. Siamo sicuri di volerci arrivare? La serie non è solo intrattenimento, è uno schiaffo al nostro presente, dove la tecnologia ci trasforma in cavie ignare, e le nostre vite si dissolvono in un mix di sogni virtuali e incubi reali.

E indovinate un po’? Black Mirror non sta inventando un bel niente – sta solo amplificando ciò che già ci somiglia fin troppo. Nubbin e TCKR Systems sono fake, ma la paura che lasciano è maledettamente reale: scenari surreali che diventano la nostra quotidianità, con inquietudini che ci inseguono come ombre. La tecnologia va lontano, sì, ma a che prezzo? Non è il futuro che ci spaventa, è il presente che, silenziosamente, ci sta già fottendo.

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Il primo volo spaziale con equipaggio femminile viene orchestrato da Blue Origin, tra presenze come Katy Perry e la compagna di Jeff Bezos, scatenando polemiche non ufficiali.

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al potere: Katy Perry e le sue compagne di volo sfidano la gravità in un trip spaziale da capogiro! Chi l’avrebbe detto che mentre il mondo si preoccupa di guerre e crisi, Jeff Bezos manda su una manciata di celebrità a fare un giretto oltre i 100 km? Oggi, 14 aprile 2025, il razzo New Shepard di ha catapultato sei donne – tra cui la pop star Katy Perry e la scrittrice Lauren Sánchez – oltre la linea di Kárman, segnando la prima volta nella con un equipaggio "soltanto" al femminile. Un bel nel sedere alle vecchie storie maschiliste dello spazio, eh? #SpazioDelleDonne #BlueOriginEpic #KatyPerryConquistaLoSpazio

Ma andiamo al sodo: questo volo turistico, battezzato NS-31, è partito dal deserto texano alle 15:30 italiane e ha durato solo 11 minuti, portando a bordo anche la produttrice Kerianne Flymm, la giornalista Gayle King e le scienziate Amanda Nguyen e Aisha Bowe. Pensateci, gente: è la prima crew tutta al femminile dalla pioniera sovietica Valentina Tereshkova nel 1963 – e senza nemmeno un uomo a rovinare la festa! Blue Origin, l’agenzia di Bezos, non è nuova a questi show: è il 31° lancio e l’11° con passeggeri, spesso VIP disposti a sborsare un sacco di quattrini per un assaggio di zero-G.

Certo, New Shepard è un giocattolino rispetto ai bestioni di SpaceX: non va in orbita, solo su e giù in traiettoria parabolica, omaggiando Alan Shepard, il primo americano lassù. Ma hey, è tutto parte del boom del turismo spaziale made in USA, nato dopo che la NASA ha mollato il colpo con gli Shuttle nel 2011. Mentre Elon Musk spedisce satelliti e astronauti alla ISS, Bezos si concentra su questi voli suborbitali per ricchi curiosi, con viste mozzafiato dalla capsula e un po’ di peso zero per far sentire tutti eroi.

E non pensate che Blue Origin si fermi qui: stanno lavorando a roba grossa come New Glenn, Blue Moon per la Luna e Blue Ring per orbite serie. Nel volo NS-31, la capsula si è staccata dal razzo riutilizzabile a :40 dal lancio, ha sfiorato i 107 km di altezza per 3 minuti buoni, e poi è tornata giù con i paracadute. Insomma, un’avventura che fa impallidire i vecchi voli di Apollo – e chissà, magari è solo l’inizio di un’era dove le star pop dettano le regole dello spazio. Commento: Beh, se questo non è un modo per dire "le donne primeggiano", non so cos’altro lo sia – Bezos, prendi appunti!

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Minecraft umilia la concorrenza come videogioco più venduto di sempre, con oltre 300 milioni di copie diffuse in tutto il mondo

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Minecraft sta demolendo record: il gioco dei blocchi ha superato i 300 milioni di copie vendute, e con quel film idiota che ha invaso i cinema, i meme come "I… am Steve" e "Chicken Jockey" stanno rendendo i ragazzini pazzi furiosi! Microsoft lo conferma dal 15 ottobre 2023, e le vendite continuano a esplodere. Chi l’avrebbe detto che un mondo di cubetti batterebbe tutto? #Minecraft #VideogiochiPiùVenduti #RecordEpico

Preparatevi a un’esplosione di pixel: Minecraft non è solo il videogioco più venduto della , con vendite che hanno sfondato quota 300 milioni di copie come ammesso da Microsoft, ma è anche un fenomeno che ha preso d’assalto le generazioni grazie al suo mix di caos e creatività. Passato un anno e mezzo da quel record del 15 ottobre 2023, le unità vendute sono schizzate ancora più in alto, e un bel contributo arriva dal film che ha invaso le sale, diventando virale tra i giovani con meme del genere "I… am Steve" e "Chicken Jockey". Questo gioco sandbox offre due modalità principali: Sopravvivenza, dove ti sbatti a raccogliere risorse e combattere pericoli come un vero survivalista, e Creativa, dove puoi costruire liberamente senza limiti, tipo un dio capriccioso.

