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Benzofurano: sintesi, reazioni

Scopriamo il Benzofurano: Caratteristiche, e Applicazioni

Il benzofurano, conosciuto anche come cumarone, è un composto eterociclico aromatico formato da un anello benzenico e un furano condensati, con formula chimica C8H6O.

Struttura e del Benzofurano

Il benzofurano può essere rappresentato da diverse strutture limite di risonanza, ma quella che contribuisce maggiormente è la prima, poiché mostra una minor separazione di carica rispetto alle altre. Si tratta di un liquido oleoso incolore con un leggero odore aromatico, poco solubile in acqua e leggermente più denso. È altamente infiammabile e sensibile all’esposizione prolungata all’aria.

Sintesi del Benzofurano

A livello industriale, il benzofurano viene estratto dal catrame di carbon fossile, mentre in laboratorio può essere sintetizzato tramite diverse vie sintetiche. Una delle prime sintesi coinvolge la reazione tra e bromo, che porta alla formazione del benzofurano.

e Applicazioni del Benzofurano

Il benzofurano è soggetto a numerose reazioni che coinvolgono principalmente l’anello laterale anziché quello benzenico. Gli elettrofili tendono ad attaccare il benzofurano in posizione 2 per via della minore capacità dell’ossigeno di stabilizzare l’intermedio. Reazioni come la nitrazione con acido nitrico possono portare alla formazione di 2-nitrobenzofurano.

e Applicazioni del Benzofurano

Il benzofurano e i suoi derivati presentano attività biologiche interessanti, come antitumorali, antivirali e antiossidanti, che li rendono di grande importanza in campo farmaceutico. Inoltre, il benzofurano è impiegato nella produzione di resine termoplastiche indene/cumarone resistenti alla corrosione, utilizzate per la produzione di pitture e vernici.

In conclusione, il benzofurano rappresenta un composto versatile con notevoli potenzialità in diversi settori, dalla chimica farmaceutica all’industria delle resine, offrendo una vasta gamma di applicazioni e benefici.

Gruppo arilico: composti

I gruppi arilici sono derivati dal benzene o da un suo derivato, ottenuti per la rimozione di un atomo di idrogeno legato al carbonio dell’anello. Questa categoria include anche i derivati di composti eterociclici aromatici.

Differenze tra gruppo arilico e

Il gruppo fenilico è il più noto e diffuso, derivante formalmente dal benzene per la rimozione di un atomo di idrogeno con formula C6H5-. Le differenze tra gruppo arilico e gruppo fenilico sono riassunte di seguito:

Arilico:


– Contiene sempre un anello aromatico.
– Si forma per rimozione di un idrogeno da un composto aromatico.
– Può presentare un numero variabile di atomi di carbonio.

Fenilico:


– È costituito da C6H5-.
– Si forma per rimozione di un idrogeno dal benzene.
– È costituito da sei atomi di carbonio.

Gruppo arilico e gruppo alchilico

Un alcano può originare svariati gruppi alchilici. Ad esempio, dal propano si ottengono l’n-propil CH3CH2-CH2- e l’isopropil CH3-CH-CH3. Analogamente, composti aromatici come il toluene C6H5CH3, tramite la rimozione di un idrogeno legato a un carbonio benzenico, generano tre gruppi arilici chiamati tolilici, che presentano un idrogeno mancante in posizione orto, meta o para.

A differenza del gruppo arilico, il gruppo fenilico è stabilizzato per risonanza, poiché presenta un anello aromatico nella sua struttura.

Composti

Quando un gruppo funzionale è congiunto a un gruppo arilico, sostituendo l’idrogeno rimosso, si forma un composto le cui particolarità dipendono principalmente dal gruppo funzionale.

Tra i composti più importanti che contengono il gruppo arilico troviamo gli , ma esistono praticamente un numero infinito di sostanze con questo gruppo. Ad esempio, l’anisolo, noto anche come metil-fenil-etere con formula C6H5-O-CH3, è un etere con il gruppo fenilico.

