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Germanio: proprietà, composti

Il Germanio e i Suoi Composti

Il Germanio, con numero atomico 32 e appartenente al Gruppo 14 della tavola periodica, ha configurazione elettronica [Ar] 3d10, 4s2, 4p2 e si trova nel gruppo del carbonio tra il silicio e lo stagno. Si presenta come un solido a temperatura ambiente, duro, fragile, lucido, di colore bianco-grigio.

Proprietà
Il Germanio è un semimetallo con proprietà chimico-fisiche simili a quelle del silicio ed è utilizzato come semiconduttore nei transistor e nei circuiti integrati quando viene drogato con piccole quantità di arsenico, , , e fosforo. Quando colpito da fotoni aventi un’energia maggiore di 11.2 keV, il cristallo diventa fluorescente ed emette un fotone avente un’energia di 9.9 keV.

È un elemento abbastanza raro e si trova in natura nella argirodite 4 Ag2S·GeS oltre che nella germanite. Nel 1886 il chimico tedesco Clemens Winkler scoprì il germanio mentre analizzava l’argirodite. Si dimostrò simile al silicio, ma alquanto più reattivo.

Composti
L’elemento si ossida lentamente a GeO2 a 250 °C, Il biossido di germanio può essere ottenuto per arrostimento del solfuro di germanio GeS2. Esso non ha carattere basico ma si scioglie in acido cloridrico diventando GeCl4, mentre reagisce con il sodio formando sali di germanio.

Conclusione
Il Germanio è un elemento dalle molteplici proprietà, spesso impiegato nell’elettronica e nei . La sua scoperta ha contribuito significativamente allo sviluppo della scienza e della tecnologia moderna.

Il Germanio: produzione e reattività

Il Germanio è un elemento chimico con numero atomico 32 e simbolo Ge. Esso è ampiamente impiegato nell’industria elettronica per la produzione di semiconduttori e di fibre ottiche. Il Germanio si trova in natura prevalentemente sotto forma di minerali eutettici di argento e piombo.

Il Germanio può essere ottenuto tramite diverse metodologie. La reazione del tetracloruro di germanio con litio alluminio idruro è uno dei modi per produrlo. Inoltre, i tetralogenuri di germanio GeX4 si ottengono per sintesi diretta degli elementi, mentre il fluoruro può essere ottenuto mediante la reazione con acido fluoridrico sul biossido.

Il Germanio reagisce con agenti ossidanti come l’acido solforico concentrato e ossigenata e si scioglie nei metalli alcalini per formare germanati. Questi germanati possono essere trattati con acidi o idrolizzati per ottenere un gel di ossido idrato GeO2 · n H2O, comportandosi in maniera simile al silicio.

Il biossido di germanio può essere ottenuto ad alta temperatura dalla reazione tra GeO2 e Germanio, mentre il monossido di germanio può essere ottenuto in modo simile. Il Germanio può anche formare germaniuri fondendo con elementi metallici elettropositivi, come nel caso dell’alluminio.

Il Germanio dà aloanioni complessi stabili del tipo GeF62-, e sono noti anche i dialogenuri GeX2 che si ottengono scaldando i tetralogenuri con germanio elementare. Questi composti sono notevolmente instabili e reattivi.

In conclusione, il Germanio mostra una vasta gamma di reattività e può essere prodotto attraverso una serie di processi chimici. La sua importanza nelle applicazioni tecnologiche moderne continua a garantirne una domanda costante sul mercato.

Rivelatori di energia radiante: curva H e D

Rivelatori di radiante: curva H e D

I rivelatori di energia radiante convertono il flusso radiante in un segnale elettrico legato alla radiazione incidente sulla superficie di un sensore. Le radiazioni elettromagnetiche e le loro intensità possono essere rivelate tramite fenomeni indotti dalla radiazione ovvero attraverso effetti chimici, effetti fotoelettrici, produzione di calore o per diretta induzione elettromagnetica.