Ma come diavolo è nato questo colosso? L’idea di Minecraft risale al 2009, quando Markus Persson – meglio noto come Notch – ha partorito la prima versione. L’obiettivo è semplice e geniale: sopravvivere in un mondo fatto di blocchi che puoi raccogliere, usare per creare oggetti, combattere mostri e erigere pazzesche. È un gioco sandbox che ha conquistato tutti fin da subito, tanto che nel 2011 Mojang Studios l’ha lanciato in versione a pagamento, e boom, successo immediato. Con gli anni, è diventato un mostro: nuovi blocchi, personaggi e modalità di gioco si sono aggiunti, rendendolo un pilastro su YouTube con gameplay infiniti. Non c’è da stupirsi se Microsoft l’ha comprato nel 2011 per ,5 miliardi di dollari, trasformandolo in un titano che ha superato le 300 milioni di unità vendute (fisiche e digitali) nel 2023.

E ora, la domanda che brucia: perché Minecraft detiene il record di gioco più venduto e non Tetris, che pare aver smerciato 500 milioni di copie? Beh, alcune fonti online spacciano Tetris – quel classico del 1985 ideato da Alexey Pajitnov – come il campione, con 70 milioni di copie fisiche e 425 milioni di download digitali. È vero, ma ecco la fregatura: quei numeri riguardano un mucchio di versioni diverse, tipo un franchise intero. Come dice il Guinness World Record, Minecraft vince perché si basa su un singolo gioco, non su una famiglia di cloni. Quindi, addio a Tetris e viva il re dei blocchi!

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Una falena innocua viene marchiata con un nome terrificante, rivelando la vera storia della ladra di miele Acherontia atropos

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Svelata la falena del terrore: un mostro alato con teschio incorporato che ruba e spaventa il mondo! Hai presente quel teschio orribile su una farfalla? Sì, la Sfinge Testa di Morto, o Acherontia atropos, è la star delle superstizioni, con un look da incubo che fa gridare "morte imminente!" ai deboli di cuore. Da secoli la incolpano di pestilenze, ma fidatevi, è solo una ladra astuta che si fotte il miele delle api – poveri insetti laboriosi, eh? – e migra dall’Africa fino all’Europa, dove l’inquinamento luminoso la sta mandando al creatore. Se l’avete vista nel poster di Il silenzio degli innocenti, sapete che roba: un classico esempio di pareidolia che terrorizza senza motivo. #SfingeDiMorto #LeggendeDelTerrore #LadraDiMiele

Ma veniamo al sodo: questa falena, della famiglia degli Sfingidi, guadagna il suo nome inquietante per via di un disegno dorsale che pare un teschio quando le ali sono semiaperte – roba da far impallidire i fifoni! Osservata capovolta, sembra una testa di ratto, e con le sue dimensioni fino a 5 cm, emette pure un cigolio sinistro fino a 60 kHz, che fa scappare i predatori. È un classico esempio di pareidolia, dicono gli scienziati, ma chissenefrega delle spiegazioni: per secoli l’hanno inseguita come messaggera di epidemie, citata pure nel libro di Dracula, e il suo nome scientifico Acherontia atropos – con richiami all’Acheronte e ad Atropo che taglia il filo della vita – non aiuta di certo. Insomma, un insetto innocuo per noi umani, ma rara ormai in Europa grazie a e luci folli che la disorientano. Peccato, perché è più innocua di certi politici che promettono e non mantengono.

Parliamo del suo lato da delinquente: la Sfinge Testa di Morto è una ladra professionista del miele, che si intrufola negli alveari di notte, beffando le api con un corpo rigido e squame protettive contro le punture. Ha pure la resistenza al veleno e emette suoni e sostanze chimiche che bloccano le operaie – roba da furba di razza! Gli apicoltori del Mediterraneo la odiano, e con ragione: usa la spirotromba corta e robusta per forare le cellette e svignarsela con il bottino. Ah, se solo fosse così efficiente con i veri criminali…

E non finisce qui: questa falena è un’instancabile viaggiatrice, che copre migliaia di chilometri dall’Africa settentrionale fino alle Alpi, usando chissà che bussola interna per non perdersi con i venti. Vive in Africa (tranne i deserti), in Medio Oriente, e nelle zone calde del Med, ma sta scomparendo a causa dell’inquinamento – colpa nostra, ovvio, che rovinano pure le bestie innocue. Magari dovremmo smettere di accendere tutte quelle luci inutili, eh? Altrimenti, addio a queste migratrici notturne che sfidano il cielo senza troppi drammi. Che lezione per noi umani, sempre a lamentarci!