Altri esempi di composti che includono questo gruppo sono la benzaldeide, l’ e l’-naftolo, derivato dal naftalene per la sostituzione di un idrogeno con un gruppo -OH.

Fenillitio: proprietà, sintesi, reazioni

Il Fenillitio: Caratteristiche e Utilizzi

Il fenillitio, con formula C₆H₅Li, è un composto metallorganico in cui il litio è legato a un gruppo fenilico. Questo composto presenta una alta polarità nel legame tra litio e carbonio, conferendogli un elevato carattere ionico e un comportamento da nucleofilo.

Il fenillitio si presenta in forma di cristalli incolori ed è solitamente commercializzato in soluzioni di dibutiletere, essendo miscibile in etere e idrocarburi. In stato solido si presenta sotto forma di dimero, mentre in soluzione assume diverse strutture in base al solvente organico utilizzato, come il tetraidrofurano o l’etere etilico.

La sintesi del fenillitio avviene tipicamente attraverso la reazione tra bromobenzene e litio, che porta alla formazione di fenillitio e bromuro di litio. In alternativa, può essere ottenuto anche da n-butillitio e bromobenzene o clorobenzene.

Reazioni

Il fenillitio facilita la formazione di legami carbonio-carbonio tramite addizione nucleofila e reazioni di sostituzione. Ad esempio, reagisce con la per formare 2-fenilpiridina e idruro di litio. Anche la reazione con l’,1-dibromociclopropano in ambiente basico porta alla formazione del propadiene.

Utilizzi

Il fenillitio è ampiamente utilizzato per trasferire il gruppo fenilico o l’atomo di litio a substrati, attraverso processi di addizione nucleofila o deprotonazione. Trova impiego nell’industria come iniziatore per la , che porta alla produzione di elastomeri. Inoltre, è un precursore per vari composti utilizzati nella deposizione di film sottili, nella chimica industriale, nella produzione di prodotti farmaceutici e di LED.

Reattivo di Schiff: composizione, preparazione

Come preparare e utilizzare il reattivo di Schiff per la rilevazione di gruppi aldeidici.

Il Reattivo di Schiff

Il reattivo di Schiff, inventato da Hugo Schiff nel 1866, è fondamentale per individuare la presenza di gruppi aldeidici e distinguere le aldeidi dai chetoni.

Composizione e Struttura

La base del reattivo di Schiff è costituita dalla o rosanilina cloridrato, con formula C20H19N3·HCl. La fucsina, di colore verde allo stato solido e rosso magenta in soluzione, è ottenuta per la prima volta nel 1859 dall’ossidazione dell’anilina in presenza di cloruro di stagno (IV).

Preparazione del Reattivo

Per preparare il reattivo di Schiff, è necessario seguire alcuni passaggi:
– Sciogliere 5 g di fucsina in 900 ml di acqua distillata bollente.
– Aggiungere lentamente 100 ml di acido cloridrico M a circa 50 °C.
– Successivamente, sciogliere 10 g di a circa 25 °C.
– Agitare, lasciare riposare al buio per 24 ore, aggiungere 5 g di carbone attivo, agitare nuovamente, filtrare la soluzione e conservarla a 4 °C.

Utilizzo del Reattivo

Il è specifico per le aldeidi e consente di ottenere una soluzione rossa in presenza di tali composti. Questo avviene perché lo zolfo presente nel reattivo agisce da nucleofilo, attaccando il carbonio carbonilico. Poiché lo zolfo è stericamente impedito, si lega solo ai gruppi carbonilici delle aldeidi, che sono legati a un atomo di idrogeno.

Conclusioni

Il reattivo di Schiff è una risorsa importante per i chimici organici, poiché consente di distinguere le aldeidi dai chetoni in modo preciso e affidabile. La preparazione e l’utilizzo corretti di questo reattivo sono fondamentali per ottenere risultati accurati nelle chimiche.

