back to top
Home Blog Pagina 509

Macchie e scioglimacchia: proprietà, meccanismo di azione

Sconfiggere le Macchie: Una Guida alla Rimozione Efficace

Le macchie su un abito possono essere una vera seccatura, in quanto rimuoverle può essere una sfida. Fortunatamente, la chimica ci offre una vasta gamma di soluzioni con molecole presenti negli e nei detersivi.

Tipologie di Macchie

Le macchie possono essere classificate in diversi tipi: enzimatiche, ossidabili, grasse e contenenti particolato. Ecco alcuni esempi:

Enzimatiche:

Sangue, Uova, Erba

Ossidabili:

Tè, Caffè, Vino Rosso

Grasse:

Burro, Olio, Olio del Motore

Particolato:

Argilla, Fango, Terreno

Le macchie enzimatiche possono essere trattate con specifici enzimi, quelle ossidabili con agenti ossidanti, le macchie grasse con tensioattivi e le macchie contenenti particolato vanno prima seccate e poi rimosse con agenti .

Smacchiatori: Soluzioni Versatili

Gli smacchiatori sono solitamente una miscela di agenti diversi in grado di sciogliere vari tipi di macchie. Possono essere aggiunti al lavaggio o usati come pretrattamento direttamente sulla macchia. Questi prodotti possono essere spray, liquidi o in polvere, ma il loro obiettivo è comune: eliminare le macchie in modo efficace.

Proprietà degli Smacchiatori

Un buon smacchiatore deve rimuovere la macchia senza danneggiare il tessuto. È consigliabile testare il prodotto in una piccola area non visibile per verificare eventuali effetti indesiderati. Ad esempio, uno smacchiatore ossidante con candeggina potrebbe intensificare il colore delle macchie di ruggine, mentre l’uso di acqua calda potrebbe fissare le macchie di sangue.

Le macchie enzimatiche sono principalmente composte da proteine, quindi gli smacchiatori per questo tipo di macchie dovrebbero contenere enzimi in grado di rompere i legami peptidici. Le proteasi sono enzimi che svolgono questa funzione, riducendo le molecole proteiche in componenti più solubili.

Lo stesso principio si applica alle macchie grasse, dove le lipasi sono gli enzimi ideali per idrolizzare i grassi, trasformandoli in glicerolo e acidi grassi.

In conclusione, con la giusta conoscenza dei tipi di macchie e degli smacchiatori più adatti, potrai affrontare con successo qualsiasi macchia ostinata sul tuo abbigliamento.L’importanza del processo di lipolisi nello smacchiare le macchie colorate

Le macchie colorate, come quelle provenienti da tè, caffè e vino rosso, sono considerate macchie ossidabili. Pertanto, negli smacchiatori è fondamentale avere agenti sbiancanti come il , che si trova sotto forma di percarbonato di sodio (Na2CO3 · 3/2 H2O2), il quale rilascia H2O2 al contatto con l’acqua. Tuttavia, a temperature inferiori a 40°C, il perossido di idrogeno diventa inefficace, pertanto viene aggiunta la tetracetiletilendiammina (TAED) che reagisce con il perossido di idrogeno per produrre acido peracetico, un perossido organico con maggior potere ossidante rispetto al perossido di idrogeno.

Meccanismo di azione degli smacchiatori

Gli oli e i grassi, sebbene possano essere rimossi enzimaticamente, vengono trattati con i tensioattivi, caratterizzati dalla presenza nella molecola di due gruppi: uno idrofobo e uno idrofilo. Questi agenti formano emulsioni in cui le molecole del sapone racchiudono le particelle di sporco nelle micelle, aggregati di molecole in fase colloidale. Grazie a questa azione, lo sporco grasso si discioglie e viene disperso in acqua, facilitando la rimozione completa dello sporco.

Particolato e addolcimento dell’acqua durante i lavaggi

Per le macchie di particolato, i composti presenti negli smacchiatori contribuiscono ad addolcire l’acqua durante i lavaggi, rimuovendo prevalentemente ioni metallici positivi come Ca²⁺ e Mg²⁺ dall’acqua agendo da complessanti. Poiché le macchie di particolato sono costituite da ioni , l’azione degli smacchiatori aiuta a rimuovere tali ioni, eliminando efficacemente le macchie.

Gli agenti complessanti non solo hanno la funzione di addolcire l’acqua, ma anche rafforzano il potere lavante dei tensioattivi, migliorano il processo di rimozione dello sporco e impediscono al sporco rimosso di redepositarsi sulla biancheria o sulle superfici.

In passato, il fosfato di sodio (Na3PO4) veniva utilizzato per questo scopo, ma data la sua tossicità per l’ambiente, oggi vengono impiegati composti più ecologici ed efficaci per preservare sia la pulizia che l’ambiente circostante.L’impatto ambientale del fosfato, principale causa dell’eutrofizzazione, ha portato alla sua sostituzione con alternative come il carbonato di sodio e i policarbossilati, che formano coppie ioniche con l’anione carbonato o bicarbonato. Altri sostituti includono le zeoliti, silicati di alluminio cristallini con pori che possono incorporare ioni calcio e .

Tuttavia, nonostante la presenza di zeolite in molti detersivi “biologici”, questa sostanza insolubile può provocare problemi agli scarichi e alle fosse biologiche, alterando anche il pH del terreno e danneggiando la flora naturale.

Per quanto riguarda la rimozione delle macchie, esistono vari prodotti specifici per diversi tipi di macchie come ruggine, sangue, vino rosso, inchiostro, grasso, colla e altro. Anche se seguendo le istruzioni si ottengono ottimi risultati, l’acquisto di tutti questi prodotti specifici può essere costoso e poco pratico.