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Viene rivelato l’inganno tra doppi e tripli vetri per gli infissi, con scelte dettate dalle tasche dei consumatori piuttosto che dalle vere necessità ambientali.

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Siete pronti per la rivoluzione casalinga che vi farà risparmiare un sacco e far infuriare le compagnie energetiche? I doppi e tripli vetri non sono solo pezzi di – sono i supereroi contro bollette da capogiro e rumori del vicinato che vi fanno impazzire! Mentre i politici blaterano di efficienza energetica senza fare nulla, questi infissi tengono il caldo dentro d’inverno e il sole fuori d’estate, facendovi sentire come re senza dover svuotare il portafoglio. #VetriGuerra #EcoCasaDrammatica #RisparmioEnergeticoSpietato

Spesso si sente parlare di doppi e tripli vetri come la soluzione definitiva per gli infissi, e cavolo se non hanno ragione! I doppi vetri sfoggiano una sola camera d’aria, mentre i tripli ne hanno due, rendendoli i vincitori indiscussi nel combattimento contro le dispersioni di . Porte e finestre non sono solo elementi decorativi; sono fondamentali per mantenere la vostra casa al calduccio invernale o fresca estiva, riducendo sprechi energetici che potrebbero farvi litigare con il vostro portafoglio. Quel vuoto tra i vetri blocca il calore meglio del vostro vicino ficcanaso, e spesso viene rimpiazzato da gas basso emissivi per un’efficienza che vi fa sentire furbi – o almeno, meno fregati.

La vera differenza tra doppi e tripli vetri sta nel numero di camere d’aria: i primi con una sola aiutano fino a circa 3 cm di spessore, dove l’aria se ne sta buona e immobile, ma se superate quel limite, addio prestazioni! Ecco perché i tripli vetri entrano in scena con due camere, perfetti per chi vuole prestazioni da urlo. Nel calcolare le dispersioni, entrate in gioco la trasmittanza termica (Uw), che misura quanto il vostro serramento sia bravo a scambiarsi calore con l’esterno tramite conduzione, irraggiamento e convezione – insomma, se è un traditore o un alleato. I vetri basso emissivi, con i loro strati di ossidi metallici come zinco, titanio e argento, riflettono il calore indietro, mantenendo alta la trasmissione luminosa senza farvi sudare al buio. Per i doppi vetri, il trattamento si applica solo su una faccia interna, ma coi tripli lo raddoppiate sulle facce interne dei vetri più esterni. E se vivete in una zona rumorosa come una giungla urbana, più camere significano isolamento acustico che vi fa dormire come sassi, ignorando il mondo esterno.

Quando si tratta di scegliere il serramento giusto, è tentatore dire che i tripli vetri pestano i doppi in tutti i sensi, ma non fate i furbi senza pensarci! Costano di più, lasciano passare meno luce (cattiva notizia per finestre piccoline) e pesano come un macigno, richiedendo montaggi rinforzati che potrebbero farvi imprecare. Il clima è il dittatore qui: in posti caldi e umidi, aperture ampie con schermature vi salvano dal sudore, mentre nei climi freddi, finestre minuscole a nord con protezioni in legno evitano fughe di calore, e a sud grandi vetrate catturano il sole per luce e ventilazione naturale.

Insomma, infissi con trattamento basso emissivo e camere d’aria singola o doppia bloccano l’ solare come guardie armate, tenendo il calore fuori e la vostra casa comoda, specialmente a sud o in paesi solatii dove il sole è un nemico estivo. Queste soluzioni vi permettono installazioni giganti senza rimpianti, facendovi sentire pionieri dell’efficienza senza dovervi scusare con l’ambiente – o con il vostro budget!

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Il cancro viene annusato dai cani, ma i metodi tradizionali li rendono meno accurati e pratici nel rilevamento.