Eterocicli aromatici: esempi, proprietà

La presenza di eteroatomi nell’anello conferisce proprietà specifiche agli eterocicli aromatici, che sono composti organici in cui almeno un atomo di carbonio nel nucleo molecolare è sostituito da un atomo diverso dal carbonio, come azoto, ossigeno e zolfo. Questi composti soddisfano la regola di Hückel, ovvero possiedono un sistema ciclico coniugato e planare che contiene un numero di elettroni π pari a (4n + 2).

Ruolo degli Eterocicli Aromatici in Medicina

Numerosi composti organici fanno parte di questa categoria e molti di essi costituiscono il principio attivo di che hanno giocato un ruolo fondamentale nella storia della medicina. Ad esempio, la chinina, utilizzata sin dal Cinquecento per prevenire e curare la malaria, o il fenildimetilpirazolone, sintetizzato nel 1883 e impiegato come analgesico e antipiretico. Altri esempi includono la sulfapiridina, i sulfamidici e la cimetidina, il primo farmaco per il trattamento dell’ulcera gastrica, introdotto nel 1976. Un esempio più recente è il citrato di sildenafil, commercializzato come Viagra, efficace nel trattamento della disfunzione erettile.

La Variegata Famiglia degli Eterocicli Aromatici

Gli eteroatomi, come l’azoto, possono sostituire un atomo di carbonio nell’anello per mantenere la planarità della molecola. Ad esempio, la deriva dalla sostituzione di un gruppo -CH con un atomo di azoto, mentre la , la pirimidina e la sono ottenute sostituendo ulteriori gruppi -CH con atomi di azoto in diverse posizioni nel sistema aromatico. Analogamente, il è un altro eterociclo aromatico a cinque membri, mentre il pirazolo e l’imidazolo derivano dalla sostituzione di gruppi -CH con azoto.

Espandendo la Famiglia degli Eterocicli Aromatici

Altri esempi di eterocicli aromatici includono il furano, il furfurale e il benzofurano che contengono ossigeno, e il tiofene che contiene zolfo. Esistono, inoltre, composti che presentano due eteroatomi diversi come l’ossazolo, il tiazolo e l’isossazolo, che ampliano ulteriormente la varietà di eterocicli aromatici con interessanti proprietà e applicazioni in diversi campi.

Acido clorico: proprietà, sintesi, reazioni


Acido Clorico: Proprietà, Sintesi e Applicazioni

Descrizione dell’Acido Clorico

L’acido clorico, con formula HClO3, è un ossiacido in cui il cloro ha un numero di ossidazione +5. Nella sua struttura, il cloro è legato tramite un doppio legame a due atomi di ossigeno e tramite un legame semplice a un gruppo -OH.

Proprietà dell’Acido Clorico

L’acido clorico è considerato un acido forte con una costante di dissociazione pari a 10, il che significa che si dissocia completamente in soluzione secondo l’equazione: HClO3 → H+ + ClO3. È anche un potente ossidante e si decompone a temperature superiori a 40°C attraverso di disproporzione, producendo acido perclorico e biossido di cloro.

Sintesi dell’Acido Clorico

L’acido clorico può essere sintetizzato in diversi modi:
– Per disproporzione dell’acido cloroso: 2 HClO2 → HClO + HClO3
– Per disproporzione dell’acido ipocloroso: 3 HClO → HClO3 + 2 HCl
– Per reazione di precipitazione da clorato di bario e acido solforico: Ba(ClO3)2 + H2SO4 → BaSO4 + 2 HClO3

Applicazioni dell’Acido Clorico

L’acido clorico trova impiego nella dai gas di combustione e da processi chimici, come nitrazioni e decapaggio dei metalli. Reagisce con NO e SO2 per rimuovere efficacemente tali agenti inquinanti. Il biossido di cloro, prodotto nella reazione, partecipa a processi di ossidazione che generano sottoprodotti come NO, NO2 e acido nitrico, contribuendo alla rimozione di NOx/SOx.

Recenti studi hanno inoltre evidenziato l’efficacia dell’acido clorico nella rimozione di metalli tossici come il mercurio elementare dai gas di scarico degli inceneritori e dagli impianti di cloro-alcali a cella di mercurio, nonché dai gas di combustione delle centrali a carbone. Questo dimostra le potenzialità di questo ossidante in applicazioni di bonifica ambientale.