Piercing: metalli e leghe, storia, consigli

Il fenomeno del piercing ha preso piede dagli anni ’70 e ’80 negli ambienti punk e underground, per poi diffondersi rapidamente in tutto il mondo. Tuttavia, va sottolineato che le origini di questa pratica risalgono all’antichità.

Origini del Piercing

Il piercing ha radici antichissime che si perdono nella storia. Ad esempio, gli antichi Egizi consideravano il piercing all’ombelico come simbolo di regalità, mentre i centurioni romani praticavano il piercing ai capezzoli per simboleggiare il coraggio. Ancora prima, i primi navigatori optavano per il piercing al lobo dell’orecchio.

Durante il regno di Elisabetta I, l’orecchino divenne un status symbol maschile e fu indossato da figure illustri come Shakespeare e Sir Francis Drake.

Materiali per il Piercing

I materiali utilizzati per i piercing nel corso della storia includono oro, ossidiana, vetro vulcanico e osso.

.

Acciaio chirurgico

: Un materiale resistente ma contenente nichel, che può causare allergie.

2.

Argento sterling

: Lega composta per il 92,5% da argento e il resto da altri metalli che possono causare irritazioni.

3.

: Metallo anallergico che tende a non ossidarsi, ideale per chi soffre di allergie. Può essere modellato facilmente ed è tollerato dalla maggior parte delle persone.

Riscaldando o anodizzando la superficie del niobio, è possibile ottenere un’ossidazione che garantisce una maggiore resistenza alla corrosione e una variazione di colori.

4.

: Metallo resistente che non si ossida, è leggero e anallergico. Anche il titanio può essere anodizzato, anche se nel la colorazione può svanire.

5.

Oro

: Utilizzato in leghe prive di nichel, l’oro è un metallo morbido spesso usato per i gioielli, anche se può essere troppo tenero per alcune applicazioni.

Conclusioni

Il piercing, benché di antiche origini, continua ad essere una pratica diffusa e popolare. La scelta del materiale per i gioielli da piercing è fondamentale per evitare reazioni allergiche o complicazioni. Tra i materiali più sicuri e popolari vi sono il niobio e il titanio, che garantiscono resistenza, anallergicità e durabilità nel tempo. Optare per materiali di qualità è essenziale per mantenere la salute e la bellezza dei piercing nel lungo termine.Come scegliere il miglior materiale per il tuo piercing
Quando si tratta di scegliere il materiale per il proprio piercing, è importante tenere conto di diversi fattori che vanno oltre l’aspetto estetico. La salute della tua pelle e la prevenzione di reazioni allergiche o irritazioni sono fondamentali per una corretta guarigione del piercing e per evitare problemi futuri.

Materiali da evitare per il tuo piercing
Alcuni metalli e leghe possono causare irritazioni o reazioni allergiche, compromettendo la salute e l’estetica del tuo piercing. Tra i materiali da evitare possiamo citare l’ottone, il bronzo, il cadmio, il cromo e soprattutto il nichel.
Il nichel è un metallo ampiamente usato nelle leghe metalliche per conferire durezza e resistenza, ma oltre il 10% delle donne è allergico ad esso. Indossare gioielli contenenti nichel può portare a sensibilizzazioni cutanee che provocano dermatiti ed eczemi.

Materiali consigliati per il tuo piercing
Per evitare problemi di allergie o irritazioni, è consigliabile optare per materiali di alta qualità e biocompatibili. Alcune opzioni che offrono una maggiore sicurezza sono:

Acciaio chirurgico: è uno dei materiali più utilizzati per i piercing grazie alla sua resistenza e durabilità. È importante assicurarsi che si tratti di acciaio chirurgico di alta qualità per evitare eventuali reazioni cutanee.

Titano: il titano è noto per la sua biocompatibilità e resistenza alla corrosione. È una scelta ideale per chi ha pelli sensibili o è soggetto a reazioni allergiche.

: sebbene sia un metallo costoso, il platino è particolarmente inerte e non provoca allergie. È una scelta di lusso che garantisce la massima sicurezza per il tuo piercing.

Materiali placcati in oro: per chi vuole bilanciare costo ed estetica, i materiali placcati in oro possono essere una soluzione valida. Assicurati che lo spessore del placcaggio sia sufficiente per garantire durata e sicurezza.

Prima di scegliere il materiale per il tuo piercing, assicurati di consultare un professionista esperto che possa consigliarti sulla migliore opzione in base alle tue esigenze e al tipo di piercing che desideri fare.

Infine, ricorda che la corretta sterilizzazione del piercing è fondamentale per prevenire infezioni. Assicurati che il materiale del piercing sia autoclavabile e in grado di resistere alle alte temperature necessarie per la sterilizzazione. Con la giusta cura e la scelta dei materiali adatti, potrai godere del tuo piercing in modo sicuro e senza rischi per la tua salute.

Smalto per unghie: composizione, plastificanti, stabilizzatori U.V., pigmenti

La dello smalto per unghie affonda le sue radici in antiche civiltà, ma è negli ultimi tempi che ha raggiunto una diffusione così ampia da diventare un prodotto indispensabile per molte donne. Grazie ai progressi scientifici e alle nuove tecnologie, oggi esistono formulazioni di smalti per unghie sempre più varie ed apprezzate, soprattutto nel mondo occidentale.

Origini e diffusione dello smalto

Secondo gli storici, lo smalto per unghie è stato creato in Cina circa 5000 anni fa e inizialmente era utilizzato come segno distintivo di potere e ricchezza dalla classe sociale più alta. Con il , lo smalto si è diffuso in India, Medio Oriente, Africa del Nord ed Egitto. Dopo essere scomparso dalla moda europea per un certo periodo, ha ritrovato popolarità grazie agli scambi commerciali con l’Oriente e l’India, per poi diventare comune in Francia alla fine del XVIII secolo.