Metodi fotochimici e fotografici
Un metodo assoluto per la rivelazione di una radiazione elettromagnetica e della sua intensità è fornito da una qualunque reazione fotochimica di cui si conosca la resa. Infatti la resa della reazione dipende dal numero di fotoni incidenti della radiazione e quindi dell’intensità. Tuttavia, un metodo fotochimico è capace di dare una risposta di tutta la radiazione incidente per un certo periodo di tempo senza nessuna valutazione di possibili fluttuazioni di intensità in periodi di tempo più piccoli. Un particolare aspetto dei metodi fotochimici che trova vaste applicazioni è dato dai . Essi sfruttano il fatto che radiazioni sufficientemente energetiche sono capaci di dissociare gli alogenuri di argento:
AgBr → Ag + Br
con il risultato di avere un deposito di argento metallico in zone di un film o di una lastra opportunamente sviluppati. La quantità di argento metallico depositatasi in un punto può essere misurata attraverso un densitometro. Esso misura l’intensità della luce trasmessa attraverso il film o la lastra sviluppata rispetto all’intensità di luce incidente.

Curva H e D
La determinazione e valutazione fotografica è spesso soggetta a notevoli limitazioni a causa della non linearità della risposta dell’emulsione fotografica rispetto alla intensità dell’energia raggiante ricevuta. Esiste tra queste grandezze una relazione complessa che può essere visualizzata attraverso la curva H e D (da Hurter e Drieffeld) in cui sull’asse delle ascisse sono riportate i logaritmi delle esposizioni e sull’asse delle ordinate la densità. L’esposizione è la quantità totale di energia raggiante ricevuta ovvero il prodotto del potere raggiante moltiplicato per il tempo di esposizione. La densità è definita come il logaritmo decimale del rapporto tra la luce incidente (Po) e quella trasmessa (Pt):
D = log10 Po /Pt
Quindi, ad esempio, se la luce incidente vale 10 e quella trasmessa è uguale a 5 si ha:
D = log10 = 10/5 = 0.3. La curva H e D mostra chiaramente che una buona linearità esiste solo in un campo ristretto di esposizione, infatti non presenta un andamento rettilineo per radiazioni poco e molto intense quindi il tratto rettilineo rappresenta l’unica zona di effettiva della curva. Per questo motivo è spesso difficile far uso di metodi fotografici in assoluto, ma si preferisce tarare con opportuni standard e fare misure di confronto con essi. La rivelazione fotografica richiede radiazioni sufficientemente energetiche e trova applicazione nel campo del , ultravioletto e particolarmente nella regione dei raggi X.

Fototubi nel vuoto
Nel classico effetto fotoelettrico i fotoni dotati di un’energia superiore ad una ben definita soglia limite sono capaci, quando arrivano su una superficie metallica, di provocare l’emissione di elettroni dotati di un’energia cinetica che dipende sia dall’energia della radiazione incidente sia dalla natura del metallo la quale controlla il valore della soglia limite dell’energia. Questo principio è sfruttato in tubi fotoemissivi mantenuti sotto vuoto o riempiti di gas. Questi tubi sono costituiti da due elettrodi sottoposti a una differenza di potenziale tramite una sorgente esterna e posti in un involucro trasparente; il catodo è generalmente costituito da un foglio di metallo costruito in maniera tale da raccogliere la radiazione incidente. Esso è ricoperto di un materiale caratterizzato dalla tendenza ad emettere elettroni per bombardamento fotonico. Nel fotocatodo opaco lo strato è spesso e gli elettroni sono emessi nella stessa direzione da cui arriva la radiazione. Nel fotocatodo trasparente sono emessi nell’altra direzione. L’anodo è costituito da un filo metallico che serve a scaricare gli elettroni emessi per effetto fotoelettrico. I tubi a fotoemissione trovano applicazione nel campo del visibile e del vicino ultravioletto.