Biftalato di potassio: standardizzazione di NaOH

Il Biftalato di Potassio: Struttura e Caratteristiche distintive

Il biftalato di potassio (KHP), noto anche come idrogeno ftalato acido di potassio, è un sale di potassio dell’acido ftalico con formula KHC₈H₄O₄. Questo solido ionico cristallino si dissocia in ione potassio e ione biftalato quando solubile in acqua a 20°C.

del Biftalato di Potassio

Il KHP è noto per la sua elevata purezza, stabilità, bassa igroscopicità e in acqua. Presenta una marcata assenza di con CO₂, non si ossida all’aria, è non tossico, economicamente vantaggioso e facilmente reperibile. Queste caratteristiche lo rendono un eccellente standard primario per le titolazioni.

Il biftalato di potassio è utilizzato per standardizzare le soluzioni di idrossido di sodio al fine di determinare la concentrazione di acidi forti o deboli mediante titolazione acido-base. La reazione di standardizzazione avviene con rapporto stechiometrico :1:

HC₈H₄O₄⁻ + OH⁻ → C₈H₄O₄²⁻ + H₂O

Per determinare il punto finale della titolazione viene impiegata la fenolftaleina come indicatore.

Standardizzazione di HClO₄

L’acido perclorico al 70% m/m reagisce da acido quando miscelato con acido acetico glaciale. Per eliminare l’acqua presente nell’acido perclorico, viene aggiunta anidride acetica, che reagisce con l’acqua per formare acido acetico:

CH₃COOCOCH₃ + H₂O → 2 CH₃COOH

Il biftalato di potassio seccato in stufa reagisce con la forma protonata dell’acido acetico durante la titolazione, utilizzando il violetto di metile come indicatore.

Sali di fosfonio: sintesi, reazioni

Sali di Fosfonio: Struttura e

I sali di fosfonio sono composti costituiti da un catione poliatomico fosfonio PR₄⁺, dove R può essere un alogeno, un gruppo alchilico o un gruppo arilico. Alcuni sali di fosfonio sono semplici composti quaternari in cui il fosforo è legato all’idrogeno, come ad esempio lo ioduro di fosfonio PH₄I. Questi sali presentano una geometria tetraedrica, con il fosforo che ha un numero di ossidazione +5.

I sali di fosfonio hanno una formula generale PR₄X e sono generalmente incolore. I sali più comuni sono derivati organici quaternari, come il cloruro di tetrafenilfosfonio (C₆H₅)₄P⁺Cl⁻ e lo ioduro di tetrametilfosfonio [P(CH₃)₄]⁺I⁻.

Sintesi dei Sali di Fosfonio

Una varietà di sali di fosfonio può essere ottenuta dall’alchilazione o arilazione di fosfine organiche, in presenza di alogenuri alchilici o arilici, come mostrato nella reazione PR₃ + R’X → [PR₃R’]⁺X⁻. Un esempio importante è il tetrakis(idrossimetil)fosfonio cloruro (THPC), ottenuto dalla reazione tra la fosfina, formaldeide e acido cloridrico: PH₃ + 4 HCHO + HCl → [P(CH₂OH)₄]⁺Cl⁻.

Reagenti di Witting

I sali di alchiltrifenilfosfonio sono ampiamente utilizzati per preparare i reagenti di Wittig. La reazione avviene tra una fosfina trisostituita come la trifenilfosfina e un alogenuro alchilico per formare un sale di fosfonio. Ad esempio, trifenilfosfina + ioduro di metile → ioduro di metiltrifenilfosfonio: P(C₆H₅)₃ + CH₃I → [P(CH₃)(C₆H₅)₃]⁺I⁻.

I sali di fosfonio sono composti stabili che possono essere purificati per ricristallizzazione da etanolo. Per preparare i reagenti di Wittig, il sale di fosfonio è sospeso in un solvente come etere etilico o tetraidrofurano a cui viene aggiunta una base forte come fenillitio.I derivati del fosforo come il n-butillitio sono importanti reagenti utilizzati in ambito chimico per diverse applicazioni. Essi trovano impiego come catalizzatori e reagenti nella sintesi organica, nonché come precursori di composti metallorganici.