Evoluzione e innovazioni

Nel corso del XX secolo, sono stati introdotti sempre più prodotti sofisticati per il trattamento delle unghie, fino ad arrivare agli smalti attuali che offrono non solo protezione e decorazione, ma anche caratteristiche come resistenza, facilità di stesura, asciugatura rapida e compatibilità con la salute delle unghie. Grazie alla continua ricerca e agli avanzamenti tecnologici, sono stati sviluppati smalti che cambiano colore con la luce o il calore.

Composizione chimica

Gli smalti per unghie sono principalmente costituiti da un filmogeno a base di , sciolto in solventi volatili come l’acetato di etile o l’acetato di butile. Altri solventi utilizzati includono il glicole etilenico, che contribuiscono alla consistenza e alla stesura uniforme dello smalto. Questi ingredienti sono stati studiati e selezionati per garantire un’applicazione facile, un’asciugatura rapida e un risultato brillante e resistente nel tempo.

In conclusione, lo smalto per unghie non è solo un prodotto cosmetico, ma un simbolo di cura personale e di attenzione al dettaglio. Grazie alla continua ricerca e all’innovazione, gli smalti moderni offrono una vasta gamma di colori e caratteristiche che soddisfano le esigenze di un pubblico sempre più amante della bellezza e dell’estetica delle proprie unghie.Materiali Utilizzati nella Produzione dello Smalto per Unghie

Lo smalto per unghie è un prodotto cosmetico amato da molte donne per la sua capacità di dare colore e brillantezza alle unghie. Ma cosa rende possibile la creazione di questo prodotto tanto apprezzato?

Solventi e Odori Caratteristici
Gli smalti per unghie contengono solventi come l’acetone, il toluene, il metilcloroformio, l’alcol etilico e l’alcol isopropilico. Questi solventi sono responsabili del tipico odore che si percepisce durante l’applicazione dello smalto.

Resine per Resistenza e Adesività
Le resine presenti negli smalti conferiscono adesività e resistenza ed sono costituite da copolimeri poliesteri, poliuretani e composti come l’acido metacrilico e l’isobutilmetacrilato.

Composti Grassi per Morbidezza
Gli smalti contengono anche composti grassi come l’olio di jojoba, la vaselina e oli essenziali che conferiscono morbidezza, fluidità e facilità di applicazione allo smalto.

Plastificanti e Agenti Disperdenti
I plastificanti come la canfora, il citrato, il glicole dibenzoato e il dibutilftalato evitano che lo smalto si sfaldi durante l’asciugatura, aumentando la resistenza alle sostanze grasse e all’acqua. Gli agenti disperdenti, invece, aiutano i a miscelarsi con la resina e il solvente.

Stabilizzatori UV per la Protezione
Gli stabilizzatori UV come il benzofenone e gli antiossidanti come l’ sono fondamentali per evitare l’alterazione del colore dello smalto esposto ai raggi solari.

Pigmenti per la Colorazione
Il componente che caratterizza uno smalto per unghie è il pigmento, che conferisce la colorazione desiderata. Tra i pigmenti più comuni troviamo ossidi e idrossidi di cromo, ferrocianuro ferrico, ossido stannico, biossido di titanio, ossidi di ferro e molti altri, combinati in varie proporzioni per creare la vasta gamma di colori offerta dalle diverse marche di smalti per unghie.

In conclusione, la chimica gioca un ruolo fondamentale nella produzione degli smalti per unghie, unendo ingredienti come solventi, resine, composti grassi, plastificanti, stabilizzatori UV e pigmenti per creare un prodotto che non solo aggiunge colore e brillantezza, ma che offre anche resistenza e protezione alle unghie.

Mascara: rimmel, oli, cere, pigmenti, tipi di mascara

e evoluzione del mascara

Il mascara è un prodotto cosmetico che ha una lunga storia che affonda le sue radici nei tempi antichi. Già gli Egizi nel 4000 a.C. utilizzavano kohl, una miscela di sostanze come galena, malachite e carbone, per scurire ciglia, sopracciglia e palpebre. Questo utilizzo si diffuse poi tra i Babilonesi, gli antichi greci e i romani. Dopo la caduta dell’Impero Romano, l’uso del mascara in Europa diminuì, ma continuò ad essere utilizzato a fini religiosi nel Medio Oriente. Fu solo nel Rinascimento che tornò ad essere popolare, per poi subire una vera e propria rivoluzione nel 1860 quando Eugéne Rimmel creò un mascara non tossico a base di polvere di carbone e vaselina.

La nascita del rimmel

Il mascara diventò così famoso che il suo nome divenne sinonimo di questo prodotto. Negli Stati Uniti, nel 1913, il chimico Williams creò un mascara in panetti che si applicava bagnando uno spazzolino. Solo nel 1957 apparve la confezione moderna di mascara fluido, pronto per l’applicazione diretta.

Composizione e componenti

Le sostanze chimiche presenti nei mascara possono variare a seconda del produttore, ma generalmente sono costituiti da o , pigmenti e conservanti. Le proporzioni e gli ingredienti dipendono dall’obiettivo del mascara: allungante, volumizzante, resistente all’acqua, ecc.

Oli e cere

Gli oli e le cere sono componenti essenziali del mascara, conferendo viscosità e aderenza al prodotto. Gli oli più comuni utilizzati sono oli minerali, di sesamo, eucalipto, ricino, lino e lanolina. Le cere aiutano a mantenere le ciglia separate, lunghe e folte, con la paraffina, cera di carnauba, cera di palma e cera d’api tra le più utilizzate.

Pigmenti

Ogni mascara contiene pigmenti che conferiscono il colore desiderato alle ciglia. Questi pigmenti sono un elemento fondamentale per definire l’aspetto finale del trucco degli occhi.

In conclusione, il mascara non è solo un prodotto per il trucco, ma anche un simbolo di bellezza e fascino che ha attraversato secoli di storia per diventare un elemento imprescindibile nel mondo della cosmetica moderna.