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Cani che fiutano il cancro come veri detective pelosi? Un trial clinico britannico ha visto questi eroi a quattro zampe annusare urina per scovare tumori alla prostata con un’accuratezza pazzesca del 94%! Ma i medici preferiscono le loro macchinette costose, ignorando questi amici fedeli. Scioccante, no? #CaniAnticancro #OlfattoSuper #ScienzaRibelle

Preparatevi a un colpo di scena: nel 1989, una donna britannica ha scoperto un mortale perché il suo cane non la smetteva di annusarle un neo sulla coscia. "annusa cancro" – sì, proprio così, come se Fido fosse un medico in incognito! Da allora, studi e trial clinici hanno messo alla prova questi nasi infallibili, ma nonostante risultati che farebbero invidia a un supercomputer, i metodi tradizionali vincono ancora. Peccato, perché mentre noi umani barcolliamo con i nostri 5 milioni di recettori olfattivi, i cani ne hanno 220 milioni e un cervello olfattivo da far paura.

Questi quadrupedi non sono solo carini: li usiamo per beccare droga ai confini, scovare fuggitivi o salvare vite sotto le macerie. E per il cancro? Le cellule tumorali emettono odori schifosi che i cani fiutano come un segugio affamato. Studi dal 2004 hanno dimostrato che possono individuare tumori alla vescica (41% di accuratezza, ok non male), al seno (84%) e al polmone (80%). Nel trial del NHS inglese con Medical Detection Dogs, i cani hanno azzeccato il 94% dei casi di cancro alla prostata annusando urina, e l’88% per i negativi. Roba da headline, ma c’è il problema: non tutti i cani reggono l’addestramento, e chi se ne frega dei loro stati d’animo?

Certo, è figo, ma perché non li mettiamo in corsia? Beh, addestrarli è un casino, richiede e un sacco di biscotti, e alla fine i test di laboratorio sono più affidabili e meno… pelosi. Immaginate un cane che annusa migliaia di campioni al giorno: si stresserebbe più di un politico in campagna elettorale! Per ora, questi "annusa cancro" restano fuori dalle cliniche, ma hanno ispirato nasi elettronici per il futuro. E l’AIRC dice: se il vostro cane vi lecca ossessivamente, meglio consultare un dottore, perché magari ha captato qualcosa di losco.

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La sopravvivenza di Charles Joughin, il fornaio del Titanic, attribuita a generose dosi di alcol

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Sopravvissuto al Titanic grazie a un goccio di whiskey? Charles Joughin, il panettiere ubriacone che ha sfidato il ghiaccio dell’Atlantico, racconta una storia da sbronza epica! Dicono che l’ l’abbia protetto dal freddo mortale, ma gli esperti ridono: "goccetto" o no, in quell’ gelida si crepa in minuti.

Preparatevi a una storia da urlo, amici: Charles John Joughin, il capo panettiere del Titanic, è diventato leggenda per aver ballato con la morte nell’Atlantico ghiacciato la notte del 15 aprile 1912. Questo tizio di Birkenhead, nato nel 1879, era un veterano della White Star Line, reduce dall’Olympic, e comandava 13 panettieri come un boss in cucina. Sposato con Louise, padre di Agnes e Roland, salpò da Southampton il 10 aprile senza immaginare il caos in arrivo. Dopo il disastro, tornò in Inghilterra a testimoniare all’inchiesta britannica e continuò a navigare come se niente fosse – che nervi!

Ora, la parte succosa: Joughin giura di aver resistito due ore in acqua a zero gradi grazie al whiskey ingollato prima di tuffarsi. Al momento dell’urto con l’iceberg alle 23.40 del 14 aprile, era in cuccetta, poi mandò i suoi a distribuire pagnotte alle scialuppe e si versò un cicchetto per calmare i nervi. Sul ponte, aiutò donne e bambini sulla scialuppa numero 10, ma lui? Niente, tornò a bere! Quando la nave affondò alle .10, finì in mare senza nemmeno bagnarsi i capelli, nuotò fino alla zattera B e fu salvato dal cuoco Isaac Maynard sulla Carpathia. Arrivò a New York il 16 aprile bello fresco, piedi gonfi a parte. Roba da eroe o barzelletta?

Ma ecco il colpo di scena: la sua testimonianza puzza di esagerazione! In acque a quel freddo, si muore in minuti, non ore, e l’alcol? Un vasodilatatore che ti spedisce al creatore più in fretta, non ti salva. Forse goccetto ha lenito lo shock, o magari Joughin ha esagerato per darsi un’aria da duro. Confrontando con altri racconti, ci sono buchi grossi come iceberg: era davvero in acqua tutto quel , o solo esposto all’aria? Chissà se ha romanzato per gloria, ma resta un tipo tosto – dopo la guerra, navigò ancora, si trasferì in New Jersey e morì nel 1956 per una polmonite, lasciando la sua versione in "A Night to Remember". La vera storia? Avvolta nel mistero, come tante tragedie del Titanic!

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