Applicazioni

I sali di fosfonio sono ampiamente impiegati come reagenti e catalizzatori nella sintesi organica. In particolare, essi sono utilizzati come precursori per la produzione di composti metallorganici. I reagenti di Witting, ad esempio, trovano applicazione nella reazione di Wittig, un procedimento chimico in cui un gruppo carbonilico viene sostituito con un gruppo alchenico.

Utilizzo industriale

Un altro importante composto derivato del fosforo è il THPC, che riveste un ruolo significativo nell’industria tessile per la produzione di finiture antipiega e ignifughe su tessuti di cotone e altri materiali cellulosici. Oltre a ciò, il THPC viene impiegato per il controllo di batteri, alghe e funghi nei sistemi di ricircolo dell’acqua di raffreddamento industriali. Questo composto può inoltre aiutare a prevenire le incrostazioni di solfuro di ferro, un problema comune nelle industrie petrolchimiche e del gas.

In conclusione, i derivati del fosforo rappresentano una categoria importante di composti chimici con diverse applicazioni pratiche in campo industriale e in laboratorio.

Reazioni di alchilazione: esempi, catalizzatori

Le procedure di alchilazione rappresentano procedure in cui si osserva il legame di un gruppo alchilico con un substrato organico attraverso di addizione o sostituzione. I gruppi alchilici hanno la capacità di sostituire o aggiungersi a molecole o specie reattive come carbocationi, carbanioni o radicali, con la tendenza a legarsi principalmente a carbonio, azoto o ossigeno.

Le sostanze che solitamente vengono alchilate includono olefine, alcoli e composti che contengono azoto, consentendo ai gruppi alchilici di legarsi in modo selettivo alle molecole. È comune che il processo di alchilazione richieda un catalizzatore. Tra i catalizzatori più utilizzati nelle reazioni di alchilazione troviamo acidi come HF o H2SO4, zeoliti e acidi di Lewis.

Reazioni di alchilazione nelle industrie del petrolio

Il settore petrolifero si basa ampiamente sulle reazioni di alchilazione come fase iniziale per la produzione di beni di consumo. Ad esempio, uno dei prodotti ottenuti dalla raffinazione del petrolio greggio è il benzene, che viene preparato tramite cracking. A temperature elevate, il petrolio viene vaporizzato per ottenere gas di pirolisi da cui viene estratto il benzene e separato da altri composti. Successivamente, il benzene viene convertito in cumene tramite alchilazione con propene ed in etilbenzene tramite alchilazione con etene. Cumene ed etilbenzene costituiscono le sostanze chimiche di partenza per la produzione di una vasta gamma di polimeri commerciali, rivestimenti, adesivi, resine, ecc.

Tecnologia

Nel campo della chimica organica, le alchilazioni coinvolgono diversi tipi di reazioni che richiedono un controllo attento di numerosi parametri del reattore. La resa e la selettività della reazione dipendono dal substrato, dall’alchilante e dalle variabili di reazione, il che rende fondamentale un’ in situ per garantire un controllo accurato delle variabili nell’ottimizzazione delle reazioni. Una conoscenza dettagliata della cinetica, della termodinamica e dell’effetto delle variabili di reazione è essenziale per ottimizzare il processo.

L’alchilazione ha diverse applicazioni, tra cui la produzione di benzene, cumene ed etilbenzene utilizzati come materie prime per la produzione di polimeri, rivestimenti, adesivi e resine su larga scala nell’industria chimica.

Applicazioni dell’Alchilazione in Chimica Organica

L’alchilazione è una reazione chimica di grande importanza in diversi campi applicativi, come ad esempio nell’alchilazione di Friedel-Crafts, dove il benzene reagisce con un alogenuro alchilico in presenza di un acido di Lewis come l’AlCl3 per formare un alchilbenzene. Questa reazione è utilizzata anche nella , dove l’alchilazione viene impiegata per ottenere prodotti ad alto numero di ottano mediante la conversione di paraffine e alcheni a basso peso molecolare in composti ramificati.