Fototubi moltiplicatori
Tra i rivelatori di energia radiante vi sono i fototubi moltiplicatori. Hanno una particolare geometria operanti nel vuoto e costruiti in modo da ottenere in un solo tubo una amplificazione del segnale elettrico di parecchi milioni di volte per mezzo di un processo di emissione secondaria. Gli elettroni sono emessi da un catodo come in un normale fototubo, per effetto fotoelettrico. Tuttavia sono poi inviati contro una seconda superficie più sensibile (Cu-Be, Cs-Sb) detta dinodo mantenuta a un potenziale più positivo. Un elettrone incidente su tale superficie causa per urto l’emissione di molti elettroni secondari che sono a loro volta accelerati ed inviati ad un altro dinodo e così via. Questo processo viene ripetuto 10-15 volte per dare un’amplificazione totale di 2^10- 3^10 volte. I fototubi moltiplicatori sono usati negli spettrofotometri.

Policarbonati: sintesi, proprietà

Policarbonati: caratteristiche e impieghi nell’industria

I policarbonati (PC) rappresentano una particolare categoria di polimeri termoplastici ottenuti dalla policondensazione del carbonio con tre atomi di ossigeno. La struttura molecolare di questi composti può essere visualizzata come rappresentato in figura:

![Policarbonati](http://chimicamo.org//wp-content/uploads/2013/11/Polic.gif)

Le caratteristiche dei policarbonati variano in base al gruppo R e al peso molecolare: generalmente, un aumento del peso molecolare conferisce al polimero maggiore rigidità.

Sintesi dei Policarbonati

La sintesi dei policarbonati può avvenire mediante diversi monomeri di partenza. Il tipo più comune è ottenuto da bisfenolo A (2,2-bis(4-idrossifenil) propano o BPA) in soluzione basica e fosgene contenuto in un solvente organico come il diclorometano. Il bisfenolo A è prodotto dalla condensazione del fenolo con il propanone, mentre il fosgene deriva dalla reazione del monossido di carbonio e del cloro. La polimerizzazione è catalizzata da un’ammide all’interfaccia tra la soluzione acquosa e quella organica.

Proprietà dei Policarbonati

I policarbonati si presentano come solidi trasparenti con un punto di rammollimento compreso tra 150 e 300 °C. Mostrano eccellenti proprietà meccaniche ed elettriche e risultano insensibili all’azione di acqua, luce, agenti atmosferici e idrocarburi. A differenza del vetro, i policarbonati possono essere curvati a freddo. Grazie alle loro ottime proprietà ottiche, vengono impiegati in applicazioni che richiedono trasparenza e resistenza all’urto.

Applicazioni dei Policarbonati

I policarbonati trovano impiego in una vasta gamma di settori industriali. Sono utilizzati nei fari delle automobili, nei dispositivi di segnalazione stradale, negli impianti di illuminazione, nella produzione di lenti degli occhiali e bottiglie infrangibili. Trovano applicazione anche nel settore elettronico, edile e medico, in particolare nelle apparecchiature per dialisi.

In conclusione, i policarbonati rappresentano una soluzione versatile e affidabile per molteplici esigenze industriali, grazie alle loro caratteristiche uniche di trasparenza, resistenza e adattabilità.

Urea: sintesi, usi, ciclo dell’azoto

Urea: sintesi, usi e

L’urea, con formula (NH2)2CO, è una sostanza cristallina che fonde a 132.7°C e viene sintetizzata per riscaldamento del cianato di ammonio. Inoltre, è una delle prime ammidi dell’ sintetizzate da un composto inorganico, da Friedrich Wöhler nel 1828.

La sua produzione industriale avviene facendo reagire ammoniaca e nel processo Bosch-Meiser, che coinvolge due reazioni di equilibrio, portando infine alla formazione di urea.

Ha diversi utilizzi, ma principalmente viene impiegata come fertilizzante azotato e nel campo della chimica, trovando applicazioni nella riduzione catalitica selettiva degli ossidi dell’azoto e nella sintesi di resine urea-, utilizzate negli adesivi per il legno, rivestimenti e oggetti stampati. Inoltre, nell’organismo umano, l’urea è prodotta nel fegato attraverso il ciclo dell’azoto e viene espulsa attraverso le urine.