I segreti degli ingredienti nei mascara

I mascara, elementi fondamentali di ogni make-up, nascondono al loro interno una serie di ingredienti che contribuiscono alla loro consistenza e al loro colore. I mascara tradizionali neri, ad esempio, sono composti da ossidi di , catrame, carbone o residui di cenere, opportunamente trattati e purificati. Per quanto riguarda i mascara marroni, solitamente contengono pigmenti estratti dalla corteccia d’albero, resine o prodotti sintetici. Invece, quelli dai colori più eccentrici come il blu, il fucsia, il viola, il verde o il rosso contengono miscele di coloranti artificiali, e più di recente si utilizzano anche pigmenti estratti dalla frutta.

Conservanti

Nei mascara, composti da miscele di cere, oli e pigmenti che tendono a separarsi nel , sono necessarie sostanze conservanti. Queste sostanze contribuiscono a mantenere una consistenza uniforme e a evitare che il prodotto debba essere mescolato prima dell’uso. I conservanti sono principalmente sostanze chimiche stabilizzanti di varie origini, sia naturali che sintetiche. Le case produttrici utilizzano diversi tipi di conservanti, evitando quelli nocivi come il mercurio, il vinilcloruro e il cloroformio.

Tipi di mascara

Negli ultimi anni, grazie ai progressi della chimica e della tecnologia, sono stati introdotti diversi tipi di mascara, ognuno con caratteristiche specifiche:

Mascara ipoallergenici


Trattamenti per ciglia fragili


Mascara incolori per sistemare ciglia e sopracciglia ribelli


Mascara con vibrazione, che grazie a un meccanismo di vibrazione permette di separare le ciglia senza formare grumi.

In conclusione, i mascara non sono semplici prodotti cosmetici, ma vere e proprie formule che uniscono ingredienti per creare un look perfetto per ogni esigenza.

Acido tartarico: struttura, sintesi, usi

Acido Tartarico: Caratteristiche e utilizzi

L’acido tartarico, con formula HOOC-CH(OH)-CH(OH)-COOH e nome I.U.P.A.C. acido 2,3-diidrossibutandioico, è un acido bicarbossilico ottenuto come derivato ossidrilato in posizione 2 e 3 dell’acido succinico.

dell’acido tartarico

Questo acido presenta due atomi di carbonio asimmetrici, dando luogo a due enantiomeri: l’acido D-(S,S)-(−)-tartarico, l’acido L-(R,R)-(+)-tartarico e l’acido (2R,3S)-tartarico, che rappresenta il suo stereoisomero meso.

Gli studi condotti da Louis Pasteur sulle proprietà cristallografiche, chimiche e ottiche dell’acido tartarico hanno contribuito alla comprensione della stereoisomeria.

L’acido tartarico e i suoi sali sono solidi cristallini bianchi solubili in acqua e trovano impiego nella preparazione di digestivi effervescenti quando miscelati a bicarbonato di sodio.

Utilizzi e origine

L’acido tartarico era originariamente estratto dal tamarindo per i suoi effetti positivi sull’apparato digerente, in quanto favorisce l’assorbimento intestinale. Attualmente, è presente in alte concentrazioni in varie fonti naturali come uva, albicocche, banane, mele e semi di girasole.


Una via per ottenere l’acido tartarico è l’ossidazione del in presenza di acido nitrico ed enzimi come la perossidasi. L’acido nitrico può manifestare la sua azione ossidante anche nei confronti del lattosio e dell’amido.

Un’altra metodologia per la sintesi dell’acido tartarico consiste nell’elettrolisi acida dell’acido saccarico o nel trattamento del medesimo acido saccarico. Queste tecniche consentono di produrre l’acido tartarico in modo efficiente e controllato.L’acido tartarico è un composto che può essere ottenuto come sottoprodotto dei processi enologici, presente sia nelle vinacce spremute che nel vino dopo la fermentazione principale. Durante la fermentazione del vino si separano altri materiali tartarici che si accumulano nelle fecce e nei depositi sulle pareti delle botti, noti come tartari di botte. Questi materiali sono utilizzati per produrre prodotti tartarici destinati al consumo.

Processo di ottenimento e caratteristiche dell’Acido Tartarico

In presenza di o perossido di bario, l’acido tartarico può essere separato dai vinaccioli. La presenza di acido tartarico conferisce al vino una sensazione di freschezza, mentre la sua carenza può rendere il vino privo di corpo.

Reazioni e Applicazioni

In ambiente controllato, l’acido tartarico può subire processi di scissione dei legami C-O e di idrogenazione, generando acido succinico. Quest’ultimo, a sua volta, può decomposizione in acido piruvico sotto riscaldamento.

L’acido tartarico trova ampio impiego in diversi settori. Nell’industria alimentare, viene utilizzato come acidificante e conservante in succhi di frutta, conserve, bevande analcoliche e marmellate, nonché come correttore di acidità nel settore enologico. Nel campo farmaceutico, è impiegato per la preparazione di granulati effervescenti insieme all’. Le proprietà esfolianti dell’acido tartarico lo rendono un ingrediente comune nei prodotti cosmetici per favorire il rinnovamento cellulare e migliorare l’aspetto della pelle.

Utilizzi dell’Acido Tartarico

Nell’edilizia, l’acido tartarico viene utilizzato per preparare il gesso impiegato su pareti e pannelli prefabbricati, in quanto rallenta la presa del materiale, facilitandone la distribuzione. Nel settore industriale, è impiegato per la pulizia e la lucidatura dei metalli, nella tintura della lana e in alcuni processi di stampa e sviluppo fotografico.

In definitiva, l’acido tartarico è un componente versatile con molteplici applicazioni che vanno dall’industria alimentare al settore cosmetico e farmaceutico, evidenziando la sua importanza in vari ambiti produttivi.