Alchilazione dei Carboidrati e Altre Applicazioni

Un’altra importante applicazione dell’alchilazione è rappresentata dall’alchilazione dei carboidrati, una reazione di sostituzione nucleofila che avviene con meccanismo SN2, dove un atomo di idrogeno legato ad un ossigeno del gruppo -OH viene sostituito. Inoltre, i gruppi -OH presenti in un carboidrato possono subire reazioni tipiche degli alcoli come l’alchilazione e l’acilazione.

Esempi di Alchilazione

Alcuni esempi di alchilazione includono:
– Aldeidi o chetoni per formare legami carbonio-carbonio
– Anelli aromatici per
– Ammine primarie o secondarie per formare ammine terziarie
– Eterocicli contenenti azoto per prodotti N-alchilati
– Tioli per tioeteri
– Alcossidi per eteri
– Fosfine per sali di fosfonio
– Ftalimmide per ammine primarie

In conclusione, l’alchilazione rappresenta una reazione chiave in chimica organica con diverse applicazioni pratiche e significative in vari settori.

Acido ipoiodoso: proprietà, sintesi, reazioni, usi

Acido Ipoiodoso: , e Usi

L’acido ipoiodoso è un ossiacido dell’iodio, con numero di ossidazione + e formula HIO. Questo acido è instabile in confronto agli analoghi HClO e HBrO, e presenta una costante di equilibrio relativa alla dissociazione pari a 2.3 · 10-11.

Proprietà

L’acido ipoiodoso esiste solo in soluzione acquosa, conferendo a questa soluzione un caratteristico colore giallo-verde. Allo stato solido non è stato ancora isolato, quindi le sue proprietà sono calcolate teoricamente.

È un potente ossidante ma può anche comportarsi come riducente, poiché lo iodio in questo acido ha un numero di ossidazione intermedio tra +7 e -1.

Sintesi

L’acido ipoiodoso può essere ottenuto dalla reazione tra iodio e ossido di mercurio (II) a temperature comprese tra 0 e 2°C:

2 I2 + HgO + H2O → 2 HIO + HgI2

Un altro metodo di sintesi prevede la reazione tra iodio e idrossido di sodio, che porta alla formazione di ipoiodito e ioduro di sodio in una reazione di disproporzione:

2 NaOH + I2 → NaIO + NaI + H2

Per ottenere l’acido ipoiodoso, avviene l’idrolisi dell’ipoiodito di sodio:

NaIO + H2O ⇄ HIO + NaOH

Reazioni

L’acido ipoiodoso tende a decomporsi tramite una reazione di disproporzione:

5 HIO → HIO3 + 2 I2 + 2 H2O

Questa reazione produce acido iodico, con iodio che mostra un numero di ossidazione +5 e iodio con numero di ossidazione zero.

Usi

L’acido iodico è un potente agente ossidante ed è impiegato nei combustibili per missili. Viene utilizzato anche per la disinfezione e nel potabile.

Nel settore agricolo, viene impiegato per eliminare le dall’acqua delle piscine e per contrastare gli insetti nocivi.

Acido iodico: proprietà, sintesi, reazioni

L’acido iodico, con formula HIO3 , è un ossiacido in cui lo iodio ha un numero di ossidazione di +5. A differenza degli analoghi acido clorico e acido bromico, l’acido iodico si presenta come un solido bianco con una buona stabilità. Tra gli ossiacidi degli alogeni, l’acido iodico è uno dei più stabili.

L’acido iodico è solubile in acqua, etanolo, etere etilico, cloroformio e acido nitrico. Si tratta di un acido piuttosto forte, come indicato dalla costante di equilibrio pari a 0.18. In soluzione, si dissocia secondo l’equilibrio:

HIO3 + H2O ⇄ IO3 + H3O+

L’equilibrio è spostato a destra verso l’ione iodato, che rappresenta la base coniugata dell’acido iodico. L’acido iodico è inoltre un buon ossidante in soluzione acida, con un potenziale normale di riduzione di +1.078 V.