L’urea riveste una particolare importanza storica in quanto è stato il primo composto organico sintetizzato da un composto inorganico da Friedrich Wöhler nel 1828, riscaldando il cianato di ammonio. Inoltre, industrialmente, l’urea viene preparata facendo reagire l’ammoniaca e il biossido di carbonio nel processo Bosch-Meiser, che coinvolge due reazioni di equilibrio.

Nel ciclo dell’azoto, l’urea costituisce il prodotto terminale e viene prodotta nel fegato attraverso una sequenza metabolica, svolgendo il ruolo di trasformare l’ammoniaca tossica per l’organismo, prodotta durante la degradazione degli amminoacidi, in una sostanza eliminabile attraverso le urine. Questo ciclo avviene in alcune tappe divise tra il mitocondrio e il citoplasma.

L’urea ha molteplici usi, ma è principalmente impiegata come fertilizzante azotato, trovando applicazioni anche nella riduzione catalitica selettiva degli ossidi dell’azoto e nella sintesi di resine urea-formaldeide, utilizzate negli adesivi per il legno, rivestimenti e oggetti stampati, nonché nel ciclo dell’azoto nell’organismo umano. La sua produzione industriale avviene facendo reagire ammoniaca e biossido di carbonio, mentre in laboratorio può essere prodotta facendo reagire il con l’ammoniaca.

Bismuto: proprietà, preparazione, composti

Bismuto: caratteristiche, produzione e utilizzi

Il bismuto è un metallo di colore bianco-argenteo con un peso atomico di 208.98 u e numero atomico 83. Le sue caratteristiche chimiche sono simili a quelle dell’arsenico e dell’ che si trovano anch’essi nel gruppo 15 della Tavola Periodica. Insieme al gallio e all’antimonio, ha un minor volume allo stato liquido rispetto allo stato solido. Nel passato veniva spesso confuso con lo stagno e il piombo, ma solo nel 1753 Claude Geoffry Junine dimostrò che si trattava di un elemento a sé. Il bismuto è noto per la sua alta resistenza elettrica ed è il più diamagnetico tra tutti i metalli, con una conduttività elettrica più bassa di tutti i metalli ad eccezione del .

Proprietà del Bismuto

Il bismuto ha una forma romboedrica stabile e un comportamento non usuale, poiché la sua conduttività, sebbene non elevata, cresce con la temperatura e allo stato liquido è maggiore a quella dello stato solido. È considerato un metallo piuttosto nobile, stabile all’aria e non attaccato da acidi non ossidanti. Tuttavia, si scioglie in acido nitrico concentrato. Gli acidi ossidanti lo dissolvono dando sali di Bi(III), mentre è attaccato dal cloro, formando BiCl3. I sali del bismuto sono scarsamente solubili in acqua.

Il principale minerale del bismuto è la bismutite, in cui l’elemento si trova sotto forma di solfuro Bi2S3. Il bismuto si trova anche come ossido Bi2O3 e carbonato basico (BiO)2CO3.

Metodi di Produzione del Bismuto

Il metallo si ottiene arrostendo il solfuro e riducendo l’ossido formatosi con ferro o carbone. Può anche essere ottenuto come sottoprodotto della preparazione di altri metalli come piombo, rame e argento e può essere purificato per via elettrolitica.

Composti del Bismuto

L’idruro o bismutina BiH3 è il più instabile della famiglia ed è stato ottenuto solo in tracce. L’unico ossido importante è Bi2O3 che si ottiene per combustione dell’elemento; è una polvere gialla con caratteristiche di ossido basico. Trattando con le di sali di bismuto precipita l’idrossido Bi(OH)3 solubile in acidi. I sali come BiCl3, Bi(NO3)3 e Bi2(SO4)3 si idrolizzano in acqua dando luogo alla precipitazione di sali basici contenenti il catione BiO+. Lo stato di ossidazione V è molto instabile.

Dal bismuto si possono ottenere vari composti, come il solfuro scuro Bi2S3 insolubile in acido cloridrico e in solfuro di sodio, ma solubile in acido nitrico, e il fluoro e il cloruro che sono composti di importanza particolare. Il Bi2S3 può precipitare con solfuro di idrogeno. Il bismuto è largamente utilizzato in campo medico, cosmetico, nella produzione di leghe a bassa temperatura di fusione, nei proiettili in lega con lo stagno e nelle coppie termoelettriche.