Tartaro dentale: composizione, patologie

Cos’è il Tartaro Dentale e Come si Forma

Il tartaro dentale è una placca batterica mineralizzata che si accumula sulla superficie dei denti, danneggiando l’aspetto dei denti e delle gengive, aumentando il rischio di carie. È fondamentale sottoporsi regolarmente a una detartrasi dal dentista per rimuovere il tartaro.

Quando il tartaro si forma sui denti, crea una superficie ruvida che facilita l’accumulo di residui di cibo, favorendo ulteriormente la formazione di placca e tartaro aggiuntivo. Esistono due tipi di tartaro: sopragengivale e sottogengivale, che possono manifestarsi singolarmente o insieme.

Composizione Chimica del Tartaro Dentale

Il tartaro sopragengivale è composto principalmente da fosfato di calcio, carbonato di calcio, e tracce di fosfato di magnesio. I componenti principali sono calcio, fosforo e magnesio, insieme a tracce di altri elementi come sodio, zinco, stronzio e molti altri.

La maggior parte della componente inorganica del tartaro si presenta sotto forma cristallina, con idrossiapatite, whitlockite, fosfato ottocalcico e brushite come cristalli predominanti. La componente organica del tartaro è una miscela di proteine, polisaccaridi, cellule epiteliali, leucociti e microrganismi, presenti nelle glicoproteine salivari.

Questo processo può essere contrastato attraverso una corretta igiene orale e visite regolari dal dentista per la rimozione del tartaro. La prevenzione è fondamentale per mantenere una corretta salute dentale e prevenire complicazioni future.La componente organica del tartaro, che si trova in una variazione tra l’1.9 e il 9.1, è costituita principalmente da carboidrati come galattosio, glucosio, acido glucoronico, galattosamina, e talvolta anche da acido galatturonico e glucosamina.

Il tartaro sottogengivale ha una composizione simile a quella del tartaro sopragengivale, con una quantità simile di idrossiapatite, una maggiore presenza di whitlockite e una minore quantità di fosfato ottocalcico e brushite.

Importanza della rimozione del tartaro

# Patologie correlate

La pulizia orale quotidiana non è sempre sufficiente a eliminare il tartaro in profondità, specialmente negli spazi interdentali e nelle eventuali sacche gengivali presenti. Il tartaro può causare infiammazione cronica delle gengive ed è spesso responsabile di malattie parodontali come la piorrea e la gengivite.

# Trattamento

Per prevenire la formazione di carie e lo sviluppo di patologie parodontali, è essenziale rimuovere meccanicamente il tartaro presso uno studio odontoiatrico. In presenza di tartaro sottogengivale, particolarmente dannoso in quanto si trova più vicino all’osso alveolare, può essere necessario un trattamento specifico come il curettage sottogengivale.

Per maggiori informazioni sulla chimica organica dei carboidrati, puoi consultare articoli specifici sui seguenti link: [https://chimica.today/chimica-organica/carboidrati/](https://chimica.today/chimica-organica/carboidrati/), [https://chimica.today/chimica-organica/galattosio/](https://chimica.today/chimica-organica/galattosio/), [https://chimica.today/chimica-organica/glucosio/](https://chimica.today/chimica-organica/glucosio/).

Zucchero invertito: inversione del saccarosio

Benefici e utilizzi dello zucchero invertito: una guida completa

Lo zucchero invertito è un dolcificante ampiamente impiegato nel settore industriale, ottenuto tramite la trasformazione del saccarosio in una combinazione di e . Il saccarosio, una sostanza diffusa nel regno vegetale, è economicamente estratto principalmente dalla canna da zucchero e dalla barbabietola da zucchero, che costituiscono le materie prime per la produzione industriale di questo dolcificante.

Idrolisi

Durante il processo di idrolisi del saccarosio, avviene una reazione che porta alla formazione di glucosio e fruttosio come riportato nell’equazione chimica associata.

Formazione dello zucchero invertito

L’industria alimentare utilizza l’inversione del saccarosio per ottenere fruttosio, un tipo di zucchero che ha una maggiore affinità verso l’acqua, contribuendo a mantenere i prodotti più umidi rispetto a quelli dolcificati con saccarosio. Questo fa sì che torte e dolci a base di fruttosio abbiano una maggiore durata e un minore rischio di seccarsi rapidamente.

A livello industriale, l’invertasi è spesso ottenuta da processi microbiologici, con il lievito Saccharomyces cerevisiae come fonte principale di produzione. Tuttavia, a causa dei costi elevati associati alla purezza richiesta nell’industria alimentare, si utilizza spesso la glucosio-6-fosfato isomerasi per la trasformazione del glucosio in fruttosio.

Proprietà del saccarosio

Il saccarosio è un disaccaride composto da alfa-D-glucosio e beta-D-fruttosio legati tra loro tramite un legame alfa-1,4-glicosidico. La rottura di questo legame porta alla formazione di glucosio e fruttosio in quantità equimolecolare. Il saccarosio è in grado di ruotare il piano della luce polarizzata, presentando un potere ottico rotatorio destro di +66.5° a causa della presenza di atomi di carbonio asimmetrici.

In sintesi, lo zucchero invertito è un dolcificante versatile con caratteristiche uniche che lo rendono prezioso nell’industria alimentare e in altri settori, offrendo vantaggi sia dal punto di vista tecnico che sensoriale.

Il Processo di Rottura del Legame Glicosidico e la Formazione dello Zucchero Invertito

La rottura del legame glicosidico del saccarosio avviene per idrolisi catalizzata dall’enzima invertasi, conosciuta anche come disaccaridasi o β-fruttofuranosidasi. Questo enzima, appartenente alla classe degli enzimi idrolitici, rompe il legame O-C del fruttosio. Nel caso degli animali, la saccarasi è l’enzima responsabile della rottura del legame glicosidico del saccarosio, sul glucosio, all’interno dell’intestino tenue. Qui, numerose ghiandole producono il succo enterico che contiene diversi enzimi, tra cui la saccarasi.