Sintesi

L’acido iodico può essere ottenuto attraverso diverse vie sintetiche, tra cui l’ossidazione dello iodio con forti ossidanti come:

– Acido nitrico concentrato:
I2 + 10 HNO3 → 2 HIO3 + 10 NO2 + 4 H2O

– Perossido di idrogeno:
I2 + 5 H2O2 → 2 HIO3 + 4 H2O

– Cloro:
I2 + 5 Cl2 + 6 H2O → 2 HIO3 + 10 HCl

Può anche essere ottenuto dalla reazione tra tricloruro di iodio e acqua oppure da acido ipoiodoso in ambiente basico attraverso una reazione di disproporzione.

In presenza di acido iodico come ossidante, il prodotto della reazione può essere iodio o ioduro. Con il perossido di idrogeno, si verifica una reazione di precipitazione con evoluzione di gas:

2 HIO3(aq) + 5 H2O2(aq) → I2(s) + 5 O2(g) + 6 H2O(l)

A temperature superiori a 170°C, l’acido iodico si disidrata.

Le reazioni dell’acido iodico e i suoi

L’acido iodico si decompone in pentossido di iodio e acqua secondo la reazione:
2 HIO3 → I2O5 + H2O.

In presenza di ioduro di ferro (II) si verifica una reazione di comproporzione con formazione di cloruro di ferro (III) e cloruro di iodio:
5 HIO3 + 4 FeI2 + 25 HCl → 4 FeCl3 + 13 ICl + 15 H2O.

La presenza di acido iodidrico porta a una reazione di comproporzione con formazione di iodio:
HIO3 + 5 HI → 3 I2 + 3 H2O.

L’acido iodico, in soluzione acquosa, ossida l’acido solfidrico a zolfo:
2 HIO3 + 5 H2S → I2 + 6 H2O + 5 S.

L’acido iodico viene impiegato nella sintesi di sali di iodato di sodio o potassio, utilizzati come fonte di iodio nel corpo umano.

Usi dell’acido iodico

Chimica analitica

: per la standardizzazione di o deboli, utilizzando rosso metile o metilarancio come indicatori.

Industria del sale

: per ottenere il .

Sintesi organiche

: per l’abilità di ossidare selettivamente composti organici.

Iodato: preparazione, reazioni

Conosciamo meglio lo Iodato: Struttura e

Lo iodato è un anione poliatomico con formula IO3-. In questa formula, l’iodio ha un numero di ossidazione di +5 ed è ibridato sp3. È la base coniugata dell’acido iodico e presenta una geometria molecolare trigonale piramidale con angoli di circa 105°.

Origine e Preparazione

Il iodato è una delle forme più comuni di iodio presenti in natura ed è trovato nei minerali come la caliche, lautarite e brüggenite. Può essere ottenuto tramite diverse , ad esempio mediante la reazione tra acido iodico e una base forte oppure tra iodio e una soluzione concentrata di una base forte, in una reazione di disproporzione.

Reazioni Chimiche del Iodato

Il iodato può reagire con diversi composti, ad esempio con lo ioduro per formare cloruro di iodio, con l’iodio per formare dicloruro di iodio, o con il solfito per produrre ioduro e solfato.

Applicazioni e Ruolo in Chimica Analitica

Il iodato trova impiego anche nella tramite titolazione ossidimetrica. In questa procedura, il iodato reagisce con ioduro in presenza di una soluzione acida per poi reagire con l’acido ascorbico. La reazione di ossidoriduzione che avviene permette di determinare la concentrazione di vitamina C nella soluzione analizzata.

Un’applicazione comune del iodato è nel sale da cucina, che può contenere ioduro di potassio e iodato di potassio. Questo tipo di sale aiuta a prevenire carenze di iodio nella dieta e rappresenta un modo semplice per integrare questo importante elemento nella nostra alimentazione.

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