Il bismuto, un elemento con un’ampia gamma di proprietà e applicazioni, rappresenta un interessante soggetto di studio e di sfruttamento in diversi campi tecnologici ed industriali.

Uova: composizione

Il valore nutrizionale delle uova: una panoramica completa

Le uova sono alimenti ricchi di sostanze nutrienti e rappresentano una fonte concentrata di in quanto contengono tutti e nove gli . La dell’uovo si compone di guscio, membrana testacea, albume e tuorlo.

Il guscio dell’uovo può variare dal bianco al rosa-marroncino a seconda della razza della gallina. È composto principalmente da carbonato di calcio, con piccole quantità di carbonato di magnesio e fosfato di calcio.

Sotto il guscio si trova la membrana testacea, costituita principalmente da proteine fibrose di cheratina, fondamentale per gli scambi gassosi e per mantenere la freschezza dell’uovo.

L’albume, o bianco d’uovo, è composto da tre strati con diverse consistenze e riveste il tuorlo, che rappresenta la parte più interna dell’uovo ed è ricco di lecitina e carotenoidi. I filamenti proteici chiamati calaze collegano il tuorlo ai poli dell’uovo, proteggendolo da eventuali danni.

Dal punto di vista nutrizionale, le uova contengono una vasta gamma di sostanze, tra cui proteine, , colesterolo, sodio, potassio, calcio, e magnesio. Queste caratteristiche le rendono un alimento altamente nutriente.

L’uat composizione percentuale per 100 g di parte edibile fornisce 325 kcal. Inoltre, le uova contengono una varietà di amminoacidi essenziali in quantità considerevoli.

In commercio, le uova vengono classificate in base al peso e alla freschezza, con categorie che vanno da “extra” (le più fresche) a “C” (le meno fresche). La data di deposizione è obbligatoria su tutte le confezioni.

In conclusione, le uova sono alimenti altamente nutrienti e versatili che forniscono una vasta gamma di nutrienti essenziali per il corpo umano.

Il riso: varietà, composizione

Il Riso: tipi, usi, e composizione

Il riso è uno degli alimenti più consumati al mondo. Le civiltà del Sud-Est asiatico si sono particolarmente distinte per l’uso di questo cereale, che ha rappresentato una risposta al problema della fame. Numerose varietà di riso sono coltivate in tutto il mondo, ognuna con caratteristiche uniche. Le diverse operazioni di lavorazione, come pulitura, sbramatura, sbiancatura, lucidatura e brillatura, hanno lo scopo di preparare il riso per l’uso alimentare.

Variedade di riso

Esistono diverse varietà di riso, ognuna con caratteristiche specifiche. Il riso comune, ad esempio, è noto per la sua capacità di assorbire liquidi durante la cottura. Le altre varietà includono il riso semifino, fino e superfino, ognuna con le proprie caratteristiche distintive. Inoltre, esistono varietà di riso provenienti da diverse parti del mondo, ognuna con le sue caratteristiche uniche.

Composizione Chimica del Riso

La composizione chimica del riso varia a seconda del grado di raffinazione, e quindi si distingue tra riso brillato e riso integrale. Il riso brillato contiene meno e una minore quantità di fibre rispetto al riso integrale, che è invece meno conservabile. Il contenuto di , , lipidi, carboidrati e altri nutrienti varia tra le varie tipologie di riso.

Tabella di Composizione del Riso

La tabella seguente mostra le quantità delle varie sostanze contenute in 100 g di riso, sia brillato che integrale:

|

Brillato

| Acqua: 12.9g | Proteine: 7g | Lipidi: 0.6g | Glucidi: 78.7g |
|—————-|—————|————–|————–|—————–|
|

Integrale

| Acqua: 12g | Proteine: 7.5g | Lipidi: .9g | Glucidi: 77.4g |

La tabella mostra anche i contenuti di sodio, potassio, magnesio, ferro, calcio, , vitamina B1, vitamina B2 e vitamina PP per entrambe le tipologie di riso.