Usi e Applicazioni dello Zucchero Invertito

Proprietà e Applicazioni del Fruttosio

Il fruttosio è noto per evitare o ritardare la formazione di cristalli, una proprietà spesso sfruttata in pasticceria per glasse, pasta di zucchero e coperture. Rispetto al saccarosio, il fruttosio ha un potere dolcificante maggiore ed è coinvolto nella , che si verifica durante la cottura e produce composti bruni con un aroma caratteristico di pane appena sfornato.

Utilizzo nello Sviluppo di e Marmellate

Lo zucchero invertito è ampiamente utilizzato nella preparazione dei gelati per controllare la cristallizzazione e conferire una consistenza cremosa. Inoltre, ha un potere anticongelante superiore al saccarosio. Nella preparazione delle marmellate, nonostante si verifichi una parziale inversione dello zucchero a causa dell’acidità della frutta e dell’alta temperatura di cottura, lo zucchero invertito contribuisce a prolungarne il tempo di conservazione fino a sei mesi, rispetto a quelle ottenute con il saccarosio.

Benefici sulla Conservabilità dei Prodotti Dolciari

Grazie alla sua chimica e alle proprietà dei suoi componenti, lo zucchero invertito ha un’azione riducente che ritarda il processo di ossidazione nei prodotti in cui è presente. Questa capacità agisce significativamente sulla conservabilità dei prodotti, garantendo un maggiore tempo di shelf life rispetto a quelli preparati con saccarosio.

Coralli e chimica: sbiancamento del corallo

Ecosistema delle Barriere Coralline

Le coralli, animali che producono carbonato di , costituiscono le barriere coralline che si dividono in ermatipici e aermatipici. I coralli ermatipici vivono in simbiosi con le zooxantelle alghe verdi unicellulari, formando così un connubio unico.

La Bellezza della Barriera Corallina

Immergersi al di sotto del livello del mare permette di ammirare la bellezza inimitabile della Barriera Corallina, uno dei più antichi ecosistemi del pianeta. Questa formazione tipica dei mari tropicali è fatta di sedimentazioni di coralli calcarei appartenenti alla classe dei Cnidari Antozoi, che formano colonie di piccoli polipi identici geneticamente.

Fattori Determinanti per le Barriere Coralline

La distribuzione delle Barriere Coralline è influenzata dalla temperatura dell’acqua, dal substrato roccioso e dalla limpidezza delle acque. La presenza di pochi nutrienti favorisce la sopravvivenza dei coralli ermatipici che ospitano le zooxantelle per ottenere nutrimento.

Ruolo Fondamentale delle Barriere Coralline

Nonostante coprano una piccola percentuale della superficie oceanica, le barriere coralline ospitano il 25% delle specie marine, svolgendo un ruolo essenziale all’interno dell’ecosistema marino. Vengono definite le foreste tropicali degli oceani in quanto offrono rifugio a numerose specie marine.

Diversità e Classificazione dei Coralli

I coralli aermatipici, privi di zooxantelle, vivono in acque più profonde nutrendosi di plancton. Al contrario, i coralli ermatipici sono in grado di creare uno scheletro calcareo grazie alla produzione di proteine fibrose associate al .

Colorazioni Diverse dei Coralli

I coralli assumono varie colorazioni a seconda dell’ambiente in cui crescono. Ad esempio, il Corallium Rubrum presenta tonalità dall’arancio al rosso scuro, mentre il Corallium elatius è di un rosa intenso. Queste tonalità diverse sono dovute a vari fattori, tra cui i presenti nel corallo.

Attraverso la sua e le sue particolarità, la Barriera Corallina rappresenta un ecosistema incredibile che merita di essere preservato per le generazioni future.

L’importanza dei Pigmenti nei Coralli

Le zooxantelle che vivono in simbiosi con i coralli sono note per i loro cromatofori verdi, che contengono clorofilla. Tuttavia, ci sono anche altri pigmenti presenti, come la ficoeritrina, che conferisce colorazioni che vanno dal rosso al bruno. I coralli stessi producono pigmenti, come le cromoproteine, che possono essere di varie tonalità tra il rosso, il viola e il blu. Inoltre, sono presenti pigmenti fluorescenti che emettono fluorescenza dopo aver assorbito radiazioni specifiche.

Rischi per i Coralli a Causa dell’Attività Umana

Purtroppo, le attività antropiche stanno mettendo a serio rischio la sopravvivenza delle Barriere Coralline. Uno dei principali fattori è rappresentato dalle , che hanno causato una diminuzione del pH e un maggiore scioglimento del carbonato, ostacolando la formazione delle strutture coralline.

Numerosi altri fattori minacciano le barriere coralline, tra cui la pesca illegale con dinamite, l’inquinamento e la sedimentazione di detriti dovuti alla deforestazione. Tuttavia, il riscaldamento globale rappresenta la minaccia più distruttiva. Esso provoca lo sbiancamento dei coralli, un fenomeno di stress che porta all’espulsione delle zooxantelle dagli organismi, causando la morte dei coralli nel lungo termine se il fattore di stress persiste.

La Necessità di Azioni Immediate

Se non si interviene tempestivamente sui cambiamenti climatici, potremmo perdere uno degli ecosistemi marini più diversificati al mondo, con conseguenze catastrofiche per l’ecosistema e per le comunità locali che dipendono dalla barriera corallina per il loro sostentamento. La biodiversità marina, con i suoi meravigliosi coralli, è un tesoro da preservare per le generazioni future.