In conclusione, il riso è uno degli alimenti più importanti e consumati al mondo, e le sue diverse varietà offrono una serie di opzioni per adattarsi a differenti gusti e esigenze alimentari.

Acido glicolico: sintesi, peeling

L’uso dell’acido glicolico nella sintesi e nel

L’acido glicolico, conosciuto anche come α-idrossiacido, è un solido cristallino altamente solubile in . Si trova naturalmente nell’uva acerba, nella barbabietola da zucchero, nell’ananas, nel melone e nella canna da zucchero.

Sintesi dell’acido glicolico

L’acido glicolico può essere sintetizzato attraverso diversi metodi, tra cui la reazione tra acido cloroacetico e secondo l’equazione:

ClCH2COOH + NaOH → HOCH2COOH + NaCl

Usi dell’acido glicolico

Le applicazioni dell’acido glicolico sono diversificate, trovando impiego nell’industria tessile come sbiancante e agente per la concia, nel settore alimentare come aromatizzante e conservante, negli adesivi, nelle plastiche e nel campo farmacologico per affrontare problemi quali rughe, cicatrici da acne e altre patologie della pelle.

Trattamento peeling

L’acido glicolico reagisce con lo strato superiore della pelle indebolendo i legami dei che trattengono le cellule morte, agendo quindi come esfoliante. Questo processo danneggia selettivamente la cute, levigandola e migliorandone l’aspetto con la rimozione degli strati esterni danneggiati. Tale effetto è dovuto all’accelerazione del naturale ricambio cellulare della pelle, attivando meccanismi che favoriscono la sintesi di ed elastina.

Utilizzo sicuro e consigli di trattamento

I prodotti a base di acido glicolico con basse concentrazioni possono essere utilizzati secondo le istruzioni allegate, ma quelli con concentrazioni più elevate (fino al 70%) devono essere applicati esclusivamente da un dermatologo. Dopo l’applicazione, la pelle deve essere trattata per neutralizzare l’acido e successivamente risciacquata abbondantemente.

Sono possibili rossori temporanei, e durante i giorni successivi al trattamento è fondamentale evitare l’esposizione al sole per prevenire alterazioni della pigmentazione.

In breve, l’acido glicolico è un componente versatile con numerose applicazioni dalla sintesi industriale al miglioramento della salute della pelle attraverso trattamenti peeling specifici.

Molarità: esercizi svolti

Molarità: esercizi risolti per la concentrazione delle

La molarità è una delle principali unità di misura della concentrazione di una soluzione in chimica. La sua formula è M = di soluto / L di soluzione. In seguito, vengono presentati alcuni esercizi svolti per calcolare la molarità delle soluzioni.

Calcolo della molarità in diversi casi

Esercizio


Dato un contenuto di 2.58 moli di NaCl in 455 mL di soluzione, la molarità si calcola come 2.58 / 0.455 = 5.67.

Esercizio 2


Per determinare le moli di KOH presenti in 95.0 mL di una soluzione 0.255 M, si calcola moli = M ∙ V = 0.255 mol/L ∙ 0.0950 L = 0.0242.

Esercizio 3


Con 325 mL di soluzione contenente 12.5 g di Na2CO3, la molarità della soluzione è 0.118 / 0.325 = 0.363.

Esercizio 4


Per il calcolo del volume di una soluzione 0.500 M di cloruro di bario BaCl2 contenente 16.5 g di sale, si ottiene V = moli/ Molarità = 0.0792 / 0.500 = 0.158 L.

Esercizio 5


Calcolare i grammi di BaCl2 necessari per preparare 185 mL di una soluzione 0.675 M: si ottiene una massa di 26.0 g.

Esercizio 6


Per determinare la concentrazione della soluzione ottenuta mescolando 150 mL di HCl 0.550 M con 250 mL di , si ha una concentrazione finale di 0.206 M.

Esercizio 7


La concentrazione della soluzione ottenuta mescolando 100 mL di HCl 0.500 M con 100 mL di HCl 0.750 M risulta essere 0.625 M.

Esercizio 8


Per calcolare il volume di una soluzione 18.0 M di H2SO4 da prelevare per ottenere 550 mL di una soluzione 4.40 M, si applica la formula delle diluizioni ottenendo un volume di 0.134 L.

Esercizio 9


Calcolare il volume di acqua che deve essere aggiunto a 625 mL di una soluzione contenente 27.2 g di acido solforico per ottenere una soluzione 0.325 M, si calcola un volume di 227 mL.

Questi esercizi risolti offrono esempi pratici per comprendere e applicare il calcolo della molarità delle soluzioni in chimica.

Produzione di benzene e derivati: steam craking, reforming

La produzione di benzene e derivati: steam craking,

La produzione del benzene, composto aromatico, e dei derivati e avviene tramite la distillazione del . Il benzene è usato come base per la produzione di vari composti organici fondamentali.

Usi del benzene

Circa il 50% del benzene è utilizzato nella produzione di etilbenzene, che attraverso polimerizzazione, è utilizzato per ottenere il polistirene. Circa il 20% del benzene è convertito in cumene, da cui si ottengono il fenolo e l’acetone, utilizzati per la produzione di polimeri. Un’altra frazione di benzene è utilizzata per ottenere cicloesano, da cui si ottengono acido adipico e caprolattame, necessari per la produzione di poliammidi. Oltre il 50% del toluene prodotto è convertito in benzene tramite dealchilazione, mentre un’altra parte è convertita in diisocianato di toluene, utilizzato insieme ai polioli per la produzione di poliuretani. Il dimetilbenzene o xilene più usato è il para-xilene, che viene ossidato ad acido tereftalico, utilizzato per la produzione di poliesteri e polietilentereftalato.

Metodi di ottenimento

La produzione di benzene e dei suoi derivati avviene mediante il e il reforming catalitico. Il benzene e i suoi derivati contenenti gruppi alchilici sono prodotti tramite steam craking, reforming catalitico, dealchilazione del toluene per ottenere il benzene, e la reazione del toluene per ottenere benzene e xileni. Lo steam cracking è un processo utilizzato per l’ottenimento di etene e altre olefine e può generare un sottoprodotto ricco in benzene chiamato benzina di pirolisi. Nel processo di reforming catalitico, una miscela di idrocarburi è idrogenata in presenza di platino come catalizzatore.

Ciclizzazione

Le condizioni e i tempi di reazione portano alla ciclizzazione degli idrocarburi alifatici, che diventano idrocarburi aromatici perdendo idrogeno.

Reforming

Dal reforming catalitico del n-ottano si ottiene una miscela di etilbenzene, o-xilene, m-xilene e p-xilene, che sono separati dai composti non aromatici per estrazione e successiva distillazione.

I processi di dealchilazione del toluene e di reazione del toluene per ottenere benzene e xileni avvengono attraverso l’utilizzo di catalizzatori specifici a temperature e pressioni controllate. L’idrogeno svolge un ruolo significativo in queste reazioni, evitando reazioni indesiderate e facilitando il trasferimento del gruppo metilico. Tale metodo permette di aumentare la produzione del p-xilene dal 25% al 97% attraverso l’uso di zeoliti e acido fosforico.

L’industria chimica: panoramica sui prodotti e le ultime tendenze

L’industria chimica produce una vasta gamma di prodotti, molti dei quali sono destinati direttamente ai consumatori, come detergenti, saponi e profumi. Tuttavia, la maggior parte delle sostanze chimiche prodotte vengono impiegate per la realizzazione di prodotti in altri settori industriali. Negli ultimi anni, l’industria chimica statunitense ed europea ha dovuto affrontare una crescente concorrenza da paesi emergenti come India, Brasile e soprattutto Cina.

Con la competizione internazionale in continua crescita, l’industria chimica ha la necessità di concentrarsi sull’innovazione e sulla ricerca per rimanere competitiva.