Mentolo: sintesi, reazioni, usi

Il mentolo è un composto organico derivato da un cicloesano trisostituito con un gruppo alcolico –OH, un gruppo metilico –CH3 e un gruppo isopropilico –CH(CH3)2, con formula molecolare C10H20O in cui il gruppo isopropilico si trova in posizione trans rispetto al gruppo metilico e al gruppo ossidrilico.

Esistono diversi stereoisomeri del mentolo a causa dei tre atomi di carbonio chirali presenti nella molecola. In totale, si hanno 8 stereoisomeri del mentolo, di cui quattro sono diastereoisomeri. Nessuna di queste forme è un composto meso, pertanto ogni diastereoisomero ha un enantiomero corrispondente.

Il mentolo estratto dall’olio essenziale della menta ha configurazione (1R,2S,5R) ed è conosciuto come (-)-mentolo. Si presenta in cristalli aghiformi bianchi ed ha una scarsa solubilità in acqua ma è solubile in alcol. Il mentolo ha una temperatura di fusione compresa tra i 36 e i 38 °C e una temperatura di ebollizione di 212 °C.


Il mentolo può essere ottenuto dall’olio essenziale di menta, in particolare dalla Mentha arvensis. Poiché la maggior parte dei costituenti degli essenziali sono sensibili alle alte temperature, la distillazione in corrente di vapore è ampiamente utilizzata per estrarre il mentolo in modo efficace.

Tuttavia, a causa dell’alta domanda di mentolo, viene prodotto principalmente sinteticamente attraverso diversi metodi, tra cui il processo Symrise che parte dal m-cresolo per ottenere il timolo che, mediante idrogenazione catalitica, porta a una miscela racemica di mentolo, da cui si ottiene il (-)-mentolo attraverso risoluzione. Altri processi di sintesi includono il processo BASF che parte dall’-butene e il processo Takasago che prevede una sintesi asimmetrica.

Il processo di sintesi del mentolo e le sue applicazioni

Il mentolo è un composto ottenuto tramite un processo sviluppato in Giappone da un team di chimici coordinati dal Premio Nobel per la Chimica del 2001, Ryoji Noyori. Questo processo coinvolge l’utilizzo di mircene e un catalizzatore a base di rodio.

Reazioni chimiche

Il mentolo mostra le tipiche reazioni di un alcol secondario: viene ossidato a mentone attraverso agenti come l’acido cromico e il . In certe condizioni, ulteriori processi di ossidazione possono portare alla rottura e all’apertura dell’anello. Il mentolo può essere deidratato in 3-mentene in presenza di acido solforico.

Usi del mentolo

Il mentolo è conosciuto per le sue proprietà espettoranti e decongestionanti, ed è utilizzato per trattare una vasta gamma di disturbi gastrointestinali. Può essere applicato localmente per alleviare prurito e infiammazione causati da orticaria o dermatite da contatto, nonché per ridurre i dolori muscolari.

Grazie alla sua natura lipofila, il mentolo ha dimostrato efficacia nel trattamento delle infezioni da herpes simplex. È presente in prodotti come shampoo, lozioni per il corpo e schiume da bagno per le sue proprietà antisettiche e antimicrobiche, ed è ampiamente usato in dentifrici e collutori per il controllo dell’alito cattivo.

Per i suoi effetti energizzanti, il mentolo è impiegato per affrontare lo stress, i disturbi nervosi e la stanchezza mentale. L’inalazione di mentolo può contribuire a ridurre l’infiammazione associata alla tubercolosi e prevenire recidive.

Infine, l’utilizzo del mentolo in suffumigi è ancora praticato per alleviare la tosse grassa e le malattie da raffreddamento, nonostante l’ampia disponibilità di prodotti per l’inalazione oggi presenti sul mercato.

Insetti commestibili: sostanze nutrienti

L’entomofagia, ovvero l’abitudine di includere insetti nella propria alimentazione, è una pratica diffusa in diverse parti del mondo, come Asia, Africa e America del Sud, dove gli insetti fanno parte della dieta durante tutto l’anno, senza essere considerati solo durante periodi di carestia.

In Europa, questa pratica è poco diffusa, probabilmente a causa della minore presenza di insetti rispetto ad altre regioni e delle dimensioni più ridotte degli stessi. Tuttavia, negli ultimi anni si è registrato un aumento nell’uso degli insetti negli Stati Uniti e in parte anche in Europa.

Tipi di Insetti

È possibile acquistare insetti come grilli, cavallette, tarantole, larve di coleottero, larve di bambù, uova di formica e uova di cicala in negozi specializzati o online.

Benefici dell’Entomofagia

Secondo la FAO, ricorrere all’entomofagia potrebbe essere una risorsa importante per affrontare la crescente domanda alimentare mondiale. Gli insetti offrono proteine di alta qualità, sono poveri di grassi e ricchi di fibre e micronutrienti essenziali, come , , , , , selenio e zinco.

Inoltre, gli insetti hanno un basso rischio di trasmissione di malattie zoonotiche, a differenza di altri animali di consumo comune. Ciò è dovuto al fatto che la maggior parte degli insetti si nutre di materiale vegetale sano, riducendo il rischio di contaminazione.

Alimenti a Base di Insetti

Nonostante le resistenze, alcuni chef famosi hanno introdotto piatti a base di insetti nei loro menu, come il ristorante Noma a Copenaghen che offre un “garum di cavallette” o il ristorante Aphrodite a Nizza con un intero menu incentrato sugli insetti, compresi biscotti e pasticcini con vermetti.

Gli insetti più comunemente utilizzati includono bruchi, api, vespe, formiche, cavallette, locuste, grilli, cicale, cocciniglie, cimici, termiti, libellule e mosche.

In conclusione, l’entomofagia rappresenta non solo un’alternativa sostenibile per affrontare le sfide alimentari globali, ma anche un’opportunità per scoprire nuovi sapori e approcci culinari innovativi.

Basilico: composizione, proprietà

Benefici e proprietà dell’olio essenziale di basilico

Il basilico, noto scientificamente come Ocimum basilicum, è una pianta erbacea che fa parte della famiglia delle Lamiaceae e vanta una di coltivazione che risale a oltre 5000 anni. Questa pianta è celebre per le sue molteplici applicazioni in ambito culinario e fitoterapico. Utilizzato in numerose ricette, come condimento per la pizza, insalata caprese e pesto alla genovese, il basilico ha origine in India ma è ampiamente adottato anche in cucine asiatiche come quelle di Taiwan, Thailandia, Vietnam, Cambogia e Laos, grazie al suo intenso aroma che può variare da dolce a pungente a seconda della varietà.

Proprietà fitoterapiche del basilico

Dal punto di vista fitoterapico, il basilico è impiegato come digestivo, antisettico, per calmare la tosse e per potenziare le risposte del sistema immunitario. Le sue foglie, ricche di sostanze benefiche, offrono una vasta gamma di benefici per la salute.

Composizione dell’olio essenziale di basilico

L’olio essenziale di basilico è composto da una serie di componenti chimici che conferiscono loro diverse proprietà terapeutiche. Tra i principali componenti presenti si trovano:
-α- e β-pinene: isomeri appartenenti alla famiglia dei terpeni con proprietà antiossidanti, analgesiche, broncodilatatorie e anti-infiammatorie.
-Canfene: monoterpene biciclico con poteri anticongestionanti efficaci nel trattamento di disturbi respiratori.
-Mircene: terpene con effetti analgesici e profumo piacevole.
: monoterpeno ciclico utilizzato per contrastare il reflusso gastroesofageo.
-Ocimene: terpene ampiamente usato per il suo profumo nei profumi.
: chetone ciclico con proprietà analgesiche e espettoranti.
-Linalolo: terpene che potrebbe influire sui meccanismi della memoria.

In definitiva, l’olio essenziale di basilico è un concentrato di principi attivi che possono apportare numerosi benefici per la salute e il benessere generale. La sua composizione chimica complessa e versatile lo rende un valido alleato in diverse situazioni, sia in ambito culinario che terapeutico.

Benefici dell’Olio Essenziale di Basilico in Campo Medico e Cosmetico

Negli ultimi anni, il crescente interesse nella ricerca scientifica sulle sostanze fitochimiche ha portato alla scoperta delle proprietà benefiche per la salute umana di composti presenti nelle piante. Tra questi, l’olio essenziale di basilico, ricco di composti volatili, è emerso per le sue molteplici proprietà.

Proprietà dell’Olio Essenziale di Basilico

L’olio essenziale di basilico è noto per le sue proprietà antimicrobiche, antinfiammatorie e antiossidanti. Studi recenti stanno valutando il suo potenziale ruolo nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie, inclusi i tumori.

Ruolo Protettivo Contro le Infezioni

I composti volatili presenti nel basilico agiscono come scudi naturali contro insetti, funghi e batteri, proteggendo la pianta e offrendo benefici anche agli esseri umani. Gli oli essenziali di basilico dimostrano una forte attività antimicrobica, inibendo la crescita di batteri responsabili di infezioni del tratto urinario, polmonite e dissenteria.

Effetti Antivirali e Antinfiammatori

L’olio essenziale di basilico è noto anche per le sue proprietà antivirali e antinfiammatorie, contribuendo a contrastare processi infiammatori nel corpo e a proteggere da agenti virali dannosi.

Benefici Metabolici

Studi hanno evidenziato che l’olio essenziale di basilico può contribuire a ridurre livelli di glucosio nel sangue, trigliceridi e colesterolo, offrendo benefici significativi per la salute metabolica.

In , l’olio essenziale di basilico rappresenta una preziosa risorsa naturale con diverse applicazioni benefiche nel campo medico e cosmetico, offrendo una valida alternativa per la cura e la protezione della salute umana.

Marshmallows: composizione, preparazione

L’universo dei dolci: alla scoperta dei marshmallows

I marshmallows, noti in Italia come toffolette, sono caramelle dalla consistenza sofficissima a base di zucchero. Originariamente preparati con il succo delle radici dell’Althaea officinalis, una pianta della famiglia delle Malvaceae, i marshmallows hanno una lunga storia che risale agli antichi Egizi, che li ottenivano utilizzando il succo della radice insieme al miele.

Un dolce che conquista il mondo

Negli anni ’50, negli Stati Uniti è stato trovato un metodo per la produzione industriale di marshmallows senza l’utilizzo del succo di Althaea officinalis. Da allora, questi dolcetti sono diventati popolari in tutto il mondo, apprezzati sia dai bambini che dagli adulti.

Versatilità e creatività culinaria

I marshmallows possono essere gustati in diversi modi: da soli, riscaldati sul fuoco, abbrustoliti, scottati, oppure inseriti tra due biscotti insieme al cioccolato o sciolti in una tazza di cioccolata calda o caffè. La versatilità di questo dolce permette anche di realizzare la famosa torta “marshmallow pie” in molte varianti.

Componenti principali e preparazione

I marshmallows sono principalmente composti da saccarosio, proteine del bianco d’uovo e gelatina, ricca di collagene. La preparazione coinvolge la caramellizzazione dello zucchero, il montaggio della meringa con l’albume e l’aggiunta di gelatina, per poi passare in forno.

Un tocco di chimica in cucina

La preparazione dei marshmallows implica una serie di trasformazioni chimiche, dalla caramellizzazione dello zucchero alla denaturazione delle proteine dell’albume. Conoscere i processi dietro la preparazione di questo dolce può essere affascinante, dimostrando che la chimica è ovunque.

Se sei curioso di vedere la preparazione dei marshmallows in azione, puoi guardare questo video: [Youtube – Preparazione dei marshmallows](https://www.youtube.com/watch?v=RP8n4cF00SA).

è in caricamento