Classificazione dei prodotti dell’industria chimica

I prodotti dell’industria chimica sono classificati in tre principali categorie:

– Prodotti chimici di base, prodotti in grandi quantità.
– Specialità chimiche, spesso prodotte in piccole quantità ma con alto valore.
– Prodotti chimici di consumo, destinati direttamente ai consumatori.

I prodotti chimici di base comprendono derivati dal , polimeri e prodotti chimici inorganici, utilizzati in diverse industrie prima di essere commercializzati. Per esempio, l’ è impiegato per ottenere utilizzati nella produzione di vernici.

Produzione dei prodotti chimici derivanti dal petrolio e inorganici

La produzione di prodotti chimici derivanti dal petrolio, e sempre più anche dal carbone e dalle biomasse, ha subito numerosi cambiamenti tecnologici. Ad esempio, il petrolio greggio viene scomposto in idrocarburi tramite processi come il e il , per soddisfare la domanda di prodotti come la benzina e i polimeri.

I prodotti chimici inorganici, come cloro, idrossido di sodio, acido solforico e acido nitrico, sono prodotti in grandi quantità, con un’enorme domanda a livello industriale.

Specialità chimiche e prodotti di consumo

Le specialità chimiche includono una vasta gamma di prodotti come inchiostri, vernici, tinture e pigmenti, su cui si sta concentrando lo sviluppo dell’industria chimica in risposta alla minore concorrenza dei paesi emergenti. Parallelamente, la ricerca è orientata verso la produzione di detergenti e profumi più efficaci e rispettosi dell’ambiente, mentre il settore della cosmesi ha fatto notevoli progressi.

Nonostante l’investimento richiesto, la ricerca costituisce un elemento chiave per l’evoluzione del settore. L’industria chimica deve essere in grado di rispondere rapidamente alle richieste del mercato, coinvolgendo esperti di finanza e marketing oltre a chimici e ingegneri.

Le aree di ricerca attualmente in sviluppo includono le nanotecnologie, le biotecnologie, lo sviluppo di biocarburanti e la Green Chemistry, che mira a utilizzare fonti energetiche rinnovabili e a ridurre l’impatto ambientale. Tuttavia, la ricerca di laboratorio è solo l’inizio: la produzione su larga scala deve essere ottimizzata per garantire costi contenuti e tempi di produzione rapidi.

Beaujolais Nouveau: il vino novello

Scopri tutto sul Beaujolais Nouveau, il vino novello di Francia

Il Beaujolais Nouveau è un vino novello prodotto con l’uva Gamay Noir à Jus Blanc, una varietà precoce che preannuncia l’arrivo dell’autunno. La sua uscita è festeggiata ogni terzo giovedì di novembre nella regione delle Rhone-Alpes, in Francia.

La tecnica di vinificazione utilizzata per il Beaujolais Nouveau è la macerazione carbonica, inventata da Michel Flanzy nel 1934. Tale processo prevede il riempimento di grappoli di uva non diraspati in un tino saturato di anidride carbonica, in cui avviene la fermentazione intracellulare.

Durante la macerazione, avvengono diverse reazioni, tra cui la trasformazione degli zuccheri in alcol etilico e la diminuzione del livello di acidità. Inoltre, si verifica una migrazione dei polifenoli, come e antocianine, che conferiscono al vino il suo caratteristico aroma.

Una volta completata la fermentazione, il vino ottenuto è caratterizzato dalla sua leggerezza, alta acidità e basso contenuto di alcol. Questo vino novello presenta un bouquet fruttato con note di ciliegia, pesca, fragola e mora, nonché un’essenza floreale di rose e violette.

Il Beaujolais Nouveau è particolarmente apprezzato per il suo abbinamento con piatti autunnali come caldarroste e piatti a base di funghi. Tuttavia, a causa della sua limitata longevità, deve essere consumato entro pochi mesi dalla sua produzione.

In conclusione, il Beaujolais Nouveau è un vino novello dalla breve durata, ma dal gusto fruttato e floreale, che celebra l’arrivo della stagione autunnale in Francia